venerdì 27 novembre 2009

永 - Eternal - Eterno

Tante discussioni, decine di post su internet, battaglie legali sui marchi registrati solo per un ideogramma, dalla semplice rappresentazione, ma dal contenuto profondo, questo: .

Questo ideogramma viene comunemente tradotto in inglese con 'always, forever, eternal'. In italiano il miglior corrispettivo è eterno, proprio perché il suo utilizzo è frequente per intendere qualcosa che non muore mai. Viene utilizzato e tradotto anche come avverbio, con 'perpetually',  che rende molto bene l'idea.

Nella pronuncia standard viene letto come /yǒng/. Corrisponde alla rappresentazione dell'acqua, con tratti un po' più complessi di  , /shuǐ/. Quest'ultimo indica proprio la semplicità dell'acqua e rimanda al suo significato di essere liquido, fluente, rappresentando proprio lo stesso scorrere dell'acqua. In cantonese è letto come /seui/.

Per quanto riguarda Yǒng (), si trova spesso nelle poesie per indicare proprio l'incessante scorrere dell'acqua, come se fosse il sangue nelle vene della terra. L'ideogramma è composto da cinque segni ed in cantonese viene letto come /wihng/. Qui nascono le diàtribe...

Alcuni Maestri, in anni non troppo lontani, preferirono utilizzare la romanizzazione Weng per indicare l'Arte Marziale discendente dal Tempio di Siu Lam del Sud, per distinguere la loro linea dalle altre, che utilizzavano la romanizzazione Ving o Wing.

Al di là delle politiche di marketing dei giorni nostri, in qualsiasi modo intendiate romanizzare l'ideogramma, sappiate che la pronuncia è e rimane /wihng/. Visto che vogliamo portare avanti una sana ricerca, mi pare giusto scrivere questa cosa.

L'importante è capirsi sul significato di ciò che si scrive. Probabilmente l'uso della romanizzazione Weng è utile al giorno d'oggi per distinguere l'ideogramma succitato da quello comunemente utilizzato dal GM Yip Man per differenziarlo, appunto, da . Si tratta di , sempre pronunciato /yǒng/ e molto molto simile al precedente, come potete notare.

Proviene sempre da /shuǐ/, l'acqua,  'water' e da /yǒng/. Solito discorso, si noti che /yǒng/ (eterno) rappresenta anche l'acqua. L'ideogramma utilizzato dal GM Yip Man si compone di 8 segni, tre più del precedente, che troviamo sulla sinistra. Anche la pronuncia cantonese è identica: /wihng/. Il significato è spesso connesso al nuotare... Solo i glossari degli addetti ai lavori (i praticanti di Wing Chun) ne riportano il significato di 'bello, radioso, splendente' e, in particolare, si sa che solo il GM Yip Man ne diede tale significato agli occidentali...strano, no?

Attenzione, però, perché alcuni amici cinesi, se pronunciate /wèng/, possono pensare alla traduzione più vicina: 'giarra, coppo, orcio'. Se la /e/ diventa lunga, invece, penseranno a 'vecchio, anziano'. Attenzione alla pronuncia, insomma...

Altre volte, dei Maestri hanno utilizzato l'ideogramma o (pronunciato sempre /yǒng/), di uso più poetico. Sta per cantare, decantare o recitare, narrare in forma poetica. Proviene dagli ideogrammi  /kǒu/, la bocca, da /yán/, le parole e da /yǒng/, utilizzato nel suo valore di fluire.

L'ideogramma è composto da 8 o 12 segni ed in cantonese (indovinate un po'?!) si pronuncia sempre /wihng/.  Il secondo ideogramma, è utilizzato in connessione con /yán/, che sta per 'parole' (语言, /yǔyán/, infatti, stanno per linguaggio o lingua).

/yán/ è usato anche per 'parlare, dire, commentare'. Viene dall'immagine di un flauto, con la bocca che vi soffia dentro. Originariamente assomimigliava molto a /yīn/, 'il suono'. L'unica differenza era la linea in più che spesso veniva messa dentro al simbolo della bocca, formando nella parte bassa di o .

Come componente di un ideogramma, diventa nella sua forma più semplice, alla sinistra del carattere che vuole accompagnare, come nel nostro caso. Singolarmente, in cantonese viene pronunciato /yihn/.

Molta confusione sotto il cielo? Può darsi. L'importante è capire bene a cosa si fa riferimento quando si parla delle Arti Marziali che utilizzano l'uno o gli altri ideogrammi, perché stiamo parlando di due realtà vicine, ma diverse. Alcune volte di più, altre meno, ma sempre di due stili stiamo parlando, con un'evoluzione autonoma ed una storia solo a tratti condivisa.

giovedì 26 novembre 2009

Wu De o Mo Dak, l'importante è applicarlo!

Nel mondo delle Arti Marziali di origine cinese si è sempre parlato del cosiddetto Wu De (in mandarino) – 武德 -, l’etica marziale, letteralmente traducibile come ‘i cinque poteri’ o ‘le cinque virtù’. Gli ideogrammi che lo compongono fanno riferimento all’insieme di regole etiche a cui deve sottostare il praticante di Gong Fu.


Che cos’è quest’etica marziale, nella sostanza? Il Mo Dak (in cantonese) è l’interiorità della persona, nonché il suo comportamento esteriore. Si tratta di una espressione della nostra umanità opposta all’essere egoista. Si tratta del proteggere e del perseguire un codice d’onore. Seguire il Wu De significa essere una brava persona che aiuta sinceramente gli altri, che si dona.Mo Dak significa anche avere la capacità di apprezzare l’Arte e lo sforzo del Docente.
Invece di guardare l’Arte come qualcosa che si può comprare e vendere, l’etica ci permette di guardare l’Insegnante come una persona che fornisce un servizio alla comunità, facendo apprezzare l’Arte in generale e quelli che non la conoscono. Il Mo Dak entra in gioco quando un SiFu accetta nuovi studenti. L’Insegnante accetta solo coloro che sono realmente interessati ad apprendere l’Arte. Solo i potenziali studenti che mostrano un interesse vera e un’infinita umiltà vengono accettati come i nuovi studenti.
La capacità di apprezzare veramente tutto ciò che è intorno a noi è consapevolezza del Wu De. Nel Gong Fu si pratica per ottenere livelli più elevati di consapevolezza e per apprezzare le cose nel loro complesso. Essere nel momento e lavorare per rendere questa consapevolezza un’abitudine è seguire l’etica marziale. Così, quando si pratica un’Arte Marziale non lo si fa solo per ottenere livelli superiori di consapevolezza. Si deve tendere a sviluppare di più la capacità di controllare l’aggressore. 

Si deve sviluppare un apprezzamento particolare per tutto ciò che sta accadendo in ogni momento. Bisogna trascendere la cultura e la legittima difesa, bisogna arrivare a vivere il qui e l’ora per sviluppare maggiori livelli di consapevolezza in ogni momento dell’esistenza. L’etica marziale è stata molto spesso trascurata nelle palestre italiane di Arti Marziali, sebbene si tratti della prima cosa che un praticante dovrebbe comprendere e sforzarsi di applicare nella sua vita di tutti i giorni.

Il Wu De è stato spesso utilizzato solo per acquisire credibilità nei confronti dei propri Allievi, tendendo a parlar male di altre realtà marziali, per far capire che la propria è la migliore. Così, quando altri usano lo stesso metro di giudizio, il Wu De viene sfruttato e messo in mezzo per difendersi dagli attacchi esterni. Eppure il Mo Dak è così importante che non può essere relegato ad una semplice azione di comodo. Va coltivato ogni giorno.

La mia Scuola ha focalizzato la sua attenzione su questo concetto ed è per questo che siamo uniti sotto la sua bandiera nel rispetto reciproco per diffondere la cultura delle Arti Marziali. La Scuola è ispirata proprio a questo principio di scambio e di rispetto verso le altre realtà.

Ma da dove deriva il Wu De? Quasi tutti lo fanno risalire al testo Tradizione di Zuo, Cronaca di Zuo o Commentario di Zuo – 左传, Zuo Chuan in mandarino, Jo Chyun in cantonese -, a seconda delle traduzioni. Si tratta della più antica cronaca cinese in forma narrativa e copre il periodo compreso tra il 722 ed il 468 a.C.. La Cronaca fu attribuita a Zuo Qiuming. Si tratta di un commento agli Annali delle primavere e degli autunni, ma alcuni ricercatori ritengono che sia un testo indipendente della stessa epoca degli Annali. La maggior parte degli storici lo fa risalire al periodo dei regni combattenti.

Il Commentario dedica un intero capitolo, lo Xuan Gong Shier Nian (宣公十二年), all’elencazione delle sette virtù che ha la marzialità (Wu You Qi De - 武有七德): Jin Bao (禁暴): trattenersi dalla violenza; Ji Bing (戢兵): cessare le ostilità; Bao Da (保大): proteggere la grandezza; Ding Gong (定功): successo stabile e tranquillo; An Min (安民): salvare il popolo; He Zhong (和众): numerose amicizie; Feng Cai (丰财): ricchezza abbondante.

Fino ai giorni nostri, lo studio dell’arte del combattimento è stato oggetto di osservanza delle cinque virtù fondamentali Wu Chang (五常) indicate dal Confucianesimo: Ren (仁), la benevolenza, l’umanità e la bontà; Yi (义), la giustizia, la rettitudine e l’equità; Li (礼), l’ordine, le regole di condotta e l’ideale; Zhi (智), la saggezza, l’intelligenza e l’ingegno; Xin (信), la verità, il tener fede alla parola data, la sincerità e la coerenza. Queste virtù regolano sia i rapporti all’interno del Kwoon (la Scuola) sia il comportamento del praticante in seno alla società e costituiscono una caratteristica per poter proseguire il proprio cammino nelle Arti Marziali Tradizionali.

In sostanza, quindi, le virtù del Wu De sono insite nella cultura cinese di derivazione confuciana, ma affondano le proprie radici proprio nell’essenza stessa del Sol Levante. Le varie Scuole di Gong Fu nella storia cinese hanno elaborato il loro dettagliato codice di etica marziale. La Scuola di Shaolin (o Siu Lam), per esempio, ha stabilito i dieci comandamenti (少林十戒约 – Shaolin shijie yue) per i suoi seguaci. I doveri sono di due tipi: legati alla mente (填情德, Tianqingde) o alle azioni (填情勋, Tianqinxun). I primi sono il rispetto (竦,Song), l’umiltà (谦卑, Qianbei), la rettitudine (义, Yi), la fiducia (孚, Fu) e la lealtà (忠, Zhong). I doveri delle azioni riguardano la volontà (要, Yao), la resistenza (耐力, Naili), la perseveranza (恒性, Hengxing), la pazienza (耐心, Naixin) e il coraggio (勇, Yong).

Se queste sono le virtù che dobbiamo seguire come praticanti di Arti Marziali è chiaro che nelle nostre Scuole richiediamo il rispetto della vita umana, per esempio. Il praticante di Arti Marziali deve rispettare la vita umana, perché il Wu Shu trae origine proprio dall’esigenza di proteggere la vita stessa.

Poniamo particolare attenzione ai principi etici: i principi etici forniscono le basi per il mantenimento di relazioni stabili tra gli uomini e, quindi, tra l’uomo ed il contesto sociale. Chi vuole apprendere il Wu Shu deve rispettare questi principi. Bisogna conservare anche una notevole attenzione alla condotta morale: mentre si apprendono le abilità marziali, si devono anche coltivare le qualità morali; il senso di giustizia, la diligenza, la persistenza, l’onestà e l’impegno a lavorare duramente.

Il rispetto per l’Insegnante e la cura reciproca è la regola base di ogni Kwoon: bisogna impegnarsi duramente in tutto ciò che il Maestro insegna; sia il Maestro che l’Allievo devono prendersi cura reciprocamente e fare tesoro della relazione che si instaura tra di loro. Ci vuole una buona dose di modestia, ma anche di ardore: colui che studia le Arti Marziali dovrà cercare di migliorare la propria abilità e rifiutare di diventare arrogante e fare mostra della propria bravura per sminuire gli altri.

Si deve imparare gli uni dagli altri per migliorare ed essere uniti e collaborare insieme. Sembra superfluo dirlo, ma è necessario lasciare fuori dal Kwoon i rancori personali e l’invidia: nell’apprendimento del Wu Shu si punta all’auto-difesa ed a migliorare le proprie condizioni fisiche. Non si dovrebbe mai contendere con qualcuno seguendo i propri rancori o per intimidire il più debole. Non si devono utilizzare le capacità marziali per essere prepotenti o per reagire alle provocazioni. La persistenza e la perseveranza sono le ultime due qualità richieste nelle nostre Scuole: la pratica delle Arti Marziali è un duro compito che richiede tempo e sforzi notevoli.

Costanza e persistenza sono necessarie. Bisogna studiare e provare a comprendere pienamente i significati intrinsechi ed essenziali di ogni sequenza. La vera essenza e del Wu Shu può essere appresa solo attraverso la resistenza e l’elasticità anche dei movimenti corporei.

La mia voglia di insegnare è nata dalla volontà di permettere la divulgazione degli insegnamenti etici, culturali e pratici del Gong Fu, in tutte le sue forme, affinché ognuno di noi possa conoscere meglio se stesso e gli altri, diventando più forte interiormente ed esteriormente, migliorando la propria salute ed entrando in contatto diretto con il mondo delle discipline orientali. Dobbiamo imparare a vincere i nostri limiti, migliorando le potenzialità fisiche e mentali.

Un praticante può essere pieno di talento e lavorare impegnandosi duramente (Gong Fu – 功夫 -, appunto), ma se non dimostra di essere moralmente degno, non riceverà un’istruzione completa dal suo Maestro. Generalmente un Maestro esamina per anni la morale di un possibile Allievo prima di insegnargli ogni conoscenza in suo possesso. L’approccio all’Arte Marziale è quindi incentrato sul codice di condotta marziale, chiamato proprio Wu De: umiltà, rispetto, rettitudine, fiducia, lealtà; volontà, resistenza, perseveranza, pazienza, coraggio. Nelle nostre Scuole cerchiamo di insegnare Gong Fu mostrando i principi, gli allenamenti, i metodi e le tecniche nel modo più chiaro possibile, sempre all’insegna del codice marziale.

未曾学艺先学礼,未曾习拳先习德
Chi vuole studiare l’arte deve innanzitutto rispettare l’etichetta (i riti), colui che vuole apprendere le tecniche marziali deve prima di tutto acquisire la virtù

心正则拳正,心歪则拳偏
Se il cuore è retto il pugilato sarà corretto, se il cuore è deviato, il pugilato sarà parziale


练武先练德,教人先教心
Per allenare la marzialità prima si deve allenare la morale, per insegnare all’uomo prima si deve insegnare al cuore

mercoledì 25 novembre 2009

Monaci Shaolin

Sento molto spesso parlare di Monaci Shaolin. Ultimamente ho notato anche alcuni manifesti propagandistici che citano un Monaco Shaolin... Vogliamo fare un po' di chiarezza sull'argomento? Partiamo dal fatto che non esiste 'il' monaco, ma ci sono diverse tipologie o, meglio classi di monachesimo.


Ci può essere il Monaco Religioso, che può prendere la forma di Monaco Religioso e Guerriero (WenSeng 文僧). Questo tipo di monaco deve rispettare circa 250 voti o precetti.

Vi è poi il Monaco Guerriero (WuSeng 武僧), che si limita a rispettare circa 60 voti o precetti.


Abbiamo poi il Discepolo Monastico (SuJiaDiZi 俗家弟子 o WuSeng esterno), che segue circa 10 voti o precetti.

Possiamo aggiungere anche lo Studente Monastico (XueSeng 学僧), che non ha ancora preso i voti.

Di solito il percorso spirituale prevede alcuni anni da studente generico, dopodiché, se si dimostra idonea attitudine morale e tecnica, si viene scelti da un Maestro Monaco del quale si diventa quindi Allievi diretti, entrando a far parte della prima classe, quella di Studente Monastico (XueSeng 学僧).

Dopo anni di studi, sia filosofici che marziali, quando viene raggiunta un'idonea maturità spirituale e tecnica, sarà il Maestro ad indicare allo Studente Monastico che - se vuole - è pronto a fare il prossimo passaggio prendendo i voti. A tal punto si prendono inizialmente i voti come Monaco Novizio (ShaMi 沙弥) e, poi, anni dopo, come WenSeng o WuSeng, in base agli studi ed alla scelta di vita. C'è la possibilità di diventare SuJiaDiZi (WuSeng esterno) se si conduce una vita all'esterno del monastero.

La classe di Monaco Guerriero (WuSeng 武僧) è particolare, poiché, se vive nel monastero, deve rispettare circa 60 precetti, ma se lo lascia per una vita esterna, deve rispettarnecirca 10, come un Discepolo Monastico (SuJiaDiZi 俗家弟子).

I Monaci Guerrieri ed i Discepoli Monastici sono quindi le classi che causano maggiore confusione e, a volte, controversie, se si ignora quanto sopra, poiché sono considerati Monaci Shaolin - nel senso che appartengono formalmente alla discendenza del monastero -, ma possono condurre una vita esterna non-monastica (ad esempio sposandosi).

In Europa, attualmente, dovrebbero esserci 3 o 4 SuJiaDiZi o WuSeng esterni occidentali (cioè non-cinesi) veri, dove con veri si intende discepoli di un WenSeng entrati formalmente nella discendenza Shaolin in seguito a cerimonia tradizionale al monastero, dopo anni di studi specifici.



Ci sono inoltre altri occidentali, credo circa una decina ma è un numero in costante crescita, con certificazioni e nomine varie ottenute attraverso accordi commerciali con Shaolin o corsi intensivi in Cina o periodi di studio con un WuSeng, ma senza il lungo iter descritto sopra e senza formale inclusione nella discendenza del monastero.

Attenzione, quindi, quando vi trovate di fronte a presunti Monaci Shaolin, perché potreste incontrare di tutto. Chiedete sempre maggiori informazioni in materia...

martedì 24 novembre 2009

La postura nelle Arti Marziali

Vi invito a leggere l'articolo di Rosa, sul blog IDPA.

La meditazione, le arti marziali, la pratica terapeutica ed una sana vita quotidiana sono condizionate da una buona postura che favorisce anche una giusta respirazione e la serenità mentale.

Una postura corretta è data dall’allineamento rilassato e naturale dei muscoli che è possibile solo se l’individuo è in grado di percepire gli atteggiamenti pturali del proprio corpo e di interpretarli adeguatamente. Non è, dunque, sufficiente conoscere la forma esteriore di una posizione ma è necessario riconoscere le connessioni  fisiologiche e, secondo la medicina cinese, le connessioni  energetiche che essa determina.
Fin dai primi insegnamenti, il lavoro specifico sulla postura è uno dei fattori che determinano il giusto approccio del corpo alle tecniche e che, nelle arti marziali, permette la libera espressione delle potenzialità individuali. Infatti, il praticante di arti marziali cinesi esprime al massimo le proprie potenzialità, nel rispetto della propria fisiologia corporea ed utilizzando il minimo delle proprie energie, quando riesce a combinare la propria capacità di stare immobile ed eretto in uno stato di equilibrio naturale e muoversi  con la massima velocità di azione senza disperdere le forze.

lunedì 23 novembre 2009

Collaborazioni per il blog IDPA

Questo nuovo spazio dell’ASD International Dragon & Phoenix Association è nato come canale di di riferimento per l’approccio e l’approfondimento alle discipline orientali così come agli sport occidentali, che ancora conservano basi etiche. Il nuovo portale è dedicato anche alla millenaria cultura del Sol Levante, tuttavia sarà nostro interesse analizzare i contatti tra l’Est e l’Ovest.
Ci proponiamo di sviluppare gli aspetti storici, artistici e culturali del levante, conservando l’interesse per la scena marziale italiana, con lo sguardo critico di chi rinuncia ad un solo punto di vista.
Tra le nostre pagine troverete sezioni dedicate alla storia millenaria delle discipline che vengono studiate ed insegnate in seno all’IDPA o che, comunque, sono oggetto di interesse da parte dei nostri associati.


Continua qui: http://www.idpa-academy.com/blog/?p=193

domenica 22 novembre 2009

L'utilità dello sparring leggero

Oggi voglio proporvi un video dei Fratelli di del Butcher's Lab Weng Chun di Copenhagen. Penso che sia un buon modo per far vedere cosa siamo soliti fare durante i nostri allenamenti intensivi. Questo tipo di sparring leggero è utile per avere un approccio all'Arte Marziale che non sia solo tecnico e stilisticamente perfetto, ma anche realistico.

Attraverso una pratica costante e sempre più impegnativa, noi possiamo migliorare e capire cosa significhi realmente affrontare un combattimento. I pugni si danno e si prendono, così come i calci, ma anche questo è utile ai fini della nostra crescita marziale e umana. Solo lo scontro ti fa scorrere l'adrenalina nel sangue. Non lasciamo che queste metodiche di allenamento siano lontane dalla nostra pratica quotidiana, Fratelli!




Qui, invece, vi propongo un allenamento dei Fratelli, in preparazione di una gara, di un combattimento. Guardate bene l'allenamento e fatevi ispirare per la vostra pratica quotidiana. Potenza, agilità, resistenza: elementi importantissimi per un combattimento!





Lo sparring controllato dall'insegnante o, comunque, da un esperto, viene praticato nelle varie realtà marziali occidentali legate agli sport da combattimento e ben poco in quelle connesse al Gong Fu. Eppure la pratica è utile e costruttiva. La mia è una di quelle realtà marziali che  fa praticare lo sparring ai propri Allievi, anche poco dopo l'iscrizione.

Se si promette l'efficacia  non ci si può esimere dallo studio e dall'applicazione dello sparring, anche se leggero. Il Gong Fu deve contribuire a far crescere l’individuo non solamente dal punto di vista del combattimento, ma anche da questo.  Se desiderate praticare qualcosa di esclusivamente 'tradizionale', evitate questa Scuola, perché vi si propone subito un approccio al combattimento e una basilare preparazione atletica.

venerdì 20 novembre 2009

La famiglia Tang pubblica dei video

Come i più attenti di voi sanno, a me piace molto il modo di muoversi dei discendenti del GM Tang Yik, SiFu Tang Chung Pak e SiFu So Chai. Finalmente i due SiFu hanno iniziato a pubblicare qualcosa su internet, per permettere a tutti gli artisti marziali di apprezzare qualcosa del loro sistema di insgnamento.

Di seguito potete vedere una delle Two Man Set ovvero lo studio che si fa su ogni sezione della forma, eseguita proprio dai due Maestri. Si tratta della seconda parte della Sap Yat Sao (come la chiamano i più giovani), anticamente detta Weng Chun Kuen. Ricorderete certamente che ne pubblicai degli estratti della stessa su questo blog, mesi fa. Andateveli a rivedere, in modo da capire a quale sia dedicato il lavoro.




La stessa famiglia Tang ha pubblicato, poco tempo fa, anche l'esecuzione della sezione dedicata al quarto set della Weng Chun Kuen, con un fluido e preciso SiFu Tang Chung Pak, alle prese con un Allievo. Davvero un bel vedere, cari amici del blog!


giovedì 19 novembre 2009

Cenni sulle origini marziali

Vi invito a leggere l'articolo che segue, scritto dalla cara Nunzia, che saluto con affetto.
 
Esiste un gran numero di leggende sull’origine delle arti marziali cinesi. Quello che si sa di sicuro è che le prime rappresentazioni artistiche di uomini (probabilmente soldati) in posa marziale risalgono al periodo preistorico (oltre 4000 anni fa). Le arti marziali cinesi rimasero essenzialmente composte da una serie di danze di guerra e da esercizi fisici di preparazione militare fino al periodo denominato “primavere ed autunni” (770 – 476 a.C.) dove nacquero e si svilupparono le grandi correnti filosofiche cinesi come il Taoismo ed il Confucianesimo. In questo periodo le tecniche marziali iniziarono a fondersi con la filosofia e la religione fino a diventare un argomento di studio persino nei monasteri. In genere, quando si parla di Kung-Fu si può più semplicemente prendere come punto di riferimento lo stile Shaolin originario, cioè quello fondato da Bodhidharma nel 500 d.C. circa nell’omonimo monastero.
Le varie persecuzioni religiose che avvennero sotto le dinastie imperiali segnarono il declino di molti templi (fra cui il famoso tempio di Shaolin) e la nascita di “scuole” di arti marziali molto simili a sette segrete ed esoteriche. Questo portò ad un frammentarsi delle tecniche e delle conoscenze dando vita a migliaia di stili molto differenti fra loro, senza contare gli innumerevoli stili detti “del contadino” praticati dagli abitanti delle campagne e che si tramandavano di generazione in generazione.
La principale suddivisione tra gli stili è tra interni ed esterni. Esiste anche un’altra importante categorizzazione, nata dalle esigenze di adattamento alle condizioni geografiche in cui le arti marziali venivano praticate, quella tra stili del nord e stili del sud. Nel nord della Cina venivano praticati stili con posizioni ampie, con un gran numero di tecniche di gamba e di salti acrobatici. Nel sud invece gli stili si sono caratterizzati per un minore utilizzo delle gambe e per posizioni più corte, questo probabilmente a causa del fatto che in queste regioni vi erano molte risaie, in cui era difficile poter utilizzare gli arti inferiori per combattere.