lunedì 14 febbraio 2011

Equilibrio corpo-mente: 禪 in movimento

So per esperienza personale che non si possono fare teorie sul corpo né tantomeno insegnare tecniche di dinamica corporea, senza prima renderlo oggetto di ricerca. Il corpo, al contrario dei limiti che gli sono imposti dal contesto sociale, è capace di ricorrere ai cinque sensi comandati dalla mente - vista, udito, olfatto, gusto e tatto - per giocare, esprimersi o realizzare funzioni più insospettabili come ascoltare, vedere, sentire, pensare e comunicare con altri corpi. 

Il nostro corpo è in grado di percepire il mondo e la vita nel loro contesto, tanto a livello interpersonale che intrapersonale, come a livello semplicemente animale, servendo come mezzo di ricezione ed emissione di sensazioni gradevoli o sgradevoli, sotto un prisma differente a quello fornito dai sensi dell'attività mentale cosciente, più sereno e più ricco di sfumature. 

Basta assistere ad una lezione di Wing Chun Kuen per percepire l'onda, quel qualcosa di speciale che sembra fluttuare nell'ambiente e che permette la comunicazione senza parole. Questo, che per me attualmente è una realtà scontata, non era così chiaro quando cominciai a lavorare con il mio corpo, né le mie motivazioni furono inizialmente la ricerca di questa bella percezione della realtà della vita. 

Sono cosciente di quanto possa sembrare semplice parlare del corpo umano come unità, così come di quanto risulti complesso analizzare ciò che realmente è: un equilibrio energetico-dinamico, somma di innumerevoli equilibri parziali e sul quale qualsiasi modifica di uno di loro si traduce in una alterazione più o meno sostanziale dei restanti con lo scopo di compensare la modifica esterna e minimizzare i suoi effetti.

Se a ciò sommiamo la continua e reciproca interazione mente-corpo, ci troviamo davanti all'impossibilità di determinare la soglia di separazione psico-somatica, nel caso in cui esistesse, di fronte a un campo di esperienze sia intuitive che appassionanti, ma dove la realizzazione di tecniche di dinamica corporea adeguate, come ad esempio la pratica del Wing Chun, fornisce dei risultati sorprendenti nella personalità di chi le realizza.

ll corpo è un libro aperto - per chi conosce il suo linguaggio e i suoi simboli - dove si può leggere non solo la struttura corporea e da essa il carattere e la problematica dell'essere, ma anche quella psichica che, se modificata, si ripercuote sullo stesso atteggiamento corporeo, cambiandolo.

Nel caso concreto del nostro Wing Chun concorre, oltre ad altri aspetti che si svilupperanno a suo tempo, la circostanza di essere una delle discipline corporee che si basano fondamentalmente sull'utilizzo dell'aggressività in modo creativo, approfittando di quell'energia accumulata generata dalle nostre continue frustrazioni nello scorrere quotidiano dell'esistenza e che normalmente si riversa su di noi in modo negativo, rompendo il nostro fragile equilibrio corpo-mente-ambiente esterno.

Tale energia, mediante delle tecniche corrette, può essere concentrata nel basso addome e canalizzata dalla nostra volontà, riversando l'eccesso verso l'esterno e approfittando del resto come energia utilizzabile e creativa, sia per comunicare con gli altri, sia per prendere coscienza di noi stessi. Nella pratica del Wing Chun si impara a sentire e a riconoscere la nostra aggressività attraverso il nostro corpo - così come quella degli altri - a giocare e controllarla; tutto ciò produce una pace interiore e una discreta sicurezza nella vita quotidiana. Non parlo solo in termini di autodifesa, ma, soprattutto, di una capacità di razionalizzare  i problemi che ci vengono incontro.

L'uomo è, in apparenza, una dualità contraddittoria e sorprendente: animale e razionale allo stesso tempo. Questa dualità è stata storicamente dissociata in un modo cosi semplicista come opportuno, aggiudicando alla mente, in esclusiva, il ruolo razionale, e al corpo, sofferta e fastidiosa materia, il ruolo animale che spesso ci spaventa e ci inquieta. Non solo per la mia esperienza personale, ma anche per le osservazioni che ho effettuato su compagni di allenamento e studenti, posso affermare che la distribuzione di questi due ruoli è tanto scorretta quanto arbitraria e opportunista. 

Il corpo e la mente formano un'unità coerente ed indivisibile, si trovano in continua e costante interazione giacchè, in fin dei conti, la materia è energia, pensare e camminare è utilizzare energia che ricaviamo dal corpo o che percepiamo coscientemente o incoscientemente dall'ambiente che ci circonda. Perché allora, quel continuo occultare e negare il nostro corpo, quella tendenza storica che lo rende depositario e responsabile di tutta la nostra mediocrità, quel desiderio di autodistruzione che sembra animarci nei nostri momenti depressivi, quando il corpo può fornirci un numero esagerato di sensazioni gradevoli, oltre a quelle più elementari come sono il sentirsi sano, pulito e bello? Questa lunga domanda, naturalmente, conseguenza dell'arbitraria distribuzione dei ruoli a cui prima ho fatto riferimento, ha una risposta molto semplice, ma allo stesso tempo fastidiosa: lascia libero il tuo corpo, sviluppa tutte le sue possibilità percettive e comunicative, prendi coscienza di lui così come è, non classificarlo nella definizione che ci hanno tramandato, generazione dopo generazione, diamogli in definitiva, quella parte di divinità che gli corrisponde e che gli abbiamo negato, rompiano una volta per tutte, l'assurda dissociazione di una dualità che, se è caratterizzata da qualcosa, non lo è dalla disparità, ma dalla simbiosi. 

Per me il Wing Chun è uno dei modi idonei per il raggiungimento e la restaurazione dell'equilibrio psico-somatico, anche se è necessario dire che non è fondamentalmente un processo terapeutico, ma una profilassi nell'armonia tra energia e materia, che lavora principalmente dal corpo, pur senza dimenticare la mente, né i rapporti interpersonali. 

Il Wing Chun è qualcosa di più di un semplice procedimento di dinamica corporea, è l'essenza del Sim (禪 [chán], meglio conosciuto come Zen, in giapponese) in movimento, poiché nella sua pratica la mente, il corpo e l'azione convergono nello scopo e nel tempo.

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