giovedì 30 giugno 2011

Riferimenti e accorgimenti sul Wing Chun

Ancora un articolo dell'Amico Fabio Rossetti, che vi invito a leggere e, perché no, a commentare. Lo ringrazio per le citazioni, ma io sono solo un appassionato di Wing Chun, che ha voglia di continuare a condividere con altri Fratelli la pratica di questa Arte Marziale Tradizionale completa e avvincente. Grazie ancora, Fabio! Buona lettura a tutti!

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Scrivo per coloro che hanno voglia di imparare, che si sono avvicinati al Wing Chun, che lo hanno praticato, che non lo conoscono ma ne sono curiosi, come contributo personale per far sì che riusciate a trovare chi ve lo possa insegnare in un modo chiaro, serio ed onesto, vedendovi come essere umani , senza nascondervi nulla, ma facendovi fare un percorso progressivo e bello. 

Molti sono, purtroppo, avvertimenti di tutto quello che negli anni è emerso. Nel blog ci sono altri articoli simili, che condivido, e che insieme a questo vi fanno sapere che ci sono coloro che desiderano fare un percorso marziale tradizionale e che purtroppo hanno scoperto e svelato, quello che segue.  Siate tranquilli, un articolo del genere aprirà varie dighe, commenti, che verranno fatti pro e contro, così come è toccato a Riccardo e chi come lui dimostra Amore e Servizio in quello che fa.

Come lui, e ne sono felice, mi disinteresso completamente ai commenti: poiché non ci sono nomi, riferimenti personali e quant’altro, poiché non posso fare nulla per cambiare la situazione, ma nel mio piccolo e nella mia singolarità, voglio fare qualcosa di buono per chi come me cammina o vorrebbe farlo nella Via Marziale, rispettando i suoi principi, le sue idee e la sua libertà, poiché c’è una minima percentuale che pratica realmente e spero che le indicazioni date, insieme a quelle che trovate in altri articoli del blog, siano utili per trovarla o quanto meno per evitare inutili perdite di tempo, poiché vi invito a non demordere ma a ricercare e , soprattutto, a non spegnere una passione che è a tutti noi connaturata e che troppo spesso si spegne per fattori esterni. 

Nel corso degli anni di pratica, tramite l’interscambio costruttivo con praticanti provenienti da diversi lineage del Wing Chun, da diversi stili di arti marziali, da diverse discipline come lo Shiatsu, lo Yoga, la Danza, da diverse regioni dell’Italia, risulta che la situazione generale e preponderante è questa: 

  1. il Wing Chun è stato insegnato contro tutti i suoi principi originari, vitali ed evolutivi, scaturendo che: la fiducia è più rara del trovare acqua nel deserto; va meritata e va costantemente nutrita e coltivata; attenti ai falsi, ce ne sono a bizzeffe; 
  2. facendo una comparazione tra i principi trasmessi (quindi conosceteli) noterete quanto ci sia una completa frattura soprattutto nel modo di insegnare, divulgare e tramandare, fino alla loro completa sovversione ed uso egoistico, manipolatorio ed economico; quindi studiate e leggete qualcosa, non andate a fare solo movimenti, informatevi e chiedete;
  3. chi insegna è giusto che guadagni, ma la linea tra guadagno e speculazione è oramai invisibile, sia perché c’è parecchio lavoro in nero, sia perché le tariffe sono in molti casi esagerate; la preclusione avviene per coloro che nell’odierna situazione italiana guadagnano poco, e sono molte le persone così, ritornando quindi al fatto che solo chi è ricco può accedere, in particolare le “lezioni private”; non temete, se vedete le tariffe di altre attività, tipo personal trainer, massaggi, vari tipi di ballo e danze, e via dicendo, non è che la situazione sia differente; ciò non esclude chi fa tariffe oneste e guadagna per vivere bene e dignitosamente;
  4. il Wing Chun insegnato non ha niente di reale, applicabile ed efficace, seppur abilmente mascherato a tal guisa, rendendolo completamente inutile; per esempio imparare i movimenti delle forme è inutile se non viene insegnato in maniera adeguata il Chi Kung (quindi sapere che cosa è questo nome) e le modalità che conducono ad una pacifica convivenza basate su un idea di armonia, bellezza ed amore; in breve, se fate uno sport da combattimento è uguale, forse più efficace in un contesto reale;
  5. moltissimi Sifu ed istruttori sono impreparati per tale compito;
  6. informandovi , probabilmente troverete una confusione ed un caos su tutto, ma per fortuna i principi e i movimenti sono quelli, seppur fatti ed interpretati in maniera differente; cercate il filo sottile che li unisce;
  7. il mondo del Wing Chun, basato su invidie, egoismo, egocentrismi, rigidità, settarismo, economia aziendale, non ha un briciolo di unità, ma rispecchia in pieno la separazione; basta vedere come non ci sia mai stato un incontro nazionale tra i vari lineage e scuole; vediamo se la conferenza proposta da Riccardo andrà in porto;
  8. gli studenti sono stati e sono carne da guadagno, i quali vengono generalmente raggirati e rovinati, mentre sono indottrinati e dogmatizzati con delle idee a metà tra il comico ed il tragico, diventando peggio di chi li ha istruiti. Chiaramente se gli allievi sono degli imbecilli, violenti, e usano quello che imparano per offendere e usarlo per i propri scopi egoistici a discapito altrui, è doveroso sbatterli fuori; ognuno si prenda le sue responsabilità;
  9. l’appellativo di Sifu e istruttore sono diventati nomi senza valore, svuotati del significato vero e originario essendo stato riempito da interessi economici ed egoistici: troppi hanno il complesso di inferiorità verso i superiori ma dentro si sentono prime donne e si definiscono professionisti (espressione di uso comune e prassi normale, poco felice ed assolutamente di stampo economico che tutti usano per darsi un tono e che fanno ridere), nonché i superiori tendono a schiacciare , manipolare, dominare;
  10. ci sono state e ci sono troppe persone che si avvicinano alle arti marziali, quella che pratichiamo compresa, che scappano a gambe levate, e non è bello vedere tutto questo;
  11. molti detti tradizionali sono stati presi e riadattati per fini egoistici, citando l’esempio del “quando l’allievo è pronto il Maestro arriva”; e Maestri, Sifu, sarebbero quelli che hanno reso un'Arte Marziale così come oggi? Sono Capi d’Azienda, ma non Sifu. Se in Italia ci sono Sifu, è tutto da dimostrare, nella speranza che ci siano. Inoltre le abilità che essi hanno vengono da maggiore esperienza e pratica, nonché dal tenere sempre gli allievi ad un livello “controllato”, cioè nascondere le conoscenze, e questa si chiama paura nonché mantenere un interesse su dipendenza. Ciò non va confuso con una progressività del percorso. Una Scuola tende a far si che i suoi membri siano in costante crescita, non come nella maggior parte dei casi italiani ove nessuno cresce in tale senso, dando le caramelline dicendo che sei diventato bravo quando non è così oppure dicendoti sempre che sei uno scandalo; incoraggiare e dare una valutazione reale ad una persona è cosa rara;
  12. è giusto che le persone che hanno voglia seriamente di imparare il Wing Chun, ne abbiano una idea chiara, e la Tradizione Marziale si è sempre basata su interscambio e confronto costruttivo, base dell’evoluzione oltre che la preparazione e l’intuizione di coloro che nel tempo l’hanno trasmessa giungendo fino a noi. Comparatevi e comparate con praticanti di altri stili planetari;
  13. l’Arte Marziale ha tra i vari compiti, quello di proteggere, difendere e promuovere la vita in tutti i suoi aspetti, i deboli dai forti, essendo uno dei suoi simboli, la Spada, uno strumento di giustizia e di armonia solare, nonché, in particolare in Cina, il simbolo del Tao;
  14. il Wing Chun per essere tale necessita che tutte le sue parti siano un’Unità, quindi insegnato in senso olistico e non parziale;
  15. il mondo del Wing Chun per essere tale necessita che tutte le sue Scuole siano Unite nelle loro differenze, proprio per la sua natura evolutiva ed esprimente la Vita con le sue bellezze diverse;
  16. coloro che nel Wing Chun sono anziani, sia come Sifu sia come istruttori, necessitano di realizzare i due punti precedenti;
  17. la storia sulle origini del Wing Chun è un minestrone di informazioni mescolate a mo' di frullato; nel blog, Pasquale Mazzotta ed il suo lavoro sulla storia dello stile, mi suscita un senso di stima ed ammirazione;
  18. se non c’è Amore in quello che fate, se non tendete all’Unità, che Arte Marziale è quella che fate? Un Maestro serve, non se stesso, ma la Vita e gli esseri umani. Se non c’è unità nell’applicare i principi nei movimenti e nel quotidiano, il Wing Chun è completamente inutile e dannoso;
  19. questo passo che segue mi rende felice così come mi sorprende di come in un’Arte raffinata come il Wing Chun, non sia presente il contenuto, scritto da un Maestro vero, appartenente all’Aikido: Morihei Ueshiba.
Non esiste nemico nell'Aikido. Vi sbagliate se pensate che il Budo significhi avere avversari e nemici ed essere forti e farli cadere. Non ci sono né avversari né nemici per il vero Budo... Il Budo è essere una cosa sola con l'universo... Colui che ha penetrato il segreto dell'Aikido ha l'universo in se stesso, e può dire "Io sono l'universo"... Io non sono mai stato sconfitto, per quanto velocemente il nemico potesse attaccare. Questo non perché la mia tecnica è più veloce, non è un fatto di rapidità: il combattimento è finito prima di cominciare. Quando un nemico cerca di combattere con me, egli deve rompere l'armonia dell'universo, perciò nel momento in cui gli sorge l'idea di lottare, egli è già battuto: non c'è una misura del tempo veloce o lento. Aikido è non resistenza, esso è sempre vincente. Se il cuore è aperto e puro, non c'è spazio per il danno; e al livello più profondo, amore e volontà sono una cosa sola".

"Indipendentemente da quanto velocemente un avversario mi attacca o da quanto lentamente io rispondo, non posso essere sconfitto. Non è che le mie tecniche siano più veloci di quelle degli avversari. Questo non ha niente a che vedere con la velocità o con la lentezza. Io sono vittorioso già dall’inizio. Appena il pensiero di un attacco attraversa la mente del mio avversario, sconvolge l’armonia dell’universo ed egli è istantaneamente sconfitto, indipendentemente dalla velocità con cui mi attacca. La vittoria o la sconfitta non sono una questione di tempo e di spazio. L’aikido è il principio della non-resistenza. Poiché è non-resistenza esso è vittorioso fin dall’inizio. Quelli che hanno cattive intenzioni o desiderio di supremazia si trovano istantaneamente sconfitti. Il vero budo è invincibile, dal momento che non combatte". 

Nel vero budo non ci sono nemici. Il vero budo è una funzione dell’amore. Non è fatto per uccidere o per combattere, ma per nutrire tutte le cose e portarle al loro frutto.
L’amore protegge e nutre la vita”.
Morihei Ueshiba

Fabio Rossetti

lunedì 27 giugno 2011

[Allenamenti] Sospensioni

Cari Fratelli, Amici ed Allievi,
mercoledì 29 giugno, in occasione della festività dei patroni di Roma, SS. Pietro e Paolo, la palestra New Freestyle rimarrà chiusa. Ci vedremo, come di consueto, venerdì primo luglio, in sala. 

In vista dei lavori di ammodernamento della New Freestyle, il corso sarà sospeso dal 12 luglio ai primi di settemebre. Avremo una sala più grande, un nuovo tatami, tutto il centro climatizzato e tutti macchinari di allenamento targati Panatta. Niente male, no?

Nel frattempo, tutti quelli che avranno voglia e tempo di praticare la nostra amata Arte Marziale potranno continuare a farlo individualmente o in gruppo insieme a me. Troveremo sicuramente luoghi idonei per i nostri scopi. 

Vi abbraccio!

venerdì 24 giugno 2011

Lo scorrere dell’Energia

Il nostro Fabio Rossetti continua a collaborare alla realizzazione di questo progetto editoriale. Lo ringrazio, a nome di tutta la mia Famiglia, perché è una delle poche persone che conosco a portare avanti una teoria olistica dell'Energia, che passa dalle Arti Marziali, ma non ha confini di sorta.  Io ho solo fatto un lavoro di limatura, come sempre. Buona lettura a tutti!

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In accordo con la tripartizione dei 丹田 - Dan Tien (o Dāntián, in mandarino) - e delle loro caratteristiche, col termine Energia mi riferisco sia al 力 - Li -, sia al 气 - Qi -, sia allo 意 - Yi -. Quindi l’Energia che si presenta nelle sue espressioni che vanno dal denso al sottile, per usare termini comprensibili.

L’energia è un quid presente che noi percepiamo in vari modi in base alle sue manifestazioni, ricordando a noi stessi che siamo energia. Nella pratica marziale, l’energia è un altro passo da fare poiché, così come il rilassamento, occorre esserne coscienti. Già nella fase dedicata al rilassamento, la presa di coscienza dell’energia viene fatta. 

Occorre ora sviluppare, nel senso di liberare, un altro aspetto naturale bloccato e poco conosciuto, che riguarda il suo scorrere. L’energia si equilibra attraverso il movimento fatto in un certo modo, al fine di creare sempre un’armonia basata sugli opposti Yin e Yang. Essi sono complementari e per giungere all’armonia si equilibrano per poi unirsi e dare vita al Tao in modo cosciente. 

Nella Medicina Tradizionale Cinese l’equilibrio dinamico e l’armonia sono i fattori per far stare bene e vivere bene. Consultare un libro di Medicina Tradizionale Cinese aiuta molto per comprendere una serie di aspetti marziali molto importanti e fondamentali.

Nel rilassamento si percepisce e si pratica un modo di porsi e muoversi che non è né mollo né rigido, una via di mezzo, cosa che si sperimenta sia da fermi che nel dislocarsi nello spazio. Ciò consente di accedere ad un radicamento dinamico, ovvero un modo di muoversi corporeo unitivo, tramite l’equilibrio, della stabilità e della mobilità: anche qui la dialettica degli opposti complementari dà vita a qualcosa che comprende le proprietà di entrambe, ma non è né l’uno né l’altro, ma la loro unione. Facendo ciò si vive e si sperimenta l’adattamento: combattere è adattarsi intuitivamente nella realtà mutevole attraverso gli strumenti a noi propri .

Prendendo coscienza dell’unione Yin-Yang, sviluppandola sempre di più, si passa al come utilizzare l’energia. Quando ci siamo rilassati e abbiamo coscienza dell’energia unitiva, per usarla occorrono degli esercizi che sappiamo essere strumenti che liberano ciò che naturalmente fa parte di noi. Il lavoro consiste nell’inviare energia coscientemente da qualche parte e in un certo modo: la tradizione cinese si esprime dicendo che il Qi segue lo Yi e muove il Li. Ciò lo facciamo sempre, senza accorgercene.

Allora, i motti della gestione del corpo servono per creare una serie di direzioni energetiche che ampliano ed espandono la coscienza del corpo e delle sue funzioni, rendendoci coscienti di poter direzionare in varie direzioni e punti spaziali le nostri parti corporee. Facendo così si passa ad un livello superiore di lavoro, dove si rifà, ad un diverso livello, il rilassamento: ci si potenzia. Esercizi aggiunti servono per sbizzarrirsi e fare pratica della proprietà naturale di noi di mandare la testa da una parte, il braccio dall’altra torcendolo, allargando le gambe etc… Si possono fare innumerevoli movimenti allo stesso tempo, in direzioni innumerevoli, modulando la velocità, il tempo, cambiando in continuazione e soprattutto vivendo l’unità nella molteplicità nella realtà mutevole.

Un esempio tipico è la pratica delle “forme”. Ciò consente anche di percepire le varie dispersioni energetiche ed essere coscienti di dover imparare di nuovo a fare un movimento senza sprecare energia, nonché svela tutte le raffinazioni varie riguardo alle rigidità corporee, al fatto che il corpo va per conto suo, all’equilibrio emotivo e al pensiero indisciplinato, per citare alcune situazioni tipiche. E’ tutto normale e fa parte del percorso, naturalmente. Questo è un praticare attento, progressivo, paziente ed impegnativo, nel quale solo chi è veramente motivato può riuscire.

Espandere non significa disperdere e concentrare non significa bloccare. Con i motti praticati nella varie posizioni si vive l’adattamento, per poi passare a muoversi camminando e quindi facendo dislocazioni nello spazio a piacere in completa libertà. Quindi internamente mantengo quelle espansioni in più donatemi dalla conoscenza e dalla coscienza dei motti, che, notiamo, caricano il corpo come una molla, poiché lavorano sulle spirali naturali: quel modo di porsi interno con il corpo espande l’energia verso l’esterno e verso l’interno. 

Successivamente cominciamo a puntare qualcosa e a direzionare tutto il corpo verso quella cosa, a camminare lungo una direzione e poi verso un punto preciso: sviluppiamo e liberiamo con coscienza la naturale capacità di concentrare ed espandere l’energia. Notiamo che la vista in questo partecipa come tutti i sensi.

Unendo il lavoro dei motti e del puntare, in breve abbiamo iniziato a conoscere la naturale capacità di direzionare l’energia (di tutti i corpi) verso un punto, mantenendo il corpo connesso: con una metafora abbiamo il cerchio ed il triangolo che si cominciamo ad unire (se lo diciamo in tre dimensioni, la sfera ed il cono).

Andando avanti conosceremo meglio l’energia lineare (concentrare, triangolo), quella circolare (espandere e cerchio), che unite creano l’energia spirale (infinito e Tao): già la conosciamo in realtà perché nel camminare e nel muoverci abbiamo già conosciuto il fatto che nel corpo ci sono sempre delle contro rotazioni, dei doppi vortici, e nel camminare lo abbiamo vissuto in modo cosciente.

A questo punto ci accorgiamo che naturalmente liberiamo energia, prendiamo quella di ritorno e la riveicoliamo, altra la scarichiamo, altra la deflettiamo, possiamo modularne la potenza, possiamo in breve farne quello che vogliamo perché siamo energia. Le tecniche, movimenti naturali adattati tatticamente per il combattimento, fanno sì che l’aspetto di energia è unito a geometrie precise che ottimizzano la funzionalità e l’efficacia dei movimenti. Ricordarsi ovviamente dell’importanza del respiro e del modo di respirare, elemento fondamentale spesso tralasciato.

Usare l’energia ed adattarsi facendola scorrere in un certo modo dato dalla coscienza del pieno e del vuoto, aspetti del Tao, dell’Unità. Questo lavoro è fatto per lo più a livello interno tramite i vari esercizi, e col viverli si passa al quotidiano, sempre con il lavoro attento e cosciente al centro.

Il rilassamento, la respirazione, il “vuoto mentale”, l’energia e il suo scorrere in un certo modo, sono quella che per noi è la base, e che è il filo sottile che unisce tutte le pratiche di movimento, ma proprio per questo è il tassello mancante quasi sempre. Le tecniche senza quest’energia usata in questo modo descritto e praticato, non hanno piena efficacia e sono inutili. Sottolineo che ci sono degli articoli e dei testi che spiegano ed illustrano meglio tutto questo.

Le tecniche sono strumenti finalizzati ad uno scopo, che plasmano l’energia in modo da sortire certi effetti, avendo la capacità di aumentare e diminuire la potenza tramite la capacità di modulazione: diciamo che sono strumenti che raffinano il lavoro. Il Qi Gong riguarda l’aspetto dell’energia, la tattica riguarda l’aspetto delle tecniche introducendo la geometria nelle posizioni e nel dislocarsi. Le tecniche sono la congiunzione dell’energia con la tattica. Un’espressione inerente a ciò è quando sentiamo parlare che le tecniche prendono vita, oppure che esse abbiano un’anima. Ad esempio anche chi fa i massaggi unisce energia e geometria dinamicamente, tramite le tecniche di massaggio e come farle.

Nel combattimento si studia praticando il come applicare tutto ciò nella realtà, poiché pur riuscendo ad adattare la geometria tecnica occorre anche saperla applicare in una situazione reale, quindi strategicamente. Il lavoro del Qi Gong (rilassamento, respirazione, vuoto mentale) è un modo efficace per sbloccarsi in tutti i sensi e se compreso si intuisce di come possa essere un metodo anche veloce e potente nella sua progressività e calma.

Ciò può essere compreso solo da chi pratica, il quale espandendosi coscienzialmente conosce veramente la realtà di queste parole e di tutte quelle che cercano di esprimere un qualcosa che solo se vissuto si può conoscere ed esserne consapevoli.

Fabio Rossetti

giovedì 23 giugno 2011

Storia del 永春拳: facciamo il punto (Quarta Parte)

Continua l'affascinante ricerca condotta da Pasquale Mazzotta, dopo l'introduzione, la seconda e la terza parte. Buona lettura!

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Nel XVII secolo, segnatamente nel 1644, i Manciù attaccarono e abbatterono la dinastia Ming e per mantenere il potere istaurarono un clima di terrore, massacrando i ribelli ad ogni accenno di rivolta. Bandirono le armi e qualsiasi forma di 武術 - Wǔ Shù (o, in Cantonese, Mouh Seuht) -, di Arte Marziale, e in tal modo governarono sino al 1912. Furono molti gli oppositori del governo Qing che continuarono, organizzandosi in gruppi segreti, a contrastare il nuovo governo manciù. Molti di essi trovarono rifugio in vari monasteri sparsi nel territorio, ma, come si è ormai capito, il tempio Shàolín divenne il punto focale dove si raccolsero i rivoltosi.

Per confondersi con i Monaci, i ribelli si rasarono i capelli e indossarono gli abiti buddhisti e contemporaneamente si allenarono nelle Arti Marziali, iniziando ad organizzarsi in società segrete con l’obiettivo di destituire la dinastia Qing. I Manciù non si preoccupavano delle attività che si svolgevano all’interno del tempio, sia perché rispettavano la loro religione, sia perché erano inconsapevoli della fedeltà dei Monaci alla dinastia Ming. Naturalmente quando i Manciù si resero conto che vi erano dei piani eversivi, bruciarono il tempio, da cui leggenda vuole che scamparono i Cinque Antenati, probabilmente i capostipiti delle varie Società Segrete.

Pare che il traditore che rivelò i piani dei ribelli ai Manciù fosse un Monaco di nome 白眉 - Bái Méi o Baahk Mei, in Cantonese, cioè "Sopracciglio Bianco" -. Con l’ascesa dei Manciù, etnia del Nord della Cina, (dopo quasi trecento anni di governo Ming) anche il monastero Shàolín subì importanti attacchi, fin quando riuscirono, anche grazie all’aiuto di alcuni Monaci rancorosi per essere stati esclusi dalla cerchia superiore, ad incendiarlo, raderlo al suolo ed uccidere quasi tutti i Monaci. Tramite alcune spie, introdottesi all’interno dei monasteri, il governo centrale seppe delle attività segrete e i Manciù cominciarono a perseguitare ed uccidere tutti coloro che si adoperavano a queste attività.

Fuggendo dal Tempio, alcuni continuarono ad utilizzare il nome 永春 - yǒngchūn o Wing Chun - per la propria Arte, altri, per scampare alla morte, la chiamarono - yǒngchūn o Wing Chun -. Da una testimonianza di Tam Woon Biu del lineage Chan Wah Shun sarebbe spiegabile il motivo per scrivere nei due modi diversi una stessa Arte Marziale, ma c'è la possibilità che, risultando i due suoni simili ed essendo stato trasmessa oralmente per molto tempo, si siano affermate due diverse grafie. Altri crearono ulteriori mix che dettero origine alla vasta moltitudine di stili del Sud, i quali erano comunque tutti accomunati dall’intento politico di restaurare i Ming. Quando, ad esempio, si parla di 洪家拳 - Hung Ga Kuen - come di uno stile, in realtà non è esatto: 洪家拳 era un termine generico per indicare tutte quelle Arti e curriculum che si erano poste questo obbiettivo ed 洪家 e 永春 erano solo alcune delle Arti praticate dai rivoltosi.

Vi è ancora da ricordare la tesi di Leung Ting secondo il quale potrebbe essere stata la stessa Ng Mui, o chi per lei, ad usare l’ideogramma per differenziarsi, oltre 350 anni fa, dal 永春. Leung Ting ritiene che la scissione all’interno dello stile sia avvenuta proprio ad opera di Ng Mui, anche se la cosa non ha basi solide per essere accettata. La monaca aveva appreso 永春 a Shàolín. Comunque sia, ognuna di queste Società Segrete proclamava la propria fondazione ad opera di uno o più di questi Cinque Antenati. L'Arte fu diffusa in due versioni: una maschile ed una femminile; probabilmente questa distinzione si è affermata nel periodo dell'Opera Cinese, forse dipendendo dal fatto che tra i vari attori dell’Opera vi erano due Maestri di 永春: uno era Wong Wah Bo, che recitava sempre parti maschili, mentre l’altro, Leung Yee Tei, recitava ruoli femminili. Da loro due deriverebbe una buona fetta degli stili moderni di 永春.

Dopo la distruzione del monastero del Nord, molti dei monaci traditori, che avevano anche operato come spie, iniziarono ad insegnare alle truppe Manciù i sistemi studiati all’interno del tempio. Fu così che, svelati questi metodi alle masse, gli stili Shàolín di base non furono più considerati riservati e sicuri. Per questo le Società Segrete ebbero la necessità urgente di creare un nuovo sistema capace di contrastare gli stili classici ormai alla mercé di tutti.

La vecchia dinastia necessitava di una nuova forza militare, che potesse essere addestrata in poco tempo, con un sistema semplice ed efficace. Grazie alle conoscenze della Medicina Tradizionale Cinese e della fisiologia del corpo, i Monaci del tempio Shàolín del Nord, in un primo momento, e di Shàolín del Sud, nella provincia di Fukien, in un secondo, furono determinanti per la creazione di questo nuovo sistema precursore dello stile 永春, motivati anche da una profonda riconoscenza verso la dinastia Ming. Questi Monaci, dunque, raccolsero le loro esperienze, analizzarono i principi e le strategie più avanzate e, dopo vari anni, intuite le caratteristiche che avrebbe dovuto avere il nuovo sistema, ossia efficienza, sicurezza e velocità, estrapolarono un nuovo stile che doveva soddisfare due scopi: essere appreso in tempi brevi ed efficacemente; superare ogni altro sistema del tempio.

Questo nuovo sistema dato dalla fusione dei precedenti, per poter essere più efficiente e di più rapido apprendimento, si evolse verso il combattimento a corta distanza, differenziandosi dallo stile del Nord. Questo nuovissimo ed esclusivo stile veniva insegnato solo agli appartenenti alle Società Segrete e mai mostrato all’esterno del tempio. Anche all’epoca sembra che non tutto venisse insegnato (forse risale ad allora il detto “Biu Ji non lascia la Famiglia”) e questa sarebbe una ragione plausibile per la successiva creazione di varie branches, alcune con curriculum più completi di altre. In altre parole, il 永春 all'inizo fu spesso un sistema da insegnare a dei kamikaze della rivoluzione.

Ovviamente all'epoca il Gōng Fu si insegnava ai cinesi per allontanare i Manciù, spesso attraverso Società Segrete come la 洪門 (Hung Mun) nota come 红花义 (Hung Fa Yi), soprattutto nel Sud della Cina, mentre operavano nel Nord la Ching Pang, la 天地會 (Tin Deih Wui) - Società del Cielo e della Terra -  e la 白蓮教 - Baak Lin Gaau (o, in Mandarino, bái lián jiāo) -, la Società del Loto Bianco. Il grido comune era 反清復明 - fǎn qīng fù míng (o, in Cantonese, Faan Ching Fuhk Mihng), "rovesciare i Ming, restaurare i Qing".

Questo potrebbe spiegare come il sistema si sia nel tempo diffuso, col contributo dei suoi supposti Maestri Ng Mui e Ji Shin (entrambe dell'alto rango dell'Hung Mun), quest’ultimo nascostosi su una Giunca Rossa come cuoco, in una compagnia di attori itineranti, con lo scopo di raggiungere il Kwantung, oltre al valido aiuto delle triadi. Dalla tradizione 白蓮教 ci arriva anche l’informazione secondo cui il nome 永春 arriverebbe dal motto Wing Yin Chi Ji (Parla sempre con determinazione), Mo Mong Hong Juk (Non dimenticare l'etnia Han), Dai Day Wu Chun (La primavera tornerà ancora).

Altresì interessante osservare che secondo alcuni il carattere 洪 (Hung) in 洪門 (Hung Mun) potrebbe derivare dal nome del suo Fondatore, il quale, incidentalmente, potrebbe essere fondatore dell'Hung Ga, perché questo ultimo apparteneva a questa setta! Si tratta di Hung Hei Gung. Per completezza, è d'uopo riportare l'ipotesi del Gran Maestro Leung Ting, secondo il quale la setta Hung Mun creò la leggenda dell'incendio del Monastero solamente per riconoscersi tra adepti, dal momento che nel Canton, alla domanda "Da dove vieni?" nessuno avrebbe mai risposto "Vengo dal Monastero di Siu Lam", che era geograficamente molto lontano per non dire irraggiungibile, a meno che fosse un adepto, istruito sulla "storiella". Ma una spia priva di questi "riferimenti culturali" sarebbe stata smascherata...

mercoledì 22 giugno 2011

Storia del 永春拳: facciamo il punto (Terza Parte)

Continua l'affascinante ricerca condotta da Pasquale Mazzotta, dopo l'introduzione e la seconda parte. Buona lettura!

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C’è da far notare la forte similitudine che collega la storia di Yim Wing Chun con quella di Fong Qi Niang, settima figlia di Fong Chung, la (forse) altrettanto mitica (o forse no, visto che il suo nome e il suo essere insegnante di Gru Bianca della Contea di Wing Chun insieme a suo marito è registrato negli archivi governativi della Contea stessa...) fondatrice (partendo dal sistema di Siu Lam dei 18 Lohan, i Discepoli di Buddha) del sistema di Gru Bianca della Contea di Wing Chun (questo stile pare sia stato in seguito incorporato nel Ng Cho Kuen, o Boxe dei Cinque Antenati), di cui si fa menzione persino nel Bubishi, la bibbia del Karate di Okinawa: probabilmente questa storia fu mutuata per permettere al clan del Wing Chun di risalire alle sue origini e, secondo fonti vicine a questa, Ng Mui sarebbe stata la quarta generazione dello stile della Gru Bianca, colei che ammodernò il sistema raffinandolo attraverso l’uso del 勁 - Ging - morbido, colei che insegnò questo stile a Miu Shin, la quale lo fuse con il suo Pugno del Serpente, dando i natali a quello che è oggi conosciuto come 永春拳. Ma di Ng Mui/Fong Qi Niang, come di Yim Wing Chun e Miu Shin non abbiamo alcuna prova storica. E’ altresì vero che molti stili di 永春 - forse un po' troppi per essere plausibili - nel Sud Est asiatico si richiamano a Ng Mui (Scuola Ng Mui a Singapore e in Malesia, Ng Mui Fa Kuen nel Fukien...entrambi simili al 白鶴永春 - Wing Chun Bak Hok -; ancora lo Ng Ying Kuen, sottostile dell’Hung Kuen) e a Fong Qi Niang (l’Hakutsuru Ken di Okinawa e altri stili sempre nella zona della Malesia, Singapore, Taiwan e così via).

Aggiungiamo che era proibito ad una monaca vivere e allenarsi in un ambiente maschile come Shaolin dove vigeva le legge del celibato; era proibito viverci per lo scampato Prete Taoista Pak Mei (anche se allenarsi nello Shaolin non vuol dire vivere nel Tempio, tanto più se dire di provenire da Shaolin era, a detta di alcuni como vedremo, solo un codice per capire gli orientamenti politici. . . ).

Infine la leggenda vuole che durante il suo rifugio Ng Mui abbia conosciuto Yim Yee, proprietario del negozio dove lei faceva i suoi acquisti (anche lui precedentemente Allievo, secondo alcuni, del tempio di Shàolín) e la figlia Yim Wing Chun (Segreto Canto della Primavera). La bellezza della ragazza attirava, però, l’attenzione di un malvivente locale di nome “Tigre” Wong, che voleva ad ogni costo sposare la fanciulla, al punto tale di terrorizzare sia lei che il padre (vale a questo punto la pena di far notare che in altri lineage si tramanda la leggenda del combattimento tra 至善 (Ji Sihn) e  “Tigre” Wong, il quale voleva estorcere denaro all’Opera in cambio di “protezione”). 

Ne parlarono a Ng Mui, che nel frattempo era diventata una loro amica. La Monaca decise quindi di insegnare alla giovane le sue tecniche di lotta, affinché fosse in grado di difendersi. Yim Wing Chun si allenò duramente, giorno e notte, fino a quando non si sentì pronta ad affrontare Wong in un combattimento, dal successo del quale sarebbe dipesa la sua libertà. Così fu e Ng Mui poté continuare ad insegnare alla bella Yim Wing Chun le varie tecniche e, percependo la grandezza della sua Allieva, secondo una delle versioni della leggenda, decise di dare il suo nome a quel metodo che si andava sempre più delineando (secondo alcuni è qui che si comincia a distinguere il 詠春 di Ng Mui dal 永春 di Ji Sihn). Ma la domanda da porsi è: perchè una Monaca sfuggita alla morte avrebbe poi dovuto insegnare il più avanzato metodo di combattimento allora concepito a una giovane ragazza con problemi romantici e per giunta senza collegamenti con la rivoluzione?. Questa cosa infatti avrebbe messo a rischio la vita di Yim Wing Chun e avrebbe portato la morte a lei e ai membri della famiglia per mano degli Ufficiali Qing. In effetti Yim Wing Chun e suo padre Yim Yee, viventi ai piedi del monte Tai Leung, erano probabilmente anch'essi nelle fila dell'洪門 - Hung Mun -.

Yim Wing Chun fu sfidata da molti Maestri, ma nessuno mai riuscì a sconfiggerla, al punto che lei stessa giurò che avrebbe sposato chi sarebbe stato capace di batterla. Un giorno si presentò a lei 梁博儔 - Leung Bok Chau -, che aveva appreso il 功夫 - Gōng Fu - dall’Abate Ji Sihn, si innamorò di lui e in un combattimento finse di essere facilmente sconfitta, così da poterlo sposare. Seguendo altre versioni della leggenda, Yim Wing Chun sposò Leung Bok Chau, originario del Canton e mercante di sale, una merce molto rara tra le montagne cinesi, in seguito a un accordo tra famiglie risalente alla sua infanzia nel Fukien.

Dopo il matrimonio la ragazza rivelò la verità su Ng Mui al marito e lo sconfisse in combattimento, mostrandogli la grandezza dello stile di Ng Mui. Leung Bok Chau fu sorpreso dalla grandezza dello stile, volle che la moglie gli insegnasse le varie tecniche che insieme perfezionarono ed ampliarono. Leung Bok Chau introdusse nello stile l’uso delle armi, il Bastone Lungo dai Sei Punti e Mezzo (Luk Dim Boon) ed i Coltelli a Farfalla - 蝴蝶刀 (Wu Dip Dou) - (dal quale sarà presa la forma 八斬刀 - Baat Jaam Dou -), che aveva appreso dal suo maestro Ji Shin.

Quando Leung Bok Chau insegnò in seguito lo stile al parente Leung Lan Kwai, di Fatshan, lo chiamò col nome della moglie (ma per quanto si sa potrebbe esserci stato anche un errore di trascrizione, scrivendo ad esempio 詠 al posto di 永…). Gli insegnamenti furono poi trasmessi a Wong Wah Bo, da lui a Leung Yee Tei e da questo a Leung Jan che portò lo stile alla sua massima perfezione, in particolar modo lavorando la forma Biu Ji. Da lui a Chan Wah Shun, che ebbe solo cinque studenti: Ng Siu Lo, Ng Chung So, Chan Yu Min, Lui Yu Jai e Ip Man.

martedì 21 giugno 2011

Storia del 永春拳: facciamo il punto (Seconda Parte)

Continua l'affascinante ricerca condotta da Pasquale Mazzotta, dopo l'introduzione. Buona lettura!

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La tradizione affida la nascita del 永春拳 all'opera della monaca buddhista 五梅大師 - Hng Muih Daaih Si - (Monaca Anziana dei Cinuqe petali di Pruno), probabilmente chiamata così in riferimento ai leggendari Cinque Antenati (in realtà il numero sarà stato alquanto diverso) scampati alla distruzione del Tempio nel Fukien. Ip Man fa riferimento al Tempio sul Sung Shan, nello Henan, forse erroneamente, ma potrebbe essere nel giusto, se accettassimo l’ipotesi di “Taan Sau” Cheung Ng. Si potrebbe trattare di un omaggio ad un concetto fondamentale legato al metodo dei passi utilizzato nello stile della Gru Bianca della Contea di 永春 - Wing Chun - così come nel Wing Chun di Shàolín

Alcuni ritengono di aver individuato la figura di Ng Mui nella quarta figlia del Generale Ming, Lui Sei Leung. Di fatto non si può dire se sia veramente esistita una monaca con questo nome, ma personalmente ne dubito, riscontrando in questo nome più che altro un valore simbolico. Al più si potrebbe credere che fosse il nome di una confraternita di Shàolín (in realtà questo ragionamento vale per molti personaggi compresi i famosi Cinque Antenati, della cui esistenza si iniziò a parlare nel periodo di occupazione manciù, quando il popolo cinese aveva bisogno di credere in eroi leggendari per mantenere la speranza, la fiducia e la voglia di lottare), o il nome buddhista di un monaco. 

Questa deduzione mi sembra anche avvalorata dal fatto che prima allieva di questa monaca sarebbe stata 春- Yim Wing Chun - (il Segreto Canto della Primavera o Segreto del racconto poetico della Primavera, dove 春 - Cantare la Primavera - significa combattere per il ritorno della Dinastia Ming al potere, mentre la parola - 嚴 - Segreto fa riferimento alla natura segreta delle attività sovversive e alla segretezza delle tecniche di combattimento che si praticavano nella 永春堂 - Wing Chun Tong -, la Sala dell'Eterna Primavera, il luogo d'allenamento interna al Monastero ormai bruciato; da notare che secondo alcuni non esistette mai nel Tempio di Song Shan, nel Nord, una sala con questo nome, che sembrerebbe dunque riferirsi ad un altro Tempio, quello mitico nel Fukien).

Fu comunque nella quarta generazione del 红花义詠 - Hung Fa Yi Wing Chun - (derivante da Cheung Ng* e da quanto fu in seguito trasmesso sulle 红船 - Hung Syun- Giunche Rosse) che si cominciò a trasmettere il mito di Ng Mui, sopravvissuta all'incendio di Shàolín, e di Yim Wing Chun, sua giovane apprendista. Probabilmente tutto quello che si racconta nella leggenda (cosi come tramandata dallo stesso Iip Man) ha un valore simbolico. D'altra parte, dice la leggenda, durante la fuga, a seguito dell'incendio dal Monastero di Siu Lam, la Monaca si sarebbe rifugiata presso il 白鶴寺 - Bak Hok Ji -, Tempio della Gru Bianca (il quale dovrebbe essere tendenzialmente taoista, per quanto può valere in un'epoca in cui la libertà nella ricerca spirituale era prassi comune, ammesso che di questo si parli) sulla montagna Tai Leung Shan (all'epoca chiamata anche Chai Ha), collocata alla frontiera tra le province Szechwan e Yunnan, nella provincia del Guangdong.

Potrebbe essere importante in questa sede far notare che quest'area è abbastanza interna rispetto al mare della Cina del Sud. E' anche interessante notare al riguardo l'assonanza di Chai Ha, con il มวยไทยไชยา - Muay Thai Chaiya -, uno stile di boxe thailandese di origine cinese, molto diverso dallo stile tipico siamese e proveniente, secondo Leung Ting, proprio da questa zona. In effetti ci sono state delle migrazioni dallla Cina verso Vietnam, Cambogia, Malesia, Indonesia e Siam; in alcuni di questi Paesi ci sono dichiaratamente degli stili di 永春, ma la cosa pare non trovi riscontro presso i Maestri thailandesi. Ironico comunque il fatto che il Muay Chaiya sia scarsamente tenuto in considerazione in Thailandia, dato che i suoi praticanti, differentemente da tutti gli altri marzialisti thailandesi, non partecipano alle competizioni ufficiali e il fatto che sia preservato solo come tesoro d'interesse storico nazionale.

Tornando alla nostra storia, il 永春 doveva consistere, secondo alcuni, solo di 小念頭 - Siu Nim Tau - (o di 大念頭 -  Daai Nim Tau - o di 永春拳 - Wing Chun Kuen -?) o, forse, non conteneva neppure forme strutturate, ma semplicemente applicazioni basilari ed efficaci, un po' di Chi Sau e una versione primitiva dei doppi coltelli a farfalla (bisogna sempre tenere presente che in un monastero buddhista poteva essere fuori luogo l’insegnamento di tecniche con armi da taglio, ma non è escluso).

Ad ogni modo, secondo la leggenda, ispirata dall’aver assistito ad una lotta tra una Gru e un Serpente ** (la flessuosità e l'avvilupamento che operano le braccia a guisa di serpenti, nonché gli scatti della mano a testa di Serpente, l’equilibrio, l’eleganza e la capacità di deflettere gli attacchi con le ali della Gru), elaborò uno stile morbido, preferendo le doti 陰 - Yīn - di leggerezza, agilità e velocità alla forza ed alla prestanza fisica, con l’obiettivo primario di restituire all’avversario l’energia assorbita nell’attacco: “Se l’avversario attacca, appiccicarsi e assorbire la sua forza per neutralizzare il suo colpo; se l’opponente si ritira, restare appiccicati per inseguire e contrattaccare”. Operò dunque una semplificazione del sistema del Tempio di Shàolín, rendendolo più essenziale ed efficace, ponendo enfasi anche sullo studio della sensibilità tattile e non solo sull’uso della vista, nonché, sembrerebbe, adattandolo alle caratteristiche della donna, più debole e fragile di un uomo. Con questo nuovo stile, persone più deboli potevano tranquillamente neutralizzare anche forti rappresentanti delle Scuole più antiche, “…il molle e il debole vincono il duro e il forte…”.

* Cheung Ng (Zhang Wu) viene chiamato anche Cheung Hin (Zhang Xin). Si tratta dell'unica figura storicamente verificabile (che si trova nelle storie dell'Opera cantonese e di Foshan) associata con i miti della creazione del Wing Chun Kuen. Sappiamo solo che è venuto dal Nord della Cina, ma non da dove, perché ogni Famiglia ne ha tramandata una diversa tradizione. In gioventù partecipò all'Opera di Pechino come cantante e come attore nelle scene marziali (anche nei racconti di Pan Nam, uno dei Maestri della "Kwan Si Opera Company"). La maggior parte dei racconti sulle sue abilità marziali ne fanno un mediocre artista di Siu Lam, praticante di un misto di Kam Gan Jeung (Il Palmo di Buddha), Tong Long Kuen (Lo stile della Mantide), Tai Gik Kuen (Taijiquan) e Ying Jow Pai (Sistema dell'Artiglio dell'Aquila), Allievo di un discepolo della ventiduesima generazione di Shaoli, Yat Chum. In alcuni racconti il suo siprannome è Tan Sao, in riferimento al suo braccio sinistro, poliomelitico, colpito da una parziale paralisi. In altri è detto Tan Sao Ng, per la sua abilità nella tecnica del Tan Sao. Organizzò l'Opera delle Giunche Rosse, dando vita all'Associazione Hung Fa Wui Goon (Hong Hua Hui Guan, l'Unione dei Fiori Rossi) o King Fa Wui Goon (Qiang Hua Hui Guan, l'Unione del Prezioso Fiore di Giada).

** Per altri , tra cui Leung Ting, tra una Gru ed una Volpe o una Scimmia

domenica 19 giugno 2011

Camminare e Dislocarsi

Pubblico con il consueto piacere questo intervento di Fabio Rossetti, che ci dà sempre spunti di riflessione e proposte per vedere il nostro sistema da un altro punto di vista. Grazie, caro, e buona lettura a tutti voi!

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Un elemento fondamentale nella pratica è quello di dislocarsi nello spazio, sia non camminando che camminando. Per fare ciò al meglio occorre realizzare dentro la mobilità, che fondendosi insieme con la stabilità crea realmente quel radicamento dinamico, consistente nell’essere centrati e coscienti in modo tale che, mentre ci si muove, in ogni senso, l’energia fluisce di continuo mentre ci adattiamo, essendo in grado quindi di esprimerla come vogliamo. Siamo contemporaneamente stabili ed in grado di muoverci, a prescindere dalle posizioni prese nello spazio tempo. Ricordo ulteriormente che muoversi non è disperdersi ed essere stabili non significa essere rigidi

Mentre camminiamo i movimenti lavorano insieme e noi non perdiamo l’equilibrio. Di norma le persone disperdono molta energia, camminano scorrettamente, irrigidiscono il corpo e non si accorgono degli squilibri. Ciò sfugge a moltissimi ma non a occhi attenti. Questo è palese quando ad esempio ci addestriamo, oppure vedere chi corre in ambienti non lineari, oppure quando facciamo movimenti nuovi rispetto alle abitudini. Basta uscire fuori dallo schema reimpostato anche solo aumentando l’energia dei movimenti, e tutto diventa più chiaro perché si esaspera

Si parte quindi nel lavoro basilare, cioè camminare, il nostro aspetto di movimento naturale. Rilassarsi, essere coscienti del corpo, stare in piedi e camminare.

Il lavoro sul rilassamento, i motti del chi kung, la respirazione: tutto, essendone coscienti, ci apre le porte per la pratica del camminare: ricordo che si combatte adattandosi, il che significa colpire mentre ci dislochiamo continuamente nello spazio per essere bersagli difficili mantenendo il puntamento verso l’asse centrale dell’avversario.

La nostra base si amplia e il camminare è un’applicazione di tutto quello fatto in precedenza; a sua volta sarà la base per gli strumenti successivi, cioè le tecniche, dove il tutto sarà arricchito di geometria e principi tattici di applicazione geometrica, comportamentale etc…

Nel camminare percepiremo l’energia ed il suo scorrere in un modo diverso e vario: energia elastica lineare, energia circolare, spirale. Percepiremo altri messaggi corporei, che il corpo invia quando si disloca, poiché le sue attività aumentano di intensità. 

Notiamo come si prende coscienza dell’energia, del come espanderla e concentrarla, del come si genera internamente e arriva anche dall’esterno, di come vi è simultaneità nello scambio interno esterno senza ostacoli, di come tutto si armonizza : tutto tende all’equilibrio e il corpo è lo strumento di azione che noi abbiamo sul piano fisico, il quale è fatto per tendere e mantenere l’equilibrio. Nel combattimento ci si adatta e si impara ad adattarsi, per non perderlo o comunque porsi nelle condizioni di recuperare immediatamente, qualora se ne abbia la possibilità.

E’ necessario uscire fuori dagli schemi precedenti facendo un percorso di ricerca, ove il vivere quello che si fa tende a svelare ciò che in noi è naturale e nell’Arte Marziale è spiegato con dei codici,quali le forme, gli esercizi tradizionali ed i principi, per fare un esempio.

Così facendo si creano degli schemi nuovi in modo tale che essi siano perfettamente funzionali ed efficienti: cancellare a livello istintivo il precedente sostituendolo con il nuovo, prendendo come esempio l’armonia del simbolo del Tao, accettato e riconosciuto nella Tradizione Cinese e le sue Arti. Questo perché per combattere si reagisce e comunque uno combatte come è. Il nostro corpo lo stiamo semplicemente rieducando con coscienza

Notiamo nel camminare le seguenti cose: camminando rilassati, attenti, respiriamo normalmente; portiamo attenzione a come muoviamo energia ed interagiamo con quella esterna al nostro corpo; seguiamo uno schema naturale che lavora su opposti: gamba sinistra-braccio destro e viceversa. Il busto si torce in un verso ed il bacino nel verso opposto. Si creano naturalmente dei movimenti di contro rotazione, in breve energia spirale, dati dai movimenti circolari e lineari interni che si riflettono all’esterno attraverso quello che facciamo sempre. Direzioniamo comunque il corpo per andare in una direzione, l’uso inconscio dell’intenzione, il quale, attraverso dei movimenti istintuali meccanici, si adatta continuamente anche senza che ce ne accorgiamo: rimanere in piedi stando equilibrati, allungare o accorciare il passo, andare più lenti o veloci, bilanciarsi se trasportiamo pesi o se qualche parte del corpo è dolente, e così via. Attraverso l’attenzione cosciente si scopre il corpo ed il suo modo di muoversi, come l’energia si trasmette, si propaga, si direziona, come camminiamo, i modi di camminare se siamo tranquilli, impauriti, sotto adrenalina, e altro che si può vivere con un’attenta e cosciente sperimentazione: coscienza del e nel camminare, utilizzando i propri sensi e l’attenzione, essendo attivi nella ricettività e ricettivi nell’attività.
Da ciò scaturisce che le tecniche sono i nostri movimenti naturali, adattati tatticamente perchè servono ad uno scopo, unendo geometria ed energia in un armonico ed efficiente modo per attuarlo e renderlo pratico. Più un movimento è naturale, più è semplice ed efficace. In realtà la ricerca marziale, descritta nelle varie tradizioni provenienti da ogni angolo del pianeta, si basa sulle stesse identiche cose. Tracciare la storia delle arti marziali è viaggiare in un universo fluido e ricco di contraddizioni, leggende, miti, realtà storiche ed inventate. Se ci si mantiene in superficie arrivano milioni di informazioni e non si raggiunge nulla; l’unico modo è quello di andare a fondo cercando l’unità che le collega. Questa unità è evidente e chiara ma non viene vista.
Un esempio è il camminare, il rilassamento, lo scorrere dell’energia, le forme e altro ancora.
Buona passeggiata…

sabato 18 giugno 2011

Storia del 永春拳: facciamo il punto (Prima Parte)

Invito tutti voi a leggere questo interessantissimo contributo di Pasquale Mazzotta, che ha tirato un po' di conclusioni sulla storia del  永春拳, alla luce delle ricerche prese a prestito un po' ovunque, ormai. Stiamo cercando di capire qualcosa di più su questo appassionante sistema di combattimento, anche se, è d'uopo ammetterlo, la trama è parecchio intricata e parecchie persone la utilizzano per costruirci imperi commerciali. Poiché a noi interessa solo la ricostruzione storica, in questo frangente, vi proponiamo lo scritto che segue, nella speranza di leggere i contributi di tutti gli appassionati ed intavolare un dibattito serio e sereno. Ringrazio il Fratello per aver fatto questo enorme lavoro, io ho solo contribuito mettendo mano agli ideogrammi, ai nomi ed alla limatura. Ricordo a tutti che i termini sono traslitterati in Cantonese, quando non specificato. Buona lettura!

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La leggenda colloca le radici del 功夫 - Gōng Fu - nel monastero buddhista di 少林 - Siu Lam o Shàolín -, che sorgeva nella zona centrale della Cina, nella provincia di Henan, sul monte Sung Shan. Il monastero fu fondato nel 477 d.C. da un prete buddhista, proveniente dall’India (ma forse sarebbe più esatto dire dalla Persia), di nome Bodhidarma, detto anche Da Mo (cinese) o Daruma (giapponese), con lo scopo di dare nuova linfa al buddhismo - ormai dottrinario e vuoto della Cina, basato unicamente sull’esteriorità della parola del Buddha e sui ragionamenti - e di insegnare la Via del Risveglio attraverso un diverso modo di vivere la vita con spontaneità e immediatezza nel qui ed ora.

Secondo alcuni il monastero era destinato a centro per i monaci indiani venuti ad aiutare gli studiosi cinesi a tradurre dal sanscrito i testi sacri del buddhismo; bisogna anche dire che secondo molti Bodhidarma non scosse più di tanto il cammino di chi lo incrociò, tranne forse quello del Patriarca successivo, Huike, che si narra si sia tagliato un braccio per offrirlo a Bodhidarma come segno della sua determinazione nel voler percorrere la Via.

Comunque sia, sebbene il monastero si ergesse in un’area isolata, i monaci, anche al fine di difendersi dalle aggressioni esterne, oltre a pregare e a meditare si esercitavano nel combattimento con o senza l’uso di armi; il che non vuol dire che le Arti Marziali Cinesi siano nate con la costruzione del tempio di Shàolín, rispondendo alle esigenze di sicurezza dell’uomo dell’epoca, non solo in Cina e non solo a Shàolín.

Il tempio di Shàolín sorgeva ai piedi di una grande foresta, immerso nella natura, il che portava i monaci a contatto con gli animali selvatici, traendo ispirazione dai quali diedero vita ad una sorta di ginnastica che poteva avere anche una valenza marziale, nell’imitazione di movimenti di attacco e difesa di questi animali stessi e delle loro “vitalità di base”. Dunque i monaci alternavano l’esercizio fisico a lunghe sedute di meditazione. Inoltre, nel tempo ottennero anche l’appoggio delle varie dinastie regnanti che si alternavano al potere. Vediamo un po' di storia.

Nel 1644 la Famiglia dei 滿族 (Muhn Juhk) della Manciuria, nel Nordest della Cina, rovesciò la dinastia Ming - 明朝 (Mihng Chiuh) -. Da allora, fino al 1912, fu in vita la dinastia Ching - 清朝 (Ching Chiuh) -. Nel 1662 l'Imperatore dei Manchu 康熙 (Hong Hei) ordinò "la più grande pulizia" del Sud della Cina, dove avevano vissuto le ultime sacche di resistenza che avevano continuato a combattere per 18 anni dalla caduta della dinastia Ming. L'ultimo capo ribelle che riuscì a radunare sotto il suo comando i nobili della passata dinastia, parte dei monaci ed i cittadini comuni fu il generale 國姓爺 (Gwok Sing Yeh). Questi gruppi di persone operarono sia come eserciti regolari sia come cellule di resistenza, sotto nomi come 天地會 (Tin Deih Wui) - Società del Cielo e della Terra -, 三合會 (Saam Hap Wui) - Società delle Tre Armonie - e 洪門 (Hung Mun) - Cancello Potente -.

L'Imperatore 康熙 piegò la rivolta, massacrando religiosi e militari, ma salvando la vita ai cittadini comuni. 南少林寺 (Naahm Siu Lahm Jih) fu distrutto, in quanto diede rifugio ai leader delle società segrete ed alle loro organizzazioni, i membri delle quali furono perseguiti, esiliati e, per lo più, uccisi. Dopo il rogo del Tempio, tutti quelli che praticavano o insegnavano sistemi di combattimento provenienti dallo stesso luogo sacro furono uccisi o imprigionati. I sopravvissuti cambiarono identità e nomi personali, nonché quelli delle proprie Arti Marziali, continuando a trasmettere i propri sistemi celandoli sotto diversi nomi.

Dopo aver dato un minimo di cognizioni di partenza, facciamo chiarezza. Tenendo presente che non esistono dati certi e non tutto è documentabile si può dire che il 永春拳 - Weng Chun Kuen - (che conta in sé innumerevoli varianti) nasce (almeno ufficialmente) a Shàolín intorno alla metà del 1600, ma non è possibile che non si studiasse già prima tutta una serie di esercizi che poi confluirono in questo sistema. Possiamo forse dire che man mano assunse una sua identità sempre più precisa e vicina a quello che oggi noi intendiamo per 永春拳. Nonostante questo, si può pensare che ad un occhio esperto anche il 永春 di oggi non può del tutto celare la sua parentela con lo 少林拳 - Shàolín Quàn -. 

Come dicevamo, la leggenda narra che alcuni Monaci riuscirono a scappare e si dispersero in varie zone, dopo il rogo del 南少林寺 (Naahm Siu Lahm Jih) - il Tempio di Siu Lam del Sud -, tra questi l’Abate 至善禪師 - Ji Sihn Sim Si - (Maestro dell'Estrema Compassione o "Più Grande Maestro di Meditazione", il quale era esperto nell’uso del bastone lungo e nella Via della Tigre, l’Abate 白眉道人 - Baahk Meih Douh Yahn  - (Taoista dalle Sopracciglia Bianche), esperto dello stile del Dragone, uno stile a ponte corto, il Maestro 馮道德 - Fuhng Douh Dak - (Taoista dalla Posizione Veloce), pare fosse esperto nello stile del Serpente, la Monaca 苗顯 - Miuh Hin - (difficile da tradurre, forse un Giovane della minoranza etnica Miao o "Mostrare una Pianta Giovane"), esperta di Leopardo, uno stile veloce e aggressivo, e la Badessa monaca buddhista 五梅大師 - Hng Muih Daaih Si - (Monaca Anziana dei Cinuqe petali di Pruno), esperta degli stili della Gru e del Serpente; essi saranno ricordati come 少林五祖 - Siu Lahm Hng Jou -, Cinque Antenati di Siu Lam.

venerdì 17 giugno 2011

[Video] Il lineage Pan Nam

Grazie ad un caro amico fraterno, da oggi potete vedere su YouTube questo interessante video sul lineage di Wing Chun Pan Nam. Forme, applicazioni, esercizi, un po' di tutto per farsi un'idea su cosa differenzia questa Famiglia dalle altre. Buona visione e grazie al fraterno amico h2owc per averlo pubblicato.

martedì 14 giugno 2011

Conferenza nazionale sul Wing Chun

Parlando con alcuni Maestri di Wing Chun di diversa provenienza tecnica e geografica, è venuta fuori una proposta di cui mi faccio promotore, in quanto ritengo possa essere utile per permetterci di capire a che punto siamo con quest'Arte Marziale, in Italia. Nel mese di novembre, in data da decidere assieme, vorrei indire una Conferenza nazionale sul Wing Chun Kuen, a Roma, per permettere a tutti i Maestri che ne avranno voglia di esibirsi e condividere la passione per questo stile. 

Mi faccio promotore dell'evento, che sarà limitato alla presentazione delle 6 forme canoniche (Siu Nihm Tauh, Chahm Kiu, Biu Ji, Muk Yan Jong, Luk Dim Boon Kwan, Baat Jaam Dou) e/o alle eventuali altre specifiche di ogni lineage - Weng Chun Kuen, Saam Baai Fut, Wu Dip Dao, manichino del palo, tripodal dummy, forma dei pugni, iron palm, etc. -. Come primo evento sarebbe bene non inserire competizioni di alcun genere, per aver modo di poter lavorare in pace e con serenità.

Direi che ogni Maestro potrebbe avere anche un'ora di lezione da svolgere, spiengando concetti, mostrando nuove teorie, mostrando aspetti di forme o tecnico o quant'altro. Le forme saranno una presentazione di base della Famiglia di appartenza, per permettere ai partecipanti di vedere quanto sia bello e vario il mondo del Wing Chun, con le sue decine di interpretazioni. Penso che l'invito vada esteso a tutti i Maestri, senza alcuna distinzione, purché vengano in buona fede e privi di intenzioni bellicose.

Penso che il modo migliore per dare giusto peso a tutti sia quello di rispettare i tempi che ci daremo. Se vi venisse in mente qualcosa, non abbiate paura, scrivetemi pure qui, via mail, su Facebook o altrove, sarò a vostra disposizione per aggiornare tutti i praticanti di Wing Chun in Italia sull'evento. Penso che sia una buona occasione per risollevare le sorti di questa disciplina, non perdiamola.

lunedì 13 giugno 2011

六點半棍 - Sparring con il palo lungo?

Una sessione di sparring con un palo lungo molto leggero, ma protezioni abbastanza efficaci. Che ne dite? Si tratta di un video del 1988, appena caricato da due amici su YouTube. Parliamone.

lunedì 6 giugno 2011

Il Gran Maestro Moy Yat (梅逸)

Il Gran Maestro Moy Yat (梅逸) (28 giugno 1938 - 23 gennaio 2001) è a tutti gli effetti uno degli Allievi del GGM Ip Man ad aver riscosso meno successo in termini di notorietà, secondo me, eppure non è uno dei peggiori, a ben vedere. Artista marziale molto serio, pittore ed altro, dal 1957 fino alla morte del suo Maestro è stato allievo del GGM Ip Man. Sin dal 1962 insegnò il Wing Chun.

Dopo la morte del Maestro, si trasferì a New York City ed insegnò la nostra amata disciplina fino agli ultimi giorni di vita. Ha scritto anche alcuni interessantissimi libri sul Wing Chun: 108 Muk Yan Jong, Ving Tsun Kuen Kuit, Una leggenda del Maestro di Kung Fu, Manichino: uno strumento per il Kung Fu, Trilogia del Ving Tsun e Luk Dim Poon Kwan

A questo link trovate gran parte del materiale presente su internet: http://www.kungfu-videos.com/Moy_Yat.html, sia gratuito che a pagamento. Oltre a questo, potete vedere i pochissimi video su YouTube, che vi posto di seguito. Al di là delle qualità tecniche, vi invito ad osservare con cura le differenze stilistiche del Wing Chun di Hong Kong, rispetto a quello che si è diffuso nella Cina continentale. 

Non ho mai avuto il piacere e l'onore di praticare con uno Studente del lineage Moy Yat, ma mi piacerebbe molto, per comprendere appieno questa linea di sviluppo del sistema.  Non so se esistano in Italia, ma penso che almeno a Roma non ce ne siano. Se qualcuno fosse interessato ad un incontro, ne sarei felicissimo e me ne farei promotore. Onore al Gran Maestro Moy Yat!

Chum Kiu


Biu Ji


Il GM spiega la Biu Ji ad un allievo



Il Gran Maestro discute delle posizioni delle mani del sistema



Muk Yan Jong

sabato 4 giugno 2011

有形打形, 無形追影 - Yau Yihng Da Yihng Mouh Yihng Jeui Ying

Un concetto che mi è particolarmente caro è quello di colpire la forma, di attaccare l'asse portante dell'avversario ovvero il suo schema motorio. Lo dico spesso ai miei ragazzi, perché dobbiamo imparare a prendere il controllo della forma altrui, nascondendo la nostra o assumendone continuamente diverse. Ricordate quando qualcuno diceva d'esser lottatori con gli striker, striker con i lottatori? Ecco, più o meno faccio riferimento a questo concetto.

Gli amici cinesi usano un motto molto semplice, pienamente inserito nell'Arte Marziale Tradizionale Wing Chun Kyuhn:Yau Yihng Da Yihng . Si tratta della traslitterazione cantonese degli ideogrammi 有形打形. Vediamoli.

形 [xíng], lo conosciamo bene, è la 'forma', il 'corpo' stesso di una persona.

有 [yǒu] significa 'avere', 'esserci', 'esistere'.

打 [dǎ], conosciuto sin dai primi giorni di pratica, significa 'colpo' o 'colpire'.

Una buona traduzione, secondo me, può essere: "se vedi la forma, colpiscila". Con questa breve massima intendiamo suggerire a tutti i praticanti di focalizzare l'attenzione sulla propria forma e su quella dell'avversario, cercando sempre di capire i suoi schemi motori, per prevenire le azioni di scontro che si andranno a verificare. Per questo il "grado" più elevato nei sistemi di Wing Chun è solitamente detto 無形 - Mouh Yihng - o, come piace scrivere a SiJo Leung Ting, formless.

L'imprevedibilità dovrebbe essere uno dei principali elementi di un praticante avanzato di questo sistema. Purtroppo l'estrema categorizzazione e schematizzazione occidentale non ha permesso la conservazione di questo principio cardine del combattimento. Sarà cura delle generazioni presenti e future riportarlo in auge. Ci proveremo.

La seconda parte del motto, che proviene sempre dalla tradizione del Tempio di Siu Lam del Sud recita: 無形追 - Mouh  Yihng  Jeui Ying -. 無 [wú] significa 'senza'. 追 [zhuī] significa 'cercare'. [yǐng] significa 'ombra', se ben ricordate (i calci senza ombra, Mouh Ying Geuk). Che cosa fare, quindi, quando non si riesce a vedere la forma? Bisogna cercare l'ombra, attraverso la quale saremo capaci di trovare la forma stessa, che dà origine all'ombra!

Adesso, per concludere, provate a pensare a tutte le volte che parliamo di shadow boxing, di boxare con l'ombra. Si tratta di un allenamento comune a quasi tutte le discipline che conosco, ma avete mai immaginato di combattere contro se stessi, proprio quando c'è un'ombra, quando, quindi, si riesce a percepire la forma che si ha davanti? Pare un discorso contorto, ma potrebbe far riflettere qualcuno.

有形打形, 無形追
Yau Yihng Da Yihng , Mouh Yihng Jeui Ying
Se vedi la forma, colpisci la forma. Se non c'è forma, insegui/cerca l'ombra.

mercoledì 1 giugno 2011

Un anno all'Aurelio S. G.

Ieri si è conclusa la prima stagione di allenamenti all'Aurelio S. G. di via Boccea 360. Posso assicurarvi che è stato un anno davvero difficile, perché moltissimi si sono dovuti allontanare per via di problemi personali e questo mi è dispiaciuto davvero, perché il senso di comunità che si era venuto a creare mi era davvero piaciuto. Per fortuna, alla fine, sono rimaste quella decina di persone che tra mille peripezìe sono riuscite a frequentare stabilmente e con una certa continuità il corso.

Ringrazio tutti i Fratellini che si sono avvicinati al Wing Chun, anche se per breve tempo, come Valerio Papi, Giacomo Simonin, Tommaso Pucci e Paolo Campia. Mi dispiace che ragazzi promettenti come Tommaso abbiano dovuto lasciare il corso per via della lontananza, è davvero un peccato perdere persone in gamba così! Stesso dicasi per il buon Paolo, che sta passando momenti brutti, ma che spero di rivedere in sala, caparbio come sempre, a settembre! Peccato anche per la fuga in corsa di Andrea De Luca, perché aveva una buona botta di destro, ma ha sprecato una buona occasione per crescere per una sciocchezza...chissà che non torni a settembre anche lui!

Un abbraccio particolare va al buon Alessandro Franchi, che ha potuto frequentare per poco tempo, per via degli impegni familiari, i quali, giustamente, vengono prima di tutto. Come non menzionare il nostro "vecchietto", Domenico Di Vito, con più di trent'anni di Gōng Fu alle spalle, costretto a lasciare per acciacchi vari. Uno dei ragazzi più promettenti, Jacopo Fazioli, ha dovuto abbandonare il corso per via di un problema pregresso al gomito, che non gli ha permesso di dedicarsi ancora al nostro stile di famiglia, causando una perdita importantissima per tutta la comunità dell'Aurelio S. G. Speriamo di rivederlo presto in sala con noi!

Che dire, poi di Fulvio Baldazzi? Nella speranza di vederlo insieme agli altri anche nella palestra della Romanina, non possiamo che spronarlo tutti insieme affinché metta sempre più dedizione nello studio del Wing Chun Kuen, perché ha delle buone capacità ed ha la passione negli occhi! Forza, Fulvio, dacci dentro, barra a dritta! 

Infine non posso non ringraziare i miei fidi 徒弟 - ToDai -, Daniele Diaco, Alessandro Ferrari, Alessandro Franchina, Marco La Valle, Matteo Menghini ed Emanuele Sottili, con i quali si è stabilito un rapporto che va al di là di quello Allievo-Maestro. Vi voglio bene, Fratelli! A parte quelli di voi che seguiranno gli allenamenti a via Gasperina, sarà bene che continuiate a lavorare duramente, altrimenti i risultati ottenuti andranno in fumo. Per farvi una panoramica di tutto quello che abbiamo fatto, vi ricordo brevemente gli argomenti trattati quest'anno.
Una menzione particolare va al mio Amico, Allievo e Fratello Guido Mazzotta, che avrebbe dovuto guidare gli allenamenti insieme a me, ma e' stato costretto a trasferirsi altrove, lasciando un vuoto incolmabile nella nostra comunita'! Siamo fiduciosi, tuttavia, di un suo futuro rientro o almeno questa e' la nostra speranza. Ci manchi, Guido!
- 步法 - Bou Faat (o Footwork): dai passi di base (mezzo passo, passo a V, in avanti, indietro, di lato, combinato, alternato, "piede scaccia piede", ad L, a T, tallone-punta, passo con armi corte, laterale, a freccia, a compasso, dal Ma Bu, etc.) sul fiore di pruno (梅花樁) alle combinazioni, dal lavoro di shadow boxing al movimento libero delle gambe;

- 掌 - Jeung: tutte le palmate che abbiamo visto finora, Jing, Wang, Biu,  etc. alle varie altezze 低, 中, 高 - Dai, Jung, Gou -;

- 拳 - Kyuhn: tutti i tipi di pugni, da 線衝 - Yaht Gee Chung - al 角對 - Deui Gok, 收 - Sau -, i doppi pugni, il montante, Au, Gin, il diretto, 掛錘 - Gwa Choi -, Lin Wan Chung Kyuhn, etc. alle varie altezze 低, 中, 高 - Dai, Jung, Gou -;

- 腳 - Geuk: tutti i tipi di calci visti finora, Dai Gin, Gin, 鏟  - Chaan -, 收 - Sau -, Biu, 正 - Jing - e la variante 正衝, Jik, Wang, Gwat, Au, 攤 - Taan -, 撳 - Gam -, 拂 - Fat -, 膀 - Bong -, Kau, etc.  alle varie altezze 低, 中, 高 - Dai, Jung, Gou -;

- - Sau: tutte le tecniche di braccia viste finora, 膀 - Bong -, Biu Bong, 穿 - Chyun -, 伏 - Fook -, Gaun, 鏟  - Chaan -, Gwat, Lap, Jut, (拍) Paak, Man, 撳 - Gam -, Cham, Lan, 攤 - Taan -, Mang Geng, Biu, 標指 - Biu Ji -, 拂 - Fat -, Huen Got, 行 - Hong -, Kiu, Wu, 捆 - Kwan -, etc. alle varie altezze 低, 中, 高 - Dai, Jung, Gou -;

- 肘 - Jau: tutte le tecniche di gomito viste finora, 劈 - Pai -, 劈 - Pik o Pai -, 跪 - Kwai -, Kup, 伏 - Fook -, Lan, 攤 - Taan, etc. alle varie altezze 低, 中, 高 - Dai, Jung, Gou -;

- 膝 - Sat: tutte le ginocchiate viste finora, 跪 - Kwai -, Gin, Lan, Taan, 伏 - Fook - 撳 - Gam -, etc.

- 膊打 - Bok Da

- 盤手 - Pùhn Sau;

 - 碌手 - Luk Sau;

 - 接手 - Jip Sau;

- 黐手 - Chi Sau, nelle sue varianti 黐單手 - Chi Dan Sau -, Jon, Fai, Haut, etc.


- 甩手 - Lat Sau;

 - 打三星 - Da Saam Sing;


- 過手 - Gwo Sau (con la prima sezione del sistema Leung Ting)


- 橋手 - Kiu Sau (Da, Pùhn, Saat, Hup, Bik, Kam, Na, But, Tiu, Tan, Tuo, etc.)



- le forme Siu Nim Tau e 橋 - Chum Kiu -, nonché le basi della Biu Ji, del 木人樁 - Mook Yan Jong -, del (六點半拳) Luk Dim Boon Kwan;

- 黐腳 - Chi Geuk


- il lavoro sulla stabilità strutturale, sulla San Ying (身建), basato sul motto fondamentale Ding Tin Laap Dei  (頂天立地), lavorando su 馬步 - Ma Bu -, Gōng Bu, 弓步 - Kwai Ma - 二字拑陽馬 - Yi Ji Kim Yeung Ma -, 騎龍馬 - Kei Luhng Ma -, 偏身馬 - Pin San Ma -, etc. e sul 勁 - Gihng -;

- i vari tipi di respirazione (调息);

- teoria: 六點半 - Luk Dim Boon - (Lan, Tai, Got, etc.), 留肘力 - Lauh Jau Lihk - o 肘低力 - Jau Dai Lihk, 留中力 - Lauh Jung Lihk, 沉肘落膊, Cham Jau Lok Bok, 入馬步法 - Yap Ma Bou Faat - 二度手 - Yi Dou Sau -,玻璃頭 - Bo Lei Tau -, 吞 吐 - Tan-Tou -, 謀攻 - Mau Gung -, Testa di cristallo, corpo di cotone, mano di ferro, Impara a rimaner calmo nel centro dell'azione. Rilassa i muscoli e rilassa la mente, L'essere attento e adattabile alla situazione permette il massimo risultato con il minimo sforzo, Sii fiducioso e rimani freddo per dominare la situazione, Non essere impaziente di colpire. Non aver paura di colpire. L'aver paura di essere colpito, ti porterà ad essere colpito, 一伏二 - Yat Fook Yi - differenze d'esecuzione 外 - Ngoi - e 內 - Noi -, 迫步貼打 - Bik Bo Tip Da -, Yau Pin Yap Ching, 無影腳 - Mou Ying Geuk -, 置 – Wai Ji -, 線位 - Sin Wai -, 擺樁 - Baai Jong -, 頂天立地  - Ding Tin Laap Dei -, Teui-Laai (推拉), 甩手直衝 - Lat Sau Jik Chung -, il rito del saluto 禮 - Lai -, teoria del fiore di pruno (梅花樁), 用巧勁,避拙力 - 即借力 - Yung Haau Jin, Bei Jyut Li - Jik Je Li -, etc.

Soprattutto, al di là delle tecniche, la cosa più importante, che dovremo allenare per tutta la vita: il Mou Dak - 武德 -. Non ultimi, tenete sempre ben presenti i Tre Tesori, Saam Bou Sih Yat (三寶是一). Grazie a tutti voi, Amici miei, a presto!