giovedì 30 dicembre 2010

Varie ed eventuali...

Carissimi amici lettori,
probabilmente questo è l'ultimo post del 2010. Come avrete notato, c'è un po' di stanchezza che incombe sul "lavoro" che sto facendo sul blog, perché portare avanti questo progetto in compagnia di pochissimi amici è davvero dura. Oltretutto, questo è un periodo di allenamenti molto intensi, come sa chi mi conosce, ed andrà avanti almeno fino al mese di marzo.

Girerò parecchio per l'Italia ed all'Estero per continuare a studiare questo amato 永春拳, ma non mi fermerò qui. Altre esperienze stanno entrando nel bagaglio, soprattutto per quel che riguarda il metodo di allenamento. Per quanto concerne il Pugilato dell'Eterna Primavera, questo magnifico stile di Pugilato Cinese, continuerò a cercare il Maestro o, perché no?, i Maestri che avranno voglia di condividere con me le loro conosenze, lontani da certi usi tipici del mondo legato al WingTsun dal quale mi sto staccando ogni giorno di più.

Continuo a ritenere che la nostra amata Arte Marziale necessiti di un lavoro molto intenso di restyling per quanto riguarda il modo di allenarla. A mio parere le forme sono essenziali, così come tutto il bagaglio tecnico e stilistico, perché ci formano come praticanti di questa disciplina, ma c'è bisogno di ampliare questo lavoro con l'utilizzo di strumenti contemporanei, sempre più sofisticati, per aumentare la potenza d'impatto, la resistenza, etc.

Per questo motivo la direzione è quella di rivolgersi con sempre più convinzione a professionisti di vari settori per imparare ad utilizzare al meglio metodi di allenamento introdotti già da un decennio nelle principali Accademie di formazione di combattenti del mondo. Ora, io ho un problema di base, perché non sono un "figlio di papà" con i soldi che fuoriescono dalle tasche, ma con un po' di intelligenza penso di poter riuscire ad integrare questi metodi nell'allenamento della Scuola. 

Il 2011 mi vedrà impegnato ad allenare con l'intensità di questo periodo l'utilizzo delle armi tradizionale del sistema, perché lavorare con questi strumenti dona tanto piacere quanto quello di veder trasformare la propria muscolatura, in virtù del "mazzo" che ci si fa... Chissà perché parecchi Masters (lasciate perdere He-Man e Skeleton, non mi riferisco a loro!) hanno muscolature così diverse da ciò che ci si aspetterebbe, visto che tantissimi parlano di decine d'ore di allenamento settimanale. Esercitarsi con un palo di quasi 3 metri di lunghezza, con diametri che vanno da 2,5 a 4 cm (dalla punta all'impugnatura), con un peso di 3 kg, non dovrebbe modificare il proprio assetto tendineo-muscolare? Non parliamo dei Dao, poi, perché lì c'è tutta una serie di stranezze dietro a forme ed usi...

Ad ogni modo, andiamo avanti. Entro un paio di settimane inoltrerò un nuovo ordine per acquistare dei Dao abbastanza ben forgiati. Se qualcuno volesse aggiungersi al gruppo d'acquisto, mi chiamasse...

Auguro a tutti di passare una buona fine dell'anno e, soprattutto, un sereno 2011.

martedì 28 dicembre 2010

劈肘 - Pai Jaan

Oggi voglio parlare di una delle gomitate che si trovano lungo il cammino del Wing Chun Kuen, sin dalla pratica della Siu Nim Tau. Si tratta del 劈肘 - Pai Jaan -, la "gomitata che divide" o, tradotta in modo più libero, la gomitata orizzontale. Purtroppo lo studio delle tecniche di gomito è spesso lasciato al periodo - spesso breve - in cui si studia la forma Biu Ji, come se fossero appannaggio di una piccola classe dirigente. Eppure nella prima forma del sistema già si incontra nelle due versioni, avanti e indietro (Hau Pai Jaan). Misteri della fede...

Veniamo alle applicazioni. Non sempre è utilizzata per colpire parti del corpo dell'avversario. In alcuni casi serve per aprire la guardia, per poi proseguire in altri modi l'attacco. Può essere una valida difesa, a corta distanza, da attacchi di rettilinei (ricordate la questione dell'arco e della corda dell'arco?). 

In ambito "difesa personale", è uno dei validissimi attacchi che permette di concludere lo scontro nel modo più violento e veloce. Attenzione, però, perché il gomito colpendo può tagliare, se impatta su tessuti duri (sopracciglio, mascella, etc.), o può provocare gravissime lesioni, se arriva su tessuti morbidi o poco rigidi (tempia, trachea, etc.).

All'interno del sistema Leung Ting, troviamo la gomitata espressa in più modi, sia con l'avambraccio teso - come nella foto che ritrae SiFu Iadarola, qui accanto -, sia con l'avambraccio morbido, come la si allena solitamente nella Biu Ji. Questo dipende dalla distanza dalla quale si tira la gomitata e dall'angolo, spesso, nonché dalla reazione dell'avversario.

Nella maggior parte delle dimostrazioni visibili su internet, la si trova come conclusione del combattimento, con l'avversario totalmente inerme e passivo. Ci può stare, ma questo denota un fatto assodato: l'allenamento delle gomitate è spesso relegato a rotture o sezioni di Chi Sau, non dando fiducia a chi le tira, perché non viene mai aumentata la potenza e la precisione del colpo.

Ecco perché da un po' di tempo a questa parte ho iniziato a far allenare questa ed altre gomitate ai miei Allievi, sin dai primi mesi di pratica. Ci si deve mettere in testa che il gomito è una delle armi più importanti per i praticanti di questa Arte Marziale e, proprio per questo, va allenata la velocità, la resistenza e l'impatto della gomitata. 

Indispensabile, in questo contesto, è la gomitiera, uno strumento dal basso costo, ma dal valore inestimabile se lo rapportiamo all'uso che se ne può fare. Ce ne sono di vari tipi in commercio, ma le migliori che ho sperimentato sono quelle tondeggianti, che ci permettono di lavorare anche a corta distanza, senza rimanere impigliati ed impacciati dall'ingombro della protezione. Non si può fare a meno di tirare queste gomitate durante gli allenamenti sulla corta distanza, ripeto, perché sarebbe come tarpare le ali all'aquila.

Per quel che concerne la forza d'impatto, essa è generata dalla forza di rotazione dell'anca, dall'utilizzo di un lavoro di gambe che permetta di conservare l'equilibrio mentre si scarica il colpo sull'obbiettivo, oltre ad una gestione della colonna vertebrale che prepari sempre il secondo colpo. In questo senso è indispensabile rimanere sempre carichi con il secondo arto superiore, altrimenti si rischia di regalare l'angolo cieco a chi ci sta di fronte. Non è un caso che mi sgolo spesso per sottolineare che questa gomitata non deve sorpassare la linea centrale tra noi e l'avversario, pena il dover ricorrere alle tecniche d'emergenza per uscire da una situazione imbarazzante.

Nella forma Chum Kiu si allena in modo rigoroso questa gomitata (in connessione con quella posteriore, Hau Pai Jaan), con la potenza della forza di rotazione, più, in alcuni lineage, del passo conseguente. Mi pare davvero importante sottolineare come le forme siano un libricino, un promemoria, che tutti i praticanti di questo stile dovrebbero avere nelle proprie tasche, ma non una Bibbia. Perché? Semplice, non bisogna farsi imbrigliare dalla storia, dalla tradizione e dal malcostume. Con tutto il rispetto che possiamo conservare per i Grandi Maestri del passato, dobbiamo assolutamente adattare il lavoro che facciamo nelle forme alle nostre esigenze. Mi innamorai per il Wing Chun perché mi dissero che era "lui" a venire da me e non io da "lui"; poi non è stato così, perché l'estrema codificazione l'ha un po' messo a terra, ma penso che possiamo essere ancora in grado di porre un freno alla degenerazione...

Con la Biu Ji la gomitata 劈肘 (Pai Jaan) assume un altro valore, che va dalla tecnica d'emergenza in contesti ravvicinati e corpo a corpo allo studio di tecniche di Qin Na (Kam Na) attraverso l'uso dei gomiti. Non a caso, in questa forma viene usata insieme a tecniche di mano, ma è un'altra storia...

Con l'allenamento al pupazzo di legno essa assume tutta la sua potenzialità, andando a rinforzare avambraccia (soprattutto l'ulna) e la nostra capacità di prendere l'angolo rispetto alla "guardia" del pupazzo. Ci sono altri lavoretti da fare, ma per ora me li tengo per me.

Attraverso l'allenamento delle armi tradizionali, la gomitata 劈肘 assume altri valori, perché diventa una tecnica nascosta dietro all'attacco con i coltelli, oppure un modo per colpire l'avversario durante le fasi di disarmo...è tutta una storia da vedere e da allenare!

Gli ideogrammi utilizzati dalle varie Famiglie sono due: 劈 o 批, a parte 肘, che rappresenta il gomito. Vediamoli.

批 [pī] in questo contesto significa "colpire". Di solito è usato per i commenti su dei documenti (criticare), ma in questo contesto è colpire in senso fisico. Deriva da 扌(o 手) [shǒu], la 'mano' e dall'uso fonetico di  比 [bǐ]. In cantonese è /Pai/.

L'altro ideogramma, che uso anche io, è 劈 [pī], che significa "tagliare", "dividere", "colpire". Deriva da 辟 ([bì], "aprire" o "eliminare") e da 刀 ([dāo], il "coltello"). In cantonese è spesso scritto come /Pik/, ma lo si trova anche come /Pai/.

肘 [zhǒu] è il "gomito", lo sappiamo, e deriva da 月 (肉) [ròu], la "carne", e da 寸, la 'mano'. In cantonese: è solitamente scritto come /Jau/ o /Jaan/. Nel sistema Leung Ting viene spesso scritto /Jarn/.

martedì 21 dicembre 2010

Intervista a Maria Grothe

Unfortunately today, June 30th 2013, as requested by SiFu Maria Grothe, I remove the interview, because she  doesn't think anymore what she wrote on December 2010. To be more precise, she said: "after the reaserches I did, I don't agree anymore with many things that I said before (SiFu Maria was student of  SiFu Andreas Hoffmann), so I ask you to delete that interview". Who is interested to read it, can contact me privately (divito.riccardo@gmail.com).

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Purtroppo oggi, 30 giugno 2013, a seguito della richiesta di SiFu Maria Grothe, ho rimosso l'intervista, in quanto lei non si riconosce più in ciò che dichiarò nel dicembre 2010. Con esattezza, ha dichiarato : "dopo le ricerche che ho fatto, non vado più d'accordo con tante cose che ho detto allora (SiFu Maria era una studentessa di SiFu Andreas Hoffmann), ti chiedo di cancellare quella intervista". Gli eventuali interessati alla lettura della vecchia intervista mi potranno contattare privatamente (divito.riccardo@gmail.com). 

lunedì 20 dicembre 2010

Intervista con Riccardo Vacirca

Oggi incontriamo il Maestro Riccardo Vacirca, fondatore della WingTchun Escrima Academy (WEAC).

Ci puoi dire qualcosa sulla tua vita? Quando hai cominciato a praticare le AM?

Ho iniziato lo studio delle AM all’età di 13 anni, in una palestra (saluto il M° Franco Cucinotta) dove il motto era “botte da orbi”, e dove, grazie ai tempi che furono, ebbi la possibilità di apprezzare ed apprendere il concetto dello spirito marziale, una forma di ascetismo, dedizione maniacale per lo sviluppo di abilità tecnico-fisiche, e parallelamente, un equilibrato “odio” per nozioni e nozionisti (che sempre più oggi infestano le AM……ma questa è un’altra storia…)

Con chi iniziasti a studiare il Wing Chun?

Anche se già si praticavano alcuni esercizi di wc del M° Narciso Pula, il primo vero contatto con il WC fu con il Si-Fu M. Fries, siamo intorno all’85, sempre nella stessa palestra, grazie alla passione e all’intelligenza del M° Cucinotta, che in quel periodo era sempre pronto a mettere in discussione e sperimentare vari stili e maestri, come Chang Dsu Yao, Pasotti ed altri. In quell’epoca di miti marziali di vario genere, la pragmaticità del WC fu talmente traumatica che il mio “bambino emozionale” vibrò così tanto da impedirmi di percepirlo e praticarlo con le dovue attenzioni (una forma di viltà adolescenziale che me lo fece percepire come stile minore, quindi, 3-4 ore settimanali le ritenevo sufficienti), anzi, mi fece riversare ancor più energie nello Shaolin, per un 15enne far sibilare le armi, compiere evoluzioni e fare due passi e mezzo su una parete…non ha prezzo!
Solo nel 91, dopo migliaia d’ore di allenamento e verifiche pratiche, si esaurirono l’energie di quel “bastardo” di bambino emozionale, e cominciai la “mia pratica maniacale” nel WC

Chi sono stati i tuoi maestri nel passato? E chi è il tuo attuale Maestro?

Molti sono stati i miei Maestri da cui ritengo di aver preso molto, anche se con alcuni il rapporto è stato di sole decine d’ore, con altri centinaia e con alcuni migliaia d’ore, sia in stage, che, soprattutto, con ore private. Come, per esempio, nel periodo, durato circa 10 anni, in cui praticamente vivevo a Livorno almeno sette settimane all’anno per 30 ore settimanali di pratica con vari personaggi importanti delle AM, come Leung Ting, K.R.Kernspecht, E. Botzepe, Tassos, Avci, il grande R.Latosa, B.Newman per citare forse i più famosi di quel periodo. E poi il periodo, a cui dedico una menzione onorevole, quello con i Maestri Smart e Prosenica, allievi di Leung Ting anche prima di Kernspecht, dai quali ho potuto apprendere delle piccole varianti su programmi e nozioni, che confermarono la mia, già consolidata, idea sull’errata interpretazione del modo di tenere ed allenare la struttura usata dal wc. Struttura, che è un “sine qua non”, senza la quale, cioè, non si possono eseguire i vari programmi, neanche in un semplice sparring civile non collaborativo. Senza la quale, il wc si trasforma da un’arte marziale, ad un complicato metodo di autodifesa, dove, sempre e solo il più forte vince il più debole.

Ho ricevuto molti insegnamenti in merito, e non solo nell’ambito marziale. Infatti, alcune chiavi di lettura le ho acquisite da veri Maestri in campi come il recupero funzionale di abilità motorie, in correttiva, in biomeccanica, nel campo riabilitativo, in laboratori funzionali dove le opinioni, anche di personaggi con una “presunta” certificazione, venivano e vengono messe in discussione con prove sperimentali che non lasciano spazio alle varie teorizzazioni. Chiavi di lettura, che poi riversate nello studio delle AM mi hanno permesso di decodificare dei principi ed interpretare delle direttive (...tipo la corretta postura per eseguire e dare efficacia universale alle tecniche), che forse (e vi assicuro, solo apparentemente) sembrano discostarsi un pochino dalle interpretazioni ritenute “tradizionalmente classiche”, ma, per chi riesce ad applicarle nella pratica, danno effetti dirompenti e universali, e soprattutto non opinabili, per intenderci, come la maggiore efficacia della tecnica fosbury, nella disciplina atletica del salto in alto, rispetto a quella a forbici o ventrale, la stessa persona, chiaramente se allenata, ottiene risultati superiori, “sempre”. 

In questo periodo, le mie attenzioni ed energie sono rivolte a questo perfezionamento del rendimento biomeccanico, oggi sono a poco più di un 40% del suo potenziale, e la mia capacità di creare pressione nel chi-sao, senza perdere fluidità e quindi velocità, è più che raddoppiata, e quasi nessuno dei maestri che vedo in circolazione è in grado di pareggiare questo tipo di abilità senza l’uso di un’evidente e superiore mole fisica, cosa che io assolutamente non possiedo. Solo quando avrò raggiunto un livello a me soddisfacente in questa caratteristica, comincerò a cercare chi vorrà e potrà perfezionare i programmi da me conosciuti, che comprendono le sezioni delle tre forme, le sezioni e strategie del mok yan chong, il mostruoso chi-gerk e l’abilità nelle armi.

Come si può diventare Si-Fu nella tua associazione?

Semplicemente dimostrando su carta e sul campo di possedere abilità, conoscenza e qualità idonee per tale nomina. Visto che non si pagano tasse di alcun tipo, non si pagano i programmi, di nessun livello, l’unico modo per diventare Si-Fu è il duro lavoro (Kung-Fu), che, è l’unica cosa che faccio pagare.

Quindi non sono io che lo decido, ma insieme, constatando di essere realmente un Si-Fu, e non di credere di esserlo per il solo bagaglio nozionistico, perché si conoscono forme, sezioni e loro applicazioni. Conoscere non è sufficiente, bisogna mettere in pratica, desiderare non è abbastanza, bisogna fare.

Quante ore ti alleni al giorno?

Senza considerare quelle dove insegno, alleno e gli sparring dove vengo picchiato, quindi contando solo quelle a mio uso e consumo, circa 3 al dì in questo periodo, ma, guardando i diari d’allenamento di qualche anno fa, risulta una media su 365 giorni/anno di quasi 7 ore.

Hai mai combattuto in contesti sportivi?Quando, dove e con che risultati?

Il primo anno, quindi ’83-’84, con l’allora Tao Club, partecipammo ad alcune manifestazioni sportive, soprattutto a Roma, ma, nel marasma generale di allora, con federazioni che nascevano e morivano, anche nell’arco di mesi, smettemmo abbastanza presto di parteciparvi, la realtà del nostro scantinato era molto più dura. Comunque, in tutte le manifestazioni a cui ho partecipato, non ricordo di aver mai perso, ma potrebbe dire la stessa cosa chiunque altro, visto la realtà dell’epoca. Molti miti si sono creati così.

Quante ore a settimana dovrebbe praticare uno studente per progredire in maniera seria?

La cosa più importante è la qualità…non basta esercitarsi quotidianamente, se lo si fa in maniera sbagliata non si raggiunge mai lo scopo.

Comunque, all’inizio possono bastare 7 ore settimanali, poi, come tutte le cose, più se ne fanno meglio è. La cosa più efficace, però, è la proporzione delle ore dedicate ai vari aspetti.

Volendo ridurre solo a tre aspetti essenziali la pratica dell’arte marziale:
1) l’aspetto posturale (e anche in questo caso vale l’ultima frase della domanda precedente, infatti, molti atteggiamenti, posture e posizioni che ci sono arrivate, insegnate e praticate, non dovrebbero neanche esistere, sono mediocri interpretazioni, a voi stabilire se per convenienza o per mediocre intelligenza, dove, per esempio, il dire ”dentro o fuori” di un segmento corporeo, veniva scritto e usato indiscriminatamente al posto di: “pronazione e supinazione”, ”inversione-eversione”, ”rotazione interna o esterna” o semplicemente ”dentro o fuori”. Si doveva essere gran fortunati per indovinare la giusta, anzi no, il più efficace atteggiamento in una catena cinetica.
2) L’aspetto fisico-performante
3) L’aspetto tecnico-nozionistico

La giusta proporzione si dovrebbe aggirare intorno ad un 40-30-30, quindi solo il 30% dedicato all’aspetto tecnico-nozionistico.
Solo un vero esperto, un maestro si può permettere di arrivare ad un 50% delle ore dedicate al solo aspetto tecnico-nozionistico.

Molte scuole puntano troppo sul “solo” aspetto tecnico, il loro unico e possibile obbiettivo è l’aspetto commerciale.

Il buon vecchio e fruttuoso wing chun da salotto

Cosa ne pensi degli altri Si-Fu e dei loro metodi di insegnamento, nelle altre associazioni e famiglie di Wing Chun?

C’è da dire che il significato della parola Si-Fu, oggi, è completamente cambiato. Una volta, ed io sono rimasto, forse troppo legato a questo significato, il Si-Fu, era una persona con capacità e abilità certe e comprovate. Capace di insegnare, cioè, capace di far scoprire come interpretare. Non idoneo, però, per successi commerciali.

Oggi il Si-Fu è anche e soprattutto colui che possiede “la sola” conoscenza nozionistica, capace di possibili e ottimi successi commerciali.

Il conoscere e il ripetere, concetti di filosofia, arte della guerra, biomeccanica (chi-kung), sono alla portata di tutti, eppure, il 90% delle scuole di WC, ma più in generale, le scuole di AM, anche se si differenziano per tecniche e posture, non hanno niente di più del forte che sconfigge il debole e del veloce che sconfigge il lento.
E questo, non essendo un'opinione, ma realtà oggettiva, fa pensare che, in un “non ben noto” momento storico, qualcuno, o meglio alcuni, abbiano tralasciato volontariamente, o criptato, il corretto metodo per interpretare quest’arte nel modo più funzionale, in modo tale da permettere anche a chi non è in possesso di una fisicità e atleticità rilevante una degna e reale efficacia (anche qui, a voi la scelta se questo è avvenuto per vantaggi personali, o perché, la locuzione latina”margaritas ante porcos” cioè, perle ai porci, abbia trovato un ampio e giusto campo fertile).

Possiamo sapere la differenza tra il tuo WC e le altre interpretazioni?

Senza usare inutili giri di parole, direi senza dubbi la struttura.
Mi riferisco alla postura, all’idea del san ying senza la quale anche il wc diventa il solito metodo dove chi possiede maggiore mole fisica e capacità atletico-prestative risulta sempre in assoluto vantaggio.
Il wc supera di gran lunga qualsiasi altro sistema in numero di opinioni, quindi c’è qualcosa che non quadra.
E quello che non quadra è appunto l’interpretazione che vari individui danno alle solite e giuste direttive sul come costruire e, in un secondo tempo, muovere, questa benedetta struttura, il nostro corpo.
Neanche troppo tempo fa, ai primi del 900 il “nostro” corpo umano poteva elevare, alzare, abbassare, roteare, flettere, piegare, estendere, divaricare, mettere dentro e fuori, oggi, grazie a quell’esperieze e alla scienza, lo stesso corpo umano può ora anche addurre, abdurre, intraruotare, extra ruotare, pronare, supinare, etc.
Provate ora a descrivere un semplice atto motorio o una complessa catena cinetica con le informazioni e i termini dei primi del 900. Quante interpretazioni motorie dello stesso movimento, secondo voi, possono venir fuori?
Pensando al modo epico-leggendario e le allegorie usate dalla letteratura cinese per rappresentare anche le cose più semplici ed umili, si può intuire il perché di questa moltitudine di modelli presente oggi, considerando che ognuno di noi interpreta le informazioni in relazione al proprio vissuto motorio e psicologico. Alimento continuo per dispute attorno alle parole (è facile parlare di principi) invece che andare ai fatti (difficile dimostrare e insegnare un principio)

Pensate al chi-kung, potenza del respiro, prima di tutto, cosa intendevano dire i vecchi maestri (?), e poi, quali dovrebbero essere i vantaggi a cui aspirare da tale pratica (?), e se ci sono concreti vantaggi, possono essere raggiunti da chiunque si alleni in tale pratica (?).

Quanti praticano o hanno praticato il chi-kung, quanti hanno acquisito e sono in grado di dimostrare gli effetti praticamente, non con opinioni. Le sole opinioni servono solo a vili e mediocri.

Il wc rappresenta una delle ultime evoluzioni dei metodi di combattimento, infatti, a differenza di stili più “tradizionali” e antichi, che usano posture e tecniche più ampie e tendenzialmente più muscolari, il wc ha evoluto reazioni, movimenti piccoli, corti ed economici, movimenti che però, per essere efficaci devono essere eseguiti con ben precisi presupposti posturali, indispensabili per dare pesantezza e potenza, presupposti che il wc da per scontato che siano già in nostro possesso e invece non è affatto così.

Questo è il motivo per il quale, durante allenamenti non collaborativi, molti si vedono obbligati ad allargare le proprie posizioni per trovare maggior stabilità e forza. In realtà nel corpo a corpo, l’apertura delle gambe non deve essere più larga del proprio bacino per ovvi motivi dinamici (il chi-gerk insegna). Le braccia, che al contatto di quelle del partner, tengono angoli troppo aperti, come non si vede in nessuna forma, infatti, quasi mai l’angolo al gomito deve superare i 120° (la siu-nim-tao insegna).
Il problema è che normalmente, se non si è più grossi del partner, è quasi impossibile muoversi ed applicare la fluidità e le geometrie delle forme, e sezioni, senza possedere una giusta e rigorosa struttura.
Durante allenamenti non collaborativi, lo stress fa aumentare il tono dei muscoli antigravitazionali (gli estensori) e posturali, impedendo al corpo di reagire con naturalezza e fluidità (cioè, come ci si è addestrati nel chi-sao per anni) ad impatti e pressioni inevitabili in un confronto. La cosa si amplifica esponenzialmente in persone, già sotto i 75 Kg.
Nella maggior parte delle scuole che vedo in giro, il problema non è nella differenza dei programmi, o nella diversa interpretazione di sezioni e forme, ma nel modo in cui interpretano il “come” costruire, tenere, e muovere la struttura.
Altrimenti, perché, ci sono più allievi di uno stesso Maestro, con scuole, con così tante differenze sostanziali tra di loro, e non mi riferisco ai metodi di insegnamento, ma, differenze sostanziali su posture e angoli, argomenti dove non dovrebbero esistere tali differenze.
Probabilmente, non avendo raggiunto la particolare comprensione sulla postura più redditizia da tenere, per dare efficacia a movimenti così poco ampi e corti, hanno cercato nelle loro abilità e doti personali, quindi non trasmissibili, metodi e stratagemmi per dare potenza effettiva alla struttura.
Il problema è che a volte sono solo opinioni, legate soltanto a concetti di biomeccanica maccheronica, e non basta avere un fighter nella propria scuola in grado di sconfiggere in risse altri praticanti, dove non si vede niente di simile ad una caratteristica wc, per dire che si insegna l’arte del wc. Sono convinto che un’am sia un percorso che, non può rendere invincibili, ma deve permettere a chiunque un netto miglioramento del suo potenziale, una concreta efficacia, quindi, dimostrabile e riproponibile, e non legata a capacità e doti personali.
Ecco perché ho risposto all’inizio con”senza dubbio la struttura”.

Il metodo che uso nella mia scuola permette di raddoppiare l’efficienza. E per efficienza intendo l’effetto di pesantezza della struttura e le pressioni che braccia e gambe possono esercitare.

Utilizzando come esempio il chi-sao, una situazione d’allenamento che tutti noi conosciamo, e dal quale si pretende di automatizzare dei riflessi condizionati, utili per uscire da situazioni di scontro reale. Il fatto è che con le posizioni usate ”tradizionalmente”, non si può esercitare una pressione superiore al 40% della propria massa corporea. Come si prova, logicamente, ad aumentarla per trovare un minimo di efficacia reale, ecco che il corpo perde il suo equilibrio, perché costretto ad appoggiarsi, sbilanciarsi in avanti; le braccia e le gambe, dovendo sopportare tale carico, si irrigidiscono, perdono la naturale fluidità, e non si riesce a mettere in pratica ciò in cui ci si è applicati per anni.

Osservando queste naturali ed obbligate reazioni, qualcuno ha pensato bene di ”liberarsi della propria forza”, letteralmente. Ed ecco che uno di 100 kg rilassato e senza forza, che fa chi-sao con uno di 70 kg, rimane fluido e riesce a muoversi quasi come insegnano le forme e le sezioni, quello di 70 kg, si vede costretto a pareggiare i 30 kg in meno di massa, esercitando forza, pressione o come volete chiamarla, limitando la propria capacità di movimento e quindi la fluidità. E come al solito il più forte vince sul più debole.

In questa normale situazione, è mio parere, dimenticare il concetto del “cedere” così come viene interpretato ed allenato nel chi-sao, assolutamente non attuabile nella maggior parte dei casi di scontro reale.

Le corrette interpretazioni delle biomeccaniche della siu-nim-tao e della cham-kiu, permettono a chiunque, con duri e pesanti lavori sul proprio corpo (kung-fu), di raddoppiare, e qui letteralmente, la capacità di esercitare pressioni, mantenendo le articolazioni libere di muoversi con fluidità, proprio come vengono eseguite le forme e sezioni.

Ora è possibile “cedere”, perché, se, e solo se l’avversario è più forte, non è lui che mi spinge, non sono io che mi sposto, ma sono le mie pressioni che non potendo andare avanti, muovono il mio corpo su altri angoli (wei wu wei), mantenendo continuamente pressione “in avanti”, verso il mio avversario, che è sempre costretto a muoversi con un consistente sovraccarico. E tutto questo muovendosi fluidi e rilassati.

Purtroppo la divulgazione dei principi e metodi delle biomeccaniche weac, ha avuto un lungo stop a causa di un brutto incidente motociclistico, all’inizio del 2003, che mi ha tenuto sulle stampelle per più di 22 mesi, situazione nella quale, molti allievi si sono visti costretti a trovare nuove strade, fortunatamente non tutti. E solo da circa due anni sono in grado di dimostrare la bontà di tali studi.

Quali sono i concetti di combattimento su cui è focalizzata la tua scuola?

Tutte le arti marziali sono basate, obbligatoriamente, su i medesimi principi. Principi legati all’anatomia, fisiologia, cinesiologia e biomeccanica, alla psicologia applicata allo stesso strumento, il corpo umano. Quindi non potrò mai dire “ il concetto della mia scuola è…”

Ritengo il wc una magnifica ed evoluta arte marziale taoista, dove, con il suo sapere, e programmi, è possibile rintracciare e vivere tutta la sapienza di un grande sapere racchiuso nell’arte dell’inganno. Nella sua efficacia di movimento, è possibile riscoprire l’intelligenza dei “36 stratagemmi”. E in questo modo insegno i concetti filosofici e marziali. 

Per quanto riguarda l’aspetto tecnico, il concetto della mia scuola, è molto più legato al “come e perché” che sul “cosa e quando”. E questo, proprio perché, utilizzo una metodica per addestrare la struttura, che porta tutti i miei allievi e chiunque, ad un aumento considerevole della capacità di sviluppare energia e pressione, con qualsiasi tecnica o stile.

In tutti i miei corsi, tutti praticano le tre forme e l’uomo di legno, chiaramente, ognuno con le abilità possedute al momento, proprio perché, il rendimento e l’efficacia reale, non risiede nella “sola” conoscenza nozionistica (altrimenti solo coreografica), ma nell’acquisire, con l’aiuto di tutti i programmi, le abilità, quindi, i presupposti necessari per far funzionare il wc ad arte.

Una volta acquisite, poi, ognuno decide il livello a cui portarle, anche in funzione del tempo e caratteristiche personali.


Ci puoi dire qualcosa sul “Luk Dim Poon Kwan”?

Sembra che il bastone del wc si sia coperto di un alone di mistero, quasi leggenda, nel suo percorso attraverso le varie epoche.

Soprattutto da quando la tecnologia ha permesso a foto e video di catturare la realtà, sembrano essere scomparsi i “RE del bastone lungo”.

Infatti l’arma, che risulta più lunga del tradizionale bastone ad una punta dello shaolin, forse, proprio perché modificatosi sulla giunca rossa dove si utilizzavano remi e pali per manovrarla, risulta pesante, e anche il solo “impugnarla”, crea disagi nel mantenimento dell’equilibrio.

E come si vede in tanti video, dove, mentre è facile coreografare il wc a mani nude in scambi super veloci e spettacolari, ottimi, forse per vedere gli schemi, ma pessimi per chi pensa di mostrare l’efficacia del wc in un vero scontro, al contrario, è impossibile farli con il lungo bastone, dato il peso che ha, anche solo nel suo essere passivo, e infatti si assiste a dimostrazioni di alcuni movimenti per rappresentare i concetti dei sei punti e mezzo (e anche qui ci sarebbe da parlare sull’avvolgere, sbarrare, puntare, etc), ma privi di un qualsiasi tipo di potenza ed efficacia. Cosa che in realtà dovrebbe essere ben visibile nei movimenti, anche a vuoto, di un esperto.

Sembra logico ed ovvio riportare il problema alla non perfetta interpretazione delle note direttive sul come costruire e muovere la struttura. Questa benedetta struttura, capace di dare peso, potenza e pressione alle tecniche e movimenti a mani nude e, con il dovuto potenziamento, alle armi. Ecco perché le armi sono, e specialmente il bastone lungo, l’ultimo programma del repertorio wc. Quasi fosse una specie di prova finale per vedere se si è capito l’essenza della struttura e l’intelligenza strategica dell’arte (cambiare forma per mantenere il principio immutabile, da notare nel caso specifico delle armi del wc, le loro opposte caratteristiche).

Da notare, è anche, come nel bastone del wc, i sei punti e mezzo siano attuati con un ridotto numero di elementi tecnici-motori (ci si potrebbe quasi rimanere male) motivata dalle dimensioni modificate. Infatti il bastone ad una punta shaolin (circa un metro più corto), o anche la lancia, pur avendo gli stessi principi, hanno molti più elementi tecnici, proprio dovuti alla loro maggiore dinamicità.

Da sfatare, a mio avviso, il mito del footwork nelle armi. Gli stessi elementi si trovano in tutti i programmi da principiante del wc a mani nude, che ovviamente, con le armi, vengono eseguiti con vestiti esterni apparentemente diversi, utili però, ad abbattere gli ultimi schemi e limiti interpretativi di un praticante wc.

Ci puoi dire qualcosa sui Bart Cham Dao?

I coltelli, a differenza del bastone, hanno un rapporto con il wc a mani nude molto più intimo e diretto. Probabilmente si sono sviluppati insieme, fin dall’inizio, con gli stessi meccanismi strutturali e principi, influenzandosi a vicenda.

Infatti, nelle applicazioni dei coltelli, si possono vedere tecniche molto simili a quelle a mani nude.

Questo è il motivo, perché, da un punto di vista marziale, le armi nel wc, sono e devono essere perfezionate alla fine dei programmi a mani nude, e soprattutto, dopo il chi-gerk e l’uomo di legno. 

Nulla toglie che molte cose possano essere fatte anche prima. L’escrima che insegno nella mia scuola è costruito anche su concetti, esercizi ed applicazioni delle due armi del wc.

C’è da sottolineare, ancora una volta, che ciò che rende uniche e particolari le armi del wc, è, appunto, la caratteristica di sapersi muovere con le armi in contatto con quelle dell’avversario, appiccicate, quindi, utilizzando non solo tecniche percussive.

Per ciò, è impossibile pensare di mettere in pratica le tecniche con armi senza aver prima acquisito una stabile, potente e dinamica struttura nel corpo a corpo. La SNT insegna come stare in piedi, la CK insegna come camminare, e la BT il correre, e completa le potenzialità motorie.

Le storie del footwork delle armi, possono essere fatte risalire al fatto che, nel combattimento coltelli contro bastone, chi usa i coltelli, che in questo caso rappresentano, solo apparentemente, l’aspetto del più piccolo, meno potente, ma più veloce, dinamico e fluido, è costretto a chiudere la distanza del bastone, che rappresenta, solo apparentemente, l’aspetto del più grande, forte, e nella sua natura, più pesante e rigido.

Le armi, possono essere considerate, l’ultimo anello per completare la comprensione di un taoismo operante, incessantemente percepito nell’agire del wc.

Comunque, con un buon insegnante, possono potenziare struttura, strategia e tecnica del marzialista.

venerdì 17 dicembre 2010

[Video] Demo del 1994

Guardiamo insieme questo vecchio video dal suggestivo titolo: "NWTO DEMOlition 1994". Si tratta di una dimostrazione (DEMO) del 1994, in cui SiFu Frank Schäfer e sua moglie (SiMo) dimostrano le loro capacità tecniche contro più aggressori, armati e disarmati.

Durante il video, si vede anche un giovanissimo praticante in maglia nera, che negli anni verrà fuori come uno dei più quotati Maestri di questo stile, ma non vi dico chi è, lo riconoscerete da soli sicuramente!

Il bello della dimostrazione è che si vede davvero di tutto e con 'tutto' intendo dire proprio TUTTOOO!!! Anzitutto la famigerata "soluzione universale", composta dal solito calcio frontale, seguito dagli altrettanto soliti pugni a catena. Tralascio i commenti sulla difesa da arma da fuoco puntata alla testa, altrimenti diverrei scurrile.

Per quanto riguarda le caratteristiche tecniche dei due Maestri che si vedono nel video, noto uno strano clinch, che va sempre a prendere il collo e non la testa dell'avversario, in posizione frontale, con entrambe le braccia del "nemico" esterne al clich stesso. Eppure SiJo Leung Ting spiega sempre di non effettuare mai in quel modo la tecnica.

Sulla posizione, poi, la critica è sempre la stessa. Non mi pare che ci sia mai una ricerca dell'angolo o del vantaggio di linea centrale, ma sembra quasi che tutto si fondi sul miglior cuneo rispetto all'attacco dell'avversario. Non si vede alcuna ricerca dell'equilibrio durante l'esecuzione delle tecniche, ma un certo nervosismo, come se la dimostrazione fosse un vero e proprio combattimento imprevisto.

Alla fin fine, però, diciamolo: è proprio per questo genere di pubblicità che entrammo tutti nelle palestre di WingTsun negli anni passati, no? Oggi ci sono video, libri e articoli che spiegano un bel po' di cose e ci aiutano a formare una coscienza critica. Le distanze si sono ridotte e tutti possiamo provare diversi Maestri, per cercare quello che ci è più congeniale. Non si può non ringraziare comunque questi pionieri di quest'Arte Marziale cinese, per averci permesso di vedere un primo abbozzo di quello che davvero era il Wing Chun Kuen.

giovedì 16 dicembre 2010

Testa di vetro - 玻璃頭 [bōlítóu] - Bo Lei Tau

Tra i vari motti che mi sono stati insegnati nel corso degli anni ce n'è uno che mi ha sempre incuriosito, la cui prima parte recita 玻璃頭 [bō lí tóu] Bo Lei Tau, traducibile con "testa di vetro". Vediamo un secondo da dove vengono gli ideogrammi, poi passiamo alla questione centrale.

玻 [bō] di per sé ha attinenza con i 'lavori di casa'. Deriva da 王(o 玉) [yù], 'la giada', e da 皮 [pí], la 'pelle'. In cantonese è /Bo/.

璃 [lí], da solo, ha lo stesso significato di 玻 [bō], ma proviene dallo stesso 王(o 玉) [yù], 'la giada', più l'uso fonetico di 离 [lí]. In cantonese è /Lei/.

玻璃 [bōli] è propriamente il 'vetro' o il 'cristallo'.

頭 [tóu] significa 'testa' o, per estensione, 'primo/a'. Ha parecchi significati secondari, come 'acconciatura di capelli', 'capo', etc. Esiste una forma semplificata di [tóu], 头. La forma completa, 頭, è composta dall'utilizzo fonetico di 豆 [dòu] ('fava' o 'fagiolo') e da 頁 [yè], la 'testa'. La forma semplificata rappresenta una persona, 大 [dà], con la testa indicata da due punti, 丶. Non si confonda 头 [tóu] con 斗 [dǒu dòu]. In cantonese è /Tau/. Non so se ricordate che si tratta del terzo ideogramma che compone la dicitura Siu Nim Tau...
Il concetto di "testa di vetro" (o di cristallo) ha parecchie ripercussioni sul nostro Wing Chun. In alcune Famiglie questo motto ha reso inservibile la testa, relegandola al mero ruolo di contenitore del cervello e non ad arma da utilizzare lella distanza corpo a corpo. Peggio ancora, ho notato che alcuni hanno preso questo motto per obbligarsi a stare con la testa molto lontana dalle mani, quasi oltre il tallone della gamba posteriore (o oltre i talloni di entrambe le gambe in posizione neutra).

Ecco, chiarisco subito che il mio punto di vista si discosta un poco da questa visione, perché il porre l'attenzione sulla fragilità della testa non dovrebbe costringerci a relegare la testa a mero ruolo di contenitore. Sicuramente dobbiamo avere cura della testa come ne avremmo nel non rompere la vetreria di una cristalleria...non è un caso che gli inglesi siano soliti utilizzare il termine "glass jaw" (mascella di vetro) per indicare chi va facilmente KO...

Dobbiamo garantire che la testa non venga colpita, questo sì, ma non c'è solo questo. Questa espressione  ci ricorda pure che il vetro è trasparente: la nostra mente in combattimento deve essere limpida e distaccata com'è l'interno della testa di vetro. Il vetro è riflessivo, il che ci dovrebbe far pensare alle condizioni che ci circondano ed agli attacchi del nostro avversario nel momento stesso in cui vengono presentati.

Attenzione, quindi, a considerare i motti alla lettera, perché sarebbero riduttivi.

mercoledì 15 dicembre 2010

GM Andreas Hoffmann, "61/2 Principles Form", Budo International

La mia pazienza è stata ripagata. L'avevo preannunciato qui che il nuovo video di SiFu Andreas Hoffmann mi incuriosiva tanto e che ero impaziente di vederlo. Da più di dieci giorni dedico un'ora al giorno a questo ottimo video, che dimostra l'apertura mentale di SiFu Hoffmann, il quale riesce sempre a stupire il pubblico, con dimostrazioni molto affascinanti di questa Arte Marziale concettuale che è il Siu Lam Weng Chun Kuen (少林永春拳).

Con l'aiuto di SiFu Maria Grothe e di SiFu Matthias Cebula, il Maestro Hoffmann ci conduce attraverso la forma Luk Dim Boon Kuen (六點半拳), eseguita a mani nude, con il palo lungo e con i coltelli a farfalla, con una serie di inquadratutre molto chiare. Impressionante la dimostrazione di energia di SiFu Matthias Cebula, di cui sentii parlare molto bene da un suo Allievo, ma che non avevo mai visto in azione.

La cosa più importante da sottolineare è che questo DVD chiarisce ulteriormente l'importanza di studiare quest'Arte Marziale secondo i suoi principi cardine, non tanto attraverso la maniacale ricerca della tecnica fine a se stessa, ma sempre con l'utilizzo del corpo dietro ad ogni movimento. Molti hanno attaccato SiFu Hoffmann per il suo particolare utilizzo del cosiddetto "bending" e per il vistoso utilizzo del corpo durante l'esecuzione delle forme e delle applicazioni.

Ora, a prescindere dal fatto che se non ci fosse stato lui, la maggior parte dei praticanti di Wing Chun italiani (per rimanere a casa nostra) non avrebbe conosciuto granché delle basi concettuali del sistema, né dell'utilizzo del corpo nel combattimento, ricordo che non furono pochi quelli impressionati positivamente dallo stesso Maestro, durante i pochissimi seminari che tenne in Italia in passato, perché la sua capacità di far percepire il cosiddetto Gihng (勁 o 劲), l'energia interna, era ed è tuttora straordinaria.

Chi avesse dei dubbi intorno all'eccessivo utilizzo della vibrazione della colonna vertebrale, sarebbe bene guardasse con attenzione il video in questione, edito da Budo International, perché rimarrebbe esterrefatto dal modo di utilizzare questa speciale gestione corporea durante le dimostrazioni: non c'è mai un eccesso di movimento e tutto il lavoro di braccia e gambe è sempre commisurato all'attacco del partner.

Che dire, in sostanza, di un video del genere? Si sente la mancanza di prodotti di questa qualità, perché il costo è commisurato al contenuto che il DVD propone al pubblico. Le pecche sono sempre le stesse di tutti gli altri video della casa editrice: eccessive ripetizioni delle forme, una sostanziale lentezza della pellicola ed uno scenario molto, troppo, scarno, che isola eccessivamente i protagonisti dalla realtà.

Per quanto riguarda i protagonisti di questo bel DVD, non posso che ringraziare SiFu Grothe e SiFu Cebula per la professionalità dimostrata durante tutti gli esercizi in coppia, a solo, armati e disarmati. Un ringraziamento particolare va a SiFu Andreas Hoffmann, che continua a rimanere uno dei Maestri del panorama europeo che più mi affascina per tante ragioni, al di là di questioni politiche e federali, che non mi appartengono affatto e che continueranno a rimanere lontane dalle mie scelte future. Viva l'Eterna Primavera!

lunedì 13 dicembre 2010

跪馬 - Gwai Ma

Oggi vorrei che poneste l'attenzione su una posizione spesso poco conosciuta nell'ambiente del Wing Chun, la Gwai Ma, 跪馬. Nelle immagini che vedete, abbiamo due versioni della stessa posizione. A sinistra, nella fase di discesa, a destra, nella fase finale con il ginocchio della gamba posteriore all'altezza del piede della gamba anteriore.

L'utilizzo di questa posizione è molto importante per le proiezioni, ma, soprattutto, nella fasi di controllo dell'avversario a terra. Ci è nota per la sua presenza in alcune forme al manichino di legno, con il palo lungo e, in alcuni casi, nelle forme a mani nude. Non se ne potrebbe fare a meno, certamente. 

馬 [mǎ], lo sappiamo, è la posizione. Solitamente indica il cavallo, in cinese, ma nelle arti marziali è la posizione. Ha una forma semplificata, 马, che rappresenta comunque un cavallo.In cantonese è /Ma/.

跪 [guì] significa 'inginocchiato' o 'inginocchiarsi'. Deriva da ⻊(o 足) [zú], il 'piede', e da 危 [wēi], usato per il suo valore fonetico. Solitamente, in cantonese è /Gwai/.

In italiano potrebbe essere tradotto con "posizione inginocchiata". 

giovedì 9 dicembre 2010

[Video] Sergio Iadarola spiega il Taan Gerk

Sergio Iadarola ha da poco messo online un nuovo video, in cui spiega la tecnica Taan Gerk/Geuk del lineage Leung Ting, così come la insegnava anni fa. Da notare come l'impatto sia con la parte morbida della gamba e di come il peso permanga sulla gamba posteriore, fino al momento dell'impatto.

L'applicazione del secondo calcio dietro ai legamenti del ginocchio viene dalla forma al manichino di legno. Penso sia stata aggiunta per la bellezza del video, anche se falsa un pochino il lavoro dedicato al Taan Geuk come tecnica singola. Sarebbe stato interessante vedere anche il lavoro di Taan Geuk contro il low kick, così come veniva trasmesso anni orsono in più associazioni...


lunedì 6 dicembre 2010

Da donna a donna: l'anti-aggressione femminile

Ospito con vera gioia questo contributo di Margherita Alessandro, praticante di WingTsun, che pone delle interessanti questioni sulla cosiddetta "difesa personale femminile" e tutti gli argomenti connessi. Invito tutte le donne a leggere il pezzo che segue e, se possibile, ad intervenire, per avviare un dibattito serio e sereno sulla questione. Grazie di cuore a Margherita per aver condiviso con noi le sue esperienze!

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Più di un anno fa ho iniziato a praticare il Wing Tsun anche per imparare a difendermi (non solo per questo), per avere più chance di “tornare a casa sana e salva” in caso di aggressione.
Riguardo ai crimini violenti contro le donne, a volte noi stesse passiamo da un ingiusto senso di colpa ("È colpa mia se mi ha pestata"; "Te la sei/Me la sono cercata") al fatalismo totale ("Se mi aggrediscono, non posso farci niente, quindi nemmeno inizio a essere prudente, nemmeno imparo a difendermi, tanto è inutile!"). 

Penso che tutti abbiano il diritto di difendersi e che i metodi di difesa personale debbano rivolgersi soprattutto a chi è svantaggiato in caso di aggressione, che proprio per questo ne è più facilmente vittima: persone non particolarmente atletiche o sportive, non più giovani, donne aggredite da uomini, persone estranee alle Arti Marziali (AM) e agli Sport Da Combattimento (SDC).
Con l’esperienza di un anno di Wing Tsun, alcune prove di altre AM e innumerevoli scambi di idee con altri amici praticanti e con donne vittime di violenza, mi sono fatta un’opinione su come dovrebbe essere impostato un corso di difesa personale femminile.

Innanzi tutto un corso di difesa personale utile per noi donne deve essere specifico rispetto al “genere”, una colluttazione uomo-donna non è quasi mai paragonabile ad una uomo-uomo; altrettanto importante è il fatto che gli scopi, gli schemi e i tipi di aggressori sono diversi: raramente un uomo dovrà affrontare per strada un tentativo di stupro, così come raramente una donna si troverà invischiata nei rituali di ingaggio e provocazione che precedono le aggressioni fra uomini. Quindi a noi donne conviene scegliere un corso che sia specializzato in tal senso.
Nella difesa femminile è fondamentale la prevenzione: imparare e applicare metodi e accorgimenti anche semplici per ridurre le probabilità che l’aggressione abbia luogo. Questo è un motivo per cui è più corretto il termine “antiaggressione” invece di “difesa”.

Un corso ben fatto accanto alla prevenzione deve includere una parte pratica di confronto fisico, meglio se tramite simulazioni, il più possibile realistiche. Lo sparring collaborativo non basta.
Nelle simulazioni gli aggressori fittizi devono essere uomini che agiscano con le protezioni ma con tutta la forza, in modo che le donne si rendano conto “prima” dello shock di uno scontro fisico con un uomo, siano preparate e non si facciano prendere dal panico in una situazione reale, per quanto possibile.
La maggior parte di noi donne non ha mai tirato un pugno sin dalla nascita… Nelle simulazioni dobbiamo poter colpire a piena potenza (“l’aggressore” avrà quindi le debite protezioni), per renderci conto di quanta forza è necessaria contro un uomo malintenzionato. Dobbiamo imparare a gestire almeno un po’ la distanza, il momento, ma, soprattutto, la forza del nostro corpo! Dobbiamo imparare a sfruttare tutta la potenza che abbiamo, proprio perché siamo fisicamente meno forzute rispetto agli uomini.
Le simulazioni e le tecniche insegnate devono comprende la lotta o difesa a terra, sia perché in una situazione reale è facile, frequente e pericoloso cadere, sia perché spesso portare a terra la vittima è proprio uno scopo dell’aggressore. 

Durante una simulazione di aggressione a terra ci può essere imbarazzo per il contatto particolare; io consiglierei alle mie amiche di cercare di superare la sensazione e focalizzarsi sull’obiettivo (“Più schifo ti fa, più vedi di colpire sodo!”). D’altra parte esistono delle protezioni (corazze e conchiglie, ecc.) che permettono all’aggressore fittizio di ricevere tutti i colpi in sicurezza e all'allieva di provare una simulazione realistica senza il contatto imbarazzante.

Le mie impressioni sulla difesa personale coincidevano con le impostazioni della Impact Difesa Donna, che nel suo sito precisa come non deve essere fatto un corso: http://www.kuma-asd.it/diffidate_di_.html.
Perciò ho deciso di frequentare le loro lezioni, pur dovendo fare un po’ di strada per arrivare da loro (http://impact.tatamido.it/index.html).

Il corso è tenuto dall'associazione Kuma asd. Gli Istruttori hanno varie esperienze marziali e di SDC, praticano il metodo Keysi ed hanno molte esperienze di situazioni verosimili e realistiche.
Sono convinti che tutti abbiano il diritto (e dovere intimo verso di sé) di potersi difendere: persone meno abbienti, persone poco prestanti per costituzione, per età o cause contingenti, persone che non possono passare la vita in palestra ad allenarsi (mamme di famiglia, infermiere con doppi turni, ecc). Il corso è coerente rispetto a tutto ciò: il costo è tenuto basso e l'impostazione è calibrata rispetto alla “popolazione obiettivo”. Lo scopo del corso è dare degli "strumenti" di base alla famosa "casalinga di Voghera", primo fra tutti l'atteggiamento mentale. Dati i limiti di tempo, la finalità e il tipo di destinatarie, il corso è molto efficiente e davvero completo! È stata un'ottima esperienza, che ho consigliato a tutte le mie amiche. 

Ci hanno fornito del materiale “didattico” con moltissime informazioni sulla realtà delle aggressioni, con consigli chiari e numerosi su comportamenti generali e piccoli accorgimenti validi per una buona prevenzione. Poi c’è la difesa verbale e infine la difesa fisica. 

Nella difesa verbale hanno mostrato quali trappole usano gli aggressori e come evitarle o eluderle. Un effetto collaterale per noi donne è stato imparare a esprimere un nostro rifiuto e a mantenere la nostra posizione in situazioni più o meno ostili (cosa banale solo in apparenza per la maggior parte di noi donne, purtroppo).

Nella difesa fisica erano comprese: alcune reazioni utili nei casi più frequenti e semplici (non meno pericolosi), movimenti sia naturali sia meno intuitivi; educazione del corpo per sviluppare la memoria muscolare dei movimenti; educazione ad ascoltare e valorizzare l’istinto e l’intuizione (in realtà già nella prevenzione e nella fase di difesa verbale), che sono fondamentali data la imprevedibilità della aggressioni, così uguali e così diverse...

Tutte le componenti vengono apprese e applicate tramite esercitazioni sotto stress, mettendo anche paura alle partecipanti, quando opportuno (in modo istruttivo).

Quando mi sono congedata da quelli della Kuma, ho rivolto loro proprio il “saluto” della mia Scuola, per l’insegnamento, la sobrietà, la gentilezza e l'esperienza intensa in cui ho imparato molto: non è questo uno dei significati delle parole "Kung Fu"?!

Date le mie piccole esperienze raccolte finora, ho questa impressione: la migliore tecnica di combattimento è quasi inutile nella realtà, se non è mai stata "provata" in un allenamento verosimile; più precisamente la migliore delle tecniche mai allenata è peggiore della tecnica poco valida in sé, ma allenata mille volte. 

È importante anche educarci “all'adrenalina”: minimizzare gli effetti controproducenti fisici e mentali e massimizzare gli effetti positivi. 

Allenarsi, prepararsi, sperimentare sono ottime cose che non bastano; quelle più importanti (forse) sono: l'essere vigili e presenti a se stesse in ogni momento (consiglio esistenziale che ci dava anche il Sensei Ruglioni durante il Ki-Aikido); la volontà di sopravvivere. Esprimere la voglia di combattere e non arrendersi, lottare con tutte le proprie forze. Questo è l’altro motivo per cui è più adatta la parola “antiaggressione” rispetto a “difesa”: non siamo vittime che si difendono, ma animali che contrattaccano, capaci di combattere e vincere!

A me viene da considerare che se le Arti Marziali sono fondate sul prendere la forza dell'avversario e usarla contro di lui, la difesa personale o antiaggressione femminile consiste nel prendere la paura che ci mette il nemico e "ri-percuoterla" (rivolgerla, riversarla) contro di lui. 

Margherita Alessandro

venerdì 3 dicembre 2010

[Video] Sergio Iadarola spiega il Bong Gerk

Ho appena visto l'ultimo video di Sergio Iadarola sul Bong Gerk/Geuk:




Potete vedere come dimostri il suo modo di tirare il Bong Gerk contro un calcio frontale lanciato verso l'area genitale. Il peso del corpo mi pare che sia quasi totalmente dietro e l'azione si svolge sempre all'interno della guardia dell'avversario/partner. Guardate bene dove è diretta la "difesa", in realtà si tratta sempre di un attacco.

giovedì 2 dicembre 2010

[Video] International WingTsun Seminar (Hockenheim 2010)

Finalmente è online la seconda parte del video ufficiale dell'EWTO sul seminario internazionale di Hockenheim, nel 2010. Alcune soluzioni non le avevo mai viste prima durante la mia militanza in WTOI, ma è importante che ora si facciano vedere, in modo tale che anche i più "puristi" possano iniziare ad utilizzare questi benedetti gomiti in attacco...