Accolgo con piacere l'invito dell'amico Fabio Rossetti a pubblicare queste riflessioni, che tutti i praticanti di Arti Marziali dovrebbero fare. Vi auguro buona lettura, salutando Fabio e ringraziandolo per i materiali che condivide con tutti noi!
Chi cammina nella via marziale, ricercando a sfera incontrerà quella zona storica, che sarà importante per comprendere i punti essenziali ed unitari di tutte le forme dell’Arte Marziale. Superando l’aspetto settario, divisorio e superficiale della ricerca, aprendo quindi le porte verso la reale comprensione di quello che fa, ponendosi come un vaso vuoto, disposto a contenere tutto e poi filtrarlo, lasciando le sostanze identiche che conterrà, si renderà conto di aspetti unitari, in realtà sempre presenti ed evidenti. La ricerca veramente scevra da ogni forma di pregiudizio, egoismo, elitarietà, porta veramente l’occhio a contemplare vasti spazi ed orizzonti, di crescita. Occorre porsi nello stato di rilassamento, dove vi è ricettività e fluidità. Andiamo sul pratico per comprendere queste parole.
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Chi cammina nella via marziale, ricercando a sfera incontrerà quella zona storica, che sarà importante per comprendere i punti essenziali ed unitari di tutte le forme dell’Arte Marziale. Superando l’aspetto settario, divisorio e superficiale della ricerca, aprendo quindi le porte verso la reale comprensione di quello che fa, ponendosi come un vaso vuoto, disposto a contenere tutto e poi filtrarlo, lasciando le sostanze identiche che conterrà, si renderà conto di aspetti unitari, in realtà sempre presenti ed evidenti. La ricerca veramente scevra da ogni forma di pregiudizio, egoismo, elitarietà, porta veramente l’occhio a contemplare vasti spazi ed orizzonti, di crescita. Occorre porsi nello stato di rilassamento, dove vi è ricettività e fluidità. Andiamo sul pratico per comprendere queste parole.
Chi comincia la via
marziale, comincia sperimentando: da uno a mille stili differenti.
Potrà trovare quello che si confà di più in quel momento a sé
stesso, potrà cambiarlo o continuare a praticarlo, dipendendo il
tutto da variabili di vario genere, poiché la realtà è mutevole.
Molti prediligono uno stile e ne praticano altri, molti ne praticano
dieci nella vita, molti ne praticano uno e altri casi. L’importante
è una domanda che la persona deve farsi è : che cosa cerco e
perché? Sembra scontata la domanda, ma la risposta non c’è mai
nella maggior parte dei casi; e la risposta non è sempre la stessa,
quando c’é. Inoltre non è detto che la risposta sia giusta,
sbagliata o che ce ne sia una assoluta.
La pratica tende ad aprire le porte ad ognuno e spesso si incorre in quello squilibrio che rallenta fino a bloccare la ricerca marziale: iniziando e praticando ci si fa un’idea, che però diventa troppo rigida col tempo ed altri fattori, escludendo la capacità che ogni persona ha: di andare oltre. Si crede che si fa la cosa migliore, spesso se ne è convinti; si misura tutto in base al proprio ed unico metro, molto imperfetto; ci si abbandona alla stupidità attratti dall’aspetto di potere che si può esprimere nel combattimento, quando di persone capaci nel combattimento reale ce ne sono davvero poche; ci si abbandona alla filosofia così raffinata insieme alle altre conoscenze che si apprendono sulla medicina, il corpo, il massaggio e le varie materie che nell’arte marziale si praticano e studiano contemporaneamente, se si studiano; si diventa depositari di conoscenze assolute e che gli altri non hanno, favorendo la divisione, la competizione egoica e la tradizione di cucina dove un segreto è che la pasta si fa con l’acqua calda; ci si sente mezzi superman ed hulk, invulnerabili e potenti, senza paura e furbi come volpi, poi la realtà sbraga tutto in un attimo; continuando nel raccontare vari e tanti episodi si rischia di scrivere un libro esilarante ed assurdo, quanto mai divertente e ricco di aneddoti, il che va bene, poiché chi persegue una via marziale ama la vita e ridere.
Vi è una fase che può durare anche tutta la vita , la fase dove si impara ad essere ricettivi ed aperti alle varie visioni, il che non osta affatto riguardo alle convinzioni personali che però devono essere il risultato di esperienze veramente vissute. Di norma chi non è ricettivo si preclude molto, ed il rischio si corre sempre. E’ normale che nello studio pratico si fa riferimento alle conoscenze che si hanno e allo stile o agli stili praticati, ma se non porge l’ascolto non si ascolterà mai. E’ normale comparare, ma non per avere solo ed esclusivamente conferme di ciò che si sa, quanto anche di ampliare i propri orizzonti: la bellezza del ricercare è imparare cose nuove, disimpararne altre, in un gioco ritmico, che tende verso una sintesi chiara di conoscenza. Poiché molti aspetti sono frammentati e sparsi qua e là, occorre saperli unire, imparando con lo studio e la pratica. Si cerca di norma una fonte da dove si può attingere tutto, ma non è così, e quindi occorre cercare altre fonti ed unirle.
La pratica tende ad aprire le porte ad ognuno e spesso si incorre in quello squilibrio che rallenta fino a bloccare la ricerca marziale: iniziando e praticando ci si fa un’idea, che però diventa troppo rigida col tempo ed altri fattori, escludendo la capacità che ogni persona ha: di andare oltre. Si crede che si fa la cosa migliore, spesso se ne è convinti; si misura tutto in base al proprio ed unico metro, molto imperfetto; ci si abbandona alla stupidità attratti dall’aspetto di potere che si può esprimere nel combattimento, quando di persone capaci nel combattimento reale ce ne sono davvero poche; ci si abbandona alla filosofia così raffinata insieme alle altre conoscenze che si apprendono sulla medicina, il corpo, il massaggio e le varie materie che nell’arte marziale si praticano e studiano contemporaneamente, se si studiano; si diventa depositari di conoscenze assolute e che gli altri non hanno, favorendo la divisione, la competizione egoica e la tradizione di cucina dove un segreto è che la pasta si fa con l’acqua calda; ci si sente mezzi superman ed hulk, invulnerabili e potenti, senza paura e furbi come volpi, poi la realtà sbraga tutto in un attimo; continuando nel raccontare vari e tanti episodi si rischia di scrivere un libro esilarante ed assurdo, quanto mai divertente e ricco di aneddoti, il che va bene, poiché chi persegue una via marziale ama la vita e ridere.
Vi è una fase che può durare anche tutta la vita , la fase dove si impara ad essere ricettivi ed aperti alle varie visioni, il che non osta affatto riguardo alle convinzioni personali che però devono essere il risultato di esperienze veramente vissute. Di norma chi non è ricettivo si preclude molto, ed il rischio si corre sempre. E’ normale che nello studio pratico si fa riferimento alle conoscenze che si hanno e allo stile o agli stili praticati, ma se non porge l’ascolto non si ascolterà mai. E’ normale comparare, ma non per avere solo ed esclusivamente conferme di ciò che si sa, quanto anche di ampliare i propri orizzonti: la bellezza del ricercare è imparare cose nuove, disimpararne altre, in un gioco ritmico, che tende verso una sintesi chiara di conoscenza. Poiché molti aspetti sono frammentati e sparsi qua e là, occorre saperli unire, imparando con lo studio e la pratica. Si cerca di norma una fonte da dove si può attingere tutto, ma non è così, e quindi occorre cercare altre fonti ed unirle.
Chi almeno desidera
imparare, è aperto e disposto a ricevere, mantenendo la sua linea,
evitando rigidità e pregiudizi. Il ricercatore ama cercare per
scoprire, come un esploratore che scopre il mondo: l’errore è
quello di fare le cose per soddisfare l’ego e i suoi derivati:
complimenti, denaro, reverenza, potere, sesso, dominazione,
manipolazione, autocompiacimento etc…. I cosiddetti marzialisti,
troppo spesso sono i più deficienti esseri che si incontrano,
sfigati e paurosi. Il che non è un dramma, poiché ognuno a modo suo
lo è, ma per diventare diversi, non per restarci. La stranezza è
che si dice di allineare il cuore e la mente: molti lo dicono ma come
strumento per il proprio ego. Chiedetegli il significato mentre lo
chiedete anche a voi.
Ogni stile ha in sé
l’unità marziale che per sua natura si può esprimere in mille
forme: l’Arte Marziale è una, si esprime in vari modi. Esiste un
modo di esprimerla più vicino all’essenza? Ma per fare ciò,
occorre conoscere l’essenza. Sapere cos’è l’Arte Marziale dona
la possibilità di esprimerla e nel corso dell’essere umano,
l’evoluzione degli stili è servita proprio alla tendenza verso la
perfezione: una forma che potesse realmente, nella realtà mutevole,
contenere ed esprimere l’essenza marziale. Da lì è nato il detto
che combattere è adattarsi, le parole portanti come equilibrio,
armonia ed altre.
Bene, se siamo confusi
ancora di più va tutto bene, non potrebbe essere altrimenti.
Ricominciamo.
In ogni stile si fa la
stessa cosa:
In ogni stile si combatte
allo stesso modo.
In ogni stile si studia
l’energia.
In ogni stile si imparano
le tecniche
In ogni stile si imparano
i principi
In ogni stile si pratica
In ogni stile si cerca di
esprimere un quid in un certo modo
In ogni stile si tende ad
esprimerlo sempre meglio
In ogni stile si percorre
la via
In ogni stile c’è
tutto ma di quel tutto una parte si sviluppa e altre no
In ogni stile non c’è
un perfetto equilibrio, manca qualcosa
In ogni stile si cerca di
perfezionare
In ogni stile vi sono
esseri umani che praticano insieme
In ogni stile la via è
la stessa
Cos’è l’Arte
Marziale?
A che serve?
Perché si
percorre?
Esiste una forma
migliore delle altre?
Che peso ha
l’essere umano nella pratica marziale?
Cos’è uno
stile?
Perché ce ne
sono tanti?
Quali sono, se
ci sono, le differenze?
Quali sono, se
ci sono, le uguaglianze?
Chi è il
Guerriero?
Cosa cerco e
perché la cerco?
Principi,
tecniche, tattica, strategie, il resto del linguaggio tecnico, che
significano e cosa sono?
Chi si fa domande come
queste ed altre ancora è bello che cominci a cercare, con un modo
di essere libero e ricettivo. Porsi con il piacere, la curiosità, la
gioia, l’amore e l’attenzione di un bambino, seguendo se stessi
forse è un’ottima strada da seguire. Se nel cercare si cammina
bene, allora si evitano gli eccessi, ma se si eccede basta ritornare
al centro, di se stessi e ricominciare con costanza, pazienza e tanta
motivazione.
Fabio Rossetti
1 commento:
Interessante, ottimi spunti per riflettere sulla motivazione che mi porta a perseverare nelle sessioni di allenamento. Ieri sera, dopo un allenamento estenuante e con lividi sulle braccia, il maestro mi ha chiesto se “è quello che cercavo”.
Caro Riccardo, la mia risposta è che ancora non lo so, sono convinto che questo “ricercare l’essenza marziale” è una ricerca continua ed un’esperienza da fare con costanza, credo che la direzione sia giusta e sicuramente è quello di cui avevo bisogno!
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