giovedì 10 dicembre 2009

Siu Nim Tau - lineage GM Leung Ting XIII

Con questo post termina il primo lavoro generico sulla Siu Nim Tau, nel corso del quale spero di aver dato un'idea generale del lavoro che si esegue nella 'Piccola Idea', che, in quanto tale, non può occupare tutta la vita del praticante di Wing Chun, se non per un ripasso generale delle tecniche e per approfondimenti ulteriori, dopo un primo anno di studio. Se consideriamo che non è una forma 'tradizionale', nel senso che è molto recente, e che fu creata per avere un'idea generale del sistema, è importante non dedicarle più del giusto tempo e della giusta attenzione.

Cerchiamo, soprattutto, di non tirare fuori da essa tutto quello di cui abbiamo bisogno per giustificare i nostri movimenti nel combattimento reale. Per esempio, non concordo con chi allena la Siu Nim Tau a terra, come se fosse utile in tutte le salse, groundfighting incluso. Alleniamola per quello che è e per quello che è serve, non diamole un senso che non ha.

L'ultimo set della forma della piccola idea si apre con un Gaun Sau leggermente diverso dal precedente, studiato nel primo set, subito dopo il Gow Cha Tan Sau. Il polso, stavolta, non si ferma sulla linea centrale, ma la supera, andando a tagliare (idealmente) l'aria verso l'anca opposta. In questo senso il Gaun Sau può essere pensato come un braccio che fraziona, che taglia, che si incunea nella difesa avversaria.

Al Gaun Sau della mano sinistra si sovrappone un Tan Sau della mano destra, all'altezza del gomito. Da qui, attraverso uno dei tipici movimenti che seguono la teoria del Push&Pull, si dà luogo ai famosi, quanto spesso sconociuti, Tut Sau. Una traduzione comprensibile può essere quella di 'braccio che libera', ma un'idea interessante mi pare essere quella di 'braccio che pela' (pensate al pelapatate, abbiate un po' di fantasia!).

Questa sequenza di Tut Sau avviene tramite il passaggio da Gaun Sau a Tan Sau e viceversa, che si crea scivolando sull'avambraccio. Questa serie di movimenti enfatizza il lavoro necessario per liberare le braccia da prese ai polsi. Alcune volte vengono usati anche per difendere l'area bassa del corpo, mentre si fanno passi indietro, su attacchi veementi degli avversari.

Al terzo Tut Sau (Gaun Sau destro e braccio sinistro che torna sulla linea centrale), il braccio sinistro si prepara a lanciare un pugno (Chung Kuen) lungo la linea centrale. Da qui nasce quella che è la tecnica più famosa (o famigerata?) del Wing Chun Kuen, i Lin Wan Chung Kuen, i pugni a catena. Nella forma sono tre, perché seguono uno dei motti (che non cito), il quale ci invita a non tirare più di tre volte la stessa tecnica... Di solito, nei corsi di Wing Chun, troverete gente che tira migliaia di pugni a catena di questo tipo. Effettivamente il lavoro ha una sua legittimità, ma che non sia la vostra soluzione universale, mi raccomando!

Eseguito l'ultimo pugno (che comunque è diverso da quello del secondo set, che chiamiamo Jik Chi Chung Kuen (直線衝) o Yaht Chi Chun Kuen (線衝) - rileggete qui -), si passa al solito Huen Sau sinistro, per poi terminare con il Sau Kuen. La chiusura della forma viene detta Sau Sik.

2 commenti:

pentameter ha detto...

i miei complimenti per il blog, veramente interessante.
potresti spiegare il motto che non citi sul perchè non bisogna tirare più di tre volte una tecnica
grazie

Unknown ha detto...

Ciao pentameter,
ti ringrazio per i complimenti!

Penso che in un futuro non troppo lontano inizierò a discutere dei motti e allora inserirò anche quello che non ho citato.

Il motivo per cui non l'ho ancora fatto è semplice: sto portando avanti un lavoro di ricerca che parte dagli ideogrammi, in modo da avere una traduzione quanto più utile possibile per tutti noi praticanti.

Dammi tempo. :-)

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Un salutone,
Riccardo