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sabato 1 settembre 2012

Le Forme ed il senso della progressione nel Wing Chun - Seconda parte

Continuano le riflessioni del nostro buon Pasquale "Guido" Mazzotta, che stanno riscuotendo parecchio successo nella comunità italiana del Wing Chun. Questo mi rende particolarmente felice, perché significa che stiamo seminando bene e che la cultura del nostro sistema si sta diffondendo. L'articolo che segue fa il paio con i due che scrissi tempo addietro, che trovate qui e qui. Ringrazio anche tutti gli amici ed i lettori che ci stanno inondando di email di ringraziamento per gli articoli che presentiamo qui sul blog: è un piacere! Adesso vi lascio alla lettura dell'articolo sulla forma Biu Ji, senza dilungarmi ulteriormente. 

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標指 [biāozhǐ] - Biu Ji - Lanciare le dita (come frecce)

Terza e ultima forma a mani nude del sistema Yip Man/Leung Ting, la 標指 [biāozhǐ] - Biu Ji - si focalizza, come si può dedurre già dal nome, sulla capacità di emettere una forza che giunga fino alla punta delle dita o, meglio, che venga generata dalle dita stesse. Molto spesso si commette l'errore di considerare Biu Ji solo l'omonimo "colpo" (vedi Biu Jee Sau標指手), che rappresenta solo la più intuitiva applicazione di questa capacità. 

In realtà nella progressione dell'apprendimento, Biu Ji rappresenta uno degli scalini, nello specifico quello relativo alla capacità di trasferire l'energia dalla punta delle dita, al di là della tecnica utilizzata. Questa abilità dovrebbe essere visibile nell'esecuzione della forma, che non consiste tanto (o, almeno, non solo) nell'apprendimento di nuove tecniche, ma, una volta compreso come costruire ed affondare i ponti nelle precedenti forme, la Biu Ji ben eseguita mostra e permette di allenare l'abilità del lanciare le dita (e tutti i movimenti in generale) come fossero frecce. 

Prendiamo il caso specifico della rotazione delle braccia, 滾手[gǔnshǒu] - Kwan Sau -, in cui si alternano Taan Sau e Bong Sau, movimento che appare nascostamente sin dalla Siu Nim Tau nella versione di SiJo Leung Ting, ricompare nella Cham Kiu, ma mostra la sua maturazione nella Biu Ji proprio all'insegna del Faat Ging (發勁 [fājìn]), di cui sopra. Lo stesso movimento cambia prospettiva ed utilizzo nella forma del GGM Yip Man al manichino di legno, Muk Yan Jong (木人樁), dove assume un connotato Terra, che ci aiuta a mantenere intatta la struttura quando ci muoviamo (...ma questa è un'altra storia!).

Tornando al Faat Ging (發勁 [fājìn]), è inutile ribadire che questa capacità non può essere assimilata se non partendo dalle basi costruite e consolidate in precedenza. In altri termini, lanciare la freccia è possibile solo se siamo stati capaci di costruire un arco, ma, soprattutto, se siamo stati in grado di tenderlo, nella fase di studio precedente.

Biu Ji è fondamentalmente un concetto offensivo rispetto alla forma precedente in cui cerchiamo e costruiamo il ponte con l'avversario. Propriamente il concetto si può esprimere con il 搭橋 [dāqiáo] - Daap Kiu - unire il ponte, che costituisce un asse portante della nostra pratica. Successivamente alla costruzione, impariamo ad attraversarlo e, se è il caso, affondarlo attraverso la capacità di 沉身 [chénshēn] - Cham San -, affondare il corpo.

Con la  Biu Ji il movimento tende ad espandersi maggiormente, ad andare più in profondità, disinteressandosi dei ponti altrui ed eventualmente travolgendoli come un tornado che non si arresta sull'impatto. Si crea un movimento sicuramente più offensivo, che mira, come dice Leung Ting, a sacrificare 3000 dei miei uomini per abbatterne 10000 [su questo motto ci sono diverse riserve, ma prendiamolo per buono, N.d.R.]. In questo senso in  Biu Ji stiamo imponendo il nostro ritmo di tornado piuttosto che comportarci come l'acqua del mare della Cham Kiu.

Non ci stiamo armonizzando con l'avversario prendendo in prestito la sua forza, ma stiamo tagliando il suo tempo, con la nostra intenzione ed il conseguente ritmo - ciò non significa che necessariamente si debba aumentare la velocità -, ed il suo spazio, diventando propriamente lo spazio. Diventiamo noi stessi, quindi, spazio (in modo assoluto), al di là del momento presente, trascendendolo.

L'intenzione è la cosa fondamentale e se proprio dobbiamo prendere in prestito qualcosa dall'avversario, si tratta del suo vuoto intenzionale o della sua discrepanza tra l'intenzione e il movimento, cosa che ci lascia il via libera per il cosiddetto quinto petalo, visto che siamo ad uno stadio del nostro percorso in cui studiamo i movimenti sul classico disegno a cinque spazi...

In ogni caso, riportando la conversazione a un livello più fisico, più tecnico e più comprensibile, prima si attacca e poi, eventualmente (direi quasi in emergenza, laddove il mio attacco abbia aperto, com'è naturale, dei varchi in cui il mio avversario abilmente sia riuscito a infilarsi) si raccoglie. Ricordiamoci che nel nostro sistema vige la regola del difendersi da un attacco attaccando (以打為消), che nella forma Biu Ji diventa colonna portante! Al contrario in Cham Kiu prima si raccoglie e poi eventualmente si attacca.

Non dobbiamo dimenticare che Biu Ji impone l'idea stessa di attaccare piuttosto che difendere (potremmo dire un'azione di puro striking) e  difendersi da un attacco attaccando (azione di cosiddetto counter-striking).

Quando si parla di cuneo nel Wing Chun è proprio alla Biu Ji che dobbiamo pensare, perché è qui che troviamo esaltato questo concetto, non tanto ai livelli precedenti. Infatti nella terza forma ci si infiltra nell'avversario e vi si scivola dentro (Lao), molto di più che nella fase precedente, dato che il tutto si gioca in un istante.

Ricordo anche che essere offensivi non vuol dire, in termini Wing Chun, essere bramosi di colpire. Anche in un movimento offensivo bisogna comunque essere equanimi e non lasciare che il corpo, lanciato offensivamente, trascini dietro di sé la mente.

Allo stesso modo il footwork della Biu Ji diventa veramente più offensivo. Penso che sia veramente un peccato che i passi del sistema, che mostrano la loro vera essenza e versatilità nello studio della terza forma e del manichino, siano così poco capiti o negletti e messi da parte, in favore di dinamiche prese altrove, quando, per usare le parole di Leung Ting stesso (usate anche dai suoi predecessori) "benché le tecniche di mano siano ingegnose, è nel footwork la vera essenza del sistema". Persino le gambe seguono il concetto di Biu Ji ed è per questo che il footwork tradizionalmente legato alla stessa forma è anch'esso più offensivo e insidioso, rispetto a quello proprio della Cham Kiu.

Pasquale "Guido" Mazzotta

lunedì 30 gennaio 2012

Prospettiva Biu Ji (標指) - I

La prospettiva Biu Ji (標指) cambia spesso la vita al praticante di Wing Chun, perché si vanno a perfezionare dei movimenti i quali, sebbene visti sin dal primo giorno nel Kwoon, danno una maggiore capacità d'azione, in quanto articolazioni e tendini vengono sollecitati in modo sempre più preciso.

Non c'è niente di mistico, fantastico o irreale nelle forme, è bene ricordarlo sempre, ma attraverso il lavoro sulle stesse andiamo a rinforzare determinati distretti corporei, affinché vengano utilizzati al massimo della velocità e della potenza sotto pressione. Non bisogna pensare alla Biu Ji come forma migliore o peggiore di altre ovvero come sprigionante poteri soprannaturali o chissà quali tecniche mortali.

Ho sentito spesso parlare di questa forma come dell'insieme delle tecniche di emergenza, ma è chiaro che tutte le situazioni di pericolo in cui siamo costretti a difenderci sono esse stesse emergenze. Quindi? Sempre Biu Ji? Semmai questa forma dà modo al praticante di studiare nuove strategie, vie d'uscita prima inesplorate, specialmente sotto pressione, quando è necessario e non sempre sufficiente assorbire al massimo la potenza dei colpi degli avversari.

Di sicuro questa forma è nata per incrementare la capacità di trasferire energia che siamo soliti definire Faat Gihng (發勁), con un incessante lavoro tendineo-articolare (se vogliamo vederlo nella componente esterna) e, allo stesso tempo, interno (con gli appropriati esercizi di Noi Gung - 內功 -), che poche volte ho visto eseguire ai Maestri conosciuti nel passato. Mentre la forma Chum Kiu, come abbiamo visto anche sul blog, contiene numerosi elementi di lotta in piedi, possiamo dire che la Biu Ji raffina le capacità di striking del praticante di Wing Chun, pur contenendo al suo interno chiari lavori di grappling, come andremo a vedere.

Ogni forma ci aiuta ad abituare il corpo ad un certo tipo di meccaniche, ma, per esempio, con gli esercizi del Saam Yiu Sau (accenni qui) riusciamo a potenziare in modo unico polso e avambraccio, attraverso lavori di isometria insostituibili, che permettono di sprigionare energia ad ogni movimento del polso. La stessa tecnica permette anche di lavorare sulle chiavi articolari al braccio "in guardia" dell'avversario, oltre a dar modo al praticante di raffinare le sue capacità nell'emissione di energia dal ponte lungo (Cheung Kiu Faat Lik).

Vogliamo parlare anche di come cambi le prospettive di difesa-attacco del praticante il continuo e costante addestramento sulle gomitate? Benissimo, basti pensare a come ci si senta più sicuri a lavorare a corta distanza, nonché nel corpo a corpo, dopo aver conosciuto la potenza sprigionata quando si tirano tutti i tipi di 肘 (Jau/Jaan) visti. Si lavora sull'emissione della forza attraverso la rotazione del busto, che ci permette di allenare il corpo come se fosse diviso in tre distretti, superiore, centrale ed inferiore. Insomma, un bel lavoro da fare!

mercoledì 19 ottobre 2011

三搖手 - Saam Yiu Sau

Quando iniziai ad imparare la forma Biu Ji (標指 - "Dita perforanti" -), mi trovai di fronte ad una serie di movimenti che non ritenevo utili ai fini del combattimento. Sarà stata la 'giovane' età, sarà stata la troppa fretta di confrontarmi con la realtà dello sparring o, forse, l'impreparazione dei miei primi insegnanti, fatto sta che fino a pochi anni fa non sono riuscito a cogliere elementi essenziali di alcuni movimenti.

Una delle sequenze che non capii dal principio fu la Saam Yiu Sau - 三搖手 -, il ciclio di movimenti della mano, con il braccio steso, a mo' di coltello. Ebbene, quando ho iniziato a studiare con attenzione le articolazioni, i tendini e la meccanica degli stessi, ho avuto ben chiaro il motivo per cui qualcuno tra i fondatori del sistema ebbe l'intuizione di inserire la sequenza nella forma. 

Diciamoci subito che nelle forme del 永春拳 non sempre le sequenze rispecchiano ciò che accadrà durante un combattimento. Nel caso particolare della triplice ripetizione dell'estensione/flessione del polso (三搖手), è chiaro che non siamo di fronte ad una tecnica applicata al combattimento, a meno che non si voglia dar retta a certi insegnanti (per esempio...), secondo i quali la triplice tecnica sarebbe servita per dissolvere una serie di diretti del pugilato (?!).

In realtà, Saam Yiu Sau deve essere praticata per i suoi benefici che ne traggono il flessore radiale e quello ulnare del carpo, nonché il flessore superficiale e quello profondo delle dita, l'estensore radiale lungo e quello breve del carpo, il cubitale posteriore e l'estensore comune delle dita, tanto per fare dei nomi. Il fatto di eseguirlo con il braccio steso è dovuto alla sua maggiore efficacia, perché con il gomito flesso, si avvicinerebbero i capi di inserzione dei muscoli grande palmare, cubitale anteriore e palmare lungo, avendo pertanto minore efficacia.

Se proprio volessimo travare un'applicazione alla sequenza, dovremmo rintracciarla proprio all'interno del sistema stesso, contro i (famigerati?) pugni a catena, quelli sulla linea centrale, per intenderci. In quela caso 三搖手 potrebbe essere utilizzata per fronteggiare l'attacco e dissolverlo, mantendendo un cuneo con il polso verso l'avversario.

Dal punto di vista tecnico, 三搖手 è spesso utilizzata (non esattamente come nella sequenza della forma) per liberare il polso da eventuali blocchi e controlli avversari, quando c'è una presa solida e forte, attraverso azioni repentine a livello dell'articolazione del polso. Se ci pensate bene, è una delle prime cose con cui si entra a contatto, durante le prime lezioni in palestra...


La stessa tecnica è presente nella forma al Muk Yan Jong (木人樁), sebbene lì ci siano delle specifiche implementazioni a livello di gestione del braccio, che non sarà più teso, ma flesso, ed andrà a coprire più linee verticali, rispetto all'esecuzione della Biu Ji. In questo caso, in effetti, se ne trova applicazione durante l'allenamento del 过手 (Gwo Sau), specialmente quando ci troviamo all'interno della guardia avversaria.

In alcuni lineage troviamo la stessa tecnica, in sequenza, descritta come 三擺指 o Saam Baai Ji. Ne parla negli stessi termini lo stesso SiJo Leung Ting, alternativamente a Saam Yiu Sau. Se volessimo trovare una qualche differenza d'esecuzione, potremmo dire che Saam Yiu Sau fa riferimento al movimento orizzontale del polso, mentre Saam Baai Ji è quello verticale. Quisquilie. In entrambe i casi ci troviamo di fronte ad un antico metodo di potenziamento e flessibilizzazione dell'articolazione del polso.

Alcune Famiglie, in special modo a Fatshan, utilizzano la sequenza di tre movimenti continui in tutti i set della Biu Ji. Sicuramente non fanno male, anche se, personalmente, tendo ad allenare il polso in un'altra maniera, adesso, oltre a quella formale e, quindi, lascio nella forma "solo" la sequenza che segue Yat Gee Chung Kuen.

Vediamo per un istante gli ideogrami di oggi. Tralascio 三 [sān o Saam in Cantonese], il numerale tre, 手[shǒu o Sau in Cantonese], la mano, e gli ideogrammi già affrontanti.

搖 (con la sua forma semplificata 摇) [yáo], /Yiu/ in Cantonese, è utilizzato per il verbo 'scuotere' o 'agitare'. Deriva da 扌 (o 手 [shǒu]) e dall'uso dell'ideogramma 䍃 (o ) [yáo] (il 'barattolo') per il suono.

擺 (con la sua forma semplificata 摆) [bǎi] significa 'ondeggiare', 'penzolare', fare come il 'pendolo'. In Cantonese è /Saam/. Deriva da扌[shǒu] e dall'uso di 罢(o 罷) [bà] a livello fonetico.

三搖手 - Saam Yiu Sau -, quindi, può essere tradotto come "agitare tre volte le mani". 
三擺指 - Saam Baai Ji -, invece, può essere la descrizione delle "dita che ondeggiano tre volte".