martedì 30 giugno 2009

"Red Boats"...le giunche rosse

Nella tradizione del Weng Chun, così come in quella del GM Yip Man, si è sempre fatto un gran parlare delle famose "red boats", che, in italiano, sono sempre state tradotte con giunche rosse. Uscendo fuori dalla specificità della parola "giunca", possiamo tranquillamente parlare di comode barchette... Quindi, "red boats" erano le barche rosse della tradizione marinara cinese...

Venivano utilizzate per il trasporto della compagnie teatrali, in maniera particolare, ed erano dipinte di rosso per essere distinte dalle altre imbarcazioni civili. Le barche venivano utilizzate per il trasporto dello staff teatrale, come accennavo, e delle ceste piene di costumi e di abiti di scena.

Nel passato, le compagnie teatrali d'opera di tradizione cantonese si esibivano nella regione del delta del 珠江 (il "fiume delle perle") e per questo motivo avevano bisogno di viaggiare sempre con le barche, lungo il fiume. Spendevano la maggior parte del loro tempo, incluso quello dedicato al mangiare ed al dormire sulla barca.

Dopo un po' di tempo, con l'aumento del numero dei teatri e con il miglioramento dei trasporti, la giunca rossa fu abbandonata.

Perché ho deciso di descrivere proprio questo tipo di imbarcazione? Da qualche tempo sto traducendo, insime ad un caro amico, un testo tradizionale pervenutomi dalla Cina, riguardante i primi periodi di diffusione del Weng Chun Kuen ad opera dell'abate Chi Sim, dopo l'incendio e la distruzione del Tempio di Siu Lam del Sud.

Leggendo questo testo, sono finalmente riuscito a capire la provenienza della posizione di base della Siu Nim Tao, la Yee Gee Kim Yeung Ma, il motivo per cui è nata e quello per cui venne utilizzata dai primi Allievi dell'abate di Siu Lam, Chi Sim.

L'abate Chi Sim, dopo la distruzione del Tempio di Siu Lam, essendo ricercato dalle guardie dell'imperatore della dinastia Manchu (Qing []), si nascose per qualche tempo su una giunca rossa di una compagnia teatrale, lavorando come cuoco. Prossimamente ne ripercorrerò le prime tappe su questo blog...

lunedì 29 giugno 2009

La vera storia del Siu Lam Weng Chun

Spero di fare una cosa gradita nel condividere con tutti gli appassionati questi tre video di Sifu Michael Tang, che racconta (in inglese) la vera storia del Siu Lam Weng Chun, così come gli è stata trasmessa dal GM Tang Yik.

Vorrei evitare di spendere troppe parole, perché i video parlano da soli. Se qualcuno volesse, potremmo pensare di tradurre quello che dice Sifu Michael. Basta chiedere (usate i commenti)! Tanto sto pensando di mettere nero su bianco tutto quello che ho recepito finora della storia di questi sistemi, sia del Wing Chun (del GM Yip Man) sia del Weng Chun (del Dai Duk Lan e di tutti i Grandi Maestri di cui ho letto qualcosa).


Una storia di famiglia



Il Gran Maestro Tang Yik



Il progetto Dai Duk Lan




domenica 28 giugno 2009

La Sap Yat Kuen o Weng Chun Kuen

Oggi voglio presentarvi la forma Sap Yat Kuen, anche detta Weng Chun Kuen, eseguita da Sifu Michael Tang, parente stretto del GM Tang Yik, depositario della conoscenza antica della forma e dell'utilizzo del Palo Lungo (Look Dim Bonn Kwan).

Come avrete notato, si tratta solo dei primi movimenti della forma, ma già da questa prima sequenza potete trovare delle forti somiglianze con le forme codificate dal GM Yip Man, nonché da quelle diffuse in tutto il mondo dal GM Leung Ting.

Se ci fate caso, rispecchia tutti i canoni di una forma tradizionale cinese, perché comprende le tre altezze (Heaven, Man, Earth) e le due "larghezze", la destra e la sinistra. Ciò testimonia la sua appartenenza all'antico Tempio di Siu Lam del Sud.

Fate caso alla qualità dei movimenti, alla fluidità degli stessi. Non si può non rimanere affascinati da una forma del genere. Il fatto che Sifu Michael abbia deciso di condivere questo pezzetto della sequenza su Youtube testimonia anche la sua qualità umana, assolutamente slegata dal mondo mercificato costituito oggi dalle arti marziali.

Mentre osservate i movimenti della forma, tenete bene a mente i concetti di Kiu Sao, perché, se siete bene attenti, potete notare come ogni movimento rispetti sempre l'idea espressa dalla coppia Bout-Tiu. Fateci caso. Guardate bene anche l'uso delle spalle che sta dietro ogni movimento.


sabato 27 giugno 2009

Il Trapping

Dopo averne appena fatto cenno, vorrei spendere qualche parola sul Trapping (potremmo tradurlo con "immobilizzazione" o qualcosa di simile, ma non renderemmo bene l'idea). Sarebbe comunque un errore considerare il trapping soltanto come un’immobilizzazione, oltretutto delle sole mani, per esempio.

Quando utilizziamo il trapping abbiamo la possibilità di controllare maggiormente l’avversario. Diciamo che seguiamo i principi della coppia Kam Na Kiu, sui quali, per il momento, non mi soffermo. Questo è estremamente importante per impedire all'avversario di contrattaccare. L'immobilizzazione, anche parziale e/o momentanea, permette di sferrare colpi, senza riceverne.

Essendo entrati in contatto, cioè avendo creato o trovato un ponte (Kiu), siamo in grado di percepire la direziione dell’energia della persona, aumentando le nostre capacità di reazione ad un eventuale nuovo attacco. Alcuni detrattori della nostra Arte Marziale dicono che utilizziamo solo il trapping, ma ciò non è per niente vero. Esso rappresenta solo una parte di un sistema ben più complesso.

Per avere un trapping corretto, dobbiamo avere un controllo dinamico del nostro centro di gravità, oltre a quello del nostro avversario. Questo è un aspetto vitale per noi. La struttura è la base del nostro equilibrio. Se ci troviamo a stretto contatto, dobbiamo usare la nostra struttura per sradicare, sbilanciare e controllare la struttura dell'avversario. In questo modo il trapping consentirà di finire l'avversario con più tranquillità.

In questi giorni sono molto impegnato ad allenare la Wing Chun Kuen e non ho tempo per scrivere qualcosa di più specifico. Di sicuro dovrò tornarci sopra, per non lasciare il discorso a metà. Grazie a tutti gli amici del blog che fino a questo momento mi sono stati vicino!

venerdì 26 giugno 2009

Il Dan Chi Sao di base del Siu Lam Weng Chun

Invito tutti i visitatori a guardare con attenzione il video che segue. Ci sono due dei grandi maestri del Siu Lam Weng Chun, Sifu Sonny So e Sifu Michael Tang, che eseguono degli esercizi di base del sistema. Si tratta del Dan Chi Sau. Come potete vedere, non si tratta di quello che arrivò a noi negli anni Ottanta, in cui il ciclo predefinito di Fook Sau, Tan Sau, Chung Kuen, Bong Sau, etc. non aveva gran senso... Si tratta di un esercizio molto importante per allenare la sensibilità (certamente!), ma anche la capacità di muovere il corpo per trovare angoli e pressioni di attacco e di difesa...
Buona visione!


giovedì 25 giugno 2009

Esercizi di base per migliorare le nostre abilità

All'interno del Tempio di Siu Lam, tanti erano gli esercizi utilizzati dai Monaci per migliorare le abilità di base. Oggi vorrei provare a parlare di due di questi esercizi, Xiuan Jin Qian e Gua Fo Zhou . Vedremo tra poco nel dettaglio di che si tratta.

Una traduzione possibile per Xiuan Jin Qian potrebbe essere "tenere sospesa una moneta d'oro". Il principale intento quando si esercita la "Sospensione della moneta d'oro" è l'intensificare le capacità d'ascolto e quelle visive, per sviluppare reazioni istintive e protettive in caso di un improvviso attacco del nemico.

Può essere utilizzata per l'esercizio una vecchia moneta di rame con un buco al centro: bisogna appenderla su una stringa, davanti alla vostra testa, all'altezza delle sopracciglia. Rimanete vicino alla moneta e spingetela per allontanarla dai vostri occhi, facendola penzolare. Quando la moneta ritornerà indietro e raggiungerà una palpebra, cercate di non strizzare l'occhio. Dopo aver lavorato su questo, potete allenare il vostro Kung Fu posizionando la moneta dietro la schiena, cercando di sentite il suono del suo movimento.

Dopo un lungo periodo di pratica, la capacità raggiunta si rivelerà spontaneamente: se, improvvisamente, vi troverete in una situazione complicata, in un incontro, istintivamente agirete in conformità con le circostanze, avendo allenato il coordinamento degli occhi e delle braccia. La vittoria sarà con voi.

mercoledì 24 giugno 2009

Il nostro Chi Sao

Molti mi chiedono di spiegare ai non addetti ai lavori cosa si intende con il termine Chi Sau [黐手] ("mani/braccia appiccicose"). Cercherò di essere sintetico...

Nella nostra interpretazione, il
Chi Sau è un termine generico che rappresenta un metodo per la formazione e per l'applicazione di ciò che studiamo. Un motto molto importante del nostro lineage è il seguente:

Mo Kiu Mun Yau Kiu
Cerca di trovare o creare il ponte

Uno degli obiettivi più importanti al fine di formarsi attraverso il Chi Sau è quello di costruire il riflesso naturale e spontaneo dei praticanti tale che l'intero corpo e la mente siano in grado di mantenere uno stato rilassato ma pronto a muoversi, reagire, controllare e contrastare un attacco, con velocità e potenza, penetrando attraverso i punti deboli dell'avversario.Giustifica
Il
Chi Sau fornisce una formazione tecnica al fine di conseguire quella caratteristica propria del Wing Chun che è il flusso continuo, morbido e "appiccicoso" dell'energia. Attraverso l'esercizio si impara a seguire i movimenti dell'avversario, studiando le modalità di difesa e di contrasto degli attacchi.

Nel processo di tale formazione, si arriverà a uno stato di quiete in cui usiamo la nostra
intenzione attraverso il nostro corpo, che comprende le nostre braccia, le mani, i piedi, etc. Quando si acquisise lo status di calma, ci sentiamo parte dell'ambiente circostante ed il Qi fluisce in tutto il corpo.

Nelle Arti Marziali non studiamo metodi per attaccare le persone per primi, vale a dire non prima di esser stati attaccati. Studiamo l'uso, quando richiesto, delle nostre reazioni agli attacchi esterni. Noi ci troviamo sempre in una posizione relativamente inattiva, proprio perché non vogliamo lottare. Eppure le nostre reazioni sono comunque spontanee, perché derivano da un duro lavoro sulla molla costruita con il nostro corpo. Ecco perché nel Chi Sau utilizziamo pressioni verso la linea centrale dell'avversario, attendendo l'errore dello stesso.

Nell'esercizio del
Chi Sau abbiamo bisogno di un elevato livello di concentrazione, oltre ad una forte elasticità mentale. La differenza è molto sottile tra la concentrazione e lo stress. Dovrebbe essere una piena integrazione dello stato di preparazione fisico e mentale.

Alcuni ritengono che ci sia bisogno di non focalizzare la mente durante la pratica. Io lo ritengo fuorviante. Per qualsiasi pratica, anche solo per la formazione com'è il Chi Sau, e, ovviamente, in caso di vera e propria lotta, la mente del'individuo deve essere necessariamente concentrata: la mente ed il corpo devono essere uniti come un'unica entità.

Abbiamo bisogno di "liberare" la nostra mente dal pensiero materialistico, dai normali vincoli, lasciando fluire il nostro pensiero ed il Qi, liberamente, attraverso il nostro organismo. La nostra mente ed il nostro istinto devono portare a questo risultato: estrema rilassatezza della mente e del corpo, ma carica esplosiva di tutto l'organismo, pronto ad esplodere.

Se la nostra mente non è concentrata, il nostro Sun (lo spirito), che è il più alto livello della mente (la conoscenza, il coraggio, il Qi, la forza, etc.), si dispede e non si può sviluppare la vera potenza del nostro Chi Sau.

Per alcuni lo scopo principale della formazione attraverso il Chi Sau è quello di allenare l'intero corpo per essere addestrati ad una risposta "meccanica", cioè ad una reazione "automatica" alle azioni dell'avversario. Attraverso l'azione si avrebbe la reazione, senza passare attraverso il "processo di pensiero logico".

In questo senso si cerca di eliminare la sensazione visiva durante la pratica (occhi chiusi e bende a go go), ma spesso la vista contribuisce ad accelerare il processo di formazione del riflesso corporeo all'azione. Tuttavia, anche i non vedenti e gli ipovedenti riescono ad avere ottimi risultati con il Chi Sau, nel momento in cui riescono ad ottenere e a mantenere l'unificazione della mente e del corpo - l'unificazione di Heaven (il cielo), la mente, e di Man (l'uomo), il corpo.

Nella pratica del
Chi Sau si rischia di venir colpiti, se si inizia a pensare a cosa bisogna fare. Il lavoro con il compagno dovrebbe essere un processo continuo e la risposta dovrebbe essere alimentata immediatamente dalla mente. Ad ogni azione si dovrebbe determinare il successivo comando e il corpo si dovrebbe preparare per ulteriori azioni di adeguamento. Il contatto visivo sarà solo un ulteriore processo di raccolta di informazioni per consentire all'organismo di reagire meglio.

Nel corpo umano gli occhi sono uno dei migliori sensori per l'apprendimento. Migliorano il livello di capacità di rilevamento di altri sensori, che comprendono ogni centimetro delle nostre mani, delle braccia, del corpo, etc. Attraverso il Chi Sau si aumenta la capacità di rilevamento del corpo, di agire e reagire, sia in entrata che in uscita (mente e corpo) e non ci si occupa solo di colpire o di picchiare duro.

martedì 23 giugno 2009

Chi è il Sifu?

Nella mia pur breve esperienza nel mondo delle Arti Marziali, ho avuto modo di conoscere tanti Insegnanti dei quali alcuni onorati con il titolo di Sifu. Per noi occidentali è davvero difficile arrivare al cuore di un concetto espresso con due ideogrammi [师父], figuriamoci, poi, quando in mezzo entrano i soldi. Già, sempre questi stramaledettissimi soldi!

In tempi passati (ma non troppo lontani), questo ambìto titolo onorifico veniva addirittura fatto pagare in alcune Associazioni internazionali! Stante il fatto che la pratica della tangente è una cosa riprovevole in sé, lo ancora di più quando si parla di un titolo davvero importante, soprattutto nel contesto cinese.

Ci sono due sensi per cui si parla di Sifu, in cinese. Il livello più basso di significato di Sifu è il seguente: una persona con una buona abilità. In questo senso si chiama Sifu anche un artigiano o chi, comunque, ha una certa competenza tale che potrebbe essere un Insegnante, un Maestro di quell'arte. Si può quindi chiamare Sifu chiunque possegga le qualità e le abilità per poter essere un Maestro in un'arte.

Per essere qualificata con il titolo di Sifu, nel significato generale che abbiamo appena visto, la persona dovrebbe aver dimostrato di avere cuore (rappresentazione metaforica per indicare la dedizione e l'impegno). Questo non è, ovviamente, essenziale. Un Sifu può avere la competenza di ciò che fa, della sua Arte, ma non il cuore.

Il più nobile, il livello più alto di significato di Sifu è essere Maestro e Padre. Questo significato di Sifu si applica solo in un rapporto tra Maestro e Allievo. Ogni persona dovrebbe appellare col titolo di Sifu solo il suo Maestro in questo senso.

Possiamo dire che il termine viene utilizzato nella cultura cinese come forma rispettosa verso le persone altamente qualificate nella loro "arte", al di là di quale essa sia (cuochi, architetti, etc.). Il più consueto utilizzo del termine
Sifu (traslitterato anche come Shifu, come avrete sentito nel cartone animato Kung Fu Panda) fa riferimento ai mestieri tradizionali in cui la formazione è portata avanti tramite apprendistato, cioè per via diretta Maestro-Allievo. Allo stesso modo, dal momento che l'educazione religiosa implica un rapporto Insegnante-Studente, i Monaci sono chiamati nella stessa maniera.

Tradizionalmente, nelle Arti Marziali cinesi, il termine è stato utilizzato come una parola familiare e come segno di rispetto in generale. Il termine assume una più intima connotazione nel contesto in cui lo Studente diventa un discepolo, un allievo formale del docente. L'accettazione di uno studente è un evento molto formale, di solito richiede che l'Allievo esegua la cerimonia chiamata
BAI SI (la cerimonia del thè, della quale parleremo più avanti). Dopo la cerimonia, il rapporto è definito come se fosse più diretto e stretto di quello che c'è tra una madre ed il figlio. L'uso di questo termine assume anche il senso generico di rispetto per l'abilità e la conoscenza di una persona, come può essere il termine giapponese Sensei o il sanscrito Guru.)

Per essere il Sifu di un'Arte Marziale tradizionale cinese ci vuole molto di più che l'abilità. Ci vuole la comprensione dell'Arte, la capacità di amarla e la passione e la cura verso la stessa. Deve saper trasmettere la competenza, l'abilità e la passione agli Allievi. Questo è il motivo per cui il titolo di Sifu significa Maestro e Padre. Non è con un semplice esercizio fisico e con l'abilità nel combattimento che si può accedere a questo titolo.

...o almeno così dovrebbero stare le cose...ancora una volta il condizionale è d'obbligo, perché non sempre le storie vanno per il verso giusto. Nei nostri giorni abbiamo a che fare con organizzazioni, federazioni ed associazioni le quali concedono il titolo di Sifu nella maniera più diversa. Ecco che ci troviamo di fronte a centinaia di Sifu solo in Italia.

Sicuramente c'è differenza tra il titolo di
Sifu dato da un'organizzazione rispetto a quello dato dal tuo Maestro "a porte chiuse", come si diceva un tempo. Quale deve essere il più apprezzato? Questa è una domanda molto importante. Se si sa che alcune organizzazioni concedono il titolo con dei requisiti legati alla popolarità dell'Insegnante ed al suo portafogli, come si può considerare allo stesso modo chi porta lo stesso titolo?!

Nel mondo di oggi, tutto incentrato sul
bussines, pare abbastanza facile divenire Sifu se si hanno i soldi necessari a raggiungere l'obiettivo. I titoli possono essere forniti in cambio di denaro, così come si possono far passare gradi e livelli, con relativa consegna di attestati, per chi ne faccia richiesta ad altri "Sifu" compiacenti, i quali, in cambio di soldi, ti donano il loro bel diplomino con su scritta la parolina magica...

L'inflazione del titolo, è proprio il caso di dirlo, è dovuta anche al proliferare di associazioni che spuntano dal nulla, in cui alcuni Insegnanti, anche molto talentuosi, si auto-nominano Sifu, magari portando come prova la firma di qualche sconosciuto signore cinese sorridente.

Non sono i soldi che fanno un
Sifu, cari amici miei. Un vero Sifu lo riconoscete subito. Divertiamoci a scrivere una bel decalogo per capire se davanti abbiamo un Sifu.

Un
Sifu...
1. Non ti raggira mai, in nessun modo;
2. Non ti fa perdere tempo con cose che si inventa lì per lì, ma ti spiega nel dettaglio come poter arrivare al tuo obiettivo;
3. Non ti ruba i soldi, né in maniera diretta, né in maniera subdola, vendendoti i programmi a pezzettini;
4. Non ti gonfia di botte per farti capire che è il più forte;
5. Non ti insegna cose che non abbia prima capito lui a fondo;
6. Ti vuole bene e ti aiuta anche nelle questioni personali;
7. Ti capisce e cerca di essere sempre disponibile;
8. Ti dona la sua conoscenza in cambio del rispetto e del tuo amore verso di lui;
9. Ti sprona nei momenti in cui vorresti mollare tutto;
10. Basa i suoi rapporti sulla sincerità, sullo spirito di sacrificio, sul dono, sull'amore e sulla comprensione.

lunedì 22 giugno 2009

Come faccio a scegliere una Scuola? 3

Con oggi vorrei terminare questa mini-guida sul "Come scegliere una Scuola di Arti Marziali", che spero vi sia d'aiuto...le puntate precedenti possono essere lette qui e qui.

L'ultima cosa da valutare bene è la logistica della Scuola. Con "logistica" intendo tutte le questioni pratiche, come i costi per la pratica (mensili, contratti, etc.), l'ubicazione ed il curriculum.

Il fattore economico è un elemento importante e bisogna essere chiari in merito. Bisogna innanzitutto capire se ci si può permettere di studiare in una Scuola. Non tutte, infatti, hanno gli stessi prezzi, la stessa quantità di ore frontali e gli stessi servisi. Penso che sia pressoché impossibile affrontare la questione su quale potrebbe essere un prezzo ragionevole qui, perché andrebbero messe sul tavolo molte varianti: i vantaggi offerti, l'economia locale, la qualità dell'insegnamento, le ore di insegnamento, etc.

Però possiamo dire qualcosa su ciò che può aiutare la scelte. Bisogna chiedere quant'è il costo dell'affiliazione ad una Associazione o ad una Federazione; quale, se presente, quello per salire di grado; quali sono le spese obbligatorie per le protezioni e gli attrezzi; se sono previsti tornei o gare, quali sono le tasse da pagare; etc.
Informatevi su tutto, perché dovete valutare bene prima di buttare soldi e tempo.

Alcuni rimangono sconvolti quando sanno che Istruttore di Kung Fu percepisce del denaro per insegnare. A quel punto io faccio sempre notare che tutti hanno bisogno e diritto di mangiare e di avere una casa, anche gli Istruttori. Se vi trovate di fronte ad un Professionista, non potete pensare che insegni gratuitamente. Sarebbe come andare da un Medico Chirurgo e stupirsi nel momento in cui presenta la parcella...

Inoltre, i costi di una Scuola, le attrezzature e le assicurazioni sono spaventosamente alti. Il modo migliore per determinare se una Scuola ha un costo ragionevole è quello di confrontare l'offerta che propone con il prezzo delle altre Scuole locali. Non è sempre valido il discorso del risparmio (anzi!), ma se mettete insieme tutte le variabili accennate, probabilmente qualcosa viene fuori...

Se avete intenzione di spendere molto tempo nella Scuola (qualora decideste di diventare Professionisti), fate in modo che sia il più possibile accessibile e conveniente per voi, che non vi comporti una fatica immane il raggiungerla. Ve lo dice chi si è sempre fatto 20 km per più volte alla settimana per raggiungere la propria Scuola! E non parliamo dei chilometri che sto macinando adesso! Improponibile!

Un'altra cosa che si deve valutare è la disponibilità dei giorni e degli orari delle lezioni. Alcune Scuole sono aperte quasi tutti i giorni ed hanno molte classi. In altre è possibile entrare solo quando ci sono le lezioni frontali. Una Scuola sempre aperta è di solito migliore per ovvi motivi: potete andarci quando volete, potetet dedicare più tempo alla pratica, avete sempre tappeti e materiali a disposizione, etc. Cercate di diffidare da chi vuole sempre limitare il vostro tempo di pratica. Una vecchia federazione italiana imponeva agli Insegnanti di impartire solo due lezioni settimanali da un'ora e mezza. Guai a farne di più! Incredibile ma vero!

Un'ultimo consiglio è quello di valutare bene le promesse che vengono fatte quando si richiedono informazioni circa la pratica. Bisogna essere molto chiari su ciò che vi aspettate dalla Scuola e su quello che la stessa vi garantisce. Alcuni Istruttori vogliono insegnare solo a coloro che sono disposti a impegnarsi totalmente nell'Arte Marziale, nel loro stile, mentre altri sono disposti a farvi conoscere il loro stile anche se volete essere solo Studenti Amatoriali. Alcuni vi insegneranno per tutto il tempo in cui sono nel Kwoon, senza problemi d'orario. Dipende da chi vi trovate di fronte.

Nessuno di questi è intrinsecamente migliore o peggiore, ma dovete pretendere di sapere che tipo di Istruttore avete di fronte, che tipo di Scuola sia. Non devono esserci sorprese in seguito. Cercate di capire se l'Istruttore è solito essere in ritardo, per esempio. Bisogna avere un quadro completo di quello che vi troverete a vivere di lì a poco. Chiedete sempre quali siano - e se ci siano - norme di comportamento della Scuola.

Che dire di più? Non resta che augurare a tutti voi una buona ricerca ed un buon allenamento!

domenica 21 giugno 2009

Come faccio a scegliere una Scuola? 2

Continuiamo il discorso di ieri... Passiamo a considerare l'aspetto relativo alle persone che si allenano nella Scuola, che saranno quelle con cui vi troverete ad allenarvi.

Visitate le Scuole che vi sono più vicine, seguite attentamente lo svolgimento delle lezioni, senza partecipare, per poi chiedere di partecipare. Vedete se il comportamento degli studenti cambia per il fatto che vi sia una nuova persona nella loro classe di studio. Cercate di vedere se la formazione di queste persone è buona, non per testare il loro livello, ma per capire se l'Istruttore è bravo o meno. Siate sempre attenti e rispettosi durante le vostre ricerche. Se notate un bel clima in palestra e percepite che gli Allievi sono preparati, già siete a buon punto..

Può essere considerato generalmente un buon segno se Studenti avanzati, intermedi e novizi praticano insieme. Ciò permette agli studenti di base di capire cosa ci sarà più avanti, mentre a quelli più esperti di ripassare le nozioni di base, oltre a mantenere sempre viva quella sana competizione che porta verso il miglioramento continuo e costante. Controllate l'impostazione degli studenti più avanzati, perché il loro aiuto sarà probabilmente molto importante nel vostro progresso nello stile scelto.

Anche se questo non significa necessariamente qualcosa di importante, è un buon segno se vi è una miscela di uomini e donne, anziani e giovani in classe. Si tratta di un indicatore dell'efficacia di ciò che viene insegnato. Se l'Istruttore riesce ad insegnare una grande varietà di persone, significa che il sistema funziona e che lui lo spiega bene.

Una cosa importantissima da valutare è vedere se gli Studenti avanzati si muovono come l'Istruttore e se l'Istruttore si muove come il suo Maestro. Questo è davvero importante, perché vi permette di capire se ciò che è stato imparato è solo una nozione teorica o una capacità pratica.

Se vi trovate di fronte ad una classe di Studenti maggiore di 6-7 elementi e notate che gli stessi non si aiutano fra loro, probabilmente avete scelto la Scuola sbagliata. Rimane di straordinaria importanza la qualità dell'ambiente creato nella Scuola. L'aiuto che gli studenti avanzati dànno ai novizi è fondamentale per la crescita degli stessi. Se notate disaffezione o, peggio, un atteggiamento snobistico, cambiate aria.

Qualora vi trovaste in una Scuola in cui l'atmosfera non fosse rilassata, ancora una volta: cambiate aria! Specialmente quando notate che gli Studenti avanzati sono nervosi, tesi, impauriti, andate oltre nella vostra ricerca. L'ambiente e l'atmosfera sono importantissimi e costituiscono un buon indicatore del lavoro svolto dall'Istruttore in questo senso. Se non c'è una buona atmosfera, è meglio lasciar perdere. Un buon consiglio penso che sia quello di non farsi ingannare da una serata storta. Cercate di avere più occasioni di vedere l'andamento delle lezioni, perché con una sola vi potreste fare un'idea sbagliata.

Poiché la maggior parte delle Arti Marziali comportano una vigorosa attività fisica ed il contatto (più o meno duro), di tanto in tanto si verificano incidenti. Tuttavia, se le lesioni sono comuni ed accadono spesso, c'è una discreta probabilità che il problema sia nel modo in cui la formazione viene portata avanti. Diffidate dalle Scuole in cui non ci si fa mai male così come di quelle in cui si prendono sempre un sacco di bòtte. Nel mezzo sta la virtù...

In merito alla palestra in cui vorreste iniziare a praticare, il consiglio è quello di non lasciarsi impressionare dalle dimensioni del luogo o dal numero di trofei esposti. L'aspetto più importante di una Sala di Formazione è che ci si senta a proprio agio, come a casa, e che ci siano tutte le strutture che vi permettano una buona crescita.

Ponete sempre domande. Non preoccupatevi di sembrare stupidi. Chiedere non è mai "sbagliato", perché state cercando una Scuola di Formazione Marziale, non un locale per bere una birra.

Continua qui.

sabato 20 giugno 2009

Come faccio a scegliere una Scuola?

Come faccio a scegliere una Scuola? Questa è una delle domande più comuni che potete trovare in rete quanso si tratta di giovani interessati alla pratica di un'Arte Marziale. Mi piacerebbe scrivere qualcosa su questo... Anzi, lo faccio subito!

Partiamo dal presupposto che non esiste un'unica risposta a questa domanda (p0tenzialmente molto) complessa, ma ci sono alcune cose che sono importanti per scegliere una Scuola di Arti Marziali: l'Istruttore, le persone che si allenano nella palestra, l'ambiente in cui si studia e la logistica della Scuola.

L'Istruttore è la persona che sta per essere la vostra guida nel mondo delle Arti Marziali. È necessario sentirsi a proprio agio con lui (o lei, perché no?) e si sentirsi sicuri di ricevere istruzioni serie e competenti. Questo richiede, come minimo, una certa quantità di fiducia. Se hai qualche inquietudine o vedi che la personalità dell'istruttore potrebbe essere in contrasto con la tua, guarda altrove.

Una cosa importante da valutare è l'attenzione posta ad ogni Allievo, nonché ai particolari. È molto importante che il corso abbia Istruttori a sufficienza rispetto al numero degli Allievi. Diffidate dai corsi in cui vedete 20-30 persone con un solo Istruttore. Considerate questo punto, perché vi farà risparmiare tempo prezioso.

L'altro aspetto fondamentale è che l'Iistruttore distingua sempre tra Forme, Funzioni e Principi. Ritengo molto importante anche questo punto, perché lo sbilanciare le lezioni verso una di queste tre polarità rischia di compromettere la crescita dello Studente. Diffidate da chi vi offre lezioni prive di Didattica, quanto di quelli che si concentrano su un solo punto dei tre precedentemente accennati.

Cercate subito di focalizzare la vostra attenzione sugli obiettivi che volete ottenere da un corso di Arti Marziali. Volete partecipare a gare e tornei? Volete imparare a difendervi? Volete studiare per il piacere di farlo? Per il benessere? Ecco, ponetevi questa domanda, perché il procedere per obiettivi è sempre una cosa buona, che vi permetter di mettere dei paletti nella vostra ricerca. Ogni buon Istruttore deve sapere differenziare ciò che serve per l'autodifesa da ciò che può essere utilizzato in gara o nei tornei. Se non fa differenza tra i due, può essere considerato un elemento pericoloso per voi e per la vostra crescita.

Se vedete un Istruttore colpire gli studenti in modo violento o uno qualsiasi degli studenti avanzati colpire i nuovi arrivati con malizia, è opportuno prendere in considerazione che la Scuola sia da abbandonare subito. Per paura? No, non è una questione di paura, ma esclusivamente didattica. Provate ad allenarvi con gli studenti che vengono sempre colpiti con violenza dagli Istruttori. Vedrete che saranno sempre "col freno a mano tirato" durante la pratica. Ne deriva che questo genere di comportamenti è assolutamente controproducente ai fini della crescita dell'Allievo.

Il problema è che per saper valutare il punto precedente dovreste essere già abbastanza consapevoli ed addentrati nelle Arti Marziali, perché, altrimenti, potreste scambiare un allenamento a contatto pieno o uno sparring per un comportamento violento. La violenza deve essere evitata, ma per discernere tra questa e il sano allenamento vi ci vorrà del tempo.

Un segnale positivo che vi permette di capire che avete di fronte un buon Istruttore è quello della formazione dei propri Studenti anche nella preparazione fisica: un buon Istruttore è quello che si concentra sui punti deboli dei propri Allievi, quelli che vanno compensati.

Continua qui e qui.

venerdì 19 giugno 2009

Kiu Sau

Dopo averne fatto cenno (qui), mi è stato chiesto da alcuni amici di spiegare e specificare il concetto di Kiu Sau. Letteralmente, Kiu Sau signifaca "mano/braccio a ponte". Il termine è presente in vari sistemi del Sud della Cina, in special modo in quelli proveninti dal Tempio di Siu Lam del Sud. Si riferisce all'area che va dal polso alla fine dell'avambraccio, prima del gomito.

Nel nostro stile il Kiu Sau diviene anche un esercizio. Kiu Sau è formato da due ideogrammi, i quali, come accennavo, hanno questo significato specifico: Kiu = Ponte; Sau = Mano/Braccio. Può essere anche tradotto come "Mano/Braccio che crea il ponte". L'ideogramma utilizzato per Kiu è presente in molte tecniche degli stili del Sud e rappresenta sempre la finalità di ognuna di queste.

Il Kiu Sau è anche un esercizio comune a tante Scuole di Choy Li Fut, per esempio, non solo nel lineage Chi Sim del Weng Chun. Come esercizio è spesso accompagnato o assimilato allo sparring, in cui il praticante ha modo di studiare ed approfondire le distanze del combattimento, le tattiche e le strategie da utilizzare.

Attraverso il lavoro del Kiu Sau si sviluppano abilità specifiche come la sincronia, il tempismo (per gli anglofoni: timing), i riflessi ed una buona capacità di adattamento alle diverse tipologie di combattimento, comprese le fasi di corpo a corpo (per gli anglofoni: clinch) ed il combattimento a terra (per gli anglofoni: groundfighting) con relative tecniche di sottomissione (per gli anglofoni: grappling) e di blocchi e leve (per gli anglofoni: jointlocking).

I lettori perdoneranno il mio utilizzo di termini italiani (con i relativi richiami in inglese), ma c'è davvero bisogno di parlare chiaramente e "come mangiamo" per trasmettere delle conoscenze. Non si può pensare di spiegare un sistema cinese utilizzando l'inglese. Si usa il cinese, si fa il paragone in italiano e, poi, se si vuole, anche in inglese. Però, vi prego, cerchiamo di parlare italiano. Torniamo a dove eravamo rimasti.

Il Kiu Sau permette al praticante di applicare le tecniche ed i principi dello stile sviluppando la sensibilità, migliorando le posizioni e gli spostamenti (o footwork), arrivando a padroneggiare il proprio corpo controllandolo in ogni fase del combattimento.

Inoltre, il Kiu Sau è uno dei momenti migliori durante l'allenamento per sviluppare quello che i cinesi chiamano Jing [] (l'energia) e perfezionare le tecniche fondamentali, nonché i principi che alimentano il sistema. Si combina al Kiu Sau il lavoro ai vari Jong (i manichini) del sistema, finalizzato a condizionare il corpo del praticante e a migliorare la precisione e la velocità degli attacchi e delle tecniche, oltre a sviluppare un'elevata capacità di gestire la propria energia.

Quindi il Kiu Sau serve ad addestrare il praticante a creare un varco dove non c'è, ad incollarsi al ponte dell'avversario, ad attraversare la guardia dell'avversario stesso. Diviene un esercizio complesso vista la grande varietà offerta dal nostro sistema e con la connessione tra principi, tecniche e tattiche.

L'obbiettivo è quello di allenare il più possibile le tecniche e la loro rapida concatenazione. Segue poi la fase libera, dove i due praticanti possono portare a segno le tecniche cercando di armonizzarsi con l'avversario sfruttando al massimo le tecniche apprese e i principi che le alimentano.

In pratica, diviene un combattimento durante il quale devono essere allenate tutte le tecniche dello stile rispettandone le posizioni, gli spostamenti e principi. Rimane fondamentale lo studio delle forme (da soli ed in coppia) al fine di aver sviluppato l'istintività necessaria a rendere le azioni fluide e continue.

Il lavoro ai Jong diviene indispensabile sia per il condizionamento che ne segue, sia per gli spostamenti e le combinazioni. Lo stesso Kiu Sau può esser fatto con un solo braccio per volta in guardia laterale. In questo modo viene allenata la capacità di penetrare l'avversario mentre ci si sforza di stare rilassati, conservando la pressione; ascoltare e avvertire tutte le sensazioni; utilizzare il corpo; far aderire e connettere i ponti; essere flessibili; scovare i punti deboli da attaccare; difendersi; non lasciare i contatti e non forzare le vie precluse; utilizzare leve e blocchi; abbassare ed invertire l'energia.

Mi riservo di trattare meglio l'argomento in futuro.

giovedì 18 giugno 2009

Il concetto di "pressione" 2

Riprendiamo il discorso sulla pressione.

Va detto che non si può seguire automaticamente il movimento di un avversario senza pressione. Chi dice il contrario (pressione zero) ci spiegherà pure come si può controllare un pugno a 100 km/h... A me hanno sempre indotto parecchio sospetto le persone che mi hanno parlato delle fantastiche capacità epidermiche. Non so se sia capitato anche a voi, ma a me fu insegnato che il contatto stesso con la pelle dell'avversario (pressione zero) avrebbe dovuto impormi un movimento indotto del braccio o della gamba, in assorbimento. Non me ne parlate più perché questa cosa m'ha sempre fatto imbestialire!

Torniamo alla nostra teoria. Ogni ponte (Kiu) costruito rispetto all'avversario deve avere pressione, altrimenti sarebbe come pensare la ponte di Brooklin senza tiranti. Verrebbe giù in un nanosecondo. La stessa cosa accade alle nostre braccia ed alle nostre gambe quando sono prive di pressione verso l'avverario.

La pressione è uno degli argomenti che mi hanno dannato la vita durante tutta la mia permanenza in una vecchia federazione. Sono passato attraverso Scuole dove il solo fatto di toccare leggermente le braccia dell'avversario era un'eresia a Scuole dove se non ti attaccaccavi sulle braccia con tutto il peso del corpo non era considerato giusto.

Quando utilizzavo il primo tipo di pressione (zero) le cose funzionavano finché l'avversario non metteva un pizzico di pressione più di me. A quel punto non riuscivo più a controllare un vero attacco e se ci riuscivo non era grazie alle tecniche, ma alla fortuna... Era impossibile tirare un pugno realemte efficace.

Quando sono passato ad utilizzare pressioni veramente alte, le cose sono andate meglio, ma non nella maniera sperata. Quando mi son trovato davanti a persone tecnicamente più preparate, non c'è stato verso di lavorare bene, perché venivo sempre attaccato. Dove stava, allora, il fulcro del problema? Come è possibbile che modalità differenti portino ad uno stesso risultato fallimentare?

La risposta è nel controllo. Se la pressione (leggera o pesante che sia) non è controllata, canalizzata ed indirizzata verso il punto in cui decidiamo che debba andare, non si otterrà mai una risposta efficace agli attacchi altrui. La capacità di canalizzare la nostra pressione è data dalla precisione dell'esecuzione della tecnica, ma, soprattutto, dall'elevata capacità di gestire il nostro corpo, il nostro equilibrio, la nostra struttura.

Quando si lavora sul Chi Sao, per esempio, bisogna porre attenzione sulla precisione tecnica, perché gli angoli giusti permettono di raggiungere i risultati sperati. Con pochissima forza si può sviluppare una pressione notevole, poiché viente interamente sfuttata e canalizzata nel modo corretto. Si è sempre constantemente rilassati, nonostante l'utilizzo di grande quantità di pressione, in quanto questa forza non viene intrappolata negli arti, ma indirizzata interamente sull'avversario e, più in generale, nelle sei direzioni.

Durante il lavoro sul Chi Sao è necessario avere molta cura di separare zone del corpo (da qui il bisogno di avere una elevata capacità di gestione della struttura). Alcune zone devono essere assolutamente rilassate senza la benchè minima contrazione (un corpo contratto è facilmente sbilanciabile quanto uno "morbido", che, detto tra noi, non significa rilassato). Questo tipo di zone si alternano tra loro (quella che in un determinato movimento ha maggiore pressione può diventare priva di pressione in un momento successivo).

Ogni forma focalizza l'attenzione su una o più zone del corpo. In ogni movimento, quindi, si studia come mettere pressione, pur mantenendo un controllo olistico di tutto il corpo. Fare attenzione a questi dettagli costituisce un cardine del nostro sistema.

mercoledì 17 giugno 2009

Alla memoria di David Carradine

Lo scorso 3 giugno è stato trovato morto nella sua camera d'albergo, a Bangkok, David Carradine. A prescindere da quale possa essere stata la causa della sua morte, con tutte le supposizioni del caso avanzate dai media e dai "testimoni", voglio ricordare David, l'attore che con le sue interpretazioni tanto ha dato al cinema nel campo delle Arti Marziali.

A partire la serie televisiva
Kung Fu, non possiamo non ricordare i vari film ad essa dedicati, fino ad arrivare ai recenti Kill Bill 1 e 2. David era impegnato nel campo delle Arti Marziali anche al di fuori del set, come allievo, come insegnate e come scrittore (pubblicò Spirit of Shaolin).

La serie televisiva
Kung Fu nacque da un'idea di Bruce Lee, Ed Spielman, Jerry Thorpe ed Herman Miller.
Bruce Lee sarebbe dovuto essere, oltre a co-ideatore, anche protagonista della serie, ma la produzione gli preferì
David Carradine adducendo come scusa il fatto che il mercato statunitense non fosse ancora pronto a vedere un attore asiatico come protagonista di una serie televisiva.

Kwai Chang Caine, personaggio princiapale della serie, nato da padre americano e madre cinese, in tenera età, dopo la morte dei genitori, andò a studiare l'arte del
Kung Fu in un tempio Shaolin. In ogni episodio vediamo fondersi il presente ed il passato del protagonista, il quale, per aiutare qualcuno a risolvere i propri problemi, fa sempre riferimento a quel che lui ha già dovuto passare nei suoi anni di allenamento al Tempio Shaolin. Caine fu costretto ad andare negli Stati Uniti dopo aver commesso un brutale omicidio spinto dall'ira. Da lì è in cerca della sua redenzione.

Nel ruolo del
Maestro Po troviamo Key Luke, mentre il giovane Caine è interpretato da Radames Pera.
La serie conta 3 stagioni per un totale di 62 episodi. Si dice che l'unico motivo per cui la serie si concluse alla terza stagione fu per l'abbandono di Carradine, il quale non se la sentiva più di continuare a causa dei numerosi infortuni che subì nel corso delle riprese.

martedì 16 giugno 2009

Il concetto di "pressione"

Il concetto di pressione non comprensibile se non viene associato al concetto di controllo (per cortesia, non associate questa cosa alla pubblicità "la potenza è nulla senza controllo"...).

Partiamo da un concetto fondamentale: come si esprime la pressione. Il problema del Wing Chun che abbiamo conosciuto maggiormente in Italia risiede nel fatto che si confuse il concetto di pressione con la forza generata dalla spinta delle braccia. La maggior parte dell'energia era isolata (in questo tipo di Wing Chun) all'interno del braccio, poiché la catena cinetica era spezzata a monte.

Una fra le teorie più avanzate del Wing Chun, recepita anche in altri lineage, si riferisce alle sette articolazioni della forza (tre falangi; il polso; il gomito; la spalla; la schiena, considerata nel suo complesso come un'articolazione unica). Il problema è che tanti di questi lineage non pongono enfasi sulla possibilità di non mantenere la schiena diritta e la testa all'indietro durante il combattimento.

In realtà, durante l'esecuzione della tecnica, anche in altri stili definiti interni (molto legati al concetto di pressione ed uso del corpo), come, ad esempio, il Tai Chi Chuan, gli arti, la testa, la schiena e le gambe si muovono sempre evitando di spezzare la catena cinetica che andrà a sviluppare la pressione. Viene sempre considerato un errore quello di bloccare il colpo nell'articolazione come avveniva (?) nel Wing Chun insegnato in Italia sotto alcune federazioni.

Questo ha causato tutti i problemi nell'esecuzione e nell'interpretazione del Chi Sao per chi viene dalle Scuole "a pressione zero", mentre, al contrario, troviamo un uso del corpo corretto da parte di chi è stato allievo diretto di Iadarola, ad esempio.

La pressione esercitata solo con le braccia è costantemente fuori controllo. Poniamo il caso di una persona che esegue una pressione media (diciamo 5 su una scala da 1 a 10), ma il suo controllo del corpo è uguale a 1 (le braccia sono scollegate dalla struttura). Nel Chi Sao con uno più o meno della medesima anzianità di pratica, ma di Scuola differente, sarà sempre fuori misura, perché lo scarto di controllo si aggirerà sui 3-4, concedendo con facilità estrema quello che nel Tai Chi Chuan (ma anche nel Wing Tjun) si chiama angolo morto. Praticamente sarebbe un aspirate suicida. Per questo motivo è nata la moda per i vari fuoriusciti dalle vecchie federazioni del concetto di pressione zero. In quel modo si snatura l'esercizio del Chi Sao, rendendolo poco più di uno scambio di carezze.

Immaginiano, invece, un praticante che ha un perfetto controllo del corpo (diciamo da 9). Costui potrebbe permettersi una pressione superiore a quella dell'avversario praticamente sempre (diciamo da 8), facendolo volare come se fosse di carta velina e, contemporaneamente, non dando mai modo di entrare, perché, nonostante la sua pressione elevata, il suo controllo di angoli, incastri e pressioni sarò maggiore di quanto non lo sia la pressione che dà. Diventa impenetrabile, anche se ad una prima toccata sembra che metta troppa pressione. In realtà, questo praticante metterebbe l'esatta pressione funzionale massima, cioè quella che riesce a controllare mediante la sua capacità di dominare la struttura.

lunedì 15 giugno 2009

Combattere ed allenarsi a combattere 2

Lo spirito si deve sempre nascondere in ogni azione. Bisogna tener sempre presente che non si devono avere aspettative su quello che può accadere durante il combattimento. Si dovrebbe poter sconfiggere l’avversario senza sapere nemmeno di averlo battuto, perché il nostro spirito non dovrebbe essere orientato all'annientamento dello stesso avversario. Dobbiamo sempre celare la nostra reale intezione, nel combattimento.

Il corpo si deve sempre muovere con la potenza di un toro, mentre le mani devibi correre con la velocità del vento.
Il collo deve essere eretto, mentre il basso addome diventa sempre più pesante. Il corpo deve essere collegato nella sua interezza dalla testa ai piedi, senza alcun’interruzione.

L'insicurezza è una delle maggiori cause di sconfitta nel combattimento. La nostra abilità deve essere quella di mostrare sicurezza, mentre cerchiamo di cogliere l’espressione e l’intenzione del nemico. Se non si riesce a comprendere l'intenzione del nemico, allora sarà meglio scegliere la ritirata.

Quando il nemico non si muove resto immobile, quando accenna a muoversi colpisco per primo. Il vecchio motto popolare "chi mena per primo mena due volte" ha un senso profondo, che non va sottovalutato. Effettivamente, se ci pensate bene, il primo a prendere i colpi si trova subito nella condizione di doversi difendere, mentre l'altro ha il pieno controllo dell'azione.

Quando decidiamo di muoverci dobbiamo diventate come un Drago ed una Tigre
allo stesso tempo. Pensate ad una ca
scata d'acqua. Il praticante di Wing Tjun deve arrivare sull'avversario così come una cascata d'acqua arriva nel fiume sottostante.

Quando lanciamo il nostro attacco dobbiamo far sì che sia potente come un tuono e veloce come un lampo. Ogni tentennamento, in combattimento, garantisce una sconfitta sicura. Ricordiamoci sempre che il pugno precede il movimento del corpo, così come il calcio. Non può essere pensabile un movimento del corpo prima di un movimento dell'arto.


Alternate attacchi a destra e a sinistra, come una tigre che si avventura in una foresta di montagna,. Siate sempre pronti a ogni situazione. Colpite il centro del vostro avversario con un colpo devastante, avvolgetevi su e giù contro il suo corpo come una tigre. Il vostro avversario deve incontrare le stesse difficoltà che avrebbe nel cercare di contenere fiumi e domare mari, mentre voi vi troverete a vostro agio.

Come una fenice imponente che fronteggia il sole, come le nuvole che oscurano il cielo e la terra mentre la luce si scontra con la luna, così il combattimento sembra ora lungo, ora brevissimo. Le tre stelle (spirito, mente e corpo nelle sue forme) sembrano in contrasto, le sette articolazioni agiscono come un unico arto, i cinque elementi vengono rilasciati simultaneamente, le armonie tenute saldamente insieme.

domenica 14 giugno 2009

Video 3

Oggi non ho molta voglia di scrivere. Preferisco lasciar parlare queste brevi, ma intense immagini. Si tratta di una delle possibili esecuzioni della forma all'uomo di legno del Siu Lam Chi Sim Wing Tjun. Mi auguro che si veda la differenza rispetto a tanti altri video presenti in rete, dove l'uomo di legno viene solo colpito, senza alcuna energia, senza alcun movimento del corpo, ma solo con braccia e gambe.
Un abbraccio a tutti i miei amici!


sabato 13 giugno 2009

Siu Nim Tao 2

Anche oggi ho pensato bene di ammorbare i miei pochi lettori, proponendo altre varianti della stessa forma, tanto per porre fine alla presunta "tradizionalità" di una o dell'altra. Qui possiamo vedere varie esecuzioni, di vari lineage, che utilizzano lo stesso nome per indicare cose anche molto diverse.

Possiamo dire che ci sia qualcosa di sbagliato? Forse sì o forse no. Dipende da cosa si intende trasmettere al proprio allievo. Se vogliamo lavorare su un aspetto specifico del movimento, allora praticherò una forma in una certa maniera. Quando decido di allenare dei movimenti fluidi, praticherò la forma in modo fluido...

Ora, qui si tratta di un'interpretazione assolutamente differente della Siu Nim Tao. Ci troviamo davanti ad una completa rivisitazione della stessa sequenza e dei movimenti. Io penso che non si possa parlare di "errore" se è contenuta in qualche lineage cinese, oppure se è stata modificata con un senso.

Le modifiche in una forma tradizionale?! Sì, proprio così. Io penso che se una cosa è stata tramandata errata, sia giusto cambiarla nella maniera migliore per l'apprendimento dell'allievo. Ecco perché alcuni movimenti sono presenti in alcune forme, mentre in altre no: dipende dalla volontà dell'insegnante di tramandare un concetto od un movimento.

Tutto questo per mettermi dalla parte di coloro i quali non disdegnano le altre famiglie di Wing Chun o di altre arti marziali, contrariamente a quanto c'è stato insegnato in federazioni ormai in via d'estinzione (grazie al cielo!). Impariamo ad aprire gli occhi e ad apprendere ciò che c'è di buono, al di là dell'appartenenza ad una o ad un'altra famiglia...







venerdì 12 giugno 2009

Siu Nim Tao 1

Vorrei iniziare a presentare una carrellata di video, che mostrano alcune versioni ed esecuzioni della sola Siu Nim Tao (Sil Lim Tau, Siu Nim Tau, Siu Lam Tau, etc.). Perché mi interessa pubblicizzare questi video? Semplice: voglio dimostrare che non esiste UNA FORMA, ma esistono vari tipi anche della stessa forma.

Ciò dipende dalle famiglie che hanno trasmesso l'arte, dalle informazioni sulle stesse forme, che sono state modificate, trasformate o prioprio perdute... Non sono pochi quelli che eseguono un certo tipo di forma solo per "tradizione", senza conoscerne il senso profondo.

Vedrete nei prossimi giorni almeno altri 6 tipi di Siu Nim Tau, anche dello stesso lineage. Il motivo è abbastanza semplice. Per prima cosa, dobbiamo considerare l'ignoranza di ciò che si pratica. Non sono pochi quelli che eseguono dei movimenti senza conoscerne il senso. Non sapendo di cosa si tratta, è normale eseguire male il movimento stesso.

Seconda cosa: la trasmissione. Non tutti gli Insegnanti trasmettono quello che hanno imparato, vuoi per tenere per sé le informazioni, vuoi per incapacità oggettive nel trasmettere. Resta il fatto che certe volte la tradizione viene interrotta e corrotta.

Avremo modo di riparlare della Siu Nim Tau, perché, come tutte le "piccole idee", è un sunto dell'arte che non va mai sottovalutato, perché è il primo passo che un allievo compie nel sistema. Se lo esegue nel modo sbagliato, cade subito.





giovedì 11 giugno 2009

Combattere ed allenarsi a combattere

Quanti di noi si sono trovati di fronte al dilemma: continuo a praticare Kung Fu o inizio a fare altro, perché qui non si combatte? Beh, non so voi, ma io ci ho pensato tante volte... Però, poi, ho iniziato ad allenare il mio Wing Chun come se dovessi salire sul ring. Preparazione atletica, circuiti, focus, pao, colpitori vari, etc.
Ora, i puristi diranno certamente che questo non è Wing Chun, che nella tradizione di Shaolin non si usavano questi mezzi. Ebbene, oggi posso sinceramente dire che non mi interessano questi giudizi. A me interessa la resa dei miei ragazzi e la mia, sia in un contesto collaborativo che, soprattutto, in uno non collaborativo.
L'allenarsi al combattimento è, quindi, una delle pratiche costanti che io cerco di inserire nella testa dei miei ragazzi, così come in quella di tutti gli amici che praticano con me. Il mito delle ore private, all'interno del sistema, deve essere buttato giù. L'ora privata chiarisce un concetto, trasmette un particolare, aiuta a crescere in maniera precisa, ma scordatevi lo studio privato come avanzamento nella vostra pratica. Senza un esercizio costante, duro, solido e profondo delle vostre abilità, non riuscirete mai a saper applicare tutto quello che avete studiato.
Tanti di quelli che combattono sul ring lo fanno per affrontare se stessi e non per distruggere il proprio avversario; non c'è niente di personale. In alcune occasioni può esserci anche una componente personale, credo dipenda semplicemente dalla natura umana, ma non è sempre così.
Il più delle volte, invece, si combatte per affrontare i propri limiti, per perfezionarsi, per affrontare i propri demoni. Ecco, proprio qui voglio arrivare. Ogni volta che ci alleniamo e facciamo sparring - alcune tradizioni cinesi parlano di Gor Sao, "combattimento libero" -, cerchiamo di correggre i nostri errori, di superare i nostri limiti. Quante volte sarà capitato di tornare a casa insoddisfatti del proprio lavoro con i guanti? Ecco, è quello il momento in cui si cresce, perché si ha l'umiltà, ma anche la capacità di capire dove sono gli errori.

Il combattimento è un'allegoria della vita, pura e semplice, con tutto quello che ne concerne di positivo e di negativo. Spesso si tende a fare un distinguo fra sport da combattimento ed Arti Marziali. Io penso che l'Arte Marziale abbia al suo interno lo sport, inteso come attività fisica, così come il combattimento. Anzi, penso che l'Arte Marziale sia il combattimento per antonomasia!
Nel Wing Chun il combattimento è una parte integrante della pratica perchè segue la tradizione di Shaolin, dove i Monaci si cimentavano in combattimenti pesantissimi, nonostante si dedicassero per gran parte del giorno alla preghiera. I tre tesori non vanno separati. I Monaci combattevano per liberare la mente, così come facevano attraverso la meditazione e l'ascesi.
Prima di combattere il tuo avversario combatti le tue Paure. Le tre Paure del Wing Chun sono:

Tam - L'ingordigia: se vuoi colpire, verrai colpito;

Pa - La Paura: se hai paura di essere colpito, verrai colpito; se hai paura di colpire, verrai colpito;

Mong - La confusione: Paura ed Ingordigia generano Confusione; nel combattimento essere confusi porta ad essere colpiti.

Questo va bene tanto nel combattimento quanto nella vita. Il Kung Fu è di tutti e può essere per tutti. Sta ad ogni persona che si avvicina alla pratica accettarne i principi ed allenarli, oppure rifiutare uno dei tesori di Shaolin e limitarsi a curarne uno. Combattere è un modo per mettere tutti di fronte ai propri limiti, sia caratteriali che fisici. Chi non si mette mai i guanti, non può sapere cosa si prova...

mercoledì 10 giugno 2009

Video 2

Nel video che segue avete modo di vedere un filmato relativo ad un seminario di Sifu Emanuele Fracella, V Master IWKA (Yip Man Wing Tjun). Lo stage è del 27 settembre 2008, ma le informazioni contenute sono davvero molto precise e dettagliate. Finalmente qualcuno pubblica un video dove si sente parlare di linee (non solo della centrale), di movimenti di spalla, di Fook Sao, di Wu Sao e di Bong Sao... Insomma, un bel video, che vi consiglio davvero!


martedì 9 giugno 2009

Video 1

Vorrei iniziare a commentare anche alcuni video presenti nella rete internet, perché spesso si guarda un po' di tutto, senza capire cosa stanno facendo i soggetti ripresi... Direi di partire da quello che potete trovare qui (Demonstration at IWKA HQ).

Vengono ripresi due fratelli, allievi di Sergio Iadarola, durante una dimostrazione nel quartier generale dell'IWKA. Siamo nel 2005, in piena fioritura dell'IWKA. Attraverso questo video inizia a circolare in rete un'idea diversa del Wing Chun, non più legato al solo Chi Sao morbido, in cui si vedono solo le braccia che ruotano, ma ad un tipo nuovo di allenamento (per molti, non per tutti). I fratelli dimostrano dei pezzetti di sezioni dell'Uomo di Legno, eseguite a vuoto (Sheung Gaun Sao, Biu Jee Sao, etc.). Subito dopo iniziano a portare degli attacchi molto energici, cui rispondono sia con forme a due (two men set) preordinate, sia con contrattacchi liberi.

Cercate di guardare il video al rallentatore, perché c'è veramente tanto da imparare: vi può aiutare a capire che l'essere acqua non significa essere "mosci", tanto per cominciare...



lunedì 8 giugno 2009

Conoscere il senso di ogni forma

Alcuni amici mi hanno chiesto di spiegare il motivo per cui utilizziamo delle forme, dei movimenti rituali, come parte dello studio dell'arte marziale. Cerco di chiarire il senso di ciò che facciamo in poche righe.

In generale, utilizziamo cinque momenti per studiare una forma. Anzitutto vanno memorizzati i movimenti che compongono la sequenza. Lì per lì non si presta particolare attenzione al movimento specifico, ma ci si dedica alla memorizzazione della sequenza. Questo è un momento molto importante, come tutti gli altri, perché disciplina l'allievo e dona una buona capacità di concentrazione (anche solo mentale). Ci ricordiamo tutti i primi tempi in palestra, quando l'insegnante ci metteva davanti allo specchio a praticare i primi set della Siu Nim Tau, con quelle sequenze che, inizialmente, non avevano alcun senso...

Una volta imparata la sequenza, si deve iniziare a studiarne il significato che vi sta dietro. Per esempio, quando si inizia a studiare la Siu Nim Tau, l'allievo deve impare a gestire il proprio equilibrio, la sua postura di base e, soprattutto, la propria struttura portante. Quando si studia la Chum Kiu, invece, l'attenzione si sposta sul movimento del corpo nello spazio, sulle capacità di praticare leve, blocchi e proiezioni. Questi sono solo due esempi per far capire cosa significhi analizzare il senso delle forme.

Dopo aver compreso il significato della forma che si sta studiando, si passa alla fase successiva, rappresentata dallo studio dei concetti e dei principi che regolano i movimenti che andiamo ad approfondire. In questa fase impariamo a prendere coscienza dei principi propri della nostra arte marziale, prendendo confidenza con i cardini del sistema. Per esempio, studiando la Chum Kiu, entreremo in contatto con il principio Tai ("sollevare"), che ritroveremo - approfondito - quando studieremo il Luk Dim Boon Kwan (il palo dai "sei punti e mezzo"). Oppure avremo modo di studiare il principio Lan ("aumentare lo spazio") sin dalla Siu Nim Tau...

A questo punto si passa ad allenare duramente ciò che si è studiato. Si lavora duramente per raggiungere il proprio obiettivo, che è quello di acquisire particolari abilità. In questa fase si possono racchiudere tutti gli esercizi che utilizziamo per imparare l'arte marziale, dal Lat Sao al Chi Sao, dai Kiu Sao allo sparring. Diciamo che è la fase più lunga dello studio delle forme...

Alla fine, ma solo alla fine, si arriva al quinto ed ultimo stadio del cammino verso la conoscenza: la comprensione dell'arte. Questo stadio può essere considerato il più difficile, ma, certamente, il più soddisfacente, perché proprio in questo momento si inizia a praticare l'arte marziale con piena conoscenza...

domenica 7 giugno 2009

Collegamenti

Alcuni amici mi hanno scritto per conoscere il motivo per cui ho inserito alcuni collegamenti nel blog, tralasciandone altri. La ragione è semplice. Ognuno dei siti che ho elencato riveste per me un interesse particolare per questa disciplina, sia che l'insegnante di riferimento sia del lineage Yip Man-Leung Ting, sia che provenga da quello Chi Sim Weng Chun.

La lista è ancora piccola, sto cercando di completarla. Non chiedo, com'è ovvio, il collegamento di ritorno (il link sul sito degli altri), perché penso che siano comunque siti interessanti, al di là del rapporto che posso avere o meno con ognuno dei proprietari.

Resta il fatto che sono alcuni dei siti internet di riferimento, da cui potete capire un po' di cosa si parla quando si discute di Wing Chun (al di là del lineage). In ognuno potete trovare degli spunti interessanti su cui riflettere, nonché materiale da sperimentare negli allenamenti.

Grazie al cielo la rete serve a qualcosa, a collegare esperienze, a condividere i saperi, a creare amicizie. Se conoscete qualche sito interessante sulla materia, vi prego di segnalarmelo. Se vorrete delle spiegazioni dettagliate sul motivo che mi ha spinto ad inserire questi collegamenti, non avrete che da chiederle...

Per quanto riguarda gli allenamenti, cari ragazzi, ci vediamo tra mezzora al solito parco...eh eh eh...

sabato 6 giugno 2009

Due chiacchiere...

Cari amici del blog,
piano piano state aumentando...non può che farmi piacere...

Durante la lezione, ieri sera, ho parlato con i miei ragazzi del Summer Camp IWKA (31/07-2/08) a Stoccarda...mi farebbe piacere organizzare un gruppetto da Roma. Insieme ai ragazzi di Napoli ed Aversa potremmo divertirci davvero per tre giorni, studiando la nostra beneamata arte marziale. Sarebbe bello condividere alcuni giorni insieme a tanti amici con cui si è soliti solo allenarsi...

A parte questo, a fine lezione ho confermato ad uno dei miei ragazzi, il caro Marco, che il suo è il miglior quinto grado che abbia visto nelle nostre palestre finora. Caro Marco, ora devi solo allenare quello che hai studiato, per poi entrare nel programma del sesto. Però, lasciatelo dire, la strada che stai percorrendo è davvero buona! Difficile, ma buona!


Per quanto riguarda la palestra Tempio di Olimpia, oggi ho confermato alle proprietarie che intendo continuare lì il mio corso di Wing Chun anche a settembre, portando a 3 i giorni di allenamento. Ciò significa che i miei ragazzi potranno allenarsi almeno sei ore a settimana con me. Non sarà tanto, ma è sempre più di qualsiasi altro corso romano, a quanto ne so.

Ho espresso la volontà di aprire anche un corso per ragazzini e per ragazzi più grandi. Mi auguro con tutto il cuore di poter tirare su dei giovani in gamba, perché la più grande soddisfazione che può avere un insegnante è vedere la continuità e la serietà nello studio della propria materia. Se qualcuno fosse interessato a questo genere di corsi, la mia mail (riccardo_divito@libero.it) è sempre a disposizione...

Tornando a noi, cari amici del blog, spero che i miei post quotidiani servano davvero a qualcosa. Uno dei miei ragazzi mi ha messo in guardia, perché "prima o poi qualcuno ti verrà a cercare per tutte le informazioni presenti sul blog". Eppure penso che il rischio ne valga la pena.

Se penso a quanti soldi ho dovuto spendere per avere tutte queste informazioni! Non ho alcuna intenzione di spennare le future generazioni di Wing Chun e quindi spero che attraverso questo piccolo spazio di libertà, così come attraverso le lezioni, questa nobile arte marziale possa essere appannaggio di tutti, senza limiti di classe sociale. Non si possono pagare centinaia di lezioni private per apprendere un sistema!

Che dire, per il resto? Io continuo a studiare ed a praticare Wing Chun. Tutto il resto è noia!

Una news dell'ultima ora...ho appena ricevuto un AWARD da Net-Parade.it...


Grazie a tutti quelli che mi hanno permesso di arrivare a questo piccolo traguardo... Qui c'è l'attestato.

venerdì 5 giugno 2009

Calci volanti...

Tra i concetti del Tempio di Shaolin del Sud, ce ne sono tre, molto importanti, su cui si basano tutti i movimenti che eseguiamo: spazio, energia e gravità. Perché ne parlo? Ne parlo perché penso che sia da chiarire una cosa importante: nel nostro sistema non ci sono calci volanti, né altre tecniche che vadano contro l'economia del movimento che è propria del nostro stile. Mi pare importante ricordare anche che "meno è meglio" ovvero che bisogna arrivare all'obiettivo con il minor uso possibile di energia e di spazio.

Sifu Sergio, proprio stamani, scrive che durante i seminari che tiene in tutto il mondo, tanti allievi chiedono se un "un pugno o tecnica sia migliore di un'altra". La risposta, chiaramente, è sempre la stessa: "dipende dalla situazione". Ogni tecnica ha il momento migliore per essere eseguita. L'insegnamento del Tempio di Shaolin del Sud è che tutto intorno a noi è costituito da spazio, energia e gravità.

Il Siu Lam Chi Sim Wing Tjun Kung Fu si basa su questi concetti fondamentali. Ogni tecnica segue questi concetti. Nel nostro sistema, per esempio, non abbiamo calci volanti, perché si perderebbero questi
concetti di spazio, energia e gravità. I calci volanti richiedono troppo spazio per l'esecuzione, così come troppo spazio e tempo. A mio parere, ha anche una falla sull'uso sbagliato della gravità.

giovedì 4 giugno 2009

Sull'intenzione e sul fluire dell'energia

Nei testi classici degli stili della Cina del Sud si dice che la buona riuscita del nostro duro lavoro (Kung Fu) “è una questione di uso dell’intenzione e non della forza”. Quando pratichiamo, non dobbiamo utilizzare la forza rozza, grossolana, perché causa blocchi all’apparato muscolo-scheletrico, nonché a quello circolatorio, con il risultato di limitare o inibire ogni movimento.

Al contrario, dobbiamo lasciare che tutto il corpo si rilassi e si distenda; solo allora saremo in grado di muoverci con leggerezza ed agilità, cambiando e trasformando le energie attraverso la circolarità e la tridimensionalità dei nostri movimenti.

Ci si può chiedere: se non uso la forza come posso generare forza? Se date un'occhiata alla rete dei meridiani e dei canali dell’agopuntura (provenienti dalla Medicina Tradizionale Cinese), essi sono distribuiti nel corpo umano come le vie dell’acqua sulla terra. Se le vie di scorrimento non sono bloccate, l’acqua può circolare liberamente; se i meridiani non hanno impedimenti, il Qi può circolare. Se voi muovete il corpo usando una forza rigida, rozza, sovraccaricate i meridiani, il Qi ed il sangue non potranno circolare liberamente e i movimenti non potranno essere agili e sciolti; basterà essere toccati perché tutto il corpo venga scosso.

Se usate l’intenzione al posto della forza, dovunque questa viene diretta va l’energia. Consideriamo anche il fatto che durante la pratica della nostra arte marziale dovremmo creare una sfera d'energia attorno al nostro corpo... Con il continuo fluire e scorrere del Qi e del sangue, tutti i giorni, in tutto il corpo, senza mai farli ristagnare, dopo una lunga pratica, otterremo la vera forza interna. Questo è quello che nei classici si intende nel detto “solo attraverso l’estrema morbidezza si può realizzare l’estrema durezza”.

Un esperto di Wing Tjun ha le braccia che sembrano come seta avvolta intorno al ferro, estremamente pesanti. La forza che dobbiamo generare deve essere interna, non superficiale.

Nei testi classici si parla anche di sincronizzare la parte superiore e inferiore del corpo. Il detto più famoso è il seguente: “Con le radici nei piedi, l’energia è rilasciata dalle gambe, governata dalla vita ed espressa nelle mani e nelle dita – dai piedi alle gambe al bacino – uniti da un unico impulso o flusso vitale”. Quando le mani si muovono, le gambe e il bacino si muovono e lo sguardo attento si muove insieme a loro. Soltanto allora possiamo dire che la parte superiore e la parte inferiore del corpo sono sincronizzate. Se una parte non si muove non è quindi coordinata con il resto. Un modo di generare energia è proprio quello di connettere le due parti del nostro corpo, superiore ed inferiore.

La nostra pratica è basata sulla mente, sul corpo e sullo spirito. Da qui il detto: “Lo spirito è il comandante generale e il corpo sono le sue truppe”. Se voi coltivate il vostro spirito, i vostri movimenti saranno naturalmente chiari, agili e leggeri, la forma niente altro che piena e vuota, aperta e chiusa. Quando dico “aperto”, non intendo aprire solamente le braccia o le gambe; l’intenzione mentale si deve aprire insieme agli arti. Quando dico “chiuso”, non intendo chiudere soltanto le braccia e le gambe; l’intenzione mentale si deve chiudere insieme agli arti. Se riuscite a combinare e armonizzare l’interno e l’esterno in un unico impulso o flusso di Qi, questi diventeranno un tutto unico.

Un'altra cosa importante sull'uso della forza è chiarire che essa non debba avere un inizio e una fine, un momento in cui è continua e un momento in cui si interrompe, in modo che quando la vecchia forza è stata esaurita la nuova non è ancora sorta. C’è un momento in cui è estremamente facile per la persona essere controllata da un opponente. Nel Wing Tjun noi usiamo l’intenzione invece della forza e dall’inizio alla fine, in modo armonioso, incessante e continuo, completiamo un ciclo e torniamo all’inizio, continuamente, senza fine. Questo è quello che si intende nei classici nel concetto “Come il fluire senza fine dello Yangtse o del Fiume Giallo”. E ancora: “Muovere l’energia è come srotolare la seta dal bozzolo”. Entrambi gli esempi esprimono il principio di unificazione in un solo Qi o unico impulso.

Quando pratichiamo le forme alla ricerca del Qi e del benessere psico-fisico, la eseguiamo lentamente, in modo che il respiro diventi più lungo e profondo, il Qi affondi nel basso campo del cinabro (dan tien), naturalmente, senza che ci siano deleterie costrizioni o espansioni nei vasi sanguigni. Se lo studente persevererà con attenzione cosciente nella pratica potrà comprendere il significato che sta oltre queste parole.