venerdì 27 novembre 2009

永 - Eternal - Eterno

Tante discussioni, decine di post su internet, battaglie legali sui marchi registrati solo per un ideogramma, dalla semplice rappresentazione, ma dal contenuto profondo, questo: .

Questo ideogramma viene comunemente tradotto in inglese con 'always, forever, eternal'. In italiano il miglior corrispettivo è eterno, proprio perché il suo utilizzo è frequente per intendere qualcosa che non muore mai. Viene utilizzato e tradotto anche come avverbio, con 'perpetually',  che rende molto bene l'idea.

Nella pronuncia standard viene letto come /yǒng/. Corrisponde alla rappresentazione dell'acqua, con tratti un po' più complessi di  , /shuǐ/. Quest'ultimo indica proprio la semplicità dell'acqua e rimanda al suo significato di essere liquido, fluente, rappresentando proprio lo stesso scorrere dell'acqua. In cantonese è letto come /seui/.

Per quanto riguarda Yǒng (), si trova spesso nelle poesie per indicare proprio l'incessante scorrere dell'acqua, come se fosse il sangue nelle vene della terra. L'ideogramma è composto da cinque segni ed in cantonese viene letto come /wihng/. Qui nascono le diàtribe...

Alcuni Maestri, in anni non troppo lontani, preferirono utilizzare la romanizzazione Weng per indicare l'Arte Marziale discendente dal Tempio di Siu Lam del Sud, per distinguere la loro linea dalle altre, che utilizzavano la romanizzazione Ving o Wing.

Al di là delle politiche di marketing dei giorni nostri, in qualsiasi modo intendiate romanizzare l'ideogramma, sappiate che la pronuncia è e rimane /wihng/. Visto che vogliamo portare avanti una sana ricerca, mi pare giusto scrivere questa cosa.

L'importante è capirsi sul significato di ciò che si scrive. Probabilmente l'uso della romanizzazione Weng è utile al giorno d'oggi per distinguere l'ideogramma succitato da quello comunemente utilizzato dal GM Yip Man per differenziarlo, appunto, da . Si tratta di , sempre pronunciato /yǒng/ e molto molto simile al precedente, come potete notare.

Proviene sempre da /shuǐ/, l'acqua,  'water' e da /yǒng/. Solito discorso, si noti che /yǒng/ (eterno) rappresenta anche l'acqua. L'ideogramma utilizzato dal GM Yip Man si compone di 8 segni, tre più del precedente, che troviamo sulla sinistra. Anche la pronuncia cantonese è identica: /wihng/. Il significato è spesso connesso al nuotare... Solo i glossari degli addetti ai lavori (i praticanti di Wing Chun) ne riportano il significato di 'bello, radioso, splendente' e, in particolare, si sa che solo il GM Yip Man ne diede tale significato agli occidentali...strano, no?

Attenzione, però, perché alcuni amici cinesi, se pronunciate /wèng/, possono pensare alla traduzione più vicina: 'giarra, coppo, orcio'. Se la /e/ diventa lunga, invece, penseranno a 'vecchio, anziano'. Attenzione alla pronuncia, insomma...

Altre volte, dei Maestri hanno utilizzato l'ideogramma o (pronunciato sempre /yǒng/), di uso più poetico. Sta per cantare, decantare o recitare, narrare in forma poetica. Proviene dagli ideogrammi  /kǒu/, la bocca, da /yán/, le parole e da /yǒng/, utilizzato nel suo valore di fluire.

L'ideogramma è composto da 8 o 12 segni ed in cantonese (indovinate un po'?!) si pronuncia sempre /wihng/.  Il secondo ideogramma, è utilizzato in connessione con /yán/, che sta per 'parole' (语言, /yǔyán/, infatti, stanno per linguaggio o lingua).

/yán/ è usato anche per 'parlare, dire, commentare'. Viene dall'immagine di un flauto, con la bocca che vi soffia dentro. Originariamente assomimigliava molto a /yīn/, 'il suono'. L'unica differenza era la linea in più che spesso veniva messa dentro al simbolo della bocca, formando nella parte bassa di o .

Come componente di un ideogramma, diventa nella sua forma più semplice, alla sinistra del carattere che vuole accompagnare, come nel nostro caso. Singolarmente, in cantonese viene pronunciato /yihn/.

Molta confusione sotto il cielo? Può darsi. L'importante è capire bene a cosa si fa riferimento quando si parla delle Arti Marziali che utilizzano l'uno o gli altri ideogrammi, perché stiamo parlando di due realtà vicine, ma diverse. Alcune volte di più, altre meno, ma sempre di due stili stiamo parlando, con un'evoluzione autonoma ed una storia solo a tratti condivisa.

giovedì 26 novembre 2009

Wu De o Mo Dak, l'importante è applicarlo!

Nel mondo delle Arti Marziali di origine cinese si è sempre parlato del cosiddetto Wu De (in mandarino) – 武德 -, l’etica marziale, letteralmente traducibile come ‘i cinque poteri’ o ‘le cinque virtù’. Gli ideogrammi che lo compongono fanno riferimento all’insieme di regole etiche a cui deve sottostare il praticante di Gong Fu.


Che cos’è quest’etica marziale, nella sostanza? Il Mo Dak (in cantonese) è l’interiorità della persona, nonché il suo comportamento esteriore. Si tratta di una espressione della nostra umanità opposta all’essere egoista. Si tratta del proteggere e del perseguire un codice d’onore. Seguire il Wu De significa essere una brava persona che aiuta sinceramente gli altri, che si dona.Mo Dak significa anche avere la capacità di apprezzare l’Arte e lo sforzo del Docente.
Invece di guardare l’Arte come qualcosa che si può comprare e vendere, l’etica ci permette di guardare l’Insegnante come una persona che fornisce un servizio alla comunità, facendo apprezzare l’Arte in generale e quelli che non la conoscono. Il Mo Dak entra in gioco quando un SiFu accetta nuovi studenti. L’Insegnante accetta solo coloro che sono realmente interessati ad apprendere l’Arte. Solo i potenziali studenti che mostrano un interesse vera e un’infinita umiltà vengono accettati come i nuovi studenti.
La capacità di apprezzare veramente tutto ciò che è intorno a noi è consapevolezza del Wu De. Nel Gong Fu si pratica per ottenere livelli più elevati di consapevolezza e per apprezzare le cose nel loro complesso. Essere nel momento e lavorare per rendere questa consapevolezza un’abitudine è seguire l’etica marziale. Così, quando si pratica un’Arte Marziale non lo si fa solo per ottenere livelli superiori di consapevolezza. Si deve tendere a sviluppare di più la capacità di controllare l’aggressore. 

Si deve sviluppare un apprezzamento particolare per tutto ciò che sta accadendo in ogni momento. Bisogna trascendere la cultura e la legittima difesa, bisogna arrivare a vivere il qui e l’ora per sviluppare maggiori livelli di consapevolezza in ogni momento dell’esistenza. L’etica marziale è stata molto spesso trascurata nelle palestre italiane di Arti Marziali, sebbene si tratti della prima cosa che un praticante dovrebbe comprendere e sforzarsi di applicare nella sua vita di tutti i giorni.

Il Wu De è stato spesso utilizzato solo per acquisire credibilità nei confronti dei propri Allievi, tendendo a parlar male di altre realtà marziali, per far capire che la propria è la migliore. Così, quando altri usano lo stesso metro di giudizio, il Wu De viene sfruttato e messo in mezzo per difendersi dagli attacchi esterni. Eppure il Mo Dak è così importante che non può essere relegato ad una semplice azione di comodo. Va coltivato ogni giorno.

La mia Scuola ha focalizzato la sua attenzione su questo concetto ed è per questo che siamo uniti sotto la sua bandiera nel rispetto reciproco per diffondere la cultura delle Arti Marziali. La Scuola è ispirata proprio a questo principio di scambio e di rispetto verso le altre realtà.

Ma da dove deriva il Wu De? Quasi tutti lo fanno risalire al testo Tradizione di Zuo, Cronaca di Zuo o Commentario di Zuo – 左传, Zuo Chuan in mandarino, Jo Chyun in cantonese -, a seconda delle traduzioni. Si tratta della più antica cronaca cinese in forma narrativa e copre il periodo compreso tra il 722 ed il 468 a.C.. La Cronaca fu attribuita a Zuo Qiuming. Si tratta di un commento agli Annali delle primavere e degli autunni, ma alcuni ricercatori ritengono che sia un testo indipendente della stessa epoca degli Annali. La maggior parte degli storici lo fa risalire al periodo dei regni combattenti.

Il Commentario dedica un intero capitolo, lo Xuan Gong Shier Nian (宣公十二年), all’elencazione delle sette virtù che ha la marzialità (Wu You Qi De - 武有七德): Jin Bao (禁暴): trattenersi dalla violenza; Ji Bing (戢兵): cessare le ostilità; Bao Da (保大): proteggere la grandezza; Ding Gong (定功): successo stabile e tranquillo; An Min (安民): salvare il popolo; He Zhong (和众): numerose amicizie; Feng Cai (丰财): ricchezza abbondante.

Fino ai giorni nostri, lo studio dell’arte del combattimento è stato oggetto di osservanza delle cinque virtù fondamentali Wu Chang (五常) indicate dal Confucianesimo: Ren (仁), la benevolenza, l’umanità e la bontà; Yi (义), la giustizia, la rettitudine e l’equità; Li (礼), l’ordine, le regole di condotta e l’ideale; Zhi (智), la saggezza, l’intelligenza e l’ingegno; Xin (信), la verità, il tener fede alla parola data, la sincerità e la coerenza. Queste virtù regolano sia i rapporti all’interno del Kwoon (la Scuola) sia il comportamento del praticante in seno alla società e costituiscono una caratteristica per poter proseguire il proprio cammino nelle Arti Marziali Tradizionali.

In sostanza, quindi, le virtù del Wu De sono insite nella cultura cinese di derivazione confuciana, ma affondano le proprie radici proprio nell’essenza stessa del Sol Levante. Le varie Scuole di Gong Fu nella storia cinese hanno elaborato il loro dettagliato codice di etica marziale. La Scuola di Shaolin (o Siu Lam), per esempio, ha stabilito i dieci comandamenti (少林十戒约 – Shaolin shijie yue) per i suoi seguaci. I doveri sono di due tipi: legati alla mente (填情德, Tianqingde) o alle azioni (填情勋, Tianqinxun). I primi sono il rispetto (竦,Song), l’umiltà (谦卑, Qianbei), la rettitudine (义, Yi), la fiducia (孚, Fu) e la lealtà (忠, Zhong). I doveri delle azioni riguardano la volontà (要, Yao), la resistenza (耐力, Naili), la perseveranza (恒性, Hengxing), la pazienza (耐心, Naixin) e il coraggio (勇, Yong).

Se queste sono le virtù che dobbiamo seguire come praticanti di Arti Marziali è chiaro che nelle nostre Scuole richiediamo il rispetto della vita umana, per esempio. Il praticante di Arti Marziali deve rispettare la vita umana, perché il Wu Shu trae origine proprio dall’esigenza di proteggere la vita stessa.

Poniamo particolare attenzione ai principi etici: i principi etici forniscono le basi per il mantenimento di relazioni stabili tra gli uomini e, quindi, tra l’uomo ed il contesto sociale. Chi vuole apprendere il Wu Shu deve rispettare questi principi. Bisogna conservare anche una notevole attenzione alla condotta morale: mentre si apprendono le abilità marziali, si devono anche coltivare le qualità morali; il senso di giustizia, la diligenza, la persistenza, l’onestà e l’impegno a lavorare duramente.

Il rispetto per l’Insegnante e la cura reciproca è la regola base di ogni Kwoon: bisogna impegnarsi duramente in tutto ciò che il Maestro insegna; sia il Maestro che l’Allievo devono prendersi cura reciprocamente e fare tesoro della relazione che si instaura tra di loro. Ci vuole una buona dose di modestia, ma anche di ardore: colui che studia le Arti Marziali dovrà cercare di migliorare la propria abilità e rifiutare di diventare arrogante e fare mostra della propria bravura per sminuire gli altri.

Si deve imparare gli uni dagli altri per migliorare ed essere uniti e collaborare insieme. Sembra superfluo dirlo, ma è necessario lasciare fuori dal Kwoon i rancori personali e l’invidia: nell’apprendimento del Wu Shu si punta all’auto-difesa ed a migliorare le proprie condizioni fisiche. Non si dovrebbe mai contendere con qualcuno seguendo i propri rancori o per intimidire il più debole. Non si devono utilizzare le capacità marziali per essere prepotenti o per reagire alle provocazioni. La persistenza e la perseveranza sono le ultime due qualità richieste nelle nostre Scuole: la pratica delle Arti Marziali è un duro compito che richiede tempo e sforzi notevoli.

Costanza e persistenza sono necessarie. Bisogna studiare e provare a comprendere pienamente i significati intrinsechi ed essenziali di ogni sequenza. La vera essenza e del Wu Shu può essere appresa solo attraverso la resistenza e l’elasticità anche dei movimenti corporei.

La mia voglia di insegnare è nata dalla volontà di permettere la divulgazione degli insegnamenti etici, culturali e pratici del Gong Fu, in tutte le sue forme, affinché ognuno di noi possa conoscere meglio se stesso e gli altri, diventando più forte interiormente ed esteriormente, migliorando la propria salute ed entrando in contatto diretto con il mondo delle discipline orientali. Dobbiamo imparare a vincere i nostri limiti, migliorando le potenzialità fisiche e mentali.

Un praticante può essere pieno di talento e lavorare impegnandosi duramente (Gong Fu – 功夫 -, appunto), ma se non dimostra di essere moralmente degno, non riceverà un’istruzione completa dal suo Maestro. Generalmente un Maestro esamina per anni la morale di un possibile Allievo prima di insegnargli ogni conoscenza in suo possesso. L’approccio all’Arte Marziale è quindi incentrato sul codice di condotta marziale, chiamato proprio Wu De: umiltà, rispetto, rettitudine, fiducia, lealtà; volontà, resistenza, perseveranza, pazienza, coraggio. Nelle nostre Scuole cerchiamo di insegnare Gong Fu mostrando i principi, gli allenamenti, i metodi e le tecniche nel modo più chiaro possibile, sempre all’insegna del codice marziale.

未曾学艺先学礼,未曾习拳先习德
Chi vuole studiare l’arte deve innanzitutto rispettare l’etichetta (i riti), colui che vuole apprendere le tecniche marziali deve prima di tutto acquisire la virtù

心正则拳正,心歪则拳偏
Se il cuore è retto il pugilato sarà corretto, se il cuore è deviato, il pugilato sarà parziale


练武先练德,教人先教心
Per allenare la marzialità prima si deve allenare la morale, per insegnare all’uomo prima si deve insegnare al cuore

mercoledì 25 novembre 2009

Monaci Shaolin

Sento molto spesso parlare di Monaci Shaolin. Ultimamente ho notato anche alcuni manifesti propagandistici che citano un Monaco Shaolin... Vogliamo fare un po' di chiarezza sull'argomento? Partiamo dal fatto che non esiste 'il' monaco, ma ci sono diverse tipologie o, meglio classi di monachesimo.


Ci può essere il Monaco Religioso, che può prendere la forma di Monaco Religioso e Guerriero (WenSeng 文僧). Questo tipo di monaco deve rispettare circa 250 voti o precetti.

Vi è poi il Monaco Guerriero (WuSeng 武僧), che si limita a rispettare circa 60 voti o precetti.


Abbiamo poi il Discepolo Monastico (SuJiaDiZi 俗家弟子 o WuSeng esterno), che segue circa 10 voti o precetti.

Possiamo aggiungere anche lo Studente Monastico (XueSeng 学僧), che non ha ancora preso i voti.

Di solito il percorso spirituale prevede alcuni anni da studente generico, dopodiché, se si dimostra idonea attitudine morale e tecnica, si viene scelti da un Maestro Monaco del quale si diventa quindi Allievi diretti, entrando a far parte della prima classe, quella di Studente Monastico (XueSeng 学僧).

Dopo anni di studi, sia filosofici che marziali, quando viene raggiunta un'idonea maturità spirituale e tecnica, sarà il Maestro ad indicare allo Studente Monastico che - se vuole - è pronto a fare il prossimo passaggio prendendo i voti. A tal punto si prendono inizialmente i voti come Monaco Novizio (ShaMi 沙弥) e, poi, anni dopo, come WenSeng o WuSeng, in base agli studi ed alla scelta di vita. C'è la possibilità di diventare SuJiaDiZi (WuSeng esterno) se si conduce una vita all'esterno del monastero.

La classe di Monaco Guerriero (WuSeng 武僧) è particolare, poiché, se vive nel monastero, deve rispettare circa 60 precetti, ma se lo lascia per una vita esterna, deve rispettarnecirca 10, come un Discepolo Monastico (SuJiaDiZi 俗家弟子).

I Monaci Guerrieri ed i Discepoli Monastici sono quindi le classi che causano maggiore confusione e, a volte, controversie, se si ignora quanto sopra, poiché sono considerati Monaci Shaolin - nel senso che appartengono formalmente alla discendenza del monastero -, ma possono condurre una vita esterna non-monastica (ad esempio sposandosi).

In Europa, attualmente, dovrebbero esserci 3 o 4 SuJiaDiZi o WuSeng esterni occidentali (cioè non-cinesi) veri, dove con veri si intende discepoli di un WenSeng entrati formalmente nella discendenza Shaolin in seguito a cerimonia tradizionale al monastero, dopo anni di studi specifici.



Ci sono inoltre altri occidentali, credo circa una decina ma è un numero in costante crescita, con certificazioni e nomine varie ottenute attraverso accordi commerciali con Shaolin o corsi intensivi in Cina o periodi di studio con un WuSeng, ma senza il lungo iter descritto sopra e senza formale inclusione nella discendenza del monastero.

Attenzione, quindi, quando vi trovate di fronte a presunti Monaci Shaolin, perché potreste incontrare di tutto. Chiedete sempre maggiori informazioni in materia...

martedì 24 novembre 2009

La postura nelle Arti Marziali

Vi invito a leggere l'articolo di Rosa, sul blog IDPA.

La meditazione, le arti marziali, la pratica terapeutica ed una sana vita quotidiana sono condizionate da una buona postura che favorisce anche una giusta respirazione e la serenità mentale.

Una postura corretta è data dall’allineamento rilassato e naturale dei muscoli che è possibile solo se l’individuo è in grado di percepire gli atteggiamenti pturali del proprio corpo e di interpretarli adeguatamente. Non è, dunque, sufficiente conoscere la forma esteriore di una posizione ma è necessario riconoscere le connessioni  fisiologiche e, secondo la medicina cinese, le connessioni  energetiche che essa determina.
Fin dai primi insegnamenti, il lavoro specifico sulla postura è uno dei fattori che determinano il giusto approccio del corpo alle tecniche e che, nelle arti marziali, permette la libera espressione delle potenzialità individuali. Infatti, il praticante di arti marziali cinesi esprime al massimo le proprie potenzialità, nel rispetto della propria fisiologia corporea ed utilizzando il minimo delle proprie energie, quando riesce a combinare la propria capacità di stare immobile ed eretto in uno stato di equilibrio naturale e muoversi  con la massima velocità di azione senza disperdere le forze.

lunedì 23 novembre 2009

Collaborazioni per il blog IDPA

Questo nuovo spazio dell’ASD International Dragon & Phoenix Association è nato come canale di di riferimento per l’approccio e l’approfondimento alle discipline orientali così come agli sport occidentali, che ancora conservano basi etiche. Il nuovo portale è dedicato anche alla millenaria cultura del Sol Levante, tuttavia sarà nostro interesse analizzare i contatti tra l’Est e l’Ovest.
Ci proponiamo di sviluppare gli aspetti storici, artistici e culturali del levante, conservando l’interesse per la scena marziale italiana, con lo sguardo critico di chi rinuncia ad un solo punto di vista.
Tra le nostre pagine troverete sezioni dedicate alla storia millenaria delle discipline che vengono studiate ed insegnate in seno all’IDPA o che, comunque, sono oggetto di interesse da parte dei nostri associati.


Continua qui: http://www.idpa-academy.com/blog/?p=193

domenica 22 novembre 2009

L'utilità dello sparring leggero

Oggi voglio proporvi un video dei Fratelli di del Butcher's Lab Weng Chun di Copenhagen. Penso che sia un buon modo per far vedere cosa siamo soliti fare durante i nostri allenamenti intensivi. Questo tipo di sparring leggero è utile per avere un approccio all'Arte Marziale che non sia solo tecnico e stilisticamente perfetto, ma anche realistico.

Attraverso una pratica costante e sempre più impegnativa, noi possiamo migliorare e capire cosa significhi realmente affrontare un combattimento. I pugni si danno e si prendono, così come i calci, ma anche questo è utile ai fini della nostra crescita marziale e umana. Solo lo scontro ti fa scorrere l'adrenalina nel sangue. Non lasciamo che queste metodiche di allenamento siano lontane dalla nostra pratica quotidiana, Fratelli!




Qui, invece, vi propongo un allenamento dei Fratelli, in preparazione di una gara, di un combattimento. Guardate bene l'allenamento e fatevi ispirare per la vostra pratica quotidiana. Potenza, agilità, resistenza: elementi importantissimi per un combattimento!





Lo sparring controllato dall'insegnante o, comunque, da un esperto, viene praticato nelle varie realtà marziali occidentali legate agli sport da combattimento e ben poco in quelle connesse al Gong Fu. Eppure la pratica è utile e costruttiva. La mia è una di quelle realtà marziali che  fa praticare lo sparring ai propri Allievi, anche poco dopo l'iscrizione.

Se si promette l'efficacia  non ci si può esimere dallo studio e dall'applicazione dello sparring, anche se leggero. Il Gong Fu deve contribuire a far crescere l’individuo non solamente dal punto di vista del combattimento, ma anche da questo.  Se desiderate praticare qualcosa di esclusivamente 'tradizionale', evitate questa Scuola, perché vi si propone subito un approccio al combattimento e una basilare preparazione atletica.

venerdì 20 novembre 2009

La famiglia Tang pubblica dei video

Come i più attenti di voi sanno, a me piace molto il modo di muoversi dei discendenti del GM Tang Yik, SiFu Tang Chung Pak e SiFu So Chai. Finalmente i due SiFu hanno iniziato a pubblicare qualcosa su internet, per permettere a tutti gli artisti marziali di apprezzare qualcosa del loro sistema di insgnamento.

Di seguito potete vedere una delle Two Man Set ovvero lo studio che si fa su ogni sezione della forma, eseguita proprio dai due Maestri. Si tratta della seconda parte della Sap Yat Sao (come la chiamano i più giovani), anticamente detta Weng Chun Kuen. Ricorderete certamente che ne pubblicai degli estratti della stessa su questo blog, mesi fa. Andateveli a rivedere, in modo da capire a quale sia dedicato il lavoro.




La stessa famiglia Tang ha pubblicato, poco tempo fa, anche l'esecuzione della sezione dedicata al quarto set della Weng Chun Kuen, con un fluido e preciso SiFu Tang Chung Pak, alle prese con un Allievo. Davvero un bel vedere, cari amici del blog!


giovedì 19 novembre 2009

Cenni sulle origini marziali

Vi invito a leggere l'articolo che segue, scritto dalla cara Nunzia, che saluto con affetto.
 
Esiste un gran numero di leggende sull’origine delle arti marziali cinesi. Quello che si sa di sicuro è che le prime rappresentazioni artistiche di uomini (probabilmente soldati) in posa marziale risalgono al periodo preistorico (oltre 4000 anni fa). Le arti marziali cinesi rimasero essenzialmente composte da una serie di danze di guerra e da esercizi fisici di preparazione militare fino al periodo denominato “primavere ed autunni” (770 – 476 a.C.) dove nacquero e si svilupparono le grandi correnti filosofiche cinesi come il Taoismo ed il Confucianesimo. In questo periodo le tecniche marziali iniziarono a fondersi con la filosofia e la religione fino a diventare un argomento di studio persino nei monasteri. In genere, quando si parla di Kung-Fu si può più semplicemente prendere come punto di riferimento lo stile Shaolin originario, cioè quello fondato da Bodhidharma nel 500 d.C. circa nell’omonimo monastero.
Le varie persecuzioni religiose che avvennero sotto le dinastie imperiali segnarono il declino di molti templi (fra cui il famoso tempio di Shaolin) e la nascita di “scuole” di arti marziali molto simili a sette segrete ed esoteriche. Questo portò ad un frammentarsi delle tecniche e delle conoscenze dando vita a migliaia di stili molto differenti fra loro, senza contare gli innumerevoli stili detti “del contadino” praticati dagli abitanti delle campagne e che si tramandavano di generazione in generazione.
La principale suddivisione tra gli stili è tra interni ed esterni. Esiste anche un’altra importante categorizzazione, nata dalle esigenze di adattamento alle condizioni geografiche in cui le arti marziali venivano praticate, quella tra stili del nord e stili del sud. Nel nord della Cina venivano praticati stili con posizioni ampie, con un gran numero di tecniche di gamba e di salti acrobatici. Nel sud invece gli stili si sono caratterizzati per un minore utilizzo delle gambe e per posizioni più corte, questo probabilmente a causa del fatto che in queste regioni vi erano molte risaie, in cui era difficile poter utilizzare gli arti inferiori per combattere.

mercoledì 18 novembre 2009

Intervista a SiFu Massimo Fiorentini (novembre 2007)

Vi invito a leggere quest'intervista a SiFu Massimo Fiorentini, realizzata da A. Grassi e pubblicata sul Forum Arti Marziali Salerno il  29 novembre 2007, nonché sul nuovo blog IDPA

A che età e perchè ha cominciato a praticare?

La passione per il mondo delle arti marziali è nata sin da bambino quando era fortemente presente in me la volontà di diventare un buon combattente al fine di poter difendere il prossimo. Decisi di iniziare la pratica quando, insieme a mio padre, vidi al cinema il primo film di Bruce Lee; da quel momento il Kung Fu divenne una passione. All’età di otto anni provai ad iscrivermi ad un corso di Karate che in quel periodo, insieme al Judo, risultava tra le arti maggiormente conosciute, ma una serie di impedimenti e la perdita di mio padre, fecero posticipare di circa dieci anni l’inizio di quest’affascinante avventura.

C’è un’età consigliata per cominciare a praticare?

La pratica del Wing Chun e del Weng Chun, come del resto quella delle altre discipline marziali, può essere avviata dall’età di circa sei anni, l’importante è considerare quali obiettivi si vogliono raggiungere. Considerando la struttura pedagogica di tipo europeo, molto meno rigida di quella orientale, ai bambini dell’età di sei anni va impartito un allenamento di tipo ludico, in modo che divertendosi acquisiscono i fondamentali della disciplina. All’età di circa dieci anni verrà propinata una lezione che sarà strutturata secondo i canoni marziali. Sono maggiormente indicate le arti marziali di tipo tradizionale come le discipline del Kung Fu, dove l’aspetto ludico può essere associato ad esempio alle movenze degli animali, cosi i bambini assoceranno i fondamentali dello stile a tali movenze. Altre discipline che prevedono la lotta quali, il Judo, il Bjj e le varie forme di Lotta; riescono egregiamente a combinare l’aspetto tecnico con quello ludico.

In cosa il Wing Chun l’ha affascinato rispetto ad altri stili?

Affascinato dai film d’azione che il mondo del cinema proponeva in quel periodo, andai alla ricerca di una scuola di Kung Fu; solo dopo averla trovata, seppi di aver intrapreso lo studio del Wing Chun e che questo stile di combattimento era quello praticato anche dal mitico Bruce Lee. Venti anni fa le arti marziali non erano così diffuse come oggi e non era così semplice fare un’indagine per verificare quale stile potesse essere più adatto alle nostre caratteristiche o alle nostre aspettative. Oggi posso dire di essere stato fortunato nell’aver scelto un’arte che ha soddisfatto pienamente le mie aspettative.

Mediamente quanto tempo occorre per diventare un discreto praticante?

Molti fattori entrano in gioco per poter stabilire il tempo che necessita ad un praticante per acquisire discretamente la disciplina. Di fondamentale importanza sono: la predisposizione verso l’arte, la capacità di apprendimento, il tempo che si dedica agli allenamenti, le caratteristiche fisiche; queste sono solo alcune delle componenti che andrebbero considerate. Altri fattori riguardano la sfera dell’insegnamento che, a mio avviso, risulta essere il tassello più delicato da analizzare negli aspetti, quali la programmazione didattica e la metodica di insegnamento. Da queste il maestro dovrebbe modellare il percorso didattico dell’allievo.


lunedì 16 novembre 2009

Siu Nim Tau - lineage GM Leung Ting X

Siamo giunti al quinto set della Siu Nim Tau eseguita ed insegnata nel lineage di Si Jo Leung Ting. Questo è il passaggio più breve della forma e contiene pochi movimenti, utilizzati molto spesso nella pratica. Il pezzo della Little Idea Form di cui andiamo a parlare è dedicato alla difesa ed all'attacco con il palmo della mano ben aperto.


L'apertura parte sempre dalla posizione con i pugni ai fianchi. La mano sinistra esegue una palmata laterale (Jark Cheung), seguendo una traiettoria semicircolare, che la porta a coprire il lato destro dello spazio, fino alla linea della spalla (destra). Spesso e volentieri questo movimento viene eseguito nella stessa maniera di quello descritto nel terzo set, ma c'è una differenza di profondità e di intenzione tra i due. Mentre il primo difende il lato, il secondo (questo) interviene prima, coprendo il medesimo lato in anticipo, creando lo spazio necessario alla controffensiva.

Subito dopo, la mano percorre la medesima traiettoria al contrario, tornando in Wu Sau (la mano che protegge) e, successivamente, oltrepassata la linea centrale, si appresta a diventare una palmata orizzontale (Wang Cheung). Questo tipo di palmata viene spesso lanciata all'altezza della milza o del fegato, quasi di taglio. Alcune volte viene tirata come Chang Sau, la 'mano a vanga'. Dipende, come sempre, da cosa si vuole allenare.

Eseguita la tecnica, si chiude nel solito modo, con lo Huen Sau ed il Sau Kuen, per poi andare a ripetere il movimento con la mano destra.

Questa sequenza viene utilizzata per difendersi con il palmo aperto da pugni del tipo '1-2' , jab e diretto, del Pugilato, per esempio. In questo caso non siamo frontali, rispetto all'attaccante ed per questo motivo che alcune famiglie, in Cina, eseguono il set con la tipica posizione ruotata a 45 gradi (rispetto all'avversario). Anche SiFu Sergio Iadarola, per esempio, ce la insegnò in questo modo, per dare subito idea dell'effettivo uso della tecnica.

domenica 15 novembre 2009

Il blog ufficiale dell'IDPA

Cari lettori,

è arrivato online il blog ufficiale dell'IDPA, che funzionerà come integrazione del sito. Avremo così modo di parlare di tutti gli argomenti inerenti il Wing Chun, il Weng Chun, il Gong Fu in generale e tutti gli argomenti legati alla tradizione orientale, dalla Medicina Tradizionale Cinese allo studio della filosofia.

Il link diretto al blog è questo: http://www.idpa-academy.com/blog/. L'invito è quello di partecipare attivamente, inviando articoli alla redazione del blog oppure intervenendo e commentando quelli che saranno pubblicati. L'idea è quella di creare un altro avamposto di libertà e ricerca, nella speranza di poter condividere sempre più informazioni con tutti gli appassionati.

Ringrazio SiFu Massimo Fiorentini e tutto lo staff dell'IDPA per aver contribuito attivamente alla realizzazione di questo spazio online, che dovrà diventare un punto di riferimento della rete! Ed ora, bando alle ciance, tutti sul blog!

giovedì 12 novembre 2009

Prima sezione di Chi Sau della Chum Kiu - GM Leung Ting

Alcuni dei miei ragazzi stanno studiando la prima sezione di Chi Sau della Chum Kiu. Consideriamo le sezioni come una specie di forme che si eseguono in due, insieme, in cui entrambe le persone allenano determinati stimoli e determinate risposte propriocettive. Per anni le sezioni sono state esclusivamente un modo semplice per fare soldi, perché vari Insegnanti le facevano pagare come se fossero oro colato. Oggi qualcuno che ne ha compreso il senso, ha capito che si possono anche far vedere per intero, perché l'unico segreto per studiarle bene è praticarle per ore.

Le sezioni, a mio parere, sono molto utili perché ci insegnano determinati principi motori, che possono esserci d'aiuto durante la pratica. Certamente vanno allenate duramente e non solo come movimenti prestabiliti. Ne vanno compresi i principi e le idee di fondo. Va studiato tutto il footwork che permette di attaccare e difendersi. Il lavoro è tanto e va fatto tenendo sempre bene a mente i concetti chiave del sistema.

Oggi, quindi, voglio proporre un vecchio video in cui possiamo vedere Si Jo Leung Ting che spiega particolarmente bene la prima sezione di Chi Sau della forma Chum Kiu. Notate come parla in particolare del modo in cui la mano che esegue il Kam Na Sau non tiri, ma spinga. Non tutti hanno compreso appieno questa cosa ed è per questo che la sezione, molte volte, viene eseguita male ovvero priva di senso.




martedì 10 novembre 2009

[Video] Sunny Soì

Oggi voglio condividere con voi un video che va studiato per quant'è importante! Sunny So (praticante e insegnante di Karate e praticante di Weng Chun) esegue un'antica forma al Mook Yan Chong, quella Heaven. Si trova ad un seminario dell'IWKA di Iadarola, ad Amsterdam. Un ringraziamento per aver condiviso il video. Buona visione!


lunedì 9 novembre 2009

Siu Nim Tau - lineage GM Leung Ting IX

Eravamo rimasti allo Sheung Lan Sau, con il braccio destro sopra al sinistro, eseguito dopo i colpi laterali. Ricordo che nella fase di chiusura del cerchio (o quadrato?) creato dalle braccia e dal corpo sono i gomiti che spingono avanti, mentre i polsi vanno a tagliare l'aria parallelamente, ritornando nella posizione di partenza, da cui si fanno partire i colpi laterali.

Con l'energia del doppio braccio che sbarra la strada, si ha l'elasticità necessaria per proseguire con il movimento successivo, che viene portato sempre dall'avambraccio sinistro. Tagliando l'aria, esegue un semicerchio diagonale, che lo porta a premere sul polso del braccio destro, dando vita allo Sheung Cham/Jam Sau, che ci permette di affondare  l'avambraccio, per creare il ponte necessario ad affondare quello avversario, quando questi crea un blocco.


Il ruolo del Cham Sau è quello di controllare o catturare il ponte avversario. Può essere utilizzato per disturbare l'equilibrio degli avversari rigidi facendo perdere l'assetto strutturale attraverso l'affondamento delle braccia. Se eseguiamo la Siu Nim Tau con il necessario vigore, ogni movimento ci permette di giungere come una molla verso l'altro. Questo è anche il caso della tecnica successiva, che può essere vista come Sheung Kou Tan Sau o come Sheung Tok Sau. Il primo è un Tan Sau un po' più alto di quello del terzo set, utile come difesa contro attacchi esterni alti. Il secondo è un movimento di squilibrio dell'avversario, che viene eseguito sotto i gomiti dello stesso, per fargli perdere l'equilibrio. Come sempre, dipende da cosa si vuole allenare ed il movimento avrà un utilizzo differente.

A parere mio, il movimento può essere anche visto come una sequenza veloce di Tan Sau e Tok Sau, perché non sempre quello che facciamo in applicazione è così chiaro e limpido. Dobbiamo liberarci dall'idea della singola tecnica, perché in un'azione dinamica non staremo certo a pensare ad una o ad un'altra tecnica, ma saremo sempre e comunque in movimento.

Il movimento successivo è davvero molto importante, perché costituisce una delle idee di shock che si hanno nel sistema. Si tratta del Jut Sau, che, nella Siu Nim Tau, è eseguito simultaneamente (Sheung). Quando l'avversario è rigido prendiamo il suo equilibrio attraversio una trazione veloce, uno shock vero e proprio. Effettivamente lo shock può essere creato in tante maniere, alcune volta con la mano aperta, ma più spesso con la trazione delle dita, ma nella forma si esegue a mano aperta. La trazione non può non essere fatta dalla forza della catena muscolare posteriore.


Poiché ad ogni movimento di trazione fa seguito un'azione contraria, nella forma eseguiamo lo Sheung Biu Jee Sau, una doppia spinta in avanti delle dita della mano. Si tratta degli Yang Biu Jee sau, perché l'energia finisce principalmente sul meridiano Yang, che termina tra l'indice ed il medio. Con questa tecnica si colpiscono gli occhi o la gola, ma può essere utilizzata per imprigionare le braccia dell'avversario sia dall'interno verso l'esterno, sia dall'esterno verso l'interno. I Biu Jee Sau sono sempre stati un mito del Wing Chun Kuen, perché l'applicazione è sempre stata tenuta segreta e mitizzata. Voglio subito dire la mia su questo: io non credo che si riesca con tanta facilità a colpire occhi o gola di un avversario in combattimento, quindi la mitizzazione della tecnica è assolutamente da rigettare. Può essere un valido tentativo per sfuggire ad un attacco pericoloso, ma ricordo a tutti che per colpire con le dita c'è bisogno di un allenamento costante e propedeutico alle stesse dita.

Se le dita non venissero allenate in modo corretto, l'unico risultato che si potrebbe ottenere sarebbe la rottura delle stesse, perché non ci si può affidare ad una tecnica che non viene mai allenata a vuoto o contro dei colpitori. Attenzione, quindi, ad utilizzare i Biu Jee Sau.

Successivamente eseguiamo un Gam Sau a ponte lungo, in cui la forza è presa proprio dalle spalle e non dal gomito, come quasi la totalità delle altre tecniche eseguite finora.

Cheon Kiu Gam Sau può funzionare sia come movimento offensivo (colpire la schiena di un avversario già piegato, di spalle, sia come movimento difensivo, per portare in basso le braccia dell'avversario, precedentemente intrappolate. Alcuni lo intendono come un colpo al basso addome, ma siamo sempre lì, io diffido di colpi non allenati e non credo che un attacco di dita all'addome sia così risolutivo in combattimento. A questo punto penso che sarebbe meglio allenare il doppio pugno basso come ci ha insegnato a fare Sergio Iadarola nel febbraio 2006, almeno è più efficace e più utile.

Dopo aver portato giù le braccia, eseguiamo un movimento contrario, come sempre, che siamo soliti chiamare Sheung Tai Sau, braccia/mani che salgono. Di solito è utilizzato come un movimento difensivo, per alzare il ponte avversario e far fronte ad un suo attacco. L'ho visto poche volte in un contesto offensivo, come colpo di polso al mento, ma potrebbe essere anche valido in quel senso. Il modo di tirarlo su dipende sempre dal senso che vogliamo dare al movimento. Se lo vediamo come un attacco lo porteremo con i polsi stretti, per colpire il mento, mentre se è utilizzato come difesa, lo portiamo con i polsi staccati. Una buona applicazione può essere anche quella del doppio pugno alto, sempre di matrice iadaroliana. Anche questo set si chiude con il solito Sau Kuen.

PS: colgo l'occasione per ringrarvi tutti per le 6000 visite uniche ricevute dal blog! Grazie davvero!

venerdì 6 novembre 2009

Seminario intensivo di Wing Chun Kuen





Sabato 28 novembre, alle 10, nel centro dell'Asd Tempio di Olimpia, in via Casilina, 1038/o, a Roma, SiFu Massimo Fiorentini terrà un seminario intensivo di Wing Chun Kuen, per presentare ai partecipanti tutto il lavoro tecnico e teorico che sta dietro al Primo Livello di studio dell'IDPA (Asd International Dragon and Phoenix Association).

SiFu Massimo, quindi, sarà nuovamente opite della mia Scuola, che sta portando avanti un buon lavoro sia dal punto di vista teorico che pratico nell'ambito del Wing Chun Kuen, dopo la sua prima presentazione del mese scorso. I To Dai sono tutti entusiasti del nuovo appuntamento, anche perché SiFu Massimo è uno dei migliori Master italiani del sistema di SiJo Leung Ting ed è anche una persona piacevole e disponibile.

Il seminario è stato pensato per i miei Allievi, ma questo non significa che non siano ben accette altre persone, che provengano da questo o da altri lineage. Chi volesse partecipare, ovviamente, deve solo chiamarmi oppure mandarmi una mail al solito indirizzo.

Per quanto riguarda gli argomenti che saranno trattati, ne anticipo qualcuno. Anzitutto lavoreremo sul footwork di base del sistema, con i mezzi passi, i passi in avanti ed in tutte le altre direzioni, il passo a V, il passo combinato, il passo speciale, il passo a compasso, etc. Secondariamente analizzeremo l'utilizzo dello spostamento come base per poter affrontare un combattimento, con le relative tecniche di braccia che vanno sfruttate contemporaneamente al movimento del busto.

Parte del seminario sarà dedicata al Dan Chi Sau, al Poon Sau ed al Chi Sau, così SiFu Massimo potrà correggere il lavoro svolto finora da ciascun To Dai. La cosa più interessante sarà il veder utilizzare questi esercizi in concomitanza con i movimenti delle gambe, in maniera da rendere sempre più dinamico il nostro lavoro di 'sensibilità'.

Un'altra parte del seminario sarà dedicata agli esercizi propedeutici di lotta in piedi ed a terra che abbiamo voluto aggiungere nel programma di base degli Allievi di Wing Chun Kuen, consci che la lotta al suolo nel sistema non è presente, ma che ci sia sempre più bisogno di sapersi adattare ai tempi che corrono e che la conservazione di tante tecniche 'anti-grappling' non fossero utili per affrontare seriamente un contesto reale.

Cercheremo di trattare anche l'argomento calci, sebbene penso che serva un seminario specifico per parlare di tutto il sistema dei calci, dei blocchi e dei principi che stanno dietro all'utilizzo delle gambe del nostro amato Wing Chun Kuen. Probabilmente riusciremo a trattare in modo esaustivo 4 o 5 tecniche di base, almeno quelle che si incontrano sin da subito nelle forme a mano nuda. Sarà nostra specifica premura affrontare l'argomento in modo specifico in un seminario apposito.

Probabilmente dedicheremo un po' meno spazio alle tecniche estrapolate dal sistema per la cosiddetta 'difesa personale', perché penso che non ci sarà molto tempo a disposizione per allenare questo tipo di programma, che viene comunque sviluppato ed affrontato nelle prime lezioni di Wing Chun Kuen che gli Allievi si trovano a frequentare in palestra.

Non mi rimane che ringraziare SiFu Massimo per la consueta cordialità e per l'estrema capacità d'insegnamento che ha, nonché per la sua pazienza e dedizione. Senza di lui, probabilmente, oggi non sarei così soddisfatto del lavoro che svolgo con gioia e passione. Roma ti aspetta, caro SiFu!

martedì 3 novembre 2009

Sosteniamo la campagna per "Petrosyan sui giornali italiani"!

Che in Italia le Arti Marziali non fossero ritenute degne di comparire sui giornali era noto, ma che neanche una vittoria come quella che sto per raccontare non passasse in alcun media proprio non me lo sarei aspettato...


Succede che l'indiscusso campione italo-armeno Giorgio Petrosyan si aggiudica il più prestigioso tra i titoli delle Arti Marziali, il K1 World Max, il 26 Ottobre 2009 a Tokyo, stracciando ogni avversario sul suo cammino. Ha vinto un titolo dominato da sempre da giapponesi, thailandesi e olandesi, compiendo un'impresa che nessun altro italiano prima d'ora era riuscito a portare a termine.

Siamo in Italia, quindi si immagina che la notizia riscuota il giusto successo, invece... Quante emittenti hanno trasmesso l'evento in diretta? Nessuna! Quanti giornali e telegiornali ne hanno parlato il giorno dopo? Nessuno! Le Arti Marziali in Italia non hanno alcuna voce in capitolo nei media e questa è l'ennesima prova.

Sono davvero contento che un ragazzo italo-armeno abbia dimostrato come lo sport fatto di passione, tecnica e sudore riesca a dare i suoi frutti meritati. Così è sempre stato, così dovrà continuare ad essere, alla faccia di chi crede che l'Arte Marziale sia uno studio da portare avanti in un'ora a settimana per 'finire il sistema'.

Ogni incontro è un'emozione e un'energia unica e particolare dove si vedono tutte insieme la fatica, il sudore, l'impegno, la dedizione, la perseveranza e l'umiltà dei combattenti. Quelli di Petrosyan che ho visto finora hanno un sapore marziale davvero insolito e mi fa piacere che la vittoria sia giunta nelle mani di una persona così preparata.

Mi è capitato di leggere solo un trafiletto venerdì 29 ottobre sulla Gazzetta dello Sport nelle ultime pagine con una foto di 3 centimentri quadrati dove si elogiava Petrosyan. Poi? Qualcosina qui e lì, ma niente di più di questo... Solo i giornali stranieri ne hanno parlato in modo esaustivo. Possibile che solo in questo Paese le Arti Marziali siano di qualche interesse nell'unico momento in cui ci sono le Olimpiadi?!

Quello che segue è il video del match che ha eletto Giorgio Petrosyan campione del K1 World Max. Invito tutti gli amici e fratelli di Wing Chun ad osservarlo con la dovuta cura, sia per capire come si combatte su un ring, sia per apprezzarne la fine tecnica e la giusta velocità e potenza.

Chi è sul Social Network Facebook può aderire alla campagna: http://www.facebook.com/group.php?gid=165664172158



Una breve storia di Giorgio Petrosyan


Giorgio Petrosyan (Yerevan, 10 dicembre 1985) è un artista marziale armeno naturalizzato italiano. Attualmente detiene il titolo di campione del WMC Intercontinental Middleweight ottenuto concorrendo nel K-1 MAX.

Nato con il nome di Gevorg Petrosyan a Yerevan in Armenia, Giorgio a 14 anni si trasferì in Italia e cominciò a studiare la Muay Thai, due anni più tardi ha cominciato a disputare combattimenti. Da allora vive a Gorizia e si allena con Alfio Romanut alla palestra Satori Gladiatorium Nemesis.

Ha vinto vari titoli, che elenco qui:
2009 Field K-1 WORLD MAX Champion
2009 WKN Intercontinental Oriental rules (69,9kg) champion
2007 Janus Fight Night tournament champion.
2006 Janus Fight Night tournament champion.
2006 KL World title (-67kg)
2005 WMC Intercontinental Welterweight champion
2005 MTA European champion
2004 MTA European champion