Sicuramente l'uso del termine "liberati" presuppone l'esistenza di un vincolo, di un impedimento, di una costrizione. Forse questo vincolo è rappresentato dalla forza - se vogliamo "rozza", "rigida" e "statica" -, che impedisce il fluire dell'energia, consentendo all'avversario di "aggrapparsi" ad essa, trovando un valido appiglio nel combattimento. Probabilmente, il fatto di vivere in questo tipo di società implica anche tutta una serie di acquisizioni negative, come, per esempio, l'utilizzo della forza per la risoluzione delle contraddizioni. Liberarsi della propria forza è anche un passaggio filosofico che implica il dimenticare se stessi ovvero estraniarsi dall'azione in sé. Sicuramente avrete notato come i migliori Maestri utilizzino meno forza rispetto agli allievi, proprio perché sono arrivati a questa consapevolezza: solo la presenza di energia genera la reazione fluida e flessibile, mentre la forza, al contrario, genera staticità e discontinuità.
Per controllare l'attacco dell'avversario non dobbiamo opporre resistenza muscolare e di potenza, ma essere morbidi e sinuosi, come il serpente. Dobbiamo imparare a muoverci caso per caso, secondo la sensibilità che acquisiamo con l'allenamento, da una parte, e con la consapevolezza che la nostra forza è solo un impedimento.
La metafora dell'acqua è fondamentale per capire il concetto espresso. Una volta divenuti acqua, ogni piccola insenatura verrà riempita dalla nostra energia, non rimarrà spazio per il vuoto e, nel caso si incontri una buona struttura dell'avversario, si creerà un equilibrio stabile, ci ritroveremo a inondare i suoi difetti o ad essere ben incollati alla sua stabilità, cercando di toglierla. Non a caso "se la strada non è libera incollati al tuo avversario", recita un altro motto legato alla strategia del combattimento.
Liberarsi della propria forza significa anche far scomparire la contrazione muscolare dovuta al nervosismo, alla rabbia, allo stress della vita quotidiana. Ecco che un principio della forza può avere una lettura filosofica ed esistenziale, che ci aiuta ad abbandonare lo stato mentale di disequilbrio per proiettarci in uno stato di assorbimento, di ricezione e di percezione delle forze esterne, alle quali saremo in grado di rispondere. Un corpo rilassato segue una mente rilassata. Un corpo libero segue una mente libera.
L'ergia che si crea nella stabilità non è rigida, perché il corpo non è mai fermo. Il movimento è la chiave per la stabilità, anche se è un movimento interno. Ma ricordiamo pure che non si può essere stabili nel movimento se non se trova e non si sa essere stabili nella fase statica. Questo è un punto dirimente rispetto ad altri lineage. Se non testiamo la nostra capacità da fermi, non potremo passare ad analizzarla in movimento. Non passando per questo step, rischiamo di creare movimenti senza stabilità, ricercando solo la velocità di spostamento - esterno -, non dando spazio alla ricerca della stabilità posturale - interno -.
Nel fare Chi Sao, per esempio, bisogna mantenere sempre l'equilibrio generale, dato dalla distribuzione del peso, dall'angolazione, dalla posizione degli arti, dalle pressioni, etc. L'equilibrio generale deve mantenersi per tutta la durata dei movimenti. Però, fateci caso, il Chi Sao viene utilizzato nel momento in cui l'allievo ha preso coscienza della stabilità, perché senza questa, non sarebbe possibile durare un secondo di fronte ad un'altra persona. Ecco perché ne facciamo il cardine dello studio dei primi anni di apprendimento!
Andiamo ad analizzare lo scaricamento a terra della forza.
Partiamo dal presupposto che un corpo scarica naturalmente la forza a terra, sia che si muova sia che stia fermo, perchè è la struttura del corpo che porta le forze a scaricarsi - vedi i discorsi intorno alla colonna vertebrale fatti in altri articoli -. Nel momento in cui si rivolge la propria forza all'avversario (ad esempio "assorbendo" con un braccio e colpendo con l'altro) si scarica forza a terra, perché il movimento rotatorio può avvenire solo se c'è una buona stabilità. Lo scaricare a terra ha proprio il senso del radicamento, di cui abbiamo già parlato. Il radicamento è la sensazione di essere in equilibrio che si prova quando si assorbe la forza avversaria o quando si crea stabilità in assenza di forze (visibili).
Nel momento in cui impariamo a scaricare a terra l'energia entrante, grazie all'utilizzo delle corrette angolazioni, al cambio di peso su una gamba o sull'altra, al sistema osseo, articolare e tendineo-muscolare, ecco che possiamo accedere agli esercizi in movimento dedicati al combattimento. Non sto qui a spiegare come ci si libera della propria forza attraverso l'uso delle componenti appena descritte, ma vorrei solo richiamare alla mente il fatto che ogni esercizio posturale serve proprio a questo, ad imparare a liberarsi delle tensioni muscolari e della propria forza in generale, donando a terra ciò che non occorre. Vedremo successivamente come donare al cielo ciò che riprendiamo da terra.
Questo principio, in sostanza, è fondamentale, poiché solo attraverso lo sviluppo di esso è possibile rendere applicabili i tre principi successivi. Liberarsi della propria forza significa fare in modo che essa non rappresenti un ostacolo tra noi e il nostro avversario. Diventa fondamentale rendere la propria muscolatura flessibile e rilassata, in modo tale da sviluppare un'energia tale da essere paragonabile a quella di un'onda d'acqua. Tutto questo è possibile svilupparlo attraverso lo studio e la pratica della prima forma Siu Nim Tao, per iniziare.
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Per controllare l'attacco dell'avversario non dobbiamo opporre resistenza muscolare e di potenza, ma essere morbidi e sinuosi, come il serpente. Dobbiamo imparare a muoverci caso per caso, secondo la sensibilità che acquisiamo con l'allenamento, da una parte, e con la consapevolezza che la nostra forza è solo un impedimento.
La metafora dell'acqua è fondamentale per capire il concetto espresso. Una volta divenuti acqua, ogni piccola insenatura verrà riempita dalla nostra energia, non rimarrà spazio per il vuoto e, nel caso si incontri una buona struttura dell'avversario, si creerà un equilibrio stabile, ci ritroveremo a inondare i suoi difetti o ad essere ben incollati alla sua stabilità, cercando di toglierla. Non a caso "se la strada non è libera incollati al tuo avversario", recita un altro motto legato alla strategia del combattimento.
Liberarsi della propria forza significa anche far scomparire la contrazione muscolare dovuta al nervosismo, alla rabbia, allo stress della vita quotidiana. Ecco che un principio della forza può avere una lettura filosofica ed esistenziale, che ci aiuta ad abbandonare lo stato mentale di disequilbrio per proiettarci in uno stato di assorbimento, di ricezione e di percezione delle forze esterne, alle quali saremo in grado di rispondere. Un corpo rilassato segue una mente rilassata. Un corpo libero segue una mente libera.
L'ergia che si crea nella stabilità non è rigida, perché il corpo non è mai fermo. Il movimento è la chiave per la stabilità, anche se è un movimento interno. Ma ricordiamo pure che non si può essere stabili nel movimento se non se trova e non si sa essere stabili nella fase statica. Questo è un punto dirimente rispetto ad altri lineage. Se non testiamo la nostra capacità da fermi, non potremo passare ad analizzarla in movimento. Non passando per questo step, rischiamo di creare movimenti senza stabilità, ricercando solo la velocità di spostamento - esterno -, non dando spazio alla ricerca della stabilità posturale - interno -.
Nel fare Chi Sao, per esempio, bisogna mantenere sempre l'equilibrio generale, dato dalla distribuzione del peso, dall'angolazione, dalla posizione degli arti, dalle pressioni, etc. L'equilibrio generale deve mantenersi per tutta la durata dei movimenti. Però, fateci caso, il Chi Sao viene utilizzato nel momento in cui l'allievo ha preso coscienza della stabilità, perché senza questa, non sarebbe possibile durare un secondo di fronte ad un'altra persona. Ecco perché ne facciamo il cardine dello studio dei primi anni di apprendimento!
Andiamo ad analizzare lo scaricamento a terra della forza.
Partiamo dal presupposto che un corpo scarica naturalmente la forza a terra, sia che si muova sia che stia fermo, perchè è la struttura del corpo che porta le forze a scaricarsi - vedi i discorsi intorno alla colonna vertebrale fatti in altri articoli -. Nel momento in cui si rivolge la propria forza all'avversario (ad esempio "assorbendo" con un braccio e colpendo con l'altro) si scarica forza a terra, perché il movimento rotatorio può avvenire solo se c'è una buona stabilità. Lo scaricare a terra ha proprio il senso del radicamento, di cui abbiamo già parlato. Il radicamento è la sensazione di essere in equilibrio che si prova quando si assorbe la forza avversaria o quando si crea stabilità in assenza di forze (visibili).
Nel momento in cui impariamo a scaricare a terra l'energia entrante, grazie all'utilizzo delle corrette angolazioni, al cambio di peso su una gamba o sull'altra, al sistema osseo, articolare e tendineo-muscolare, ecco che possiamo accedere agli esercizi in movimento dedicati al combattimento. Non sto qui a spiegare come ci si libera della propria forza attraverso l'uso delle componenti appena descritte, ma vorrei solo richiamare alla mente il fatto che ogni esercizio posturale serve proprio a questo, ad imparare a liberarsi delle tensioni muscolari e della propria forza in generale, donando a terra ciò che non occorre. Vedremo successivamente come donare al cielo ciò che riprendiamo da terra.
Questo principio, in sostanza, è fondamentale, poiché solo attraverso lo sviluppo di esso è possibile rendere applicabili i tre principi successivi. Liberarsi della propria forza significa fare in modo che essa non rappresenti un ostacolo tra noi e il nostro avversario. Diventa fondamentale rendere la propria muscolatura flessibile e rilassata, in modo tale da sviluppare un'energia tale da essere paragonabile a quella di un'onda d'acqua. Tutto questo è possibile svilupparlo attraverso lo studio e la pratica della prima forma Siu Nim Tao, per iniziare.
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