mercoledì 30 settembre 2009

Nel Wing Chun ci sono le schivate?

Mi è capitato più volte di sentire grosse critiche da parte degli amici degli sport da combattimento (SDC) per la presunta mancanza della schivata nel sistema del Wing Chun Kuen. Vorrei proprio per questo sgombrare il campo da possibili incomprensioni e, soprattutto, da false informazioni che possono girare liberamente su internet.

Il nostro sistema (rullo di tamburi...) comprende anche la schivata, cari amici. Ovviamente non tutti gli Insegnanti sono soliti insegnarla, perché senza un'adeguata preparazione del corpo è impossibile flettere il busto da una o un'altra parte, mantenendo un buon radicamento al suolo. Sebbene nel lineage di SiJo Leung Ting i primi movimenti del busto sono riscontrabili dalla Chum Kiu in poi, in alcuni sistemi lo troviamo sin dalla Siu Nim Tau. Un'esempio fra gli altri può essere la versione della stessa Piccola Idea, che Sergio Iadarola ci mostrò nel 2006, di ritorno da un'esperienza in Cina.

Se vogliamo rimanere nel solo lineage di SiJo Leung Ting, possiamo notare il primo movimento del busto nella sequenza della Chum Kiu che possiamo chiamare "Sheung Dai Bong Sau - Sheung Tan Sau - Sheung Dai Kau Sau - etc." (doppio "braccio ad ala" basso, doppio "braccio che disperde", doppio "braccio che accompagna ai lati", etc.).

Una delle applicazioni che possiamo trovare in questo movimento del corpo è proprio la schivata frontale, muovendo il corpo (oscillando) per evitare l'impatto con il colpo avversario. Chiaramente senza una buona capacità nell'uso delle gambe la schiavata è inutile se non proprio controproducente. In questo movimento c'è uno studio approfondito del cosiddetto "ventre di cotone", che ci permette di avere buone capacità di movimento.

Se poi passiamo alla Biu Tze, il lavoro della schivata assume un maggior valore, anche quando simuliamo le schivate al di sotto dell'avversario. Si impara, oltre che abbassare il busto (già presente in Chum Kiu), a portare tutto il corpo in basso, con il tipico movimento chiamato Chum San (evadere un attacco abbassando il corpo). Lo riconoscete perché è il movimento tramite il quale si arriva a portare le braccia sotto le gambe, prima di eseguire dei grandi cerchi con le braccia, per ritornare nella posizione Wu Sau - Man Sau.

Le occasioni in cui utilizzare il busto in quella maniera sono diverse. In linea generale dipende dalla volontà del praticante di andare a cercare un bersaglio che è più in basso o più in alto, durante un'azione. Più spesso è l'avversario a provocare il movimento, che utilizziamo per evitare di essere colpiti, in maniera davvero molto simile a quella usata dagli amici pugili.

Se poi volessimo andare a ricercare il movimento della schivata a destra ed a sinistra, potremmo trovarla davvero in molteplici situazioni, soprattutto quando siamo soliti allenarci all'Uomo di Legno, nel momento in cui simuliamo gli attacchi dello stesso ed usiamo il corpo per spostarci (schivare) e il duro lavoro dei passi sul fiore di pruno...

martedì 29 settembre 2009

Flessibilità e potenza nel Chi Sau

Vi segnalo un altro video di Sergio Iadarola, perché vale la pena di osservare bene il movimento del corpo che accompagna quello delle braccia, durante l'allenamento del Chi Sau, dalla piattaforma del Poon Sau con alcuni Allievi avanzati tedeschi.

Alle sue spalle potete vedere i più alti gradi tedeschi (Master), allievi diretti e privati dello stesso Iadarola. Con Sergio, invece, si allenano in questo video gli Allievi tedeschi dal XII grado allievo al III grado tecnico (per quello che ho visto).

Osservate bene la flessibilità e la potenza che Iadarola riesce a sviluppare anche in quella distanza, davvero mirabile. Interessante notare, però, come sia anche molto rilassato, rispetto a tutti quelli con cui incrocia le braccia. Ovviamente c'è la "sindrome da Allievo", che spesso ci fa irrigidire di fronte al nostro Insegnante, ma c'è anche una buona dose di concentrazione, visto chi ci si trova di fronte.

La domanda, però, è sempre la stessa: possibile che un insegnante sia talmente superiore ad Allievi di grado così alto? Non è che, niente niente, i gradi vengono venduti? Non si capisce come si possano vedere cinture nere di questo calibro esser trattate come bimbi alle prime esperienze...


lunedì 28 settembre 2009

SiFu Massimo Fiorentini a Roma

Sabato 3 ottobre, alle 10, si terrà a Roma, in via Casilina 1038/o, il primo seminario dell'IDPA (International Dragon and Phoenix Association). SiFu Massimo Fiorentini verrà a presentare l'Associazione, dando modo a tutti gli interessati di comprendere appieno i fondamenti del sistema di SiJo Leung Ting.

Ho deciso di invitarlo per tenere questo seminario, perché penso che sia uno dei migliori Maestri italiani. Oltre alla sua indubbia qualità tecnica, sono felice di elogiarne la qualità umana e la disponibilità che mi ha dato sin dal primo momento in cui ho iniziato ad allenarmi con lui.

Chi fosse interessato a partecipare all'evento, come dico sempre, sa perfettamente dove e come rintracciarmi, visto che i miei contatti sono pubblici.


domenica 27 settembre 2009

Siu Nim Tau - Un'applicazione

Cari amici, voglio proporvi un nuovo breve video, appena pubblicato su YouTube, in cui si vede Sergio Iadarola che spiega un'applicazione della Siu Nim Tau, in un'azione dinamica. Il video è tratto dal suo ultimo DVD, di cui vi ho già parlato e che vale la pena di guardare con attenzione.

Vi invito a fare caso al movimento del corpo di SiFu Sergio, che dimostra elasticità, potenza e stabilità, le qualità che mi colpirono sin dalla sua prima venuta in Italia.




venerdì 25 settembre 2009

Siu Lam Weng Chun Kwun Jong

Oggi non ho molta voglia di scrivere, ma vorrei segnalare a chi di voi non l'avesse ancora visto questo strumento del sistema del Siu Lam Weng Chun Kuen (少林永春拳) chiamato Kwun Jong Dummy. Dimostra brevemente il suo utilizzo SiFu Michael Tang, a New York, ospite dell'amico Derek.

Presto anche a Roma ci sarà la possibilità di utilizzare questo strumento fondamentale per la pratica con il palo lungo, che è il vero Insegnante del sistema, da cui derivano la gran parte dei movimenti e dei principi per il combattimento a mani nude.



lunedì 21 settembre 2009

Siu Nim Tau - lineage GM Leung Ting V

Oggi vorrei parlare del secondo set della Siu Nim Tau di SiJo Leung Ting, dedicato allo studio di uno dei pugni del sistema, il più semplice, il più classico e, diciamolo, il più abusato, che viene utilizzato quando la linea centrale è libera: Jik Chi Chung Kuen (直線衝). Possiamo tradurlo in maniera abbastanza fedele come pugno lanciato in avanti sulla linea centrale, posizionato come l'ideogramma cinese che rappresenta il sole ( - Yaht). Alcuni, infatti, scrivono Yaht Chi Chun Kuen, per essere più precisi 線衝. L'importante è capirsi.

Questo tipo di pugno verticale è tirato in maniera del tutto rilassata (possiamo considerarlo Yin), ma il movimento corretto permette di sviluppare una notevole quantità di forza sia per l'impatto che per l'attraversamento della superficie dello stesso. Non a caso questo tipo di pugno è spesso usato nelle dimostrazioni per far capire alle persone la potenza dell'energia interna.

Nella Siu Nim Tau si studia la sua esecuzione precisa. Dalla posizione Sau Kuen, in cui abbiamo chiuso il precedente set, ruotiamo il pugno sinistro fino a farlo diventare verticale, durante la fase di spostamento verso la nostra linea verticale. Una volta arrivati ad avere il polso sulla linea verticale (che ora corrisponde alla linea centrale nel nostro immaginario), spingiamo avanti il pugno con il tricipite ed il dorsale, esercitando una notevole spinta in avanti soprattutto dalla punta del gomito, come recita un motto.

Il gomito si mantiene più basso possibile per tutto il movimento, fino alla completa estensione del braccio. La colonna vertebrale si flette leggermente in avanti, in modo da aggiungere potenza al pugno. La spalla si tira leggermente indietro, al fine di impedire l'iperestensione del gomito e mantenere un'adeguata struttura. Il polso scatta leggermente verso il basso, mandando il pugno verso l'alto, aggiungendo ulteriore potenza al pugno.

Il coordinamento di polso, gomito, spalla e colonna vertebrale è essenziale per un pugno verticale potente. Il pugno verticale, a differenza del pugno più comunemente usato in tutti gli stili di Arti Marziali e comunque presente anche nel nostro sistema (orizzontale), mantiene una robusta struttura scheletrica, che, a sua volta, permette ai muscoli di impegnarsi con il massimo effetto. Il buon coordinamento di pugni verticali in serie (i famigerati "pugni a catena) in fase di avanzamento crea un effetto schiacciante potente.

Soffermiamoci un momento sui "pugni a catena", su cui, comunque, dovremo fare un discorso a parte. I pugni a catena sono una serie di pugni verticali. I colpi vengono eseguiti sulla stessa linea, eseguendo un leggero arco con il polso avanzato, per fare spazio al pugno in arrivo. Il pugno lanciato per primo pesa come il piombo nella stessa maniera dell'ultimo che sostituirà il precedente. Non ci può essere variazione di potenza, pena la non riuscita della tecnica. Questa serie di pugni forma un cuneo nello spazio che si crea tra chi la tira e l'avversario, fornendo una buona protezione anche in fase di attacco.

Torniamo alla forma. Una volta completata l'estensione del pugno, si apre il palmo della mano verso l'alto con una rotazione del polso, iniziando sin da subito a fare esperienza del Huen Sau. Questo tipo di movimento è fondamentale per la costruzione di una buona muscolatura del braccio, ma anche per allungare i tendini dell'avambraccio. Si usa per liberazioni semplici da prese ai polsi, per posizionare e controllare per bene le braccia avversarie. Di solito serve a far defluire la forza dell'avversario verso un punto specifico e per tornare a gestire il Centro tra noi e l'attaccante. Non scrivo tutti i passaggi con cui SiJo Leung Ting esegue questo movimento, ma assicuro che è davvero un ottimo lavoro di potenziamento ed allungamento, da provare.

Una volta completata la rotazione della mano, si richiude il pugno e, attraverso una controrotazione, si torna in Sau Kuen, da cui si era partiti. Si esegue subito dopo lo stesso lavoro con il braccio destro.

Da SiJo Leung Ting questo pugno viene considerato il movimento più importante d'attacco, unico nel panorama delle arti marziali ad imprimere una forza notevole con il minimo sforzo fisico. Nel lancio di un pugno dritto è importante sottolineare che la principale fonte di forza viene dalla punta del gomito; si tratta, quindi, di un ponte corto (ne riparleremo). Vi è un motto specifico per il modo corretto di lanciare un pugno dritto: "Mantenere il gomito sulla linea centrale, mentre si lancia un pugno". Ricordiamocelo.

Quando si tira una catena di pugni (viene detta Lin Wan Kuen 連環拳), il primo è spinto verso l'esterno da una sorta di forza speciale chiamata "forza esplosiva". Un buon paragone è il lancio di un cannone. Il pugno è la palla di cannone e il braccio è come una corda con un'estremità legata alla palla di cannone, mentre l'altra è collegata alla base (spalla).

Per fare un pugno potente dritto si dovrebbe anche "non stringere i muscoli mentre si lanciano i pugni" , come recita un altro importante motto in materia. L'irrigidimento dei muscoli è un grosso errore per chi cerca la forza. L'irrigidimento muscolare è solo un'illusione di forza. Secondo la teoria del Wing Chun di SiJo Leung Ting, un pugno potente è "un pugno che atterra l'avversario e provoca un danno forte", così è l'avversario che si sente la potenza addosso e non l'attaccante.

Scientificamente, sono gli estensori (ad esempio, il tricipite, il dorsale, ecc) che sono responsabili della forza impressa ad un pugno diretto, non i "contraenti" (ad esempio, il bicipite). Pertanto, un uomo che irrigidisce la sua muscolatura mentre lancia un pugno è come chi tenta di accelerare una macchina mettendo un piede sul pedale del gas e l'altro sul freno...

Il pugno a catena è considerato come il più pratico e il miglior attacco nel sistema del Wing Chun, però, purtroppo, se ne è spesso abusato, fino a farlo diventare LA tecnica per eccellenza. Anche se per eseguirlo bene si pratica per decine di ore lo stesso movimento, spesso non viene spiegata la sua applicazione e qui sta il problema. Con il mito della soluzione universale si sono costruite generazioni di esaltati, come si può tranquillamente vedere su Youtube, per esempio, dove è la sola tecnica risolutiva di tutte le dimostrazioni.

venerdì 18 settembre 2009

Poon Sau

Qualche tempo fa, mi è capitato di discutere sia dal vivo, sia su un forum online di uno degli esercizi di base del Wing Chun, che si trova in molti lineage, ma che, spesso, non viene spiegato. Sto parlando di quello che siamo soliti scrivere come Poon Sau (la trascrizione fonetica dovrebbe essere /pùhn sao/).

Nella mia esperienza di Wing Chun ho dovuto attendere fino al 2004 per avere un'infarinatura di che cosa fosse e di che cosa si parlasse in riferimento al Poon Sau. Introdusse il tema Sergio Iadarola, in uno dei suoi seminari italiani. Però, anche allora non riuscii a comprenderne in pieno il senso e le dinamiche.

Finalmente, nel marzo scorso, durante un seminario (sempre di Sergio), mi è stato adeguatamente spiegato e dimostrato il senso ed il motivo per cui siamo soliti utilizzare il Poon Sau come piattaforma d'allenamento. Però, partiamo da un presupposto: se non ci fosse stato il contatto con la grande famiglia del Siu Lam Chi Sim Wing(Weng) Tjun(Chun), a parer mio, sarebbe rimasto un mistero, perché in Europa non è mai stato spiegato a dovere da dove provenisse questa piattaforma e quale ne fosse il senso.

Molti di quelli che, come me, provenivano dagli studi nella Wtoi, comprarono tutti i testi di SiJo Leung Ting per cercare di capire il senso del "gioco", ma anche lì, niente. Si accenna all'esercizio, si scrive che si tratta di rolling arms, ma non se ne spiega il senso. Ecco che, allora, nascono le incomprensioni ed il Poon Sau diventa solo lo stadio precedente il Chi Sau, dedicato solo al corretto "rollaggio" delle braccia.

Girovagando un po' sul web riuscii a trovare qualcosina, ma tutti parlavano sempre e solo di questo rollare le braccia, come fase propedeutica per lo studio del Chi Sau. Anche in merito alle traduzioni, ho letto di tutto. La traduzione più accreditata che ho trovato è "braccia che esaminano attentamente", ma ho notato che l'ideogramma utilizzato non è lo stesso per tutte le tradizioni.

Ora, se andiamo alla ricerca della radice dell'esercizio, cosa che mi pare non abbia fatto nessuno in Italia, dobbiamo affrontare la ricerca nell'ambito della grande famiglia da cui discende anche la linea del GM Yip Man. Io qualche ricerca l'ho portata avanti e sono arrivato ad una conclusione: senza la comprensione dei concetti dei ponti (Kiu) non si comprende appieno il senso di ciò che si fa.

Se date un'occhiata all'ideogramma utilizzato per descrivere il concetto di ponte Poon Kiu (o Pùhn Kiu), notate una certa differenza rispetto a quello della famiglia di Wing Chun discendente da SiJo Leung Ting. Alcuni staranno già pensando a qualcosa tipo "lo vedi che questo mischia Wing Chun e Weng Chun?", ma a me non interessa poi molto, perché la tradizione è la stessa, vuoi o non vuoi, sebbene si siano sviluppate separatamente. I moviementi sono quasi sempre gli stessi (basandoci sulle forme del Wing Chun Leung Ting), ai quali vengono aggiunti altri nel Weng Chun/Wing Tjun.

Non starò qui a spiegare nel dettaglio il Pùhn Kiu, sia perché c'è già chi l'ha fatto meglio di me, in inglese, sia perché vorrei che ne nascesse un dibattito proficuo con tutti i praticanti e ricercatori, non volendo cantarmela e suonarmela da solo, come si dice a Roma...

Voglio dire, però, che non concordo affatto sulla visione del Poon Sau che molti danno, ovvero di una delle due fasi antecedenti il Chi Sheung Sau (se vogliamo proprio essere cavillosi...). Il Poon Sau sarebbe solo l'esercizio di ruotare le braccia insieme all'avversario, fase precedente al Luk Sau, che corrisponderebbe allo stesso lavoro con l'aggiunta dell'energia in avanti. In questo modo si vorrebbe insegnare al praticante la corretta meccanica per lavorare con entrambe le braccia contemporaneamente e, successivamente, insegnargli a trasmette la pressione in avanti ed i vari attacchi da porta, a seconda dei vari livelli.

Ecco, io sono contrario a questo tipo di passaggio, perché penso che il posizionamento corretto del polso, del gomito e della spalla si possa comprendere a pieno solo durante un lavoro serio, eseguito con le dovute pressioni in avanti. Se abituiamo le braccia a girare solo su contatto, rischiamo di ritornare a fare un Chi Sau molle e completamente inutile ai fini che ci siamo proposti di seguire. Le braccia devono piegarsi solo quando la potenza sviluppata dall'avversario è superiore.

Rimane importantissimo ricordarsi in questo contesto il concetto del Centro (che sono riuscito a conoscere solo grazie agli insegnamenti di SiFu Fiorentini), che non dobbiamo mai perdere di vista, pena il lanciare le braccia nel vuoto dell'avversario. A seconda delle distanze in cui si allena il Poon Sau, le finalità dell'azione cambiano. La cosa più importante è non dimenticare mai che braccia stese costituiscono spesso validi appoggi ed appigli per gli attacchi dell'avversario.

Un'ultima considerazione: chi pensa di imparare a difendersi studiando il Poon Sau, il Chi Sau, il Luk Sau, o il Nuk Sau, senza aver mai sperimentato Gor Sau e Kuo Sau, a mio aprere è fuori strada. Di ogni singola cosa parleremo a tempo debito, ma se qualcuno vi dice che con il solo Chi Sau potrete sapervi difendere, a mio parere, non dategli retta.

giovedì 17 settembre 2009

3000 visite!!!

Con vero piacere ho visto che questo blog ha superato le 3000 visite uniche dal 4 giugno 2009 ad oggi!
Sono davvero soddisfatto e, soprattutto, mi fa molto piacere che le persone che arrivano qui dai motori di ricerca lo facciano quasi sempre tramite keywords riguardanti il Wing Chun e non altre.

Avevo inserito un piccolo sondaggio interno, per sapere un po' le opinioni di tutti i visitatori in merita all'utilità del sito. Il 100% ha risposto che è molto utile, ma...solo in 9 hanno partecipato alla votazione! Mi aspettavo una partecipazione maggiore, ma, del resto, è solo un blog individuale e non posso pretendere poi tanto di più...

Tornando agli aspetti positivi, sono contento che le visite iniziano ad arrivare anche dall'estero. Ovviamente la percentuale maggiore rimane quella proveniente dall'Italia e da Roma in particolare. Il blog viaggia intorno alle 50-100 visite giornaliere, a seconda delle giornate. Mi piacerebbe che crescesse un po', ma i praticanti di Wing Chun non sono poi così tanti in Italia, no?

In questo momento il blog ha bisogno solo di più partecipazione attiva, di commenti e di articoli inviati per essere discussi insieme. Ha bisogno di voi, in sostanza, per non rimanere l'opera di un singolo matto che si è messo a scrivere di Wing Chun sul web... Sarebbe bello che crescesse anche il numero dei sostenitori del blog, arrivato ormai a 15, ma che vorrei salisse un po', per sapere che ci sono persone che sostengono i miei sforzi.

Non rimane che ringraziare tutti gli amici, i Fratelli, gli Allievi ed i visitatori per il loro appoggio! Grazie davvero!

mercoledì 16 settembre 2009

Siu Nim Tau - lineage GM Leung Ting IV

La posizione di base di cui abbiamo parlato (Gow Cha Tan Sau) ci aiuta anche ad individuare il centro del nostro corpo, che non vogliamo mai lasciare scoperto, identificato con il plesso solare. La protezione della linea verticale mediana, che passa per questo punto e che scende perpendicolare al suolo, è fondamentale durante qualsiasi esercizio e, a maggior ragione, durante un combattimento reale.

Una volta completato il percorso semicircolare del movimento, si esegue il Gow Cha Gaun Sau, traducibile più o meno come mani/braccia che annullano o eliminano, sempre incrociate come se fossero un forcone. Sta di fatto che questo movimento elusivo, durante l'applicazione, prevede la capacità del praticante di non far salire la spalla, di non far stendere i gomiti e di non utilizzare forza muscolare, pena la mancata riuscita dell'evasione da un attacco basso.

Questo movimento serve per eludere un un attacco effettuato al di sotto del piano orizzontale in cui siamo soliti dividere il corpo, all'altezza del plesso solare. Di solito è usato in combinazione con un pugno o con una palmata, cui viene data forza con un passo o con la rotazione del corpo. Se usato correttamente, il Gaun Sau provoca davvero molto dolore al braccio dell'avversario.

Dalla spinta verso il basso, in diagonale, dei due Gaun Sau, si passa per reazione al Gow Cha Kwun Sau (mani/braccia che ruotano, incrociate). Come applicazione pratica, si può pensare ad una deformazione attiva delle braccia, subito dopo aver eseguito un Dai Bong Sau (il tipico "braccio ad ala", basso). Può essere usato anche per sfuggire ad una presa, per esempio.

Il ritorno elastico delle mani verso l'alto, ci riporta in Gow Cha Tan Sau, stavolta con un movimento semicircolare in avanti. Dalla doppia contro-spinta dei polsi, si genera il movimento successivo, che siamo soliti chiamare Sau Kuen (la mano a pugno, che si ritira). Le applicazioni sono molteplici, non ultima la gomitata indietro, ma non c'è solo quella.

lunedì 14 settembre 2009

Lezioni individuali e private

Dopo varie riflessioni in proposito, da qualche settimana ho iniziato ad accettare alcuni studenti che mi hanno chiesto di potersi allenare in privato con me. Cosa significa studiare privatamente il Wing Chun Kuen? Cerco di chiarire alcuni punti che penso possano essere interessanti per tutti.

In linea generale, sono sempre stato convinto che le lezioni private, specialmente nel mondo malsano e degradato del Wing Chun italiano, fossero solo un modo molto semplice per percepire un bel po' di euro, in modo semplice e senza troppa fatica. Effettivamente nella mia esperienza - ormai decennale - nel campo, ho capito che molti hanno utilizzato questa pratica proprio per arrotondare gli stipendi.

Da un anno un po' di ragazzi mi stavano pressando, affinché aprissi le porte allo studio "privato", così, dai primi di settembre, ho deciso che è arrivato il momento di dedicare più tempo ad alcuni di loro, affinché accelerino il corso di studi e si chiariscano alcune idee precedentemente confuse da altri. Chiariamo anzitutto cosa significa il "Privato".

Partiamo dal presupposto che la pratica del Gong Fu (dai, per una volta fatemelo scrivere nella maniera esatta...) è sempre stata tramandata a piccoli gruppi o a singole persone. I corsi in palestra, così come li abbiamo conosciuti negli ultimi 30 anni, sono nati solo nella seconda metà del Novecento. Ciò significa che in precedenza lo studio era sempre appannaggio di pochi piccoli gruppi o, per lo più, di singoli discepoli dei Grandi Maestri.

Con il GM Yip Man si iniziano ad aprire le porte verso l'esterno, con i primi gruppi più folti di studenti, un'organizzazione sportiva, etc. Possiamo dire che si commercializza il Wing Chun? Probabilmente sì, ma da un certo punto di vista è stato un bene, altrimenti oggi non saremmo stati qui a studiare questa bellissima Arte Marziale.

Lo studente privato o "a porte chiuse", come si usa dire, diventa il discepolo prediletto dal Maestro, che riversa in lui tutta la sua saggezza. Per il GM Yip Man il discorso è un po' diverso, perché riversò la sua saggezza in vari studenti privati, che impararono ognuno qualcosa di particolare, come se il GM abbia voluto trasmettere un pezzetto di conoscenza ad ognuno...

Per anni le lezioni private sono state un po' il mito del Wing Chun, perché, oltre a costare un occhio della testa, sono sempre state "concesse" a pochissimi allievi-insegnanti. Oggi il mercato del Wing Chun - di questo si tratta - è aperto, quindi si possono trovare prezzi assolutamente fluttuanti, che vanno dai 20 ai 100 euro l'ora - per quanto m'è dato di sapere -, per singola lezione di un'ora.

Chiaramente il costo è alto, perché allo studente privato si dovrebbe dare la conoscenza più specifica del sistema, nonché i particolari dello stesso, che permettono al discepolo di fare quel balzo in avanti che lo porterà a diventare Insegnante. Io ho preso lezioni private da diversi Insegnanti, di ogni ordine e grado, riuscendo quasi sempre a trarre beneficio, ma ho visto anche tanti studenti privati, come me, degli stessi Insegnanti, che non hanno fatto questo balzo. Il motivo è presto detto...

La lezione individuale è molto intensa, perché si affinano i movimenti, si apprendono bene i principi e si correggono le forme, così come le two man set (chiamate "sezioni" nel sistema di SiJo Leung Ting). Questo comporta una notevole dose di concentrazione da parte dell'Allievo, ma, soprattutto, una dose massiccia di buona volontà da parte dell'Insegnante. Qualora manchi una sola delle due, la lezione risulta essere completamente inutile. Mi è successo qualche volta e vi assicuro che spendere tanti soldi senza apprendere qualcosa di nuovo, oltre ad essere avvilenti, ti rovina tutta la giornata...

Detto questo, l'altra componente fondamentale che molti hanno ignorato si chiama sudore, allenamento o pratica. In sostanza, l'illusione che molti Insegnanti hanno dato agli Allievi è stata quella di poter apprendere il sistema tramite queste "maledette" ore private, senza bisogno di ripetere e ripetere ancora il programma studiato. Ecco che nascono i grandi equivoci pubblici, per cui i praticanti di Wing Chun non sarebbero soliti allenarsi duramente, sudare o lottare. La maggior parte della colpa, secondo me, va data agli Istruttori della vecchia federazione egemone in Italia, che illusero decine di praticanti con questo mito dell'arte marziale perfetta, con colpi mortali e segretissimi, che avrebbe fatto diventare forte chiunque con le sole lezioni private. Disonesti!

Nel momento in cui l'Allievo decide di prendere delle lezioni individuali deve farlo per un solo motivo: affinare la pratica, aumentare le ore di studio e correggere errori pregressi. Non pensate di ricevere lezioni private per diventare Istruttori, per fare i buttafuori o per combattere nei circuiti MMA. Questo tipo di esigenze richiedono un altro tipo di lavoro, al quale si può pure affiancare l'ora privata, ma che ha bisogno di ore ed ore di allenamento, di magliette sudate, di lividi, affaticamento muscolare e tanti litri d'acqua...

Nel momento in cui l'Insegnante decide di dare lezioni private io penso che debba farlo nella consapevolezza di essere sul punto di consegnare all'Allievo le nozioni più avanzate, più precise e più dettagliate che conosce. Questo significa che non si può inventare un movimento e costruirci sopra una sezione inesistente. Non può perdere tempo a parlare del passato o di cose private. Quell'ora è preziosa, perché l'Allievo potrebbe trarne giovamento per tutto il resto della sua vita marziale. L'importante è essere coscienti che l'ora individuale è diversa dall'allenamento in palestra, è dedicata solo all'Allievo (disprezzo gli Insegnanti che le usano per allenarsi con gli Allievi avanzati!) ed è un momento di profonda concentrazione fisica e mentale.

Se l'Allievo riesce a cogliere appieno l'insegnamento del suo Maestro e poi lo fa suo attraverso ore di allenamento intensivo, da solo o in coppia, allora l'ora privata, la lezione individuale, diventa una gemma preziosa, un'oasi nel deserto, una benedizione dall'alto! Per esserlo, però, oltre all'allenamento continuo e costante dell'Allievo, ha bisogno di un'altra cosa importantissima: una didattica, un percorso specifico, un programma.

L'assenza di un programma preciso, di una didattica studiata per il singolo Allievo, di un percorso ben pianificato richia di essere controproducente per l'Allievo. Ve lo dico perché mi è capitato parecchie volte di dover chiedere a diversi Insegnanti di seguire un filo logico, perché spesso tendono ad andare per la tangente, facendoti perdere del tempo prezioso e...pagato!

Ciò significa che ogni lezione deve essere il seguito di quella precedente. Io sono solito controllare il lavoro svolto precedentemente, prima di procedere. Magari preferisco fare lezioni di 75 minuti, controllando il lavoro svolto, piuttosto che procedere sempre avanti, col rischio di lasciare qualcosa indietro. Penso che sia fondamentale un percorso didattico specifico per ogni persona, perché ognuno deve lavorare sulle proprie lacune; non essendo tutti uguali nel recepire le informazioni, dobbiamo saper adattare i programmi ai singoli Allievi.

Per quanto riguarda i costi delle lezioni, a me sembra che il mercato italiano sia un po' impazzito. Ho sentito parlare di 100 euro l'ora, ma anche di più. Con tutto il rispetto che porto per qualsiasi Maestro, penso che certe cifre siano davvero esorbitanti, troppo esose e, per certi versi, assurde. Un'ora di lavoro è uguale a tutti i livelli. Probabilmente cambia la qualità della materia insegnata, ma posso capire una variazione di 50 o 80 euro, non di più. Non parliamo delle lezioni individuali sui programmi avanzati o sulle armi... Cari Maestri, diamoci tutti una regolata, perché la corda, prima o poi, si spezzerà...

Dal canto mio, ho deciso di accettare degli Allievi privati con una conditio sine qua non: si devono allenare anche in palestra o, quantomeno, con gli altri Allievi, almeno due volte alla settimana sul programma che stanno studiando. Penso che questo sia un gesto di onestà intellettuale, poiché l'assenza di allenamento rischia di portare l'Allievo sul binario morto di cui parlavo prima, nel quale trova solo l'illusione di star percorrendo una strada...che lo porterà contro il muro della realtà.

Spero che questo breve post sia utile a tutti quelli che vogliono intraprendere il cammino delle lezioni private, non importa se con me o con altri, la sostanza non cambia. Non fatevi derubare, cercate di pianificare un percorso e di intraprendere una strada certa, in modo da poter sempre controllare a che punto siete arrivati e cosa vi aspetta davanti.

sabato 12 settembre 2009

Luk Dim Poon Kwan

"La forma originaria del Luk Dim Poon Kwan è quella che discende dal GM Fung Siu Ching", dice Sergio Iadarola nella sua ultima newsletter. La ricerca di Iadarola l'ha portato a girare mezza Cina, permettendogli di trovare le radici di questo pugilato dell'eterna primavera che tanto ci piace.

Bene, la maggior parte delle famiglie di Wing Chun in Cina ha conservato un piccolo pezzo della forma originale Luk Dim Poon Kwan (il palo dai sei punti e mezzo). Una di queste è la versione del GM Yip Man, rivisitata e diffusa dal GM Leung Ting. Essa "contiene il 20% circa della conoscenza originale del Luk Dim Poon Kwan" del GM Fung Siu Ching, secondo quanto afferma Sergio.

Questo significa che la forma che si studia nel lineage di SiJo Leung Ting è sbagliata o, peggio, da buttare via? Assolutamente no! Bisogna però essere onesti e riconoscere la presenza di alcune lacune che questa linea di discendenza ha in seno.

La cosa altamente indecente è che ci siano ancora insegnanti che vendono a carissimo prezzo (migliaia di euro) questa forma più breve a onesti ed ingenui allievi, oltretutto dopo tantissimi anni di pratica. Lo trovo assolutamente deprecabile!


Io penso che bisognerebbe inserire un corso di Palo Lungo in parallelo, nelle palestre di Wing Chun, per dare modo agli Allievi di apprenderne i principi e gli esercizi di base, che costituiscono le fondamenta del nostro stile. Vivere 20 anni di Wing Chun senza aver mai preso in mano il Palo Lungo, oltre a non essere una buona idea, lo trovo proprio contro qualsiasi etica marziale, perché rischia di creare insegnanti privi della struttura e delle conoscenze di base, che fanno la differenza rispetto a qualsiasi altro praticante...

giovedì 10 settembre 2009

Un ottimo lavoro, da ripetere e ripetere...

Dopo un viaggio estenuante e dopo ore di studio della nostra amata arte marziale, cosa c'è di meglio che sedersi e trovare nella casella di posta un video bello come quello che segue? Semplice, in presa diretta, senza troppi fronzoli.

Trovate SiFu Tang Chung Pak che lavora con i suoi Allievi...non credo che ci sia bisogno di fare particolari commenti al video. Notate la fluidità, la razionalità e funzionalità dei movimenti! Quest'arte marziale conserva tutto il suo fascino storico ed ancestrale.


mercoledì 9 settembre 2009

Siu Nim Tau - lineage GM Leung Ting III

Torniamo a parlare della Siu Nim Tau, la prima e più elementare forma del Wing Chun Kuen. Ho letto oggi una mail di Sergio Iadarola, che annuncia l'uscita di un suo DVD dedicato proprio all'argomento, nel quale darà l'idea delle varianti e delle differenze con cui la forma viene insegnata. Sarà un piacere aggiungerlo alla videoteca. Ora, come ha giustamente scritto Iadarola, ciò che molte persone non sanno o non vogliono capire è che la forma Siu Nim Tau non è antica, non deriva direttamente dal Tempio di Siu Lam del Sud, ma è stata creata abbastanza recentemente.

In realtà, la forma Siu Nim Tau fu creata molto probabilmente dal Dr. Leung Jan. Tuttavia, pur non essendo una forma antica, l'idea della sua creazione penso sia stata buona, perché costituisce un riassunto di un sistema molto più complesso. Sicuramente è stata ottima per il Dr. Leung Jan e per gli agricoltori intorno alla sua città natale di Fatshan , i quali divennero i suoi primi studenti. Gli stessi ebbero bisogno di un passo più semplice prima di imparare l'intero sistema del Wing Chun ed è per questo che si diede vita alla Siu Nim Tau.

Chiaramente, nel corso degli anni, ogni SiFu ha inserito o tolto dei movimenti. Guardiamo la stessa forma eseguita dal GM Yip Man e dal GM Leung Ting. Sin dall'inizio, dall'apertura, si notano delle differenze. Nella SNT di SiJo Leung Ting c'è un doppio Tan Sau (si chiama nello specifico Gow-Cha Tan Sau, ovvero 'mani/braccia che disperdono, incrociati come fossero un forcone) che nella forma del GM Yip Man non c'è.

Ogni SiFu, di volta in volta, ha pensato bene di dare un senso ai movimenti, dimostrandone l'efficacia con delle applicazioni connesse. Alcune volte sono stati tolti dei movimenti, altre solo semplificati, altre ancora aggiunti. In questo senso, se ci fate caso, ogni lineage ha una sua Siu Nim Tau. Io penso che sia interessante, legittimo ed intelligente conoscere le varianti di ogni singolo lineage, perché in alcuni ci sono delle informazioni che altri hanno perso.

Faccio l'esempio della Siu Nim Tau che Iadarola ci ha insegnato sin dal 2003/4, quando portò le sue notizie sul Wing Chun in Italia. All'interno di questa forma ci sono tante informazioni, tanti movimenti e molti principi che altri scoprono solo dopo molti anni. Io ritengo legittimo lo studio di entrambe le forme, quella di Sergio e quella di SiJo Leung Ting, proprio perché do un grosso valore ad entrambe le applicazioni, ad entrambe le idee di base e ad entrambe le intuizioni dei Grand Master. Perderne una sarebbere come perdere un pezzo di Wing Chun e questo io proprio non voglio farlo. Ovviamente, per non confondere le idee, è necessario catalogare, organizzare e registrare ogni forma a sé.

Iniziamo a descrivere i movimenti che compongono la Siu Nim Tau che insegna SiJo Leung Ting. Partiamo, ovviamente, dal primo set. Siamo nella posizione di base (IRAS), con i pugni ai lati del torace. La prima tecnica è detta Gow Cha Tan Sau, che, come accennavo prima, è composta da due Tan Sau incrociati, davanti al petto. Questo tipo di movimento ci è utile se ne conosciamo l'utilizzo. Si tratta di una delle possibili deformazioni delle braccia, quando le stesse subiscono un attacco esterno, che non attraversa la linea verticale che divide il corpo a metà (ne abbiamo parlato). Questo tipo di attacco fa sì che il corpo subisca una leggera rotazione. Di solito questo tipo di Tan Sau è utilizzato insieme al caratteristico pugno lanciato del Wing Chun, però può essere combinato con altri tipi pugni o calci durante la pratica e, soprattuto, durante le applicazioni.


Nell'esecuzione di questa tecnica, nella forma di SiJo Leung Ting, non è corretta la posizione delle mani che potete osservare nella foto a destra, se ho capito qualcosa del principio che mi porta ad allenare questo movimento:

La posizione delle mani è importante, così come lo è quello delle dita. In questo caso si vedono solo i tendini stressati, ma non c'è alcun tipo di tensione sui polsi, né il tipico lavoro di spalle proprio di SiJo.

domenica 6 settembre 2009

Wing Chun: stile interno, esterno o...?

Vorrei introdurre la diàtriba sul nostro stile, se esso sia "interno" o "esterno", visto che in molti se lo chiedono e me lo chiedono. Per fare una prima divisione netta, tagliata con l'accetta e per questo forse poco utile al caso, possiamo considerare come "esterni" gli stili che basano la loro efficacia sull'uso dell'energia biomeccanica, mentre "interni" sarebbero gli stili che basano tutto sull'energia interna, il Chi in cinese.

A scanso di equivoci, voglio subito fugare un possibile abbaglio. Il Chi - "energia interna" - e il Chi - "appiccicoso" - di Chi Sao hanno due ideogrammi diversi. L'ideogramma che compone il termine "Chi Sao", ovviamente, non è l'ideogramma che sta per "appiccicoso"... Ovvio che poi in ogni tecnica dovrebbe essere presente il Chi inteso come energia interna. Ma, mi raccomando, non confondete i due termini traslitterati Chi.

C'è chi nel tempo ha maturato il proprio stile come interno e chi lo ha maturato come esterno. Alcuni hanno sviluppato la componente esterna, tecnico e biomeccanica. Altri hanno lavorato su quanto è relativo al cosiddetto "soffio vitale" o Chi.

Quando incontrai per la prima volta Sergio Iadarola, notai una nuova forma d'energia, rispetto ai miei studi precedenti. Le braccia vibravano, le gambe pure, nonché la colonna vertebrale. Un vero portento. Io non so dirvi se fosse un'energia interna o se fosse uno sviluppo di tensioni tendinee, ma mi fece una certa impressione...così come me ne fece Massimo Fiorentini, all'epoca suo allievo diretto e caposcuola per l'Italia.

La Siu Nim Tau, per esempio, viene anche eseguita come esercizio del Chi: potrebbe essere portato come prova dello sviluppo del nostro stile come stile interno. Ma è possibile eseguirla con movimenti esclusivamente esterni, a riprova che potrebbe essere visto come estile esterno. Il fatto che molti movimenti vengano eseguiti lenti durante l'esecuzione della forma, per esmpio il terzo set, o anche che si prediliga non utilizzare la forza, rientra nei canoni degli stili interni, anche se, devo esser sincero, ci sono altri 7 set in cui i movimenti sono veloci, caratteristica dello stile esterno...

Ora, se consideriamo l'evoluzione dell'allenamento, man mano che si procede nello studio del sistema, c'è da notare che si arriva ad utilizzare inevitabilmente concetti di stili esterni, ma anche quelli degli stili interni. Come classificare, ad esempio, l'uso dell'uomo di legno, delle spade corte o del palo lungo? Mi pare innegabile che presentino caratteristiche esterne, ma anche interne.

Per farla breve, io penso che occorra andare oltre le solite visioni di interno ed esterno. Ritengo giusto andare alla radice del movimento, studiando le catene muscolari e l'estensione tendinea, nonché l'utilizzo dell'apparato osteo-scheletrico. Nel frattempo, credo sia anche necessario acquisire una buona tecnica di respirazione, che possa avvicinarci all'uso del Chi in sé. Allenare un movimento esterno è sicuramente più facile di allenare un movimento interno. Comprendere lo stesso da un punto di vista morbido, dell'annullamento dei propri impulsi (in modo da non far capire all'altro la propria intenzione) e del controllo dell'avversario è molto più complicato e richiede molto più tempo.

Vorrei ribadire un concetto essenziale: lo stile interno è quello in cui chi si allena si concentra sulle sensazioni interne dei suoi movimenti. Tutta l'attenzione è incentrata sulle sensazioni e sulla percezione dei movimenti all'avversario. Mi pare scontato dire che nel Chi Sau, per esempio, ma anche nel Lat Sau ci siano due componenti essenziali: una buona postura dovuta all'allenamento "esterno", con tutta una serie di tecniche, ma anche un'energia tutta interna, che ci permette di "sentire", cioè di prevedere il movimento dell'avversario.

Scontato dire che molto appartiene al campo della biomeccanica (come posizionare il gomito, a quale altezza colpire, quale muscolo utilizzare, etc.), ma io ci vedo anche una buona dose di concentrazione interna. Non è un caso, infatti, che il nostro Wing Chun risenta dello stato d'animo con cui lo si pratica. Fateci caso. Persone che si allenano da tempo, sebbene si mettano correttamente in postura o utilizzino la tecnica nel miglior modo possibile, non riescono a trasmettere energia nel modo adeguato. Per me la ragione è da ricercare nella mancanza di questa energia interna, di cui sto cercando di parlare, con tutte le difficoltà legate ad un blog.

Se il nostro fosse solo uno stile esterno, alleneremmo esclusivamente le tecniche, potenziandole, rendendole sempre più pulite e veloci. Io ritengo invece che sia uno stile che ha conservato entrambe gli aspetti. Non a caso, nel Chi Sau libero, oltre ad una corretta gestione posturale ed alla conocenza di tecniche, incide molto l'energia che si è in grado di esprime e la concentrazione con cui si affronta il combattimento. Fate caso allo sguardo di chi vi sta di fronte, a come si pone nel pre-combattimento... Noi alleniamo sì una posizione corretta, ma anche una sensazione corretta, ovvero una corretta sensibilità che ci possa permettere la previsione dei movimenti dell'avversario.

Un altro esempio di cui possiamo parlare, visto che è l'oggetto dei miei ultimi studi, è il pugno. Io trovo che il pugno base del Wing Chun sia interno quanto esterno. Allo stile interno appartiene legittimamente perché si dà la priorità alla muscolatura profonda, responsabile dei movimenti "automatici" - o "a molla" -, e dalla cosiddetta forza tendinea ("uate il gomito!", quante volte l'abbiamo sentito dire?). Ma appartiene di buon grado anche allo stile esterno, in quanto utilizza la massa muscolare e la catena posteriore, coinvolte in ogni singolo pugno, partendo dallo scaricamento del peso a terra (piedi) e, passando per le gambe, arriva fino ai dorsali ed al tricipite. Un inciso: l'ipertrofia del bicipite può diminuire la velocità del pugno, anche se spesso è accompagnata da una muscolatura antagonista adeguata; cercate di non utilizzare i muscoli agonisti (bicipite-spalla-pettorale), chiusa parentesi.

Se riflettiamo sull'essenza del lavoro energetico interno, notiamo come esso sia fondamentale per un corretto lavoro esterno, ragion per cui, a mio modesto parere, il Wing Chun debba essere considerato uno stile completo, per il suo esaltare sia caratteristiche interne che esterne. Tra le attività interne che hanno rilevanza su quelle esterne, posso annoverare: la regolarizzazione della respirazione, un particolare atteggiamento mentale calmo e sicuro di sé, la flessibilità dei movimenti, etc.

Andiamo ancora un po' più a fondo nello specifico. Sapete che abbiamo otto elementi di sviluppo interno ed esterno, nel nostro principio. Sono degli step, dei passaggi obbligati, dei percorsi che ogni praticante di Wing Chun deve seguire. Quattro riguardano lo sviluppo esterno, quattro quello interno. In questo caso per "esterno" si intende ciò che è fisicamente visibile, tecnico. Per "interno" si intende ciò che non è fisico o tecnico, ma mentale, interiore, invisibile. In questo concetto è contemplato il Chi.

I quattro elementi dello sviluppo esterno sono tecnica, potenza, timing, angolazione. Il primo elemento che un praticante dovrebbe studiare è la tecnica, come semplice gesto atletico. La tecnica da sola però non è efficace in combattimento. Serve un altro elemento, che però può essere aggiunto solo se il gesto tecnico è corretto. Una volta acquisito il gesto tecnico si può prendere in esame il secondo elemento: la tecnica può essere supportata da forza/energia/potenza che dir si voglia. Tecnica e potenza però ancora non bastano per rendere efficace il gesto. Serve il terzo elemento, che può essere preso in esame solo dopo che gli altri 2 sono stati acquisiti: il timing.

Se io faccio la tecnica giusta, con la giusta potenza, ma sbaglio il tempo, ciò sarà inefficace ai fini del combattimento. Ma ancora non basta. A chiudere tutto c'è il quarto elemento: la giusta angolazione (intesa nel senso più ampio del termine). Se faccio la tecnica giusta, con la giusta potenza, il giusto timing, ma sbaglio gli angoli, non sarò "efficace" (e per efficacia non intendo "andare al bersaglio", ma rispettare i principi del sistema). Però ora accade qualcosa di strano: se faccio la tecnica, con la giusta potenza, il giusto timing e la giusta angolazione, migliorerò anche la tecnica (e il cerchio si chiude), che mi porterà ad usare meglio la potenza, etc.

Gli elementi interni, invece, non sono "fisicamente" visibili all'esterno, ma vanno ad agire sulla sfera mentale/emozionale del praticante. Essi sono: vuoto, immobilità, radicamento, flessibilità. Il primo elemento è il vuoto mentale, che, però, serve ai fini dello studio del vuoto fisico (ecco che tutto torna): fondamentale! Noi siamo come delle lavagne su cui vorremmo scrivere durante la pratica. Se la lavagna è già piena (paure, pensieri, lavoro, ragazze, etc.), lo spazio su cui scrivere è poco.

Come prima cosa, dobbiamo quindi ripulire il più possibile la nostra "lavagna". Solo se siamo vuoti, possiamo passare al secondo elemento, l'immobilità. Per riuscire a stare perfettamente immobili, bisogna per forza di cose essere calmi. Riuscireste a far star ferma una persona in uno stato di panico o di ira? L'immobilità è la chiave che conduce al terzo elemento: il radicamento. Il radicamento ci è utile per migliorare il nostro equilibrio e, specialmente, a rendere più profonda la nostra respirazione. Avete mai notato come cambia la vostra respirazione in base al vostro stato d'animo? Il radicamento potrebbe essere anche tradotto come "affondamento", ma non so se potrebbe rendere l'idea nella stessa maniera.

Detto questo, per "radicamento" bisogna intendere l'intenzione mentale di portare tutto verso il basso. Mi risulta difficile spiegare questa sensazione, cui si arriva dopo anni di pratica. Bisogna pensare che tutto dentro di noi gravi verso il basso, come insegna anche la legge di gravità - ed anche qui, ancora una volta, interno ed esterno si compenetrano -, che in basso ci sia maggior peso e che la nostra respirazione, le nostre idee, tutta la nostra mente vada verso il basso: che "affondi". Non è un caso che, per quel che riguarda l'esterno, abbiamo in mente l'idea di "affondarei gomiti", tenerli bassi, quando non vengono sollecitati. Se siamo arrivati a questo punto e siamo riusciti a svuotare la mente, siamo in grado di rimanere perfettamente immobili e radicati, possiamo avere accesso al quarto elemento: la flessibilità/elasticità. Morbidezza è un termine di difficile spiegazione e a volte "elasticità" rende meglio, ma flessibilità è il migliore, secondo me.

Forse la si dovrebbe chiamare "elasticità morbida". Non ha nulla a che fare con la morbidezza/elasticità tecnica che normalmente si studia, ma è un atteggiamento mentale, anche se, capiamoci, esso ha piena attinenza e ricaduta sulla morbidezza/elasticità fisica! Questa è la condizione che ci permette di avere una consapevolezza tale da poter leggere immediatamente la situazione e adattarsi alla stessa. Ad esempio, quante volte di fronte ad un problema difficile vi siete detti: "ok, calmiamoci" e poi avete trovato la strada giusta per risolverlo? Bene, questa è la flessibilità mentale.

Anche qui, però accade la stessa cosa dei quattro elementi esterni: se riesco ad essere vuoto, immobile, radicato ed elastico/morbido, sarò in grado di essere ancora più vuoto, che mi permetterà di raggiungere un'immobilità superiore, che aumenterà il mio radicamento, che mi farà essere ancora più elastico...e così via in un circolo virtuoso. Si può facilmente capire che gli elementi di sviuppo interno non toccano la tecnica direttamente, ma la influenzano comunque pesantemente "dall'interno", appunto, non essendo assolutamente una cosa slegata. Spero che tutti capiscano che gli elementi di sviluppo interno non si possono solo applicare all'arte marziale, ma a qualsiasi cosa, in maniera particolare al nostro stile di vita.

venerdì 4 settembre 2009

Siu Nim Tau - lineage GM Leung Ting II

Spendiamo due parole sulla teoria della linea centrale del Wing Chun (Chung Sum Sin), che viene introdotta e spiegata proprio a partire dalla Siu Nim Tau. Facciamo finta (mentalmente!) di tagliare tutti gli arti del nostro corpo, gambe e braccia. Sebbene menomati, saremmo ancora in vita.

Ora, dividiamo il nostro corpo a metà con una linea verticale. Successivamente dividiamo il nostro corpo tramite una linea orizzontale, che scinda in modo perfetto la metà dello spazio che c'è tra la cima della testa ed il basso ventre. L'intersezione di queste due linee forma il punto centrale, il centro da cui partono tutti i movimenti della Siu Nim Tau.

La linea centrale è quella particolare linea che si estende dal punto centrale di un corpo fino al punto corrispondente di un altro corpo. Diciamo che è il minor percorso che possiamo utilizzare per arrivare ad impattare con un altro corpo. La linea verticale può essere considerata come un mirino, un tracciante per la nostra azione. Tutti i punti vitali sono situati proprio su questa linea o poco accanto ad essa, quindi va sempre tenuta bene a mente.

L'obiettivo che dobbiamo perseguire in ogni combattimento è di controllare e di attaccare la linea centrale dell'avversario, pur mantenendo la nostra sana, salva e coperta. Se la linea centrale viene compromessa, bisogna fare in modo che sia nuovamente coperta il più rapidamente possibile, pena la fine del "gioco".

Spendiamo due parole anche sul famoso triangolo del Wing Chun. La classica guardia del Wing Chun è composta dalle due posizioni delle mani Wu Sau - Man Sau (mano che protegge e mano che "chiede" o che "cerca"). Il Man Sau viene spesso erroneamente (a parer mio) posizionato sulla linea centrale con la mano inclinata verso l'alto, verso il mento dell'avversario. Concordo sul fatto che la mano punti verso la parte alta dell'avversario, ma il posizionamento sulla linea centrale, nel momento in cui c'è uno scontro, non garantisce alcuna protezione. Non è un caso, infatti, che nella nostra Scuola la posizione di guardia sia diversa. Non la espongo, perché spero di poterne parlare più avanti.

Il Wu Sau, invece, è posizionato con la mano verticale, con il polso che spinge leggermente in avanti, sulla linea centrale o poco a lato, all'altezza del gomito del Man Sau. Ovviamente la posizione non è statica e varia a seconda della situazione e dell'esca che voglio lanciare all'avversario...

Con le braccia in posizione Wu Sau - Man Sau si crea un cuneo tridimensionale di protezione. L'altezza è formata dalla punta delle dita del Man Sau fino al gomito del Wu Sau. I gomiti del Man Sau e del Wu Sau formano la larghezza. La punta del gomito del Man Sau forma la profondità.

Ogni tecnica deve essere praticata in relazione alla linea centrale con ciascuna di queste dimensioni attuali, durante il livello di studio della Siu Nim Tau. La quarta dimensione, il tempo, è influenzata dalla posizione del Wu Sau - Man Sau e dal lavoro di gambe. Il discorso intorno allo Yin/Yang può essere visto anche qui. Il Man Sau è in posizione attiva - in avanti - (Yang), mentre il Wu Sau è in posizione posteriore difensiva (Yin), anche se invito tutti a far attenzione alla questione della passività...il discorso andrà approfondito.

Questo concetto di formazione in collaborazione con la teoria della linea centrale e con le applicazioni si trova nel Lat Sau e nel Chi Sau, i quali produrranno un cuneo che sia utile a devastare il centro dell'avversario o vi guidi fuori dalla sua linea centrale, pronti per riposizionare un attacco a un diverso angolo determinato dalla sua forza.

Affrontiamo ora la questione della triangolazione, dell'avanzamento con il passo in avanti e del SAAM KOK BO, nonché della posizione rappresentata dall'ideogramma usato per indicare il numero uno. Il passo è fondamentale durante lo studio della Siu Nim Tau, sebbene non sia studiato all'interno della forma in modo palese. Basta, però, ruotare l'IRAS per trovarlo e potenziarlo.

Partendo dall'IRAS, giriamo nella direzione in cui desideriamo spostarci. Il movimento dei fianchi è di 90°. Il piede verso cui abbiamo eseguito la rotazione diventa il piede avanzato, che conserva il peso proprio al centro. Sulla questione degli angoli creati dai piedi durante la rotazione direi di sorvolare, anche perché molti si chiedono come si faccia a stare sui piedi paralleli durante una situazione reale...diciamo che è una domanda ricorrente a cui in pochi sono riusciti a darmi delle risposte esaustive. Vi risparmio il discorso, perché è un pochino troppo noioso per il blog.

Diciamo che il peso si sposta tra i piedi e cade per un buon 80% sul piede posteriore. La testa e il piede posteriore devono essere allineati verticalmente. L'adduzione delle gambe rimane stabile, soprattutto durante le rotazioni. Questa procedura di "turning", di rotazione, può essere avviata a causa della forza di un attaccante, oppure utilizzata attivamente per seguire un avversario mentre si ritira.

Per eseguire un passo nella direzione in cui si desidera spostarsi, eseguiamo la rotazione, come prima, e poi facciamo avanzare il piede anteriore. Una volta preso contatto con il terreno, pur conservando il peso sulla gamba posteriore, tramite l'adduzione delle gambe, portiamo il piede posteriore vicino a quello anteriore, seguendo una linea diritta. La posizione finale dovrebbe essere la stessa di quella iniziale, solo spostata in avanti. Questo metodo è solitamente utilizzato per colmare il divario in modo rapido e seguire un avversario.

Per eseguire un passo circolare, si deve mantenere il centro dell'equilibrio e raccoglie l'energia in un punto. Protetto l'inguine durante l'avanzamento, questo tipo di passo permette un repentino cambio di direzione a causa delle tangenti che possono essere prese sull'arco percorso dal piede. Per spiegare questo tipo di passo sarà meglio vedersi dal vivo, però...

Questo gioco di gambe è unico ed appartiene solo al Wing Chun. Tutto il peso è spesso posto sulla gamba posteriore, che mantiene l'equilibrio mentre si muove, impedisce che la gamba anteriore possa essere spazzato e libera la gamba anteriore per una serie rapida di calci potenti. La gamba anteriore è anche libera di adattarsi al ginocchio di un avversario, oppure per il controllo della gamba. La posizione di chiusura delle gambe protegge l'inguine e la gamba posteriore da un attacco diretto.

Ciascuno dei concetti sopra elencati deve essere analizzato e praticato per essere efficace, per funzionare correttamente. Il corpo deve rimanere quadrato rispetto all'avversario. Se la vostra posizione è compromessa significa che siete vulnerabili agli attacchi.

mercoledì 2 settembre 2009

Siu Nim Tau - lineage GM Leung Ting I

Siccome tanti amici mi hanno chiesto di scrivere un post dedicato all'esecuzione della Siu Nim Tau (la Forma della Piccola Idea - d'ora in poi SNT -). SNT è la prima forma a mani nude del Wing Chun della linea GGM Yip Man - GM Leung Ting.

La SNT contiene i movimenti di base utilizzati nel combattimento, nel Lat Sau, nel Chi Sau, etc. La forma è eseguita interamente nella posizione dell'ideogramma cinese che sta per il carattere due, attraverso la quale l'allievo può concentrarsi sui concetti contenuti all'interno dei movimenti delle braccia.

La parte superiore del corpo deve rimanere rilassata con le spalle tendenti verso il basso ed i gomiti affondati, in tutte le applicazioni delle tecniche (ma su questo, ormai, dovreste essere ferrati). La respirazione deve essere costantemente diaframmatica e coordinata con ogni movimento (rivedete gli studi sul Tan/Dan Tien). Le estremità inferiori, in particolare gli adduttori, i quadricipiti, i bicipiti femorali, i glutei e gli addominali vengono esercitati e condizionati durante tutto l'esercizio della forma.

La posizione delle gambe è stata chiamata dal GM Leung Ting IRAS, cioè posizione simile all'ideogramma cinese per descrivere il numero due, con l'intrarotazione degli adduttori. In cinese, possiamo chiamarla "YEE" JEE/CHI KIM YEUNG MA. Come si crea la posizione di base? Vediamolo.

Ci sistemiamo in uno spazio che ci permetta di allargare completamente le braccia in tutte le posizioni. Siamo in piedi in una posizione assolutamente e naturalmente rilassata, con due dita di larghezza tra i piedi. Alziamo le mani verso l'alto, con le mani aperte, ai lati del torace (non tocchiamo il corpo). Dall'altezza delle spalle, ritiriamo indietro le mani, che si chiudono a pugno, spingendo i gomiti indietro per quanto possibile e mantenendo le spalle verso il basso. Gli avambracci dovrebbero essere paralleli al terreno (nella linea del GM Leung Ting eh!), mentre il dorso delle mani (dei pugni) dovrebbe essere rivolto verso il basso.

Mentre la parte superiore del corpo esegue questi movimenti, pieghiamo le ginocchia fino a quando riusciamo a vedere le dita dei piedi mantenendo il busto verticale. Lo scopo è quello di abbassare il centro di gravità, senza alterare la mobilità. Si distribuisce il peso al centro dei piedi. Giriamo le dita dei piedi, per quanto possibile, verso l'esterno, eseguendo, in sostanza, un controllo passivo del ginocchio. Questo movimento simula l'evasione o la fuga delle gambe (detto posizionamento Jap Gerk).

Ora posizioniamo i nostri talloni all'esterno fino a che i piedi formano un triangolo equilatero. Lo scopo di questa postura è di formare una struttura di base solida, che regga gli impati d'energia dell'avversario. Si crea un torchio, un effetto spirale sulle gambe che crea esplosività potenziale (pronta all'uso). Si perfeziona il controllo al ginocchio e si studia anche sin da subito il posizionamento di Bong Gerk, con la rotazione interna delle gambe.

Una delle cose che è sempre stata spiegata male, a mio parere, è la posizione del bacino che deve conservare l'inclinazione verso l'alto. In questo modo, si impegnano addominali, glutei, quadricipiti e bicipiti femorali, che, con l'allenamento, saranno pronti per resistere alle pressioni avversarie. Oltre al bacino, bisogna avere un buon controllo della pressione tra le ginocchia, che non deve mai essere eccessiva, oltre ad una sostanziale rilassatezza delle anche. La parte bassa della schiena e la zona cervicale subiscono una leggera curvatura, che permettono alla colonna vertebrale di allungarsi in tutta la sua estensione. Ciò aiuta a coordinare i movimenti del corpo nelle sue componenti superiore ed inferiore, trasferendo l'energia in modo naturale e proficuo.

Addotte le ginocchia, si allena il mantenimento della stabilità della posizione. Si mantiene la pressione in avanti e si crea la famosa esplosività potenziale. Il torchio creato su ciascuna gamba permette una facile reazione delle stessa, oltre ad un ottimo posizionamento per lo scaricamento dell'energia. Ad esempio, possiamo considerare che le gambe ripercorrano la simbologia del Tao (Yin-Yang), una rappresentazione visiva di equilibrio dinamico.

Possiamo pure applicarlo al corpo. La parte superiore del corpo (che consideriamo Yin) dovrebbe rimanere rilassata e flessibile, anche durante il movimento e l'esecuzione della catena di pugni, di eventuali calci, etc. La testa deve essere tenuta eretta e rilassata, in linea con la parte superiore del corpo ed il Dan Tien. La parte inferiore del corpo (che possiamo difinire Yang) dovrebbe rimanere solida e forte, con un peso equilibrato anche oltre la metà dei piedi.

Per chi non avesse letto i post precedenti, il Dan Tien si trova sotto l'ombelico e tra le ossa iliache (più o meno). Si tratta, molto semplicemente, del naturale centro di gravità del corpo. Al fine di muoversi con equilibrio, si deve imparare a muoversi con il Dan Tien. Questo è il motivo per cui cerchiamo un corretto allineamento della posizione durante l'allenamento Wing Chun, nonché della corretta esecuzione del lavoro di gambe. Lo stesso Dan Tien è anche il punto focale per la respirazione diaframmatica. La respirazione in questo modo contribuisce a rafforzare la condizione ed aiuta gli organi interni nel loro funzionamento, riducendo la fatica e la tenuta indotta dalla respirazione polmonare.

Il rilassamento della parte superiore del corpo è fondamentale per la reattività e la corretta esecuzione delle tecniche. L'acquisizione della sensibilità consentirà poi di rispondere rapidamente alle pressioni date da un avversario. La mancanza di rigidità evita che un avversario possa disturbare il vostro equilibrio. La flessibilità corporea permette l'isolamento e la corretta coordinazione dei movimenti, garantendo un uso controllato di ciascuna parte del vostro corpo.

Il rilassamento dei muscoli durante l'esecuzione di attacchi permette anche il trasferimento massimo dell'energia entrante verso terra. Va osservato, tuttavia, che tale flessione non è flaccida e passiva, ma è derivata dalla forza della muscolatura profonda e dalla memoria dei movimenti, acquisita dalla pratica frequente e intensa di tutti gli aspetti della SNT.