martedì 25 ottobre 2011

Ricercare l’Essenza Marziale

Accolgo con piacere l'invito dell'amico Fabio Rossetti a pubblicare queste riflessioni, che tutti i praticanti di Arti Marziali dovrebbero fare. Vi auguro buona lettura, salutando Fabio e ringraziandolo per i materiali che condivide con tutti noi!

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Chi cammina nella via marziale, ricercando a sfera incontrerà quella zona storica, che sarà importante per comprendere i punti essenziali ed unitari di tutte le forme dell’Arte Marziale. Superando l’aspetto settario, divisorio e superficiale della ricerca, aprendo quindi le porte verso la reale comprensione di quello che fa, ponendosi come un vaso vuoto, disposto a contenere tutto e poi filtrarlo, lasciando le sostanze identiche che conterrà, si renderà conto di aspetti unitari, in realtà sempre presenti ed evidenti. La ricerca veramente scevra da ogni forma di pregiudizio, egoismo, elitarietà, porta veramente l’occhio a contemplare vasti spazi ed orizzonti, di crescita. Occorre porsi nello stato di rilassamento, dove vi è ricettività e fluidità. Andiamo sul pratico per comprendere queste parole.
Chi comincia la via marziale, comincia sperimentando: da uno a mille stili differenti. Potrà trovare quello che si confà di più in quel momento a sé stesso, potrà cambiarlo o continuare a praticarlo, dipendendo il tutto da variabili di vario genere, poiché la realtà è mutevole. Molti prediligono uno stile e ne praticano altri, molti ne praticano dieci nella vita, molti ne praticano uno e altri casi. L’importante è una domanda che la persona deve farsi è : che cosa cerco e perché? Sembra scontata la domanda, ma la risposta non c’è mai nella maggior parte dei casi; e la risposta non è sempre la stessa, quando c’é. Inoltre non è detto che la risposta sia giusta, sbagliata o che ce ne sia una assoluta.

La pratica tende ad aprire le porte ad ognuno e spesso si incorre in quello squilibrio che rallenta fino a bloccare la ricerca marziale: iniziando e praticando ci si fa un’idea, che però diventa troppo rigida col tempo ed altri fattori, escludendo la capacità che ogni persona ha: di andare oltre. Si crede che si fa la cosa migliore, spesso se ne è convinti; si misura tutto in base al proprio ed unico metro, molto imperfetto; ci si abbandona alla stupidità attratti dall’aspetto di potere che si può esprimere nel combattimento, quando di persone capaci nel combattimento reale ce ne sono davvero poche; ci si abbandona alla filosofia così raffinata insieme alle altre conoscenze che si apprendono sulla medicina, il corpo, il massaggio e le varie materie che nell’arte marziale si praticano e studiano contemporaneamente, se si studiano; si diventa depositari di conoscenze assolute e che gli altri non hanno, favorendo la divisione, la competizione egoica e la tradizione di cucina dove un segreto è che la pasta si fa con l’acqua calda; ci si sente mezzi superman ed hulk, invulnerabili e potenti, senza paura e furbi come volpi, poi la realtà sbraga tutto in un attimo; continuando nel raccontare vari e tanti episodi si rischia di scrivere un libro esilarante ed assurdo, quanto mai divertente e ricco di aneddoti, il che va bene, poiché chi persegue una via marziale ama la vita e ridere.

Vi è una fase che può durare anche tutta la vita , la fase dove si impara ad essere ricettivi ed aperti alle varie visioni, il che non osta affatto riguardo alle convinzioni personali che però devono essere il risultato di esperienze veramente vissute. Di norma chi non è ricettivo si preclude molto, ed il rischio si corre sempre. E’ normale che nello studio pratico si fa riferimento alle conoscenze che si hanno e allo stile o agli stili praticati, ma se non porge l’ascolto non si ascolterà mai. E’ normale comparare, ma non per avere solo ed esclusivamente conferme di ciò che si sa, quanto anche di ampliare i propri orizzonti: la bellezza del ricercare è imparare cose nuove, disimpararne altre, in un gioco ritmico, che tende verso una sintesi chiara di conoscenza. Poiché molti aspetti sono frammentati e sparsi qua e là, occorre saperli unire, imparando con lo studio e la pratica. Si cerca di norma una fonte da dove si può attingere tutto, ma non è così, e quindi occorre cercare altre fonti ed unirle.
Chi almeno desidera imparare, è aperto e disposto a ricevere, mantenendo la sua linea, evitando rigidità e pregiudizi. Il ricercatore ama cercare per scoprire, come un esploratore che scopre il mondo: l’errore è quello di fare le cose per soddisfare l’ego e i suoi derivati: complimenti, denaro, reverenza, potere, sesso, dominazione, manipolazione, autocompiacimento etc…. I cosiddetti marzialisti, troppo spesso sono i più deficienti esseri che si incontrano, sfigati e paurosi. Il che non è un dramma, poiché ognuno a modo suo lo è, ma per diventare diversi, non per restarci. La stranezza è che si dice di allineare il cuore e la mente: molti lo dicono ma come strumento per il proprio ego. Chiedetegli il significato mentre lo chiedete anche a voi.
Ogni stile ha in sé l’unità marziale che per sua natura si può esprimere in mille forme: l’Arte Marziale è una, si esprime in vari modi. Esiste un modo di esprimerla più vicino all’essenza? Ma per fare ciò, occorre conoscere l’essenza. Sapere cos’è l’Arte Marziale dona la possibilità di esprimerla e nel corso dell’essere umano, l’evoluzione degli stili è servita proprio alla tendenza verso la perfezione: una forma che potesse realmente, nella realtà mutevole, contenere ed esprimere l’essenza marziale. Da lì è nato il detto che combattere è adattarsi, le parole portanti come equilibrio, armonia ed altre.
Bene, se siamo confusi ancora di più va tutto bene, non potrebbe essere altrimenti.
Ricominciamo.
In ogni stile si fa la stessa cosa:
In ogni stile si combatte allo stesso modo.
In ogni stile si studia l’energia.
In ogni stile si imparano le tecniche
In ogni stile si imparano i principi
In ogni stile si pratica
In ogni stile si cerca di esprimere un quid in un certo modo
In ogni stile si tende ad esprimerlo sempre meglio
In ogni stile si percorre la via
In ogni stile c’è tutto ma di quel tutto una parte si sviluppa e altre no
In ogni stile non c’è un perfetto equilibrio, manca qualcosa
In ogni stile si cerca di perfezionare
In ogni stile vi sono esseri umani che praticano insieme
In ogni stile la via è la stessa

Cos’è l’Arte Marziale?
A che serve?
Perché si percorre?
Esiste una forma migliore delle altre?
Che peso ha l’essere umano nella pratica marziale?
Cos’è uno stile?
Perché ce ne sono tanti?
Quali sono, se ci sono, le differenze?
Quali sono, se ci sono, le uguaglianze?
Chi è il Guerriero?
Cosa cerco e perché la cerco?
Principi, tecniche, tattica, strategie, il resto del linguaggio tecnico, che significano e cosa sono?

Chi si fa domande come queste ed altre ancora è bello che cominci a cercare, con un modo di essere libero e ricettivo. Porsi con il piacere, la curiosità, la gioia, l’amore e l’attenzione di un bambino, seguendo se stessi forse è un’ottima strada da seguire. Se nel cercare si cammina bene, allora si evitano gli eccessi, ma se si eccede basta ritornare al centro, di se stessi e ricominciare con costanza, pazienza e tanta motivazione.

Fabio Rossetti



mercoledì 19 ottobre 2011

三搖手 - Saam Yiu Sau

Quando iniziai ad imparare la forma Biu Ji (標指 - "Dita perforanti" -), mi trovai di fronte ad una serie di movimenti che non ritenevo utili ai fini del combattimento. Sarà stata la 'giovane' età, sarà stata la troppa fretta di confrontarmi con la realtà dello sparring o, forse, l'impreparazione dei miei primi insegnanti, fatto sta che fino a pochi anni fa non sono riuscito a cogliere elementi essenziali di alcuni movimenti.

Una delle sequenze che non capii dal principio fu la Saam Yiu Sau - 三搖手 -, il ciclio di movimenti della mano, con il braccio steso, a mo' di coltello. Ebbene, quando ho iniziato a studiare con attenzione le articolazioni, i tendini e la meccanica degli stessi, ho avuto ben chiaro il motivo per cui qualcuno tra i fondatori del sistema ebbe l'intuizione di inserire la sequenza nella forma. 

Diciamoci subito che nelle forme del 永春拳 non sempre le sequenze rispecchiano ciò che accadrà durante un combattimento. Nel caso particolare della triplice ripetizione dell'estensione/flessione del polso (三搖手), è chiaro che non siamo di fronte ad una tecnica applicata al combattimento, a meno che non si voglia dar retta a certi insegnanti (per esempio...), secondo i quali la triplice tecnica sarebbe servita per dissolvere una serie di diretti del pugilato (?!).

In realtà, Saam Yiu Sau deve essere praticata per i suoi benefici che ne traggono il flessore radiale e quello ulnare del carpo, nonché il flessore superficiale e quello profondo delle dita, l'estensore radiale lungo e quello breve del carpo, il cubitale posteriore e l'estensore comune delle dita, tanto per fare dei nomi. Il fatto di eseguirlo con il braccio steso è dovuto alla sua maggiore efficacia, perché con il gomito flesso, si avvicinerebbero i capi di inserzione dei muscoli grande palmare, cubitale anteriore e palmare lungo, avendo pertanto minore efficacia.

Se proprio volessimo travare un'applicazione alla sequenza, dovremmo rintracciarla proprio all'interno del sistema stesso, contro i (famigerati?) pugni a catena, quelli sulla linea centrale, per intenderci. In quela caso 三搖手 potrebbe essere utilizzata per fronteggiare l'attacco e dissolverlo, mantendendo un cuneo con il polso verso l'avversario.

Dal punto di vista tecnico, 三搖手 è spesso utilizzata (non esattamente come nella sequenza della forma) per liberare il polso da eventuali blocchi e controlli avversari, quando c'è una presa solida e forte, attraverso azioni repentine a livello dell'articolazione del polso. Se ci pensate bene, è una delle prime cose con cui si entra a contatto, durante le prime lezioni in palestra...


La stessa tecnica è presente nella forma al Muk Yan Jong (木人樁), sebbene lì ci siano delle specifiche implementazioni a livello di gestione del braccio, che non sarà più teso, ma flesso, ed andrà a coprire più linee verticali, rispetto all'esecuzione della Biu Ji. In questo caso, in effetti, se ne trova applicazione durante l'allenamento del 过手 (Gwo Sau), specialmente quando ci troviamo all'interno della guardia avversaria.

In alcuni lineage troviamo la stessa tecnica, in sequenza, descritta come 三擺指 o Saam Baai Ji. Ne parla negli stessi termini lo stesso SiJo Leung Ting, alternativamente a Saam Yiu Sau. Se volessimo trovare una qualche differenza d'esecuzione, potremmo dire che Saam Yiu Sau fa riferimento al movimento orizzontale del polso, mentre Saam Baai Ji è quello verticale. Quisquilie. In entrambe i casi ci troviamo di fronte ad un antico metodo di potenziamento e flessibilizzazione dell'articolazione del polso.

Alcune Famiglie, in special modo a Fatshan, utilizzano la sequenza di tre movimenti continui in tutti i set della Biu Ji. Sicuramente non fanno male, anche se, personalmente, tendo ad allenare il polso in un'altra maniera, adesso, oltre a quella formale e, quindi, lascio nella forma "solo" la sequenza che segue Yat Gee Chung Kuen.

Vediamo per un istante gli ideogrami di oggi. Tralascio 三 [sān o Saam in Cantonese], il numerale tre, 手[shǒu o Sau in Cantonese], la mano, e gli ideogrammi già affrontanti.

搖 (con la sua forma semplificata 摇) [yáo], /Yiu/ in Cantonese, è utilizzato per il verbo 'scuotere' o 'agitare'. Deriva da 扌 (o 手 [shǒu]) e dall'uso dell'ideogramma 䍃 (o ) [yáo] (il 'barattolo') per il suono.

擺 (con la sua forma semplificata 摆) [bǎi] significa 'ondeggiare', 'penzolare', fare come il 'pendolo'. In Cantonese è /Saam/. Deriva da扌[shǒu] e dall'uso di 罢(o 罷) [bà] a livello fonetico.

三搖手 - Saam Yiu Sau -, quindi, può essere tradotto come "agitare tre volte le mani". 
三擺指 - Saam Baai Ji -, invece, può essere la descrizione delle "dita che ondeggiano tre volte".

lunedì 17 ottobre 2011

挭滾無正身 - Gang Kwan Mou Jing San

Giorni fa pensavo al sistema di SiJo Leung Ting (Wing Tsun), una delle centinaia di interpretazioni del Wing Chun, sicuramente la più praticata al mondo e, senza dubbio, la più bistrattata. Ho letto pagine intere di nemici di Leung Ting che parlano di un errore molto grosso, di una vera e propria falla, del suo sistema: faccio riferimento al posizionamento faccia-a-faccia, che caratterizzerebbe il WT.

Bene, se osserviamo le migliaia di praticanti del sistema WT, non possiamo dar torto ai detrattori. Di sicuro, almeno in Europa è giunta una versione del tutto surrogata dell'originale. Eppure, Leung Ting, anche a detta di altri Maestri di caratura internazionale (ultimamente ne parlavo con il Direttore Tecnico dell'Accademia Nazionale di Tang Su Do, il Maestro Roberto Daniel Villalba, che ha elogiato più volte SiJo), si muove bene, è fluido, è molto veloce, ma, soprattutto, non si fa trovare frontalmente durante gli attacchi. Dov'è la falla?


Se tutti i praticanti di WingTsun e, soprattutto, tutti i Maestri si fossero presi la briga di ricercare, di studiare ed analizzare quanto detto, fatto e scritto da SiJo, tanti problemi non sarebbero sorti. Infatti, anche in un recente testo, SiJo fa riferimento ad un motto sconosciuto in molte Famiglie: 挭滾無正身 - Gaun Kwun Mo Ching Sun, scrive lui -. Lo traduce così: "non esistono posizioni frontali per le mani che si infilano (Gaun Sau) e per le mani che ruotano (Kwan Sau)". Cortocircuito!
挭 [gěng], in cantonese /Gang/, fa riferimento alle braccia messe come lische di pesce (la nostra tecnica Gang Sau). Si tratta di un ideogramma composto da 扌 (o 手) [shǒu], la mano, e da 更 [gēng], che viene utilizzato come avverbio (ancora di più, ulteriormente, inoltre) o come verbo (cambiare, sostituire, trasformare). 

滾 (con la sua forma semplificata 滚) [gǔn] significa rotolare, ruotare o bollire. In Cantonese è /Kwan/ o /Gwan/.

無 (con la forma semplificata 无) [wú] viene utilizzato qui come verbo e può essere tradotto con "non c'è".In Cantonese è /Mou/ o /Mo/.

正身 [zhèng shēn o Jing San (Cantonese)], li abbiamo visti, fanno riferimento alla posizione frontale del corpo.

Quindi? Non c'è posizione frontale del corpo quando usiamo Gang Sau o Kwan Sau. Oh, non lo sto dicendo io, lo scrive il Dr. Leung Ting a pagina 85 del libro 116 Wooden Dummy Techniques! Non a caso il Maestro ci invita ad utilizzare queste 'tecniche' insieme a movimenti di gambe, per prendere il lato cieco interno o esterno dell'avversario. 

Delle due l'una: o c'è stato un cortocircuito in Europa o i praticanti di WT sono talmente svogliati da non essersi presi nemmeno la briga di studiare il proprio sistema... Eppure dal movimento che si esegue nella BiuTze del WingTsun, bisognerebbe capirlo, come ci dimostra anche il Maestro Norber Maday, allievo diretto di Ting.

 Concludiamo tornando a parlare di casa nostra, cari Fratelli. Come dico spesso, l'angolo cieco, sia esso interno o esterno alla guardia dell'avversario, è difficile da prendere, ma dobbiamo fare attenzione a non utilizzare mai rotazioni sul posto che ci portino ad avere nuovamente una posizione frontale rispetto all'avversario: sarebbe, come minimo, una perdita di tempo ed energia. Quando facciamo ricorso al Gang Sau o alle rotazioni delle braccia (interno/esterno o viceversa), dobbiamo sempre muoverci con le gambe, altrimenti rimangono posizioni da foto, totalmente sterili.


venerdì 14 ottobre 2011

正身腳 - Jing San Guek

Qualche giorno fa ho riletto con piacere un vecchio libro di SiJo Leung Ting dedicato alla Chum Kiu. Mi è saltata all'occhio la traslitterazione e la traduzione di un calcio chiamato (nel testo) Ching-Sun-Guek. Come non occuparsene?!

Bene, sapete come viene tradotto in inglese? Frontal Thrusting Kick ovvero Calcio frontale lanciato o qualcosa del genere, in italiano. Eppure qualcosa non va. Vediamo...


Ching è la traslitterazione del Dr. Leung Ting per l'ideogramma 正 (l'abbiamo visto ieri).

Sun è la traslitterazione del Dr. Leung Ting per l'ideogramma 身 [shēn], "corpo", che conosciamo e che siamo soliti scrivere /San/.

Guek è la traslitterazione che utilizziamo pure noi per il calcio (腳).

Dovremmo, quindi, tradurre "calcio dalla posizione frontale"...mmmh...qualcosa stride con la traduzione. Dov'è il termine "thrusting"?

Altri Maestri chiamano lo stesso calcio della Chum Kiu 中線正身腳 - Jung Sin Jing San Guek -, che fa riferimento al calcio tirato sulla linea mediana (dell'avversario) da posizione frontale. Forse questo tipo di circumlocuzione si addice di più a far capire all'Allievo dove deve essere diretta l'azione. 

Per completezza, 中 [zhōng] significa "nel mezzo" o "medio" (in Cantonese /Jung/). 線 [xiàn] è la "linea", la "traiettoria". In Cantonese è /Sin/.

Ad ogni modo, si tratta di un calcio frontale, tirato a media altezza, sulla linea mediana centrale, da posizione frontale. In sostanza, potete fare riferimento a questo post, sul Jing Geuk (正腳), perché parliamo della stessa cosa...

Il bello (?) della spiegazione del libro è che si dice di non muovere le spalle (se non di pochissimo) per tirare il calcio, poi si vede l'esecutore in tutt'altra situazione... A parte questa piccola nota, possiamo ritenere 正身腳 tutti i calci che vengono tirati dalla posizione frontale (Jing Ma - 正馬). In realtà, nella Chum Kiu, si parla di 轉馬 -  Jyun Ma -, cioè di Posizione ruotata, perché, rispetto alla posizione di partenza, si ruota di 90° prima di eseguire il calcio. 

mercoledì 12 ottobre 2011

踹腳 - Chaai Geuk - Calpestare col piede

踹腳[chuài jiǎo] sono gli ideogrammi utilizzati per identificare il tipico calcio del Wing Chun chiamato Chaai Geuk. Si tratta di uno dei calci che siamo soliti allenare al manichino di legno, sulla gamba, raschiandola, fino a toccare terra, in una delle ultime parti della forma al Jong. Chi ha la possibilità, lo allena anche al cosiddetto "tripodal dummy", in varie sequenze.

腳 (nella forma semplificata 脚) [jiǎo] lo conosciamo bene, è il piede e, per estensione, la gamba.

踹 [chuài] - in Cantonese /Chaai/ - è formato da ⻊(o 足) [zú], il piede, e dall'uso di 耑 [duān] come elemento fonetico. Significa propriamente calpestare.

Il calcio che vediamo oggi è traducibile come "calpestare col piede" o "piede che calpesta". Si tratta di uno dei calci che, spesso, usiamo quasi per caso, durante la pratica, quando raschiamo la tibia del compagno di allenamento. Ecco, adesso che lo conoscete, potete dire al vostro partner, quando vi scusate: "scusami per il Chaai Geuk"... Non cambierà molto, ma almeno saprete come chiamare il dolore lancinante alla gamba.
A parte gli scherzi, questo tipo di calcio è utilizzato per portare a terra la gamba dell'avversario, partendo dal ginocchio in giù. Differisce dal Gam Geuk (撳腳) per il fatto che questo ultimo atterra la gamba avversaria spingendola verso il basso, mentre il Chaai Geuk la "raschia" ovvero procura un'abrasione attraverso la sfregatura.

Durante l'allenamento in palestra, a piedi nudi, è possibile lavorare su questo tipo di calci a tutte le distanze, ma durante il Chi Geuk (黐腳) abbiamo modo di concentrarci sullo specifico movimento attraverso vari drill.

In un contesto reale, potete immaginare il Chaai Geuk come un attacco all'area della gamba che va dal ginocchio alla caviglia, attraverso uno sfregamento della zona, con la suola della scarpa. Il dolore che provoca può essere utilizzato per "distrarre" l'aggressore e concludere lo scontro in breve tempo, immobilizzando lo stesso oppure dandosela a gambe levate...

PS:

[English version] Tang Chung Pak SiFu told me that Weng Chun will not do that. We do not initiate a kick unless we are 100% sure and only when we are in full contact with the Kiu and combine that with a pull (See - 撕). See the dummy form of Tang Yik. 

[Versione italiana] SiFu Tang Chung Pak mi ha scritto che nel 永春拳 della sua Famiglia non si usa tirare un calcio come questo, a meno che non si sia certi al 100% di colpire e solo quando c'è un contatto con il ponte (Kiu) avversario, unendo al calcio il principio See - 撕 - ovvero "tirare" e "strappare. Infatti, basta vedere la forma al manichino eseguita dal GM Tang Yick per capirlo.
 

martedì 11 ottobre 2011

釘 腳- Ding Geuk - Calcio che inchioda

Ding Geuk è uno dei calci del Wing Chun che viene più utilizzato per pubblicizzarne l'efficacia in un contesto di "difesa personale". Si tratta del sempreverde calcio ai genitali, se vogliamo intenderci.

In realtà, è un calcio che va ad impattare con la punta del piede (unghie, dita, etc.), spesso coperta dalla calzatura, la zona genitale dell'aggressore, in generale.  Non pensiate che l'obbiettivo "genitali" sia così facile da colpire...

Questo tipo di calcio viene usato contro aggressori che abbiano posizioni molto larghe di gambe o che, comunque, sottovalutino il nostro istinto di difesa, che ci porterà a risolvere la contesa nel più breve tempo possibile.

Per allenarlo, consiglio sempre di utilizzare gli scudi ricurvi e di farli tenere al partner proprio davanti alla zona da colpire. Bisogna allenare bene il timing e la velocità, più che la potenza, perché per tirare bene questo calcio è necessario "slacciare" le articolazioni inferiori, proprio come ci alleniamo a fare con le superiori. L'articolazione su cui concentrare il lavoro è quella dell'anca.

Questo calcio, come altri, non va caricato, ma immediatamente lanciato, da qualsiasi posizione ci si trovi. Per questo è molto importante la velocità, che si ottiene con un adeguato lavoro di bilanciamento del peso, contemporaneamente ad un allenamento intenso della capacità dell'anca di generare energia. 

釘 [dīng], che ha una forma semplificata 钉, significa chiodo, unghia o artiglio. Deriva da 钅(o 金) [jīn], il metallo, e da 丁 [dīng], che abbiamo già visto più volte. 丁 raffigura un chiodo. Quando 丁 fu preso per identificare la quarta delle dieci radici terrestri* 天干 [tiāngān], venne creato il carattere 钉 per rappresentare il significato originale di chiodo. In Cantonese è /Ding/ o /Deng/. 腳

[jiǎo], lo abbiamo visto più volte, è il piede e, per estensione, il calcio (/Geuk/ o /Gerk/).

La traduzione migliore, per me, è "calcio che inchioda", perché bisogna immaginare il corpo come uno spara-chiodi ed il piede come il chiodo lanciato in direzione dei genitali dell'aggressore. Fa male eh?...

Note:
* In Cina si segue il ciclo sessagesimale (干支; gānzhī) come sistema numerale ciclico di sessanta combinazioni, composte da due cicli base, le dieci radici celesti (天干; tiāngān) ed i dodici rami terrestri (地支; dìzhī). Tradizionalmente è usato per numerare giorni ed anni nel Sud Est asiatico in generale.

mercoledì 5 ottobre 2011

Verso una nuova alba...

Da oggi il blog cambia l'estetica, ma non l'etica. La tematica trattata sarà sempre la stessa, il beneamato Wing Chun, ma con un occhio di riguardo in più a casa nostra, cioè alla mia Famiglia. Di seguito inserisco alcuni volantini che stanno girando per Roma, spero che siano di vostro gradimento. Stiamo cercando di uscire dal solito cliché che vuole i praticanti ed i Maestri di Wing Chun grassi, pigri e debolucci. Durante i miei corsi, infatti, almeno 30 minuti sono dedicati alla preparazione fisica, tramite esercizi di diversa natura e provenienza, finalizzati alla crescita psico-fisica degli Allievi, al di là delle capacità tecniche.

Ad ogni modo, sono sicuro che qualcuno si chiederà il motivo della dicitura Boxe Cinese. Non si tratta di un mero espediente di marketing, lo chiarisco subito, ma di una chiara e semplice dichiarazione d'intenti: riportare (o portare ex novo?) il Wing Chun ad essere uno stile di Boxe Cinese rispettato e rispettabile, attraverso un allenamento duro ed al passo coi tempi.

Per il resto, come già scrissi tempo addietro, utilizzo sempre la dicitura completa (Siu Lam Wing Chun Kyun), perché mi piace chiarire da dove veniamo e, soprattutto, cosa pratichiamo in sala. Non abbiamo messo da parte alcun aspetto dell'Arte Marziale Tradizionale, ma ne stiamo esaltando l'essenza tramite un lavoro tecnico certosino, da un lato, e il duro lavoro fisico (e psicologico), dall'altro. 

Stiamo cercando di tornare a far vivere un'Arte, senza esserne né i sacerdoti né i diffamatori, senza gli eccessi tipici delle tifoserìe. Stiamo allenando corpo e mente per arrivare a formare una Famiglia di praticanti seri e refrettari alle politiche di marketing che hanno afflitto il Wing Chun finora. Il restyling del blog è solo il primo passo, ma seguiranno altre belle novità per gli appassionati. Verso una nuova alba...




                    




martedì 4 ottobre 2011

7 ore per 7 euro

Domenica 16 Ottobre, dalle 10:00 alle 19:00, presso il Parco Yuri Spigarelli (San Gordiano), a Civitavecchia (alla fine di Via del Tiro a Segno) si terrà l'evento "7 ore x 7€". Il ricavato della giornata sarà devoluto interamente all'A.N.D.O.S. (associazione nazionale donne operate al seno). Per il settore Wing Chun troverete SiFu Riccardo Vacirca della WEAC (wingTchun escrima academy). Per informazioni chiamate Riccardo Vacirca al 3394100801, oppure andate su Facebook (qui) o sul sito della Weac. Di seguito trovate la locandina dell'evento.