domenica 31 gennaio 2010

Professionisti o venditori di fumo?

Target? Marketing? Business Plan?! Di che cosa stiamo parlando?! Ma non era un blog dedicato alle Arti Marziali?! Già, cari amici, qui sta il problema! Io vorrei parlare sempre e solo di Kung Fu, del Wing Chun, eppure certi giorni non posso fare a meno di commentare l'attuale situazione in cui versa il nostro ambiente, non solo in Italia, purtroppo...

Partiamo da un dato di fatto: se nessuno entra nel tuo Kwoon, non puoi essere un Insegnante. Su questo non ci piove. Cosa facciamo noi, allora? Chiunque si ponga l'obiettivo di diventare un professionista nel campo ha l'obbligo di pubblicizzarsi ed anche su questo non ci piove. Ora, però, bisogna analizzare bene il modo in cui uno crea la pubblicità, cosa vi mette dentro e, soprattutto, quanto del proprio tempo dedichi a questa attività.

Il dramma, a parer mio, inizia quando si inizia a vendere alla massa un sistema completamente inutile, incentrato solo su movimenti privi di senso, privo di concetti e principi. Quando si parla di marketing, facendo riferimento ai proprio Allievi o al mercato dei possibili acquirenti, l'Arte Marziale si trasforma in un business. Io non sono tra quelli che critica il professionismo e, di conseguenza, il lavorare come Insegnante, ci mancherebbe altro! Io critico la trasformazione dell'Arte in un sistema di riproduzione di tipo capitalistico, dove il prodotto diventa sempre più scadente, man mano che l'azienda (la Scuola) si allarga (con più Allievi).

Quando si cerca di far entrare nelle palestre solo la 'gente normale' ovvero tutte le persone che non hanno mai tirato un pugno nella vita, impaurite, bisognose di sicurezza, allora bisogna iniziare a preoccuparsi, perché c'è del marcio. Io non penso che ci sia spazio solo per atleti di Mixed Martial Arts o per professionisti, ma credo giusto non vendere fumo. Quando si fa pubblicità del proprio corso promettendo l'acquisizione della capacità di difendersi da uno o più aggressori, per di più armati, allenandosi per 3 ore complessive settimanali, secondo me si sta vendendo fumo, se non peggio...

Mi è capitato di leggere su internet di un Insegnante (?) col diplomino, uno di quelli del Signor G, per intenderci, che ha un corso di...un'ora a settimana! Come?! Un'ora?! Pensate che quando iniziai ad insegnare, ad Albano Laziale, mi chiesero di fare un corso monosettimanale. Facevo 2 ore e mezza di lezione, tra teoria e forme. Però poi chiesi alle persone che frequentavano di aumentare il monte ore, dividendolo in più giorni. Niente. Decisi di chiudere il corso, perché con un giorno a settimana, cari amici, si impara ben poco! Peccato, poi, che qualcuno ebbe la brillante idea di rilevare il corso per fare un'ora e mezza di lezione a settimana...contenti i partecipanti, contenti tutti, direbbero i più. Invece no. In questo modo si autorizza la comunità marziale a prenderci per i fondelli, a ragione, perché è improponibile dare vita a corsi di questo genere!

Quando si creano delle organizzazioni, bisogna chiarire sin da subito quali siano gli obiettivi. Alcuni, però, ci intrigano con l'idea della crescita marziale, con il mito dell'assenza di forza e della possibilità di difenderci per strada dalle aggressioni, per poi immetterci in un sistema completamente inutile ai fini della nostra crescita, fruibile solo dal 'capo', che riesce a maturare crediti, senza far niente di particolare. 

Questo non è un caso isolato. Potete guardare centinaia di video che circolano su internet, tutti uguali nelle loro minime diversità di nome (la storpiatura del nome Wing Chun ormai è arrivata al capolinea!). Il SiFu di turno mena, gli Allievi le prendono. I colpi tirati dai partner delle dimostrazioni vanno a due all'ora, il SiFu di turno va a cento all'ora, tirando colpi a catena. Non parliamo, poi, di quei video che ci mostrano le Scuole!!! Orribili!

A parte poche eccezioni, avete mai visto delle Scuole in cui gli Allievi sudano? Avete notato i programmi svolti? Uno tenderebbe a pensare che, stando per mettere un video in rete, dovrebbe far vedere il meglio della propria Scuola, no? Probabilmente no, perché è tutto un fiorire di video di Chi Sau (che pare essere il 90% del sistema), di un Lat Sau mal compreso (solo Pak Sau e Chung Kuen, seguiti dai famigerati Lin Wan Chung Kuen!) e, udite udite, spesso e volentieri del mitizzato anti-grappling, un programma studiato contro chi dovrebbe saper tirarti giù, portandoti a terra, nella sua distanza preferita. Peccato, però, che chi simula il Grappler non conosca assolutamente niente di questa disciplina...auguri!

C'è un limite a tutto, cari amici. Probabilmente i corsi dovrebbero essere sempre divisi tra amatoriali e professionali, ma è certo che le persone non vanno illuse e raggirate! Con le sezioni di Chi Sau, con le forme e con gli esercizi coordinati con avversari collaborativi (scusate l'ossimoro) non si può pretendere di sapersi difendere. Sono programmi utili alla comprensione della tecnica, ma completamente inutili se non si mettono in pratica in contesti non collaborativi. Ecco allora che la maggior parte delle pubblicità su internet andrebbe censurata, come vero e proprio raggiro ai danni dei non esperti. 
La cosiddetta 'difesa personale' è un concentrato di controllo dell'adrenalina, analisi delle situazioni reali, determinazione, preparazione tecnica e forte motivazione che venderla in 30 ore di corso sarebbe quantomeno inutile, se non sciocco. Oltretutto sarebbe interessante capire fino a che punto una casalinga potrebbe reagire ad un'aggressione (per di più armata) di un malvivente che non abbia nulla da perdere. Io penso che in una situazione reale solo il 5% delle Allieve più esperte potrebbe cavarsela mettendo KO l'aggressore. Sarò pessimista? Eppure vedendo certe immagini pubblicitarie sul web mi vien da pensare che con il fumo che viene venduto si metta a rischio la vita delle persone, perché, sicure delle proprie 30 ore di studio, potrebbero davvero ritrovarsi nei guai cercando di sottrarsi ad una rapina...

Qual è il mio target? Semplice: diffondere un'Arte Marziale in modo serio e professionale, non regalando cinture e livelli, trasmettendo lo spirito del Kung Fu, che è il lavoro duro per migliorare se stessi. Non fidatevi delle parole. Fidatevi solo delle vostre esperienze! Sapete quale può essere un metodo per capire cosa vi sta per vendere il signore che vi trovate di fronte? Guardate gli Allievi!

sabato 30 gennaio 2010

Quattro anni di IDPA

Quattro anni di IDPA
Il 21 gennaio 2006 nacque l’International Dragon and Phoenix Association con l’obiettivo di diffondere le arti marziali avvalendosi dello scambio culturale tra le diverse discipline praticate al suo interno. Fu immediatamente riconosciuta come componente della famiglia dell’International Weng Chun Kung Fu Association del Gran Maestro Andreas Hoffmann.

In quella data presentammo l’associazione nella splendida cornice del Rama Beach Cafè, dove fu  rappresentata la suggestiva Danza del Leone, un rituale beneaugurante e propiziatorio di abbondanza e prosperità della tradizione cinese.

La manifestazione fu allietata con spettacoli e dimostrazioni di differenti discipline marziali, in particolare, il giorno successivo i partecipanti hanno potuto apprezzare arti quali il Tai Chi Chuan, l’Hung Gar, il Wing Chun e il Weng Chun, grazie ad un seminario interdisciplinare.

Nell’intento di favorire lo scambio culturale, nel corso dell’anno l’IDPA ha introdotto le discipline Muay Thai e Kali Filippino. I risultati ottenuti sono stati positivi e questo ha rappresentato, per tutti gli associati, un ulteriore stimolo ad impegnarsi nella pratica marziale.
Anche il 2007 è stato caratterizzato da numerosi eventi che hanno visto la partecipazione di diversi Maestri appartenenti ad altre associazioni e ad altre famiglie. Tutti hanno condiviso l’idea dello scambio culturale attraverso eventi di natura marziale. All’interno degli scambi intercorsi un ruolo attivo ha avuto il Pukulan, una disciplina che pone l’enfasi sugli esercizi di condizionamento del corpo e consente di sperimentare un allenamento marziale molto duro.

Il 2008 è stato contraddistinto da alcune modifiche della logistica dell’associazione. Si rese necessario pianificare esclusivamente seminari di Wing Chun e Weng Chun, le discipline più praticate al nostro interno. Questa scelta fu operata al fine di assicurare agli associati una maggiore crescita tecnica, che non sempre può essere garantita con i seminari interdisciplinari.

I soci fondatori, preservando comunque l’idea dello scambio interdisciplinare che ha consentito all’associazione di entrare in contatto con diverse realtà e famiglie marziali, si sono dedicati ad una nuova programmazione didattica basata su un metodo sperimentale di allenamento.

L’obiettivo prefissato dall’IDPA nel 2009, invece, è stato  quello di garantire lo sviluppo tecnico degli allievi, da una parte, e di incrementare le adesioni all’associazione attraverso una costante e continua divulgazione delle discipline presenti nell’Accademia, dall’altra.

L’obiettivo è stato gradualmente raggiunto, anche grazie all’apertura di un corso a Roma, una realtà molto ambìta nell’ambiente marziale. Insegnanti provenienti da altre realtà e da altre famiglie si sono avvicinati all’IDPA e ne hanno preso parte, felici di aver trovato un luogo aperto, dedicato allo sviluppo delle capacità marziali. Nel frattempo, anche a Napoli, dove c’è la nostra Accademia, sono stati inaugurati nuovi corsi e potenziati quelli esistenti.

Alla fine del 2009 è nato anche il blog IDPA, un ulteriore strumento di diffusione della cultura marziale e mezzo di comunicazione sociale. Il blog necessita dell’apporto di tutti gli interessati allo scambio e alla condivisione della conoscenza, perché non ha ancora raggiunto lo scopo per cui è stato creato.

Durante lo scorso anno sono stati finalmente riallacciati rapporti con Maestri del calibro di Allan Fong, con il quale Dai SiFu Massimo Fiorentini ha deciso di organizzare seminari in futuro, e con Maestri europei e italiani in particolare, con i quali si sta portando avanti un lavoro di ricerca e di studio per perfezionare sempre di più teorie e tecniche delle discipline studiate all’interno dell’Associazione.

Il 2010 è stato inaugurato con notevoli eventi positivi. Anzitutto è da segnalare la notizia dell’apertura di uno spazio all’interno dello stadio San Paolo di Napoli, gestito direttamente dall’IDPA. Un’altra nota positiva è l’ingresso dello Shuai Jiao, antica lotta cinese, all’interno delle attività proposte dall’Associazione. Stiamo sviluppando contatti con ulteriori discipline marziali, al fine di incrementare le possibilità di studio per i nostri praticanti.

Questa è la breve ed intensa storia dell’IDPA, che, dopo quattro anni, può esser lieta di aver percorso un cammino in continuo, lieve, ma in costante crescita. Per festeggiare questo compleanno, abbiamo deciso di organizzare un evento per il 13 febbraio, nella sede dell’Associazione, a Napoli. All’interno della manifestazione sarà tenuto un seminario multitematico di Wing Chun, a cura del Maestro Massimo Fiorentini, con la collaborazione dei suoi Insegnanti.

L’appuntamento è per le 13:30, nei locali dell’Associazione. Dopo un breve saluto di benvenuto, saranno consegnate le magliette che celebreranno l’evento. Alle 14:00 inizierà il seminario vero e proprio, che avrà la durata di 3 ore nel suo complesso.

Alle 17:15 avremo il piacere e l’onore di partecipare alla cerimonia del thè, il Bai Shi tradizionale, con il quale Dai SiFu Massimo Fiorentini formalizzerà il suo rapporto di Maestro-Allievo con alcuni dei suoi ToDai. Subito dopo ci sarà la cerimonia di consegna delle divise per i nuovi e vecchi insegnanti di Wing Chun. Con un rinfresco si concluderà il quarto compleanno dell’IDPA, rinnovando l’impegno per un altro anno di duro ed intenso lavoro. L’invito alla partecipazione è esteso a tutti gli interessati.

Il costo della partecipazione è di 25 euro (seminario, maglietta dell’evento e rinfresco). Si ricorda che la partecipazione al seminario è riservata agli Associati. Si offre la possibilità di associarsi a tutti gli interessati.

Da: http://www.idpa-academy.com/blog/?p=329

venerdì 29 gennaio 2010

Il Signor G


Lo so a cosa state pensando, cari amici. No no no, non sto parlando de "Il Signor G", l'opera che l'indimenticabile Giorgio Gaber portò al Piccolo Teatro di Milano, nel 1970. Sto parlando di un altro fortunato signore, di cui voglio raccontare qualcosa, per capire se in Italia abbia o meno avuto una responsabilità nella decadenza del Wing Chun nel suo complesso.

Fino a pochi anni fa, il signore in questione era un perfetto sconosciuto o, meglio, uno deriso, per dir la verità. Ad un certo punto della sua carriera marziale (?), ha la fortuna di ritrovarsi tra le mani qualche migliaio di euro. Ecco che vede sette o otto volte un famoso Maestro europeo, comprando (non trovo parole più giuste) l'intero sistema del Wing Chun.

Corto circuito! Che cos'è questo intero sistema? Si tratta esclusivamente di aver visto tutte le forme, le sezioni, i movimenti e le tecniche proprie di questa Arte Marziale. Ora, il problema è sempre lì. Basta vedere una volta qualcosa per dire di conoscerla? Basta apprendere qualcosa da un video per dire di conoscerla? Per me no, ma può darsi che non sia così per tutti, vista la storia...

Il Signor G è diventato la salvezza di tutti gli Insegnanti di Wing Chun in Italia che volessero terminare il sistema, pagando qualche migliaio di euro per sfoggiare il loro bel pezzetto di carta. Questa cosa ha permesso a responsabili di grosse associazioni di potersi atteggiare a Grande Maestro, ma nel frattempo ha dato modo a perfetti sconosciuti di terminare il sistema (col pezzo di carta) e dedicarsi all'insegnamento.

Alcuni sono andati in gran segreto a prendere lezioni dal Signor G, altri pubblicamente, a seconda che si potessero vantare o meno di essersi allenati con lui... Inizialmente, quindi, questo Signor G ha potuto guadagnare migliaia di euro vendendo movimenti, ma poi c'è stato un fatto ad aver interrotto il giro del mercato.

Una volta terminato il sistema (sulla carta), la maggior parte degli acquirenti è sparita. Il Signor G, quindi, si è trovato in difficoltà, non riuscendo più a vendere niente. Cosa ha fatto allora? Ha tentato di richiamare il suo Insegnante, per poter comprare altro materiale da poter rivendere. Questi, però, ha ben pensato di non vendergli alcunché, dopo aver scoperto certe magagne che il Signor G ha fatto in Italia (forse ne riparleremo qui).

Oggi il Signor G è su Facebook, eppure, stranamente, nonostante tanti dei suoi acquirenti siano sullo stesso social network, non lo contattano, non ne richiedono l'amicizia. Strana la vita eh? Già, perché nessuno vuole che si sappia in giro che il Maestro Tizio ha terminato il sistema con il Signor G, proprio come l'altro signor Caio e la signora Sempronia...non si può sapere in giro, altrimenti che figura si fa?!

Eppure il Signor G gode della stima di qualcuno se troviamo ancora scritto in giro che attravero di lui si può "studiare il sistema nella sua interezza e nella sua essenza". Alcuni si beano di aver "terminato il programma grazie soprattutto all'aiuto" di questo Signor G, al quale viene tributata "tutta la stima". Vi assicuro che non è solo uno a scrivere una cosa del genere...  Il caso più eclatante è quello di un dottore che pur di fare in fretta, paga tutti, così da poter scrivere felice di aver appreso la totalità del sistema... Amen!

Il bello è che tutti si affrettano a finire questo beneamato sistema imparando la sequenza di movimenti della forma col bastone lungo (27 movimenti in tutto!) e con i coltelli (la famosa Bart Cham Dao). Tutto finisce lì, come se non ci fosse niente dopo questo, come se si pigiasse su un'interruttore On/Off, come se ci fosse la fine di una corsa (si arriva col fiatone, infatti, ma del portafogli!), un termine dopo il quale esiste solo il vuoto...

Ora, il caso del Signor G è emblematico, perché racchiude un problema profondo che sta dietro al Wing Chun, ma che non è estraneo ad altre discipline. La conoscenza si acquista, su questo c'è poco da sindacare, perché alcuni di noi scelgono l'insegnamento come professione ed è giusto che si riceva un compenso per un lavoro ben svolto. Il problema sta nel sistema dei gradi, delle cinture, dei titoli e della commercializzazione del sistema, che è ben altra cosa dall'apprendimento professionale di una materia.

Forse, come dicono alcuni amici degli sport da combattimento, nelle Arti Marziali tradizionali è possibile tutto questo, perché non si combatte, perché non si riceve un livello o una cintura per meriti sul campo. Forse. Non ne sono certo, sia perché questo accade anche in altre discipline, sia perché alcune Scuole ti fanno davvero sudare il titolo o il livello che devi raggiungere.

Il problema di fondo è a monte, sta nel creare un sistema di produzione e riproduzione capitalistico attraverso l'arte marziale. A quel punto la federazione diventa il tuo modo di produzione, che, attraverso cinture, gradi, merchandising e programmi completamente inutili ti permette di guadagnare, illudendo gli Allievi. Quanti di noi si sono sentiti forti dopo anni di pratica di questi sistemi tradizionali, fino al giorno in cui abbiamo preso il primo pugno in faccia dal nostro amico di qualsiasi sport da combattimento?

E allora giù scuse su scuse per dire che il nostro sistema era buono. Cari amici, il problema è sicuramente come alleniamo il sistema, ma anche cosa ci insegnano i nostri Maestri. La colpa, quindi, non è solo del Signor G, che ha commercializzato il suo 'sapere', rientrando e superando bene il suo investimento iniziale, ma soprattutto del venditore di quel sistema fallace, che rende invincibili agli occhi di inesperti (che poi sono il target di molti), ma completamente inefficaci rispetto a chi tenta di studiare il combattimento.


Delle due l'una: o ci mettiamo in testa che l'intero sistema va allenato e non solo visto, o ci accontentiamo di far bella figura con casalinghe, ragazzetti e persone insicure, che entrano in palestra per cercare sicurezza e ricevono in cambio illusioni, programmi mai testati, azioni improponili e non riproducibili all'esterno.  Eppure, fateci caso, nascono Scuole su Scuole appena un Allievo termina il programma, come se ci fosse una rincorsa a farsi i cazzi propri...a livello economico, si intende! Ecco allora la profusione di Master, Gran Master, SiFu e chi più ne ha più ne metta. Afferrato il bottino (che di volta in volta può essere il grado, la forma o il titolo), c'è la diaspora, alla ricerca del proprio segmento di mercato.

Ultima nota: penso che in futuro sarà bene raccontare anche un'altra storia, che vede coinvolto anche il Signor G, perché è bene che tutti sappiano cosa gira in Italia sotto il nome di Wing Chun (al di là delle deformazioni protette da copyright cui vogliono sottoporlo!). L'intero sistema, in sé, è una bufala, se non viene allenato. L'intero sistema, in sé, non serve a combattere. L'intero sistema, in sé, crea solo aloni di mistero intorno al detentore della conoscenza. Uccidete il vostro Maestro (in senso figurato, ovviamente) e buttate a mare il falso rispetto! Provate, testate e cercate il meglio per voi stessi. Non venite da me a cercare gradi, riconoscimenti, pezzi di carta, occhiolini o pacche sulle spalle, perché io non sono il Signor G.

giovedì 28 gennaio 2010

Derek Rozanski - Weng Chun Kuen

Derek Rozanski (VingDragon su Youtube) ci regala un video d'epoca, che lo ritrae nell'esecuzione della Weng Chun Kuen (o Sap Yat Kuen) nell'ormai lontano 1991... Di fronte a lui troviamo due delle icone di questo stile, il Maestro Andreas Hoffmann ed il Gran Maestro Cheng Kwong, che esamina la qualità della forma di Derek.

A parte il contesto storico, mi pare interessante notare la postura di Derek, che è cambiata negli anni. Mi pare di vedere, per certi versi, certe esecuzioni di Siu Nim Tau che si possono trovare in rete. Fate caso all'estrema lordosi della schiena. Sicuramente nello studio delle forme è importante memorizzare prima l'esecuzione, ma poi è necessario dedicarsi all'approfondimento, nel corso degli anni. Queste esecuzioni ce lo dimostrano.

Se ci fate caso, nell'esecuzione di una forma si può sempre vedere il livello di studio di un praticante. Pian piano, acquisendo conoscenza, la forma muta con noi, si evolve, si 'pulisce', si modifica e migliora (se c'è un allenamento costante, ovviamente). Non possiamo far altro che ringraziare questi Maestri che condividono con noi la loro storia, il loro percorso marziale, con umiltà e in sordina. Un saluto al mio fratello di Weng Chun Derek!




martedì 26 gennaio 2010

Retro ed anteroversione del bacino

Vorrei porre un momento l'attenzione su una componente molto importante del movimento della schiena proprio del Wing Chun, perché ci può aiutare a rimanere in salute ed a rendere flessibile la nostra colonna vertebrale. Oggi voglio accennare brevemente ai movimenti della cerniera lombo-sacrale che siamo soliti chiamare retro ed anteroversione. Questi movimenti ci consentono di annullare o aumentare la fisiologica lordosi lombare.

Essendo l'anteroversione (chiamata anche antiversione) un movimento facilitato dalla curvatura naturale del tratto lombare, è bene concentrarci sul movimento opposto, quello di retroversione. Il movimento che si ritrova in gran parte delle forme e degli esercizi di Wing Chun di Hong Kong è proprio quello della retroversione: bisogna fare attenzione alla sua esecuzione per tutelare la zona lombare della colonna stessa.

Sicuramente, chi più chi meno, ne abbiamo sentito parlare almeno una volta. Molti praticanti la eseguono anche bene, nonostante siano pochi a saperla insegnare, ma è bene che tutti sappiano utilizzare la retroversione non solo durante la pratica in palestra, ma anche nella vita quotidiana. Una cosa è certa: la pratica del Wing Chun è sicuramente indicatissima per far apprendere in modo chiaro e preciso tale movimento. La concentrazione, il silenzio, la consapevolezza e l’ascolto rivolto verso se stessi aiutano ad apprendere questa tecnica.

Nel tempo, ho notato che lo studio della postura rallenta un po' l'apprendimento della tecnica, ma permette il salto di qualità rispetto a molti praticanti di Wing Chun che non ne conoscono le basi. Mi permetto di consigliare un esercizio, che mi ha dato modo di capire bene il concetto di retroversione. Sdraiatevi in posizione supina. Piegate gli arti inferiori e portate le piante dei piedi a contatto con il terreno. A questo punto, spostate l’attenzione alla respirazione addominale e diafframatica. Attraverso l'esperienza cercate di rendervi consapevoli dei punti di contatto del corpo con il pavimento: le piante dei piedi, i glutei, la gabbia toracica, le spalle, le braccia, le mani e la testa.

Durante l’espirazione, schiacciate tutto il dorso per terra, aumentate, quindi, la superficie di contatto della schiena con il pavimento. Questo importante movimento lo si può effettuare anche in altre posizioni che non siano solo quella supina: in piedi, per esempio, attaccati al muro; in piedi con le gambe leggermente flesse e le mani appoggiate sulle ginocchia; oppure carponi. Ci sono decine di prove che possono essere fatte.

Si tratta di posizioni che durante una lezione qualsiasi si usano molto ed è bene che si sappia come utilizzarle in modo consapevole. La retroversione del bacino è molto utile anche nella vita quotidiana. Quando si solleva un peso o quando si deve stare per molto tempo in piedi: in queste occasioni è bene alternare retro e anteroversione.

La retroversione del bacino è consigliata in particolar modo a quelle persone che presentano una fisiologica lordosi particolarmente accentuata o a persone che denunciano dolore nella zona lombare dopo che sono state per lungo tempo in piedi. L’equilibrio del bacino è fondamentale per la salute della nostra colonna vertebrale, è il centro del nostro corpo e della nostra persona.

Un bacino 'forte' dona alla persona una postura dignitosa, stabile, la prepara e la tutela ogni volta che deve sollevare un peso. La nostra forza fisica dipende molto dallo stato di salute del centro del nostro corpo. Senza entrare troppo nello specifico ma cercando di chiarire il più possibile l’entità dei fatti, bisogna ammettere che i movimenti del bacino sono molto affascinanti per quanto complessi. Avvengono per opera di fasce muscolari, che, in base al loro trofismo o lassità, determinano l’equilibrio della struttura stessa.

Per comprendere meglio l’azione dei muscoli sull’equilibrio del bacino, possiamo dividere didatticamente, il bacino stesso in quattro settori: (1) dove agiscono i muscoli spinali e lombari; (2) dove agiscono flessori della coscia, tensore della fascia alta, ileopsoas e gli adduttori dall'altra); (3) dove agiscono gli addominali (traverso, obliqui, retto addominale e il perineo); (4) dove agiscono gli estensori della coscia, glutei, semitendinoso, semimembranoso e grande adduttore.

L’equilibrio di queste coppie (1-2, 3-4) mantiene il bacino in normoversione. Quando predomina il tono muscolare della coppia 1-2, si verifica un aumento della lordosi, con il movimento di anteroversione. Quando predomina il tono muscolare della coppia 3-4, si verifica una riduzione della lordosi,  con il movimento di retroversione.

Mi pare fondamentale proporre ai nostri Allievi posizioni di studio che favoriscono la retroversione o l’antiversione del bacino in base alla struttura anatomo-fisiologica degli stessi. Per prima cosa, bisogna osservare l'Allievo sia di fianco sia posteriormente per rendersi conto se la sua lordosi è accentuata, normale, o rettilinea. Io sono solito passare anche la mano in corrispondenza della zona lombare, in modo da rendermi conto anche con il tatto dell’entità della curva.

Molto interessante è anche chiedere agli Allievi che denunciano un dolore nella zona lombare, quale postura preferiscano:  se dopo un certo tempo che stanno seduti, avvertono dolore nella zona lombare e quindi sentono il bisogno di alzarsi, proporrei loro movimenti di anteroversione e iperestensione. Se, al contrario, dopo un po’ che stanno in piedi, accusano dolore e sentono il bisogno di sedersi, per loro saranno più adatti i movimenti di retroversione,
e flessione.

Il Wing Chun si presta benissimo a questo tipo di lavoro, soprattutto per ciò che riguarda il rispetto dell’equilibrio nella scelta degli esercizi sulla colonna e nell’alternanza tra posizioni e controposizioni. Non bisogna mai dimenticare di aggiungere anche alcune torsioni per completare lo studio.


Per fissare bene il concetto sintetizzo. I muscoli che causano la retroversione sono i muscoli anteriori del tronco (situati nella regione addominale) ed i muscoli posteriori del bacino e della coscia. L’antiversione è causata dai muscoli lombari e dai muscoli pelvico-antero-femorali. Per l’esattezza causano l’antiversione i muscoli lombari, il retto femorale, il tensore della fascia lata, il sartorio, l’ileopsoas, adduttori piccolo e medio.

Causano la retroversione il trasverso, l’obliquo interno ed esterno, il retto addominale, il bicipite femorale, il semitendinoso, il semimenbranoso ed il grande adduttore. Il miglioramento della postura passa per le fasi di presa di coscienza del nostro corpo tanto nel suo insieme che nelle diverse parti che lo compongono, delle disarmonie statico dinamiche che ci affliggono e della loro correzione prima analitica e poi globale.

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domenica 24 gennaio 2010

Una piccola idea, che ne contiene tante altre

Alcuni dei miei ToDai sono soliti chiedermi il motivo per il quale si studi a lungo la Siu Nim Tau. Effettivamente la prima forma del curriculum del Wing Chun di SiJo Leung Ting si porta avanti per molto tempo, sicuramente per un anno. In questo lasso di tempo si dovrebbero acquisire tutte le informazioni ed i concetti che stanno dietro la 'Piccola Idea'.


L'averla allenata male per anni, senza comprenderne i significati profondi che le stanno dietro, può aver portato alcuni a fraintenderne l'utilizzo. Sicuramente alcune grandi associazioni italiane hanno prolungato il tempo di studio per commercializzare meglio il loro prodotto, ma è molto importante non saltare delle tappe obbligatorie per comprendere appieno i principi del Wing Chun.

Anzitutto la Siu Nim Tau Sviluppa la pazienza. In un mondo che va sempre più di fretta, impone all'Allievo di eseguire alcuni movimenti in modo molto lento. Contemporaneamente, viene introdotto il concetto di vuoto, che è il primo elemento di sviluppo interno. Senza l'idea del vuoto e del pieno, il Wing Chun non potrebbe essere appreso in modo serio.

Alcuni Insegnanti mi hanno fatto comprendere che la prima forma sia utile anche per allenare la propriocezione e la coordinazione di base delle braccia (e del corpo). La Siu Nim Tau contiene anche quasi tutti gli elementi sull’utilizzo delle braccia, anche se alcuni sono solo accennati.

I modi per allenarla, come ho detto più volte, sono tre: piano, come movimenti di risveglio (in maniera simile ad alcune forme di Tai Chi), elastica, per lo sviluppo dell'energia e della flessibilità, e 'marziale', per allenare le tecniche da utilizzare nel combattimento con velocità e potenza. Una volta imparati i movimenti e le sequenze, possiamo dare all'esecuzione la necessaria dinamicità, aggiungendo a poco a poco l’energia del corpo al movimento.


La 'Piccola Idea' permette di studiare alcuni principi basilari del Wing Chun, tra questi il radicamento, che è necessario per poter iniziare a lavorare in coppia, per esempio. La teoria dei cancelli, con le diverse linee (centrale, verticali, orizzontali, etc.), viene sempre affrontata durante lo studio della Siu Nim Tau.

Tra le tecniche, si studiano i cosiddetti tre veleni,  (Fook Sau, Tan Sau e Bong Sau), con le loro meccaniche di movimento. Una delle basi che vengono poste sin dalla Siu Nim Tau è lo sviluppo e l'utilizzo della forza elastica, una delle componenti più affascinanti del sistema. Allo stesso tempo si analizzano sia la forza che viene dalla punta del gomito, sia il cosiddetto 'gomito immobile'.

In una fase di studio approfondito viene posta l'enfasi sull'angolo di taglio di tutte le tecniche, con uno studio dettagliato delle direzioni della forza. Proprio in questo momento viene analizzato il principio “Una mano si prende cura di due” e si accenna la fase di coordinazione tra le braccia e le gambe.

Una cosa che spesso passa sotto silenzio è questa: la Siu Nim Tau di SiJo Leung Ting è costruita e contiene ciò che si trova nello studio dei coltelli a farfalla (nella forma Bart Cham Dao). Possiamo pensare a questa similitudine: il gomito è l'impugnatura del coltello, l'avambraccio corrisponde alla lama e la mano è la punta. Quando si lavora con un'arma corta non muoviamo quasi mai l'impugnatura, ma usiamo la lama e la punta per intercettare, deviare, tagliare o colpire.

Tutto questo per dire che il gomito è la barriera solida, parzialmente immobile, mentre l'avambraccio è la barriera mobile, elastica, che assorbe e 'rimbalza'. Ecco perché nella mia Scuola insisto molto sull'utilizzo del gomito in tutte le tecniche. La forza viene dal gomito, questo è basilare quanto filosofico. Possiamo pensare ad un tergicristallo: fermo alla base (il gomito), si muove solo l'asticella (l'avambraccio e la mano). Questo ci permette di avere il controllo, con un buon uso dei dorsali e della catena cinetica posteriore, muovendoci il meno possibile.

venerdì 22 gennaio 2010

Victor Gutierrez lascia l'EWTO. Perché ci interessa?

Qualche giorno fa, in uno dei momenti della giornata che dedico ai contatti via internet, ho letto che Victor Gutierrez, uno dei maggiori esponenti dell'organizzazione europea di Wing Tsun (il marchio registrato di SiJo Leung Ting) di Keith. R. Kernspecht (l'EWTO), ha lasciato la stessa, per dare vita ad una "rivoluzione del sistema". Stante il fatto che a me ed a tutti i miei lettori questo potrebbe anche non interessare, ho voluto scrivere queste righe perché qualcosa da dire c'è, anzi, ci deve essere, visto che stiamo parlando di una delle organizzazioni mondiali con più iscritti, se non la maggiore.

La notizia ufficiale della sua uscita è sul sito http://www.wtcombat.com/, l'organo di diffusione di SiFu Victor Gutierrez. Lo stesso è stato immediatamente rimosso dalla lista dei Maestri certificati da quell'organizzazione (qui). Questa fuoriuscita, però, ha qualcosa di fortemente diverso dalle altre degli ultimi anni (Sergio Iadarola, Emin Botztepe, etc.). Si tratta di una divisione del mercato, a parer mio. Infatti, se si leggesse per bene il contenuto delle lettere ufficiali, si parla solo di un nuovo programma strutturato da Gutierrez, che lui nomina Wing Revolution.
Ora, al di là del nome in sé, si tratta di un tentativo di creare una fetta di Wing Tsun Combat, un raggruppamento di combattenti da inviare sui ring... Probabilmente qualcuno ha capito che il sistema che vendettero anni addietro come superiore a tutti gli altri ha perso credibilità, ma penso che stiano tentando la via peggiore per ottenerla.

Voci di corridoio dicono che Gutierrez sia uno dei quattro azionisti dell'organizzazione societaria di K. R. Kernspecht, insiem a Oliver Koenig, Giuseppe Schembri e Andreas Gross. I più maligni sostengono che lo spagnolo sia stato fatto entrare pochi anni fa proprio per tenerlo buono, visto che da tempo scalpitava e minacciava di lasciare l'organizzazione.

Victor Gutierrez era uno degli azionisti di maggioranza di una società, l'EWTO, e, a quanto pare, usava i proventi, i contatti ed il cosiddetto konow how per crearne un'altra, concorrente.

Intanto ieri è uscito un articolo di SiFu Keith sul suo sito, a commento del video ufficiale con il quale Gutierrez ha deciso di comunicare l'uscita dall'EWTO. Leggere e vedere il tutto, a parte un sorriso sornione, non suscita particolare interesse, vero? A parte le questioni economiche (sempre presenti nelle rotture), si citano differenze di programmi, ma, la cosa più importante è la sequente: "mi sono posto un obiettivo personale negli ultimi anni, vale a dire fare del WingTsun un sistema in grado di concorrere nelle gare contatto pieno, in modo che il WingTsun riacquisti la sua immagine di stile da combattimento", dice Gutierrez (la traduzione è mia). Questa è la cosa che deve più interessarci, cari amici lettori.

Che sia arrivato il momento in cui si vedranno schiere di praticanti di WingTsun nelle gabbie dell'UFC o nei circuiti MMA? Io, francamente, ne dubito, ma spero di sbagliarmi. Il bello della questione è che SiFu Keith non accenna nenache minimamente un'autocritica, sebbene la maggior parte dei suoi Maestri abbia abbandonato l'EWTO nel corso degli ultimi anni. Lui non si sente per niente responsabile.

Che Gutierrez se ne volesse andare, come dicevamo prima, lo sapevano tutti. Nelle sue Scuole, da quando uscì fuori la sua 'Re-evolution', non si allenavano più i programmi dell'organizzazione. Si facevano solo i suoi e il cosiddetto 'antisuolo'. Probabilmente ha preferito rimanere nella grande casa EWTO per prendere allievi, ma non certo per condivisione del percorso, come dimostrano tutti i suoi video in circolazione.

Vi fornisco i link diretti ad una carrellata di questi video presenti in rete, che valgono la pena d'esser visti. Per esempio questo, in cui esamina un grado tecnico... In quest'altro potete vedere cosa insegna per combattere contro avversari che tentino di portarvi al suolo...  Qui c'è un'improbabile tentativo di uscire dalla monta di un lottatore al suolo... Qui potete vedere i programmi di Lat Sau dell'EWTO dimostrati da SiFu Victor. Qui ce n'è uno sul Chi Sau. Insomma, la produzione è sterminata e si può trovare davvero di tutto!

Cosa ce ne deve importare, in definitiva? Ci deve interessare la sua 'rivoluzione', dobbiamo seguirne da vicino gli sviluppi, perché è assolutamente curioso vedere dove possano arrivare degli Insegnanti di WingTsun con la preparazione che si vede nei video, con quella solita prosopopea che li contraddistingue da anni. Voglio proprio capire dove porterà tutta questa nuova strada di Gutierrez, perché mandare nelle gabbie gli attuali praticanti di WingTsun penso che non sia un bel gesto nei loro confronti, visti i programmi di allenamento standard. Che sia una cosa buona per iniziare a vedere su scala interenazionale qualcosa di buono dal punto di vista del metodo di allenamento? Che si inizino ad allenare seriamente gli Allievi? Staremo a vedere. Intanto, si accettano scommesse sul futuro. Vedremo Gutierrez insieme a Botztepe? Darà soltanto vita ad una società legata all'EWTO per la nuova fetta di mercato? Si farà gli affari suoi? Lo sapremo solo vivendo...

mercoledì 20 gennaio 2010

Nuova Scuola IDPA a Napoli!

Carissimi amici,

la famiglia IDPA (International Dragon and Phoenix Association) apre un nuovo corso di Wing Chun Kung Fu a Napoli, in zona Arenella. Il corso è diretto da Emiliano Corvino ed è ospitato nella palestra "New Champion Fitness Center", in via E. Massari, 8. Per informazioni contattare il numero 0815585068. Un grosso in bocca al lupo dalla comunità di Roma ad Emiliano!



martedì 19 gennaio 2010

Diecimila




Diecimila visite. Diecimila ringraziamenti a tutti!

千访问。一万感谢大家

Ten tousand visits. Ten thousand thanks to all!

ألف مرة. عشرة آلاف شكره لجميع

Mille visites. Dix mille merci à tous!

Miles de visitas. Diez mil gracias a todos!

Tausend Besucher. Zehn Tausend Dank an alle!


lunedì 18 gennaio 2010

膀手 - Il Bong Sau 2

Continuiamo il discorso intorno al Bong Sau. SiFu Massimo Fiorentini mi ha giustamente ricordato di far notare che il Bong Sau del 4° set della Chum Kiu viene eseguito anche al Mook Yan Chong/Jong (木人樁, il manichino di legno), nella prima parte. Si usa, ovviamente, anche nella sua relativa prima sezione di Chi Sau (del MYC). Torniamo alla trattazione.


Il Bong Sau, se mi avete seguito un poco, è uno dei movimenti più complessi dell'intero sistema del Wing Chun, nonché quello avvolto da un certo alone di mistero. Si inizia a capire veramente quando si inizia ad eseguire il Dan Chi Sau e, poi, si approfondisce nel Chi Sao a due braccia. Sicuramente come movimento singolo rimane inizialmente ostico, antipatico e, diciamocelo, apparentemente inutile...

Come tutte le tecniche del Wing Chun Kung Fu, può essere studiato nella sua forma attiva e nella sua forma passiva, nella sua forma offensiva e nella sua forma difensiva – non sono sinonimi -, a seconda dei casi. Sicuramente ha una sua dinamica, che va capita a fondo e sin dall'inizio, perché si rischia grosso, sia mettendo in pericolo la propria incolumità durante gli esercizi (se usato male, si possono prendere bei cazzotti sul petto), sia durante l'allenamento specifico (perché si potrebbe lesionare la cuffia della spalla...).

Altra caratteristica del Bong Sau è l'estrema versatilità dello stesso, essendo un movimento di passaggio e mai definitivo. Grazie ad una corretta angolazione, all'allungamento tendineo (e muscolare) ed alla posizione della spalla, del gomito e del polso (nonché delle dita() può essere velocemente trasformato in Tan Sau, in Lap Sau, in pugno (diversi tipi), etc. Bisogna sottolineare che il movimento deve essere sempre teso alla trasformazione dell'energia in arrivo, perché, se solo per un momento lo utilizziamo erroneamente con l’idea della 'cedevolezza' o della malcompresa 'morbidezza', mettiamo in serio pericolo la tenuta della nostra struttura: mai confondere la flessibilità con la presunta “cedevolezza”.

Non esiste una sola altezza del Bong Sau – come dicevamo -, essendo una tecnica adattabile in ogni situazione, dalla spalla in giù. La sua estrema flessibilità consente di studiarlo e di applicarlo in vari casi. Vediamo di capire anche cosa differenzia il Bong Sau dalle altre tecniche. Una prima differenza sta nel fatto che è facilmente superabile: a differenza di altri movimenti, che garantiscono una sicurezza sufficiente e quindi possono essere mantenuti, una volta assolto il suo compito, deve trasformarsi in un’altra cosa, come accennavo, altrimenti mette in pericolo chi lo fa. Un motto cinese relativo alla tecnica dice: “Un Bong Sau non deve mai rimanere. Un movimento frustato deve immediatamente seguirlo”. Infatti, subito dopo l'esecuzione c'è sempre un'altra tecnica elastica e flessibile che lo segue. Ricordo, per inciso, che il Bong Sau è una delle tecniche più importanti del Wing Chun e, insieme al Tan Sau e al Fook Sau, costituisce uno dei tre “veleni” del sistema.


Il Bong Sau, in linea generale, è utile quando l’avversario ci attacca dall'esterno all'interno, dall'altezza della spalla in giù. A questo punto, il percorso più breve per posizionare il nostro cuneo di difesa è quello diagonale. Il Bong Sau, infatti, crea una struttura che, idealmente, vorrebbe far scivolare l’attacco oltre il nostro corpo, di lato. Ovvio che l’utilizzo della spalla debba essere ben spiegato dall’Insegnante, per evitare tutti i problemi che possono sorgere da un non corretto utilizzo della muscolatura e dell’articolazione che si muove. Non basta, però, che la struttura propria della tecnica sia corretta per far sì che sia efficace, perché ha bisogno di una corretta postura.

Ci sono sempre 2 tipi di strutture, la propria e quella applicata. La propria è studiata nelle forme a mani nude, nella forma Bart Cham Dao e in quella del Luk Dim Boon Kwun, mentre quella applicata è studiata negli esercizi di coppia e, dopo, al Mook Yan Chong/Jong. Nella struttura propria, in assenza di forza, l’altezza del Bong Sau può anche essere al livello della spalla, ma deve variare in base all’avversario quando viene applicata la tecnica, senza mai superare l'articolazione.

Per capire qual è l’altezza giusta c’è un metodo molto semplice: bisogna fare in modo che la spalla del braccio che esegue il Bong Sau sia sempre coperta rispetto al punto di contatto con l'avversario. Potremmo dire che il gomito dovrebbe sempre nascondere la spalla, rispetto al punto di contatto con l’avversario, nel Bong Sau. Quando questo avviene, si è certi che l’attacco scivolerà sulla faccia laterale della nostra piramide (del nostro cuneo) di difesa.


Sebbene il Bong Sau possa cedere, diciamo che è a rischio quando il polso oltrepassa la linea centrale. Alcuni lo chiamano anche Bong Sau Yang, in contrapposizione al Bong Sau Yin, che fanno risalire allo studio della Chum Kiu. Si spiega all'Allievo il concetto di Yin e Yang nell’esecuzione delle tecniche, con un approfondimento su quali siano Yang e quali Yin. Per non complicare troppo la spiegazione, basti pensare che le tecniche Yang sono quelle attive per loro stessa natura e che donano energia all’avversario. Tutte le tecniche Yang partono dalla nostra spalla (per semplificare) e terminano nel trasferimento dell'energia dal punto di contatto (polso, palmo, pugno, etc.) con l'avversario. Tutti gli attacchi sono Yang.

Le tecniche Yin sono quelle passive, che ricevono l’energia dall’avversario, la assorbono e la scaricano a terra. Un Tan Sau, ad esempio, è percepito spesso come una tecnica Yin, anche se, a mio avviso, può essere trasformato in Yang, quando segue la trasformazione del Bong Sau, quando viene frustato verso l'avversario. Infatti, ad un livello avanzato, tutti spiegano che le tecniche non seguono rigidamente questa divisione e che il movimento deve seguire sensazioni personali, al di là della tecnica in sé...perché dovremmo attendere anni prima di spiegare questo alle persone?


Alcuni tendono ad individuare un Bong Sau Yang quando l'angolo al gomito è ottuso (maggiore di 90°) e tale rimane anche dopo il contatto, ed un Bong Sau Yin, quando l'angolo è acuto (inferiore a 90°), determinato dalla pressione dell’avversario. Io non lo ritengo corretto, perché quando l'angolo viene ridotto la struttura perde il suo equilibrio, a meno che il Bong Sau non si trasformi in altro (ad esempio in Cham Jarn - il gomito che affonda - o altri tipi di gomitate di Biu Tze). I fraintendimenti che si generano tra il nostro lineage e gli altri sono determinati dal fatto che in molti non esiste un Bong Sau Yang, ma esclusivamente uno Yin. Alcuni Insegnanti sono soliti far eseguire anche un Bong Sau oltre la linea delle spalle, ma noi sappiamo benissimo che una struttura del genere, oltre ad essere pericolosa per l'articolazione, non ci permette un corretto assestamento durante la pratica.

Il polso del Bong Sau Yin è più vicino al corpo per due ragioni. La prima è relativa al fatto che, essendo generato da una pressione dell'avversario, è molto facile che il nostro avambraccio venga schiacciato e quindi abbia bisogno del supporto del gomito (da ponte lungo si trasforma in ponte corto). Lo schiacciamento può provocare anche una rotazione, per deflettere l'energia.

La seconda ragione è tecnicamente ancora più importante della prima: quando il Dai Bong Sau (Bong Sau Yin per alcuni lineage), per esempio, viene eseguito correttamente, il nostro gomito si trova più in alto rispetto al polso e quindi anche rispetto al braccio avversario. Questa posizione ha diversi vantaggi, perché crea un effetto 'gancio' sul braccio avversario, rendendo più facile il contrasto. Non gli è possibile utilizzare il braccio del Bong Sau come binario per scivolare e raggiungere la mia testa; è più complicato divincolarsi; non potendo andare verso l'alto; gli rimane la possibilità di tornare indietro o al massimo verso il basso, movimenti che libererebbero il mio Bong Sau caricato a molla, permettendogli di scaricare l'energia per colpire. Abbiamo detto che quando il Dai Bong Sau viene eseguito correttamente, il nostro gomito si trova più in alto rispetto al polso e quindi anche rispetto al braccio dell'avversario: essendo il gomito sopra il suo braccio, mi è più facile superarlo, ovviamente, con una gomitata, solo per fare un esempio pratico.

Vediamo un po' di applicazioni pratiche. Il Bong Sau Yang è il primo che viene insegnato e viene utilizzato contro attacchi rettilinei diretti verso il centro del corpo, dall'esterno. Se non viene "esploso" non ha speranze di riuscita, ma se viene eseguito in maniera esatta è efficace e deflette l’attacco avversario, anche se io non lo consiglio mai in una situazione reale da strada come tecnica prioritaria. Se l’attacco ha tanta energia ed il Bong Sau Yang non riesce a deflettere, la tecnica si trasforma da Yang a Yin o, meglio, assume una nuova struttura piramidale (o cuneiforme) che ha nel gomito il suo vertice - trasformandosi in gomitata -. Il Bong Sau Yin viene utilizzato ogni volta che l’energia avversaria è superiore alla nostra e quindi, dopo aver preso contatto col braccio, quello avversario comincia a schiacciare il nostro.

Fin qui le applicazioni classiche del Bong Sau. Ce ne sono alcune però che vanno oltre i concetti fin qui esposti e che lo trasformano in quello che può esser visto come un vero e proprio attacco. Ogni tecnica, abbiamo detto più volte, può diventare un attacco e ogni attacco può diventare un pugno: questa non fa eccezione.

C’è un motto che recita: “Attento agli attacchi a sorpresa, a quelli infiltranti e a quelli invisibili che rompono il centro”. Gli attacchi infiltranti sono quelli che superano anche la struttura avversaria corretta. Non c’è bisogno di un errore. Anche se la struttura della tecnica è corretta, tramite gli attacchi infiltranti è possibile superare la guardia avversaria infiltrandosi, appunto, nella sua struttura (come l’acqua si infiltra nelle crepe).

Un esempio è questo: due avversari sono posizionati frontalmente; uno tira un pugno diretto, mentre l'altro utilizza il Bong Sau per fermare il pugno; il primo, quello che ha sferrato il pugno, trasforma il suo pugno in un Bong Sau posto sopra quello dell'altro, utilizzando il principio del “Bong Sau per battere un Bong Sau” - qui potremmo aprire una parentesi sul fatto che il secondo sferri un Bong Sau o un pugno, ma non è ancora il caso -. L'attaccante mantiene sempre la stessa pressione durante questo movimento per non permettere al secondo di sfruttare il cambio di pressione. Alla fine del movimento il pugno dell'attaccante ha superato il Bong Sau del difensore ed ha potuto infiltrarsi con un pugno basso (Dai Jik Kuen) tra il Bong Sau ed il Wu Sau del difensore. Non è facile da spiegare, lo so, ma gli attacchi infiltranti sono quelli più odiosi e vanno studiati.

In due modi il Bong Sau Yin può essere utilizzato per attaccare: come colpo per rompere il gomito o come chiave articolare al gomito stesso. Per quanto riguarda il primo, immaginiamo di fare un Lap Sau e di riuscire a togliere l'equilibrio dell’avversario, riuscendo a stendere il suo braccio. Con l’altro braccio (che forma un Dai Bong Sau) si può colpire il gomito con l’avambraccio del nostro Bong Sau. Per quanto concerne il secondo, l'applicazione funziona quando il braccio avversario è steso e posto tra il nostro braccio e il nostro fianco (accade quando siamo costretti ad abbassare repentinamente il nostro Bong Sau o quando il nostro pugno è andato troppo in alto, rispetto all'attacco avversario). A questo punto, si può effettuare una chiave articolare al gomito con il nostro braccio che ha la forma di un Dai Bong Sau. Il braccio avversario risulta così bloccato tra il nostro fianco (con il polso) e il nostro Bong Sau. Non rimane che portarlo a terra...

Il Bong Sau sarà ulteriormente approfondito con i principi della Biu Tze e nella Forma del Mook Yan Jong/Chong, ma non è il caso di scrivere ora su questo aspetto. L’importante, come sempre, è seguire l’Insegnante per arrivare ad una comprensione profonda dei principi che ci portano ad utilizzare il Bong Sau in tutte le sue forme.

venerdì 15 gennaio 2010

膀手 - Il Bong Sau

Partiamo dall'ideogramma 膀 [bǎng], visto che l'altro, 手, lo conosciamo già. Si tratta della forma grafica utilizzata per far riferimento all'ala (anche nella variante 翅 [chì]) o alla spalla (come variante di 肩 [jiān]). Con significato esteso, fa riferimento alla parte alta del braccio, al braccio nella sua totalità, all'ala di un uccello. Deriva dall'ideogramma 月 [yuè] (che indica due cose diverse, una delle quali è la luna, mentre la seconda è quella che interessa a noi e che è scritta correttamente come 肉 [ròu], la 'carne'], e da 旁 [páng], la 'parte'. In Cantonese 膀 viene pronunciato e scritto Bong o Pohng. Nel mondo del Wing Chun siamo soliti utilizzare la prima trascrizione. Ecco quindi che il movimento chiamato Bong Sau prende il suo significato di "braccio ad ala". In Pinyin sarebbe Bǎng Shǒu.


Questo movimento è presente in più varianti nell forme del nostro sistema. Vorrei analizzarne alcuni punti, per poi passare a discuterne più a fondo. Anzitutto, vediamo dove lo incontriamo per la prima volta. Nella Siu Nim Tau, lo abbiamo visto, si trova nel  settimo set, ma, nascosto, anche nel primo, subito dopo i Gaun Sau, come movimento di passaggio. In questo caso, però, parliamo di un Dai Bong Sau (cioè nella sua variante bassa): è un’esecuzione di tipo Yin, in ricezione, che assorbe.

Ritroviamo il movimento, come detto, nel 7° set della SNT, dove viene eseguito all'altezza della linea orizzontale. Nella variante che Sergio Iadarola insegnò nel 2006 il movimento era comunque Dai, in combinazione con la rotazione del bacino. Nel set tradizionale del GM Yip Man troviamo il “classico”, eseguito quasi all'altezza della spalla. Questo tipo di movimento viene eseguito spesso verso l’interno (Noi Bong Sau), per coprire la linea centrale e gli altri eventuali angoli di attacco (dall’esterno).

Nella prima forma viene eseguito da quasi tutte le Scuole all’altezza della spalla, con l’angolo tra braccio e avambraccio di 135° - in teoria, ovviamente... -, mentre, nella nostra, viene eseguito in basso, col gomito all'altezza del plesso solare, anche se l'angolo non varia - sempre in teoria... -. Questo è, infatti, l’angolo ideale del cono (o cuneo) di attacco e di difesa, essendo anche quello che genera l’angolo di taglio: una de-flessione di 45° dell’attacco avversario o un’entrata sull’attacco avversario con un angolo di 45°. Seguitemi un attimo, vi prego.

L’angolo di 135° vien fuori, infatti, facendo 180°-45°. I 180° sono intesi come la retta che unisce noi all’avversario o, più semplicemente, il braccio steso. Se con il braccio steso pieghiamo il gomito di 45°, ci ritroviamo con l’angolo corretto, ma questo, come vado scrivendo, è solo l'aspetto teorico e pulito, che non ci permette di leggere attentamente la realtà, che è ben diversa.

Nella Chum Kiu, nel 3° set, abbiamo il Jak Bong Sau (l'esecuzione del movimento che ruota di lato), che appare identico a quello della SNT, solo che viene eseguito nella posizione ruotata (Gin Ma), cioè durante la posizione tradizionale detta 30-70 (per via della ripartizione del peso sulle gambe) e non da posizione "neutra" (Yee Gee Kim Yeung Ma).

Il primo Bong Sau è utilizzato facendo una rotazione (Lan SauBong Sau con rotazione del bacino) e terminando in Wu Sao - Bong Sao. Un’applicazione di questo movimento potrebbe portare alla rottura del collo, per esempio, come applicazione pratica o comunque ad una leva articolare. Si ritrova anche nel combattimento, quando capita di assorbire l'attacco avversario con una rotazione del busto e con la copertura del Bong Sau. Una descrizione della tecnica di rottura potrebbe essere questa: la mano del Wu Sao passa sotto l’ascella, afferra la scapola e proietta l'avversario verso l'esecutore. Contemporaneamente, il Bong Sau, posto sul mento, spinge in avanti ed in basso, verso il Wu Sao. La testa ruota, si inclina e il collo si potrebbe rompere. Questa è una tecnica che non deve essere utilizzata mai, se non per estrema difesa, quando si è in pericolo di morte. Allenatela con estrema cautela.

Sempre nella CK, nel 4° set, abbiamo un’esecuzione orizzontale della tecnica, accompagnata da un passo in avanti, Wang Bo Bong Sau ("braccio ad ala che comporta un passo laterale"): è un Bong Sau in movimento, anche se questo, in realtà, potrebbe non essere considerato un vero e proprio Bong Sau; vediamo il motivo. Se notate, nessuno ha mai dimostrato una sola applicazione di questo movimento, che appare piuttosto strano nella logica del sistema, fino a che non si studiano i coltelli a farfalla. La natura e l'applicazione di questa tecnica va infatti ricercata in quei cosiddetti "segreti" presi dalla forma Bart Cham Dao (), i coltelli dagli otto tagli, nel 7° set della forma in particolare, di cui non approfondiamo per ora l'analisi. Basterebbe solo far allenare gli Allievi immaginando di avere in mano i coltelli… Potreste intenderla anche come una tecnica di Qin Na/Kam Na (una tecnica di presa, controllo e leva articolare), detto per inciso, da utilizzare per eseguire (appunto) leve e proiezioni a terra.

Troviamo il Bong Sau anche nel 5° set della CK: precisamente lo troviamo nella posizione bassa, Dai, eseguito da entrambe le braccia (Sheung Dai Bong Sau), che poi si trasforma in Sheung Tan Sao. Non tutti e tre i passaggi di quel set della forma sono da considerare come Bong Sau; ne riparleremo.

Continua...

giovedì 14 gennaio 2010

Kei Luhng Ma

Tempo addietro, nominai per la prima volta una delle due posizioni in cui poter eseguire le forme, dopo averla studiata all'interno del sistema insegnato da Sergio Iadarola, e la chiamai Kee Long Ma. Dopo aver iniziato a praticare il Chi Sim Weng Chun, ho notato che alcuni riportano la stessa posizione con i termini Kei Luhng Ma. Poco male, l'importante è capirsi. Si tratta della posizione che 'cavalca il drago'. Rispetto alla Yee Gee Kim Yeung Ma è più larga e modifica un poco la struttura della colonna vertebrale.

Sifu Sergio ha appena pubblicato un video in cui fa vedere queste due posizioni di base del Wing Chun, così come vengono spiegate ad Hong Kong. Dimostra le varie possibilità che vengono utilizzate nelle diverse famiglie per aprire la posizione, partendo dai piedi uniti. Cogliete il nocciolo della questione: al di là della modalità di apertura della posizione, si tratta di due strutture differenti.

 
 

Nella Kei Luhng Ma i piedi sono paralleli e il triangolo che si forma con la convergenza (leggera) delle punte è più avanzato rispetto a quello formato nella Yee Gee Kim Yeung Ma, visto che i piedi sono convergenti, in questo caso. La colonna vertebrale nel primo caso viene affondata, assieme al bacino, sebbene esista una leggera retroversione. Nel secondo, invece, vla retroversione del bacino è molto più evidente. L'argomento necessita di una trattazione a se stante, però, dal punto di vista muscolare e tendineo.

mercoledì 13 gennaio 2010

Il Bartitsu


Molti amici e lettorimi hanno chiesto di chiarire meglio cosa sia il Bartitsu, visto che ne ho fatto cenno ieri. Vi presento allora un breve video di presentazione al documentario che analizza la storia passata, la riscoperta e la recente rinascita della New Art of Self Defence di E.W. Barton Wright. Creato a Londra nel 1899, il Bartitsu fu una delle prime forme documentate di arte marziale mista, combinando il repertorio tecnico di Pugilato, Jiuijitsu, Savate e dell'autodifesa con il bastone da passeggio. Dopo un momentaneo successo, durante il XX secolo se ne perse il ricordo, fatto salvo per una criptica menzione nel racconto L'avventura della casa vuota di Arthur Conan Doyle, con protagonista il celebre Sherlock Holmes.

Girato in Italia, Svizzera, Inghilterra e Stati Uniti Bartitsu: la perduta arte marziale di Sherlock Holmes è presentato da Tony Wolf e contiene interviste con la Dottoressa Emelyne Godfrey, Harry Cook, Graham Noble, Will Thomas, Mark Donnelly e Neal Stephenson. Se qualcuno ne volesse sapere di più, da poco in Italia abbiamo un sito, con dei contatti: http://www.bartitsu.it.




Vi invito a guardare anche il video che segue, che riguarda una dimostrazione contemporanea del Bartitsu.



martedì 12 gennaio 2010

C'è del Wing Chun nel film "Sherlock Holmes"?


Leggo qui e lì dubbi ed incertezze sulla reale presenza del Wing Chun nel nuovo film Sherlock Holmes, il cui attore principale è Robert Downey Jr. Io non ho visto il film, non sono solito frequentare le sale cinematografiche in generale, quindi ho chiesto un po' in giro. Finalmente oggi un mio amico ed allievo mi ha confermato che Downey è stato effettivamente un praticante di Wing Chun. Alla notizia, ho iniziato a girare un po' per il web in cerca di informazioni ed ecco cosa ho capito.

Robert Downey Jr si è allenato per oltre 6 anni nel Wing Chun con SiFu Eric Oram. Hanno realizzato ben 10 film insieme, tra cui Iron Man, Iron Man 2 e, appunto, Sherlock Holmes. Quest'ultimo è quello che ha dato l'opportunità a Downey e Oram di utilizzare al meglio il Wing Chun nella sua forma grezza, per un personaggio. Lo stile è servito come base per dare un'idea dell'arte marziale praticata realmente da Holmes (che è stato descritto nei libri come un abile artista marziale).

SiFu Oram è ha dato vita alle coreografie dei combattimenti del personaggio Sherlock Holmes. Oram ha addestrato Robert per le sequenze del film, dirigendo anche le fasi di contatto pieno che ci sono in alcune sequenze, in cui si vede il protagonista che combatte a mani nude contro lo stuntman inglese Dave Garrick.

Nel film, come nei libri, sia Holmes che Watson conoscono sistemi di lotta e le loro competenze sono spesso testate nella realtà. Holmes è un artista marziale specializzato. Questa propensione lega i personaggi sia con il regista e protagonista di "Sherlock Holmes", Downey, che con Ritchie, per via della loro comune pratica di arti marziali per anni. Hanno lavorato insieme per creare uno stile di combattimento del personaggio Holmes, completamente nuovo.

Doyle lo chiama Baritsu nei romanzi, uno stile legato ad un ibrido di Jujitsu del diaciannovesimo secolo, che si chiamava in realtà Bartitsu, creato da Edward William Barton-Wright. Il Jujitsu è l'arte marziale scelta da Guy, mentre quella di Downey è il Wing Chun Kung Fu. Per questo motivo hanno sviluppato una loro propria combinazione di stili di arti marziali per il film.

Holmes è noto per l'efficienza che ha nel neutralizzare i nemici nel corso del suo lavoro, ma anche per la sua solita voglia di sfogarsi in un ring di pugilato in un pub della classe operaia chiamato Punch Bowl Pub. Qui, davanti a una folla chiassosa, Holmes combatte con un pugile massiccio che si chiama McMurdo, interpretato da David Garrick, facendo vedere una brutale lotta a nocche nude in cui vengono presentate le capacità del detective e la sua forza fisica.

""Il ring è l'unico posto in cui Holmes non pensa", ha spiegato Downey. "Ma anche lì, lui pensa: pensa a come vincere la lotta, ma non a tutte le preoccupazioni del corso della vita. Le relazioni interpersonali non possono entrare nella lotta.  Lì ci sono solo lui e il suo avversario".

Il Punch Bowl Pub è il luogo in cui Holmes va ad affinare le sue abilità, a commettere errori e a testare le tecniche contro avversari molto potenti, un po' come siamo soliti fare noi nei nostri luoghi di incontro, per scambiare tecniche e conoscenze. Si inizia sempre utilizzando la quantità minima di forza nella prima metà della lotta.

Più per necessità che per scelta, Watson conosce il suo modo per affrontare una lotta di strada, anche se è poco più di un attaccabrighe, rispetto allo stile fluido di combattimento di Holmes. Ha tecniche basilari, ma non meno efficaci dello stile di Holmes. Spesso ci sono momenti in cui Holmes pensa troppo al fine di trovare le migliori deduzioni, mentre Watson combatte con qualsiasi strumento che è a portata di mano.

Watson è un veterano di guerra abituato a pensare in piedi. Può tirare un pugno come un combattente di strada, usando tutto ciò che serve - la testa, le ginocchia o i gomiti - per prevalere su un avversario.

Il direttore della fotografia, Philippe Rousselot, utilizzata l'illuminazione e la telecamera per rendere la texture palpabile e la lotta una vera e propria esperienza fisica. Guy vuole che il film sia sentito dallo spettatore come se ci fosse dentro. Un buon esempio è la lotta al Punch Bowl. Lì è stato fondamentale far risaltare ogni dettaglio, da una minuscola goccia di sudore per l'effetto di ogni colpo sul corpo dell'avversario al mare di movimenti e le azioni tra la folla.


Molte delle difese del Wing Chun, degli attacchi e dei principi del sistema possono pssere viste in tutto il film. A questo punto mi sa che ci toccherà andarlo a vedere...




domenica 10 gennaio 2010

Chan Chee Man e Wu Chan Nam

Spero che tutti gli amici lettori abbiano voglia di guardare questo tipo di allenamento del Chi Sau che vado a presentarvi. Si tratta di una demo girata nel 2003, alla celebrazione annuale della Scuola Mai Gei Wong Wing Chun. I protagonisti del video sono SiFu Chan Chee Man, che fu allievo di Yip Man, e SiFu Wu Chan Nam, che fu allievo di Wong Shun Leung.


sabato 9 gennaio 2010

Allenamenti intensivi della famiglia di Roma

La famiglia romana dell’IDPA ha sperimentato questa mattina uno degli allenamenti di base che i praticanti di Wing Chun sono soliti fare spesso tra di loro. Il Tempio di Olimpia ha ospitato un’intensa mattinata dedicata al Chi Sau libero. Più di tre ore di duro allenamento, sia per applicare i princìpi appresi sinora, sia per lavorare sulla flessibilità di braccia e gambe, durante le fasi a contatto del combattimento.

Quella di oggi è stata la prima di una lunga serie di allenamenti intensivi, che si alterneranno a seminari tematici per tutto il mese di gennaio. Se l’esperienza sarà proficua come quella di stamattina, ripeteremo l’evento tutte le settimane, per aumentare il nostro monte ore di allenamento e per rafforzare una comunità marziale sempre più coesa e disciplinata.

Tutti hanno trovato giovamento dal duro lavoro di stamani, nessuno escluso. Di sicuro hanno compreso che solo con un allenamento intenso e continuativo si possono raggiungere dei risultati soddisfacenti.

Come SiHing della comunità romana dell’IDPA non posso che essere soddisfatto del lavoro svolto. Ho voluto regalare ai miei ragazzi tre ore, perché si stanno allenando bene e si sono guadagnati il mio rispetto. Non rimane che augurarci di poter continuare a lavorare seriamente.

lunedì 4 gennaio 2010

2010, ringraziamenti e sviluppo dei progetti

Cari lettori,
ancora non avevo avuto un momento per augurarvi un buon 2010, quindi lo faccio ora! Tantissimi cari auguri a tutti quanti! La cosa che posso sperare per tutti noi è che sia un anno di lavoro intenso su noi stessi, sulle nostre capacità ed abilità, ma anche sulla parte più interna e feconda di noi, il nostro spirito. Ne abbiamo davvero bisogno in quest'epoca!

Come secondo punto vorrei ringraziare tutti i miei assidui lettori, i pochi (ma buoni) sostenitori, tutti gli amici che commentano i miei scritti, tutti gli Allievi che utilizzano il blog come strumento didattico, tutti i SiFu che sono passati da qui per donarci la loro saggezza e pure i naviganti di internet che ci sono arrivati per caso... Insomma, il blog, grazie a tutti voi, ha superato le novemila (9000) visite totali*!

Per quanto riguarda i ringraziamenti, ripeto quell'o dell'altro giorno per il Fratello di Weng Chun, Alessio Paone, con il quale abbiamo svolto un ottimo allenamento di Chi Sau e di Kiu Sau, stamattina, passando anche per una breve analisi tecnica delle somiglianze tra le forme dei due sistemi apparentati... Spero proprio di fare un po' di viaggi anche in Germania per trovare te, caro Alessio, ed i tuoi Insegnanti. Un abbraccio e a presto!

Non rimane che fare due chiacchiere sui progetti per l'anno in corso. Anzitutto parliamo dello sviluppo dell'IDPA. La Famiglia si sta pian piano allargando e probabilmente avremo bisogno di almeno un'altra palestra per diffondere le Arti praticate all'interno. Se qualcuno fosse a conoscenza di qualche palestra di Roma Sud interessata, farebbe bene a contattarmi... ;-)

Nel Tempio di Olimpia da questo mese partiremo con i sabato di approfondimento tematico. Oltre al corso da 6 ore settimanali, quindi, avremo altre 3 ore per allenare di volta in volta concetti, teorie e applicazioni. Sto pensando di aprire anche un quarto giorno di allenamento, per portare il monte ore di base a 8. Anche qui, se qualcuno volesse approfittarne, si faccia avanti.

Il progetto del blog IDPA è partito. Va ancora un po' a rilento, ma spero proprio che l'anno nuovo porti altrettanto nuove collaborazioni. In questo senso, vi ricordo che la porta è aperta per qualsiasi disciplina e per qualsiasi Famiglia voglia intervenire! Di questo blog nemmeno ne parlo, visto che, se state leggendo, significa che siete interessati a seguirne lo sviluppo. Ovviamente anche qui la pubblicazione è libera e garantita, quindi non aspettate, intervenite!

Si era parlato di mettere in piedi una rivista, tempo fa. Mancano i fondi, cari amici, ma l'idea rimane in campo. Ho trovato anche diverse persone disponibili in questo senso, ma ancora non si può partire, perché senza il vil denaro, non si va da alcuna parte. Sarebbe bello avere uno spazio nostro nell'editoria, per tornare a parlare e a far parlare del Wing Chun in positivo, in Italia, ma la strada è lunga e dobbiamo scontare anni di marketing auto-distruttivo.

A Febbraio ospiteremo di nuovo a Roma SiFu Massimo Fiorentini, per un nuovo stage targato IDPA, su un argomento scelto dai partecipanti. Se qualcuno volesse scrivermi in proposito, ci potremmo ragionare assieme. Sicuramente stavolta tratteremo il Chi Sau, il Poon Sau e le differenze con Lat Sau, il Kiu Sau e via discorrendo. Sarà bene partecipare. Stavolta ricordo a tutti che ci sarà bisogno di iscriversi prima all'IDPA, per l'assicurazione dagli infortuni, indispensabile per i partecipanti.

L'anno è lungo e di strada da fare ne abbiamo ancora tanta. Non rimane che salutare tutti i miei Allievi, gli amici, i lettori e i miei Maestri, SiFu Massimo in primis, ovviamente! Buon 2010 a tutti, all'insegna del Kung Fu!



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domenica 3 gennaio 2010

Yip Man e la storia del Wing Chun ridotto all'osso 2

Continuiamo a fare due chiacchiere tra storia e attualità, dopo il post di qualche giorno fa. Il Wing Chun Kuen viene oggi insegnato in modi molto diversi tra loro. Alcune Scuole privilegiano le Forme, altre le sezioni di Chi Sau (sicuramente molte di quelle di provenienza - anche assai lontana - Leung Ting), pochissime lavorano sul corpo e sulle capacità marziali. In Europa abbiamo una serie di Insegnanti che si rifanno alla 'sola' tradizione di Yip Man. Anche se l'insegnamento è diversificato a seconda del lineage, queste Scuole studiano il curriculum classico, senza aprire le porte all'esterno.

Ad Hong Kong la situazione pare che sia simile (da come mi dicono gli amici che ci sono stati)e che ci vivono tuttora). Il Wing Chun è solo uno dei tre stili insegnati nella scuola di Kwok Wah Ping, per esempio, ma è abbastanza a se stante. Se si parla di Cina, invece, abbiamo uno stile più completo a Fatshan, ma, mediamente, con grandi influenze esterne, a seconda dello stile (Hung Gar, Tai Chi, Ba Gua, White Crane).

Se andiamo oltre, incontriamo l'albero originale, dato in tempi moderni dall'insegnamento di Fung Siu Ching. L'aria è quella che si respira nel lineage Chan Yiu Min, per esempio. A parte la famiglia Chan, sono viventi le famiglie Lo, Tang e Chu. Qui andiamo a mettere il dito nella piaga della divisione tra Wing Chun e Weng Chun, tutto diventa difficoltoso da comprendere. Ad oggi, sono pochissime le persone con cui è possibile studiare questi rami dello stile in Europa, non parliamo proprio dell'Italia...

Tornando agli aspetti storici, di cui stiamo dibattendo con amici praticanti, il famoso Leung Bik per alcuni ricercatori del Wing Chun non sarebbe altri che Chu Chung Man. In questo modo il Wing Chun di Yip Man sarebbe collegato intrinsecamente al Weng Chun della famiglia Chu, per esempio. Eppure, Yip Man esponeva nel suo Kwoon un vessillo su cui campeggiava il nome di Leung Bik, che egli raccontava essere il suo secondo insegnante. Si pargla degli Anni Cinquanta, del 195 in particolare. Solo successivamente fu tolto.

Chu Chung Man non fu mai insegnante di Yip Man,  questo pare quasi per tutti assodato. Di sicuro fu suo buon amico: fra i due si instaurò gran rispetto, dovuto anche ad una frequentazione assai continua. Non ci fu mai un rapporto formale Allievo-Maestro, come ho già detto. Sicuramente si saranno allenati insieme, avranno scambiato tecniche, ma niente di più. I curriculum sono diversissimi e pare che nessuna tecnica della famiglia Chu fu mai insegnato a Yip Man. Neppure a Lok Yiu, allievo che veniva invitato insieme a Yip Man nelle occasioni formali, fu mai insegnato niente di tutto questo patrimonio.

In merito all'insegnamento di Yip Man è assodato che ad alcuni diede un ottimo footwork, ad altri un'ombra dello stesso, ad altri ottime tecniche di braccia e così via...ma il punto più importante è un altro: da un curriculum semplice, è derivato un lungo periodo di apprendimento.

Nel corso degli ultimi tre secoli, si possono identificare due grandi grandi rami di Wing Chun. Il loro apice sta in Yuen Kai San da un lato e in Leung Jan dall'altro. Il primo è più completo, mentre il secondo più semplificato. A monte troviamo altro, il cosiddetto Chi Sim è, probabilmente, solo una  facciata.

Purtroppo, se si segue la metodica di insegnamento moderna, non si ha tempo per conoscere i genitori: valutate il fatto che, a parte il Mai Gei, quasi nessuna tradizione viene trasmessa appieno. La contrapposizione Wing Chun Weng Chun non ha alcun senso, soprattutto dal punto di vista storico. Lo ha sicuramente dal punto di vista del business, perché solo dividendo si possono ottenere allievi ed introiti. Ma a noi non interessa il business, quindi lo diciamo a voce chiara, no?