lunedì 17 ottobre 2011
挭滾無正身 - Gang Kwan Mou Jing San
lunedì 19 luglio 2010
Il principio Teui-Laai (推拉)


lunedì 31 agosto 2009
Taoismo e Wing Chun
Il Wing Chun è un’applicazione diretta e molto evidente dei concetti sviluppati da alcune delle più importanti correnti di pensiero dell’antica cultura cinese. Questo gli dà delle caratteristiche singolari nel panorama delle arti marziali e penso sia utile parlarne.
Se vogliamo andare alla ricerca delle radici culturali dalle quali nacque il Kung Fu e, nello specifico, il Wing Chun, penso che il primo testo cui fare riferimento sia certamente costituito dall’I Ching, “Il libro dei mutamenti”, che include alcune tra le più antiche tracce scritte lasciateci dalla cultura cinese.
L’altro importante riferimento è sicuramente il primo taoismo, corrente di pensiero sviluppatasi intorno al IV secolo avanti Cristo nel “periodo degli Stati combattenti”, che fu detto anche “il periodo delle Cento Scuole”. Quindici secoli più tardi - circa novecento anni fa - il neo confucianesimo, sistema che unì Buddhismo e Taoismo al Confucianesimo, portò avanti in vari modi il concetto di “principio supremo” o Tai Ji, che ci dovrebbe essere familiare…
Vorrei illustrare sia pure in modo incompleto ed affrettato le relazioni del Wing Chun con il primo Taoismo. Farò per questo riferimento ad alcuni passi del “Libro della Via e della Virtù”, testo fondamentale del Taoismo attribuito a Lao Tzu. Probabilmente corro il rischio di banalizzare una materia non semplice, ma proverò a non scrivere ovvietà.
In ordine logico, il primo principio da ricordare tra quelli espressi da Lao Tzu è il riconoscere i cambiamenti ciclici e continui che avvengono nel mondo naturale, principio già enfatizzato dall’I Ching. Dice Lao Tzu: “L’Essere ed il non essere si generano l’uno con l’altro; il lungo ed il corto si formano l’uno dall’altro; l’alto e il basso si invertono l’un l’altro. Ciò che è piegato diventa intero, ciò che è tortuoso diventa diritto, ciò che è vuoto diventa pieno”.
Nel pensiero taoista a questo principio si unisce la considerazione per cui le nostre relazioni con noi stessi e con il mondo che ci circonda hanno un ruolo essenziale. Quello che noi compiamo, quello che riusciamo a essere, dipende sostanzialmente da queste relazioni. La questione fondamentale riguarda perciò il modo con cui i nostri cambiamenti debbono rispondere ai cambiamenti delle cose e delle persone con cui interagiamo. Se il mondo intorno a noi cambia ciclicamente, quale deve essere il comportamento del saggio?
Secondo il pensiero taoista dobbiamo lasciare compiere i mutamenti che non dipendono da noi, assecondandoli e cercando di trarne vantaggio al momento opportuno. “Se si forzano le cose, si va contro il loro sviluppo naturale e le si perde”. Questo è il cosiddetto principio del Wu Wei, letteralmente tradotto come “non agire”. In breve, secondo Lao Tzu, “il saggio compie senza ‘azione’ (senza opporsi ai cambiamenti)”.
Il “non agire” non va inteso, quindi, nel senso di una completa passività, ma nel non opporsi, nel non fare resistenza. Come è stato detto da un famoso traduttore dei testi classici cinesi (Man Jan Cheng, letto nella traduzione di Tam Gibbs, da cui sono prese le citazioni dal testo di Lao Tzu riportate) “il Wu Wei è l’arte di padroneggiare le circostanze senza opporre loro resistenza; è il principio di schivare una forza che si abbatte su di voi in modo che non possa colpirvi”.
Il consiglio di Lao Tzu è quello di cambiare in modo complementare ai cambiamenti di ciò con cui siamo in relazione, in una mutua alternanza: essere deboli contro la forza, essere forti contro la debolezza. Diminuire quando ciò con cui interagiamo si ingrandisce; ingrandirsi quando esso diminuisce. Dice Lao Tzu: “Se si vuole estendere, bisogna innanzitutto restringere. Se si vuole rafforzare, bisogna innanzitutto indebolire. Se si vuole prendere possesso, bisogna innanzitutto offrire”. Questo è quello che si chiama una visione sottile: il molle ed il debole vincono il duro ed il forte.
Nella guerra, cercare di opporsi al nemico quando è forte sarebbe dannoso e non utile. Per avere il sopravvento, bisogna cogliere le occasioni in cui egli è debole. Il principio del “non fare resistenza” ci richiede di essere flessibili per assecondare i mutamenti altrui, siano essi di espansione o di recessione, adattandoci ad essi. Lao Tzu riconosce che in natura la flessibilità è segno di vitalità: “Quando nasce l’uomo è tenero e debole; quando muore, è duro e rigido. I diecimila esseri, piante ed alberi, durante la vita sono teneri e cedevoli; quando muoiono sono secchi ed appassiti. Perché ciò che è duro e rigido è servo della morte; ciò che è tenero e debole è servo della vita. Se un albero è troppo rigido, si spezza. Ciò che è duro e rigido, è posto in basso; ciò che è tenero e debole è posto in alto”.
Per il Taoismo il simbolo più efficace del “non agire” e della flessibilità è rappresentato dall’acqua, che è con evidenza priva di rigidità e disposta ad adattarsi ad ogni situazione nella quale può trovarsi ma è pure capace di penetrare dovunque. Quante volte vi sarà stato detto, durante gli allenamenti, che bisogna essere come l’acqua? Ecco, il senso sta tutto nella visione taoista. Come dice Lao Tzu, “la bontà suprema è come l’acqua. La bontà dell’acqua consiste nel fatto che essa reca profitto ai diecimila esseri senza lottare. Essa resta nel posto più basso, che ogni uomo detesta”.
“Niente al mondo è più molle e debole dell’acqua, ma nel combattere ciò che duro e forte, niente può superarla – continua Lao Tzu -. Così io so che il non agire (il non essere rigidi) ha il sopravvento. Il segreto del successo sta anche nell’essere tempestivi nelle proprie reazioni al cambiamento al fine di ‘intervenire sul piccolo’”.
Quando siamo soliti praticare il Chi Sau in maniera molto morbida e rilassata, diciamo che ci serve per “sentire” o per “percepire” la minima forza dell’avversario e per assecondarla. Il principio taoista esposto da Lao Tzu penso che vada a pennello: “Percepire ciò che è debole vuol dire avere la visione. Ciò che non è apparso si previene facilmente. Ciò che è minuto si disperde facilmente. Agisci prima che qualcosa sia; crea l’ordine prima che ci sia il disordine”.
Per riconoscere al loro nascere i cambiamenti del mondo che ci circonda è necessario “unirci” ad esso e mantenere un continuo ed attento contatto. Occorre cioè ascoltare con continuità ed essere capaci di interpretare. Lao Tzu dice: “Veglia sull’inizio come sulla fine; allora nessun affare rovinerà”.
Nulla di tutto quello che è stato indicato potrebbe essere applicato con successo se non si riuscisse a trovare la propria unità di mente e di corpo ed a sentirsi senza paura parte del mondo che ci circonda, dimenticando se stessi e liberandosi da ogni rigidità e tensione. Questi, che sono anche i principi della meditazione taoista, sono enunciati così da Lao Tzu: “Aggrappandoti all’unità con la tua anima spirituale e la tua anima corporale puoi impedire che si separino? Ripulendo il tuo specchio oscuro (cioè la tua mente), puoi renderlo senza macchia?
Raggiungi il vuoto estremo e conserva una rigorosa tranquillità. Così, mentre i diecimila esseri tutti insieme si dibattono attivamente, io contemplo il loro ritorno nel nulla. Tornare alla radice si chiama la tranquillità; ciò vuol dire deporre il proprio compito (i propri interessi immediati)”.
Credo che di citazioni di Lao Tzu ne abbiate abbastanza (mi fermo qui), trascurando tra l’altro la sua attenzione alle energie interne ed al modello dell’infante (vedete i punti 10 e 55 del testo). Va comunque segnalato che alcune parti del testo di Lao Tzu possono essere difficilmente accettate, poiché sono in contrasto con principi morali e civili che sono i fondamenti della nostra società, ma anche il Wing Chun è una scelta di vita.
Una straordinaria somiglianza tra i principi del primo taoismo e quelli del Wing Chun si vede quando si chiede di raggiungere l’unità di corpo e di mente, liberandosi da rigidità e tensioni fisiche e mentali e concentrando l’attenzione su ciò che si sta facendo, imparando a cambiare in modo flessibile e cedevole, ascoltando per conoscere se stessi e gli altri, accompagnando in modo complementare i cambiamenti dell’avversario e cogliendo le opportunità che egli offre, cedendo quando egli avanza ed avanzando quando egli indietreggia, reagendo con tempestività quando i suoi cambiamenti stanno per manifestarsi. Mi pare che siano principi ben noti a chi pratica questa arte marziale e che permettono, come dice Lao Tzu, che il debole vinca il forte.
Una seconda considerazione è che dopo tanti secoli l’utilità di questi principi in vari settori dell’attività umana - dalla condotta di operazioni militari alla politica ed al governo delle aziende - è sempre più riconosciuta dagli esperti di queste discipline. La loro validità appare evidente anche in molte occasioni - non tutte quelle possibili – della vita quotidiana. In generale, applicando i principi del taoismo adottati dal Wing Chun e concentrando l’attenzione sulle nostre relazioni con il mondo che ci circonda, senza resistere ai cambiamenti che non riusciamo a controllare, possiamo impiegare al meglio le nostre capacità ed al contempo proteggerci da molti stress ritrovando calma e tranquillità, con benefici effetti anche sulla nostra salute.
Un importante esempio è costituito dalle nostre interazioni con altre persone. Ascoltare i nostri interlocutori con attenzione per conoscere le loro motivazioni, invece che resistere “chiudendoci” o allontanarci, ci mette già in una situazione di potenziale vantaggio. Se riconosciamo degli interessi comuni, possiamo coltivarli al meglio delle nostre possibilità. Se viviamo una situazione conflittuale, la calma con la quale possiamo gestirla seguendo gli impulsi delle nostre controparti invece di resistervi, ci permette di trarre vantaggio dei loro punti di debolezza. In ogni caso possiamo avere relazioni interpersonali più efficaci di quanto potremmo fare altrimenti.
In breve, il Wing Chun può essere anche una scuola di vita che ci insegna a difenderci dalle nostre reazioni emotive ed a cambiare utilmente i nostri comportamenti abituali. Certamente non è necessario leggere Lao Tzu per praticare correttamente il Wing Chun. Una delle caratteristiche di questa arte marziale è tuttavia l’essere una sorta di finestra dalla quale ci si può affacciare su una cultura che ci viene da lontano, nel tempo e nello spazio geografico, ma che ha un significato universale ed è di grande modernità per molti aspetti della nostra vita. Questa è un opportunità che è a vostra disposizione. Oltre al testo di Lao Tzu, possono essere utilmente letti Chuang Tzu, che è anche molto piacevole dal punto di vista letterario, e l’Arte della Guerra di Sun Tzu, per entrare appieno nell’alveo del fiume in cui scorre il nostro Wing Chun.
lunedì 27 luglio 2009
La saggezza del Tempio di Siu Lam del Sud - Lei
Trascrizione: Lei/Li
Pronuncia: \leih\ (cantonese)
Il concetto di Lei è proprio per questo molto importante nel Weng Chun Kuen, perché rappresenta i principi che stanno dietro i movimenti, le forme ed i concetti profondi. Lo stesso concetto attiene anche al disporre, al regolare, al gestire, al governare qualcosa. In generale, è ciò che sta dietro la forma ed oltre la sostanza.
I principi sono le regole, le leggi e le norme che regolano la nostra azione. Sono le nostre linee di principio, la nostra dottrina nel combattimento e nello stato di quiete. Tutto va svolto secondo i principi ed a questi, solo a questi, dobbiamo essere più fedeli che mai, in ogni azione.
Tai, Lan, Lau sono solo tre dei sei principi e mezzo (Luk Dim Boon) che regolano la nostra arte marziale, ma quando parliamo di Lei facciamo riferimento anche ai principi che regolano l'uso del corpo (Ham Hon, Lok Bok, etc.), oltre a ciò che sta dietro ad ogni singola forma che eseguiamo. Ogni forma ha i suoi principi.


venerdì 19 giugno 2009
Kiu Sau
Nel nostro stile il Kiu Sau diviene anche un esercizio. Kiu Sau è formato da due ideogrammi, i quali, come accennavo, hanno questo significato specifico: Kiu = Ponte; Sau = Mano/Braccio. Può essere anche tradotto come "Mano/Braccio che crea il ponte". L'ideogramma utilizzato per Kiu è presente in molte tecniche degli stili del Sud e rappresenta sempre la finalità di ognuna di queste.
Il Kiu Sau è anche un esercizio comune a tante Scuole di Choy Li Fut, per esempio, non solo nel lineage Chi Sim del Weng Chun. Come esercizio è spesso accompagnato o assimilato allo sparring, in cui il praticante ha modo di studiare ed approfondire le distanze del combattimento, le tattiche e le strategie da utilizzare.
Attraverso il lavoro del Kiu Sau si sviluppano abilità specifiche come la sincronia, il tempismo (per gli anglofoni: timing), i riflessi ed una buona capacità di adattamento alle diverse tipologie di combattimento, comprese le fasi di corpo a corpo (per gli anglofoni: clinch) ed il combattimento a terra (per gli anglofoni: groundfighting) con relative tecniche di sottomissione (per gli anglofoni: grappling) e di blocchi e leve (per gli anglofoni: jointlocking).
I lettori perdoneranno il mio utilizzo di termini italiani (con i relativi richiami in inglese), ma c'è davvero bisogno di parlare chiaramente e "come mangiamo" per trasmettere delle conoscenze. Non si può pensare di spiegare un sistema cinese utilizzando l'inglese. Si usa il cinese, si fa il paragone in italiano e, poi, se si vuole, anche in inglese. Però, vi prego, cerchiamo di parlare italiano. Torniamo a dove eravamo rimasti.
Il Kiu Sau permette al praticante di applicare le tecniche ed i principi dello stile sviluppando la sensibilità, migliorando le posizioni e gli spostamenti (o footwork), arrivando a padroneggiare il proprio corpo controllandolo in ogni fase del combattimento.
Inoltre, il Kiu Sau è uno dei momenti migliori durante l'allenamento per sviluppare quello che i cinesi chiamano Jing [劲] (l'energia) e perfezionare le tecniche fondamentali, nonché i principi che alimentano il sistema. Si combina al Kiu Sau il lavoro ai vari Jong (i manichini) del sistema, finalizzato a condizionare il corpo del praticante e a migliorare la precisione e la velocità degli attacchi e delle tecniche, oltre a sviluppare un'elevata capacità di gestire la propria energia.
Quindi il Kiu Sau serve ad addestrare il praticante a creare un varco dove non c'è, ad incollarsi al ponte dell'avversario, ad attraversare la guardia dell'avversario stesso. Diviene un esercizio complesso vista la grande varietà offerta dal nostro sistema e con la connessione tra principi, tecniche e tattiche.
L'obbiettivo è quello di allenare il più possibile le tecniche e la loro rapida concatenazione. Segue poi la fase libera, dove i due praticanti possono portare a segno le tecniche cercando di armonizzarsi con l'avversario sfruttando al massimo le tecniche apprese e i principi che le alimentano.
In pratica, diviene un combattimento durante il quale devono essere allenate tutte le tecniche dello stile rispettandone le posizioni, gli spostamenti e principi. Rimane fondamentale lo studio delle forme (da soli ed in coppia) al fine di aver sviluppato l'istintività necessaria a rendere le azioni fluide e continue.
Il lavoro ai Jong diviene indispensabile sia per il condizionamento che ne segue, sia per gli spostamenti e le combinazioni. Lo stesso Kiu Sau può esser fatto con un solo braccio per volta in guardia laterale. In questo modo viene allenata la capacità di penetrare l'avversario mentre ci si sforza di stare rilassati, conservando la pressione; ascoltare e avvertire tutte le sensazioni; utilizzare il corpo; far aderire e connettere i ponti; essere flessibili; scovare i punti deboli da attaccare; difendersi; non lasciare i contatti e non forzare le vie precluse; utilizzare leve e blocchi; abbassare ed invertire l'energia.
Mi riservo di trattare meglio l'argomento in futuro.
lunedì 8 giugno 2009
Conoscere il senso di ogni forma
In generale, utilizziamo cinque momenti per studiare una forma. Anzitutto vanno memorizzati i movimenti che compongono la sequenza. Lì per lì non si presta particolare attenzione al movimento specifico, ma ci si dedica alla memorizzazione della sequenza. Questo è un momento molto importante, come tutti gli altri, perché disciplina l'allievo e dona una buona capacità di concentrazione (anche solo mentale). Ci ricordiamo tutti i primi tempi in palestra, quando l'insegnante ci metteva davanti allo specchio a praticare i primi set della Siu Nim Tau, con quelle sequenze che, inizialmente, non avevano alcun senso...
Una volta imparata la sequenza, si deve iniziare a studiarne il significato che vi sta dietro. Per esempio, quando si inizia a studiare la Siu Nim Tau, l'allievo deve impare a ges

Dopo aver compreso il significato della forma che si sta studiando, si passa alla fase successiva, rappresentata dallo studio dei concetti e dei principi che regolano i movimenti che andiamo ad approfondire. In questa fase impariamo a prendere coscienza dei principi propri della nostra arte marziale, prendendo confidenza con i cardini del sistema. Per esempio, studiando la Chum Kiu, entreremo in contatto con il principio Tai ("sollevare"), che ritroveremo - approfondito - quando studieremo il Luk Dim Boon Kwan (il palo dai "sei punti e mezzo"). Oppure avremo modo di studiare il principio Lan ("aumentare lo spazio") sin dalla Siu Nim Tau...
A questo punto si passa ad allenare duramente ciò che si è studiato. Si lavora duramente per raggiungere il proprio obiettivo, che è quello di acquisire particolari abilità. In questa fase si possono racchiudere tutti gli esercizi che utilizziamo per imparare l'arte marziale, dal Lat Sao al Chi Sao, dai Kiu Sao allo sparring. Diciamo che è la fase più lunga dello studio delle forme...
Alla fine, ma solo alla fine, si arriva al quinto ed ultimo stadio del cammino verso la conoscenza: la comprensione dell'arte. Questo stadio può essere considerato il più difficile, ma, certamente, il più soddisfacente, perché proprio in questo momento si inizia a praticare l'arte marziale con piena conoscenza...
giovedì 28 maggio 2009
La formula per la massima efficienza
Una linea centrale, due linee di difesa (dalla distanza del pupazzo di legno), tre punti di riferimento in altezza (anche alla distanza), quattro cancelli (considerati dal Dan Tien in poi), cinque linee (in larghezza), sei cancelli (da questo punto di vista è rispettato il principio delle altezze e della destra e sinistra), sette princìpi.
Col tempo avremo modo di approfondire ogni singolo punto...

