sabato 28 maggio 2011

拳 - Kyuhn

Lo troviamo ovunque, lo vediamo sempre, non è passato un giorno di pratica che non lo abbiate incontrato almeno una volta, eppure ancora non avete capito che cos'è? Vi aiuto io! Si tratta dell'ideogramma 拳 [quán], il più utilizzato per descrivere uno stile di Arti Marziali Tradizionali Cinesi. 

Ha vari significati, il primo e più diretto dei quali è 'pugno', ma, per estensione è genericamente la 'boxe', il 'pugilato' o lo 'stile'. Come verbo significa 'arricciare', 'attorcigliare' o 'flettere'.

Deriva da 𠔉 [juàn], al di sopra di 手 [shǒu], la 'mano'. Lo potete collegare con 卷 [juǎn], 'avvolgere': la mano si arrotola in un pugno.

Sebbene siamo soliti trascriverlo Kuen,  vi prego, pronunciatelo correttamente (/kyun/). Anzi, da oggi in poi, lo trascriverò sempre così dal Cantonese: /Kyuhn/. Noi pratichiamo il Wing Chun Kyuhn (永春拳) . Evviva!

venerdì 27 maggio 2011

抱排掌 - Pou Paai Jeung

Una delle tecniche più affascinanti di questo sistema è la 抱排掌 - Pou Paai Jeung o Po Pai Cheung -, che si trova per la prima volta, a livello formale, nella forma all'uomo di legno, in tutti i lineage. Si tratta del movimento di palmata eseguito con entrambe le braccia, con i palmi delle mani vicini (dalla parte dei polsi), in verticale. Una traduzione letterale della tecnica potrebbe essere "tenere i palmi in linea", ma non sarebbe comprensibile senza una spiegazione ed alcune foto.

抱 [bào] significa solitamente "avambraccio", ma come verbo - che è il caso che ci interessa - significa "tenere", "portare in" o "gestire insieme". Deriva da 扌 (手) [shǒu], la mano, e da 包 [bāo], 'avvolgere'. In Cantonese è /Pouh/ o /Bouh/.

排 [pai] significa "organizzare", "mettere in riga o in linea" e deriva da 扌 (手) [shǒu] e dall'uso fonetico di 非 [fēi]. In Cantonese è /Paaih/.

Alcuni amici utilizzano anche l'ideogramma 牌 [pái] che significa "tavola". Deriva da 片 [piàn], 'fetta' o 'affettare', e dall'uso fonetico di 卑 [bēi]. In Cantonese è sempre /Paaih/, però penso che il precedente ideogramma sia più adeguato, vista l'esecuzione.

掌 [zhǎng] è il "palmo della mano" e deriva dall'uso fonetico di 尚 [shàng] sopra a 手 [shǒu]. In Cantonese è /Jeung/ o /Cheung/.

La tecnica è conosciuta anche come "farfalla che sbatte le ali" o "palmata a farfalla" e si trova all'interno del sesto set della forma al manichino di legno, in varie applicazioni. 

Solitamente si esegue a corta distanza, per "lanciare" l'avversario a qualche metro da noi, nel caso in cui si volesse lasciare perdere il combattimento e ci si volesse allontanare a gambe levate. Altre volte è usata per proiettare a terra un avversario, sia come risposta ad un calcio medio alto, sia come tecnica a se stante, prendendo l'iniziativa. 

Altre volte la vediamo applicata quando si riesce a prendere la schiena dell'avversario, per colpire contemporaneamente due punti della colonna vertebrale e mettere fuori gioco l'aggressore. 

Ci sono degli esercizi specifici per allenare la tecnica, per esempio quando lavoriamo il concetto di Tan-Tou (吞 [tūn]- 吐 [tǔ]), "ingoiare e sputare", per aiutare il corpo a scaricare gli attacchi dell'avversario a terra, restituendoli immediatamente. In questi esercizi si pone spesso l'enfasi sull'importante concetto di Yi Dou Sau (二度手) o "seconda mano". Non sto qui a spiegare di preciso la questione, se no vi annoio, ma vi basti pensare che si tratta del porre l'accento e l'attenzione sulla parte dell'avambraccio vicina al gomito.

In ogni caso, che serva per attaccare o per "difendere" (concetto non propriamente corretto nel nostro sistema, ma che rende bene l'idea), il  Pou Paai Jeung (抱排掌) ci aiuta ad allenare i tendini delle braccia e la struttura portante della colonna vertebrale, senza la quale le palmate non avrebbero alcun effetto né sul manichino di legno né sugli avversari.

Il Maestro Wang Kiu ha chiamato questa tecnica "tenere una tavola o un dipinto a muro", in base alla configurazione delle mani utilizzata per eseguire l'azione. Nella versione di 108 movimenti al manichino del Maestro Wang Kiu la sezione 7 è totalmente dedicata al movimento Pou Paai.

Si raccontano parecchie storie sul Maestro Yuen Kay San, il quale pare che facesse vomitare i propri avversari quando li colpiva con il doppio palmo. Chiamava la tecnica 蝴蝶掌 -Wu Dip Jeung-, "palmi a farfalla".  Pare che sia stato proprio il Maestro Yip Kai Man a chiamarla per la prima volta Pou Paai Jeung, perché anche nel Choy Li Fut, nell'Hung Gar ed in moltissimi altri stili cinesi si chiama Wu Dip Jeung...

Nel lineage del Maestro William Cheung, per esempio, si utilizza particolarmente all'interno della guardia avversaria (vedete qui o qui), come tecnica definitiva. Anche nel lineage del Maestro Leung Ting si usa allo stesso modo, ma l'applicazione è spesso all'esterno della guardia avversaria.

mercoledì 25 maggio 2011

Taoismo ed Arti Marziali

L'amico Fabio Rossetti ci invita a riflettere sui due pensieri che riporto di seguito. A voi la parola. 

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La vera natura, l’essenza delle Arti Marziali non ha forma, né tempo, né odore.
E’ simile al vuoto, alla calma, ma non e né vuoto né calma.
E qualcosa di meraviglioso e incommensurabile in cui, una volta temprati, pensieri e desideri spariscono come la nebbia al sole del mattino; sospetto, illusione, angoscia si dissolvono lasciando il posta al vero Ki , che tutto permea. Il segreto nella pratica delle Arti Marziali non risiede nella vittoria e nella sconfitta, dove le tecniche sono messe in gara una contro l’altra, ma nel cercare di rendere cosciente il proprio essere e per giungere a questa occorre praticare il distacco da se stessi, dal desiderio, dal guadagno individuale.

Nell’Ekkyo (libro sulla divinazione) si trova un brano interessante:
“nell’immobilità più completa, nel distacco da se stessi e da tutti i propri pensieri, la propria intuizione lavorerà da sola e si svilupperà intorno a voi ( … ).
Se cioè abbandonerete pensieri e desideri e vi adatterete completamente alla Vita della Natura e dell’Universo, otterrete una facoltà di azione meravigliosa”.

Il vero Bushi mantiene il suo state mentale davanti a qualsiasi avvenimento, non prova timore e turbamento davanti all’attacco di una lama scintillante e, per quanta grande possa essere la sua sofferenza, non trema per l’acqua e per il fuoco, si mantiene impassibile davanti alle difficoltà e ai peggiori affronti e non s’inorgoglisce per la più brillante delle sue azioni. La ragione del suo potere risiede nel fatto che egli ha saputo capire la vera natura dell’ Arte Marziale.

Tutto questa ci riporta a quello che si chiama, generalmente, l’intuizione. E per ottenere tutto questa che noi dobbiamo provare l’uno con l’altro ripetutamente, per diventare più brillanti e migliori insieme. E allora, durante questo lungo periodo, che capiremo e assimileremo naturalmente senza rendercene conto. Nessun maestro che ha avuto la rivelazione della VIA, per quanta saggio fosse, ne ha potuto dare una definizione esatta e esprimerla in qualsiasi forma definita.
Shiro Saigo


Durezza e rigidità sono compagne della morte,
morbidezza e flessibilità compagne della vita.

Nulla al mondo e più morbido e cedevole dell’acqua,
eppure nel distruggere ciò che e duro e forte,
non vi e nulla che riesca a superarla.

La Via del Cielo e di non lottare e nondimeno saper vincere. 
Lao Tze

lunedì 23 maggio 2011

[Video] Wu Dip Dao

Nel video che vi consiglio oggi, potete ammirare nuovamente SiFu Maria Grothe, già intervistata su questo blog, durante un seminario sull'uso dei coltelli del Siu Lam Weng Chun (famiglia Lo). A prescindere da alcuni movimenti del corpo - che non condivido -, ne apprezzerete la coordinazione e la fluidità, nonché la precisione dell'esecuzione di alcuni passaggi della forma. Grazie ai Fratelli della famiglia Hoffmann per aver diffuso il video!


giovedì 19 maggio 2011

[Video] Randy Williams a Bari

Gli amici della CRCA italiana hanno messo online i video che ritraggono il Maestro Randy Williams in azione, a Bari, durante un seminario. Li ringraziamo e ci godiamo le scene sottostanti.

Qui vediamo le spiegazioni di un modo per applicare /Pock Sau/, delle applicazioni di tecniche e principi presi da forme per contrastare un attacco (ad es. un calcio al viso), esercizio "Yut" Fook Yee ed esercizio Kuen Siu Kuen


Qui il Maestro Williams spiega il ciclo di Lop Sau con aggiunta di calci e Stop Kick, le strutture utilizzate e l'allenamento per i cambi, il "combat Lop Sau", il "conteggio piramidale" utilizzato nel metodo di allenamento ed un modo per allenarsi unendo Lop Sau e Look Sau


Il Maestro Williams mostra alcune sequenze della forma all'uomo di legno. Possiamo ascoltare le sue spiegazioni e le risposte ad alcune domande sulle applicazioni possibili per i movimenti utilizzati.

mercoledì 18 maggio 2011

...e poi mi dite che sono cattivo...

Quando vedo cose del genere, non riesco a rimanere serio! Però, subito dopo, mi interrogo sul perché si continui ad utilizzare il Wing Chun in questo modo. Me ne vergogno ogni giorno di più e mi convinco che ormai siamo proprio andati ben oltre la frutta... Con pubblicità come questa saranno tanti quelli che entreranno nelle palestre di tutto il mondo cercando l'arte marziale delle hostess: se qualcuno entra in sala e mi dice le stesse parole lo sotterro...ahahah...


lunedì 16 maggio 2011

Perché allenarsi con me? (Seconda Parte)

Da qualche mese sto portando avanti un programma strutturato su cicli di allenamento, che possa permettere a tutti i praticanti di avere un'infarinatura di tutto il sistema di Wing Chun Gōng Fu (永春功夫) che insegno già nel primo anno. Dopo il primo programma orientativo ci si addentra nelle diverse abilità da acquisire, attraverso addestramenti tradizionali ed allenamenti più moderni.


Sin dal primo anno, però, gli Allievi possono imparare gran parte del bagaglio tecnico del Wing Chun Kuen, avendo modo di saggiare i propri limiti e gli obiettivi da conseguire durante e con la pratica. Sicuramente nessuno riuscirà a padroneggiare tutto quello che sarà allenato durante il primo anno, ma almeno avrà modo di capire se la disciplina è adatta a lui o meno.

Il mio programma di studi è organizzato in modo tale da permettere a tutti di avere un metodo di allenamento individuale per pugni, calci, gomitate, ginocchiate, palmate, colpi di taglio, un buon footwork e, in generale, le abilità che possono essere per avanzare nel cammino di questa Via. Alcune volte il ritmo con cui procedono le lezioni può sembrare un po' troppo intenso, ma nessuno deve preoccuparsi, perché il percorso di studi prevede periodi di allenamento di ciò che si è imparato, in modo da portare la classe ad un livello omogeneo e permettere ai possibili assenti di recuperare il tempo perso.

Molte scuole di Arti Marziali tendono ad isolare il "nuovo arrivato" oppure a buttarlo subito nella "mischia". Penso che entrambe le soluzioni non siano valide. Per questo sin dal primo giorno cerco di far ambientare il nuovo praticante, in modo che possa conoscere a poco a poco il percorso da svolgere, altrimenti si rischia di non riuscire ad arrivare al cuore della persona, non capendone i sentimenti e, di conseguenza, avere la possibilità di accettare un Allievo che potrebbe rovinare il clima sereno del Kwoon (la Scuola). Nessuno viene messo in disparte, ma il rapporto di fiducia reciproca va costruito di giorno in giorno.

Una delle peculiarità della mia Scuola riguarda l'ambiente di allenamento. A parte le palestre che ospitano i miei corsi, penso che sia importante il clima che si respira in sala. Non c'è competizione, se non quella sana, che spinge i più a migliorarsi di giorno in giorno. Non sono pochi i casi di persone fuori forma che hanno deciso di tornare al meglio della propria condizione, spinti dal resto dei compagni di allenamento.

Il modo migliore per gli Studenti per ottenere i massimi risultati nel minor tempo possibile rimane sempre e comunque l'allenamento costante e duraturo. Lo scrivo perché alcune persone pensano che sia tutto merito o demerito dell'Insegnante se un Allievo riesce o meno a destreggiarsi nell'Arte Marziale. In realtà, se l'Allievo non pratica con la dovuta concentrazione e per il tempo necessario, non ci sarà mai un Maestro in grado di trasmettergli l'Arte. L'Arte si apprende con il sudore e la fatica, non con le parole.

venerdì 13 maggio 2011

Il footwork "segreto" di Leung Ting

Grazie al buon Paul, possiamo finalmente vedere il footwork "segreto" di SiJo Leung Ting. Per molti non sarà molto, per altri non sarà una novità, ma ritengo che sarà utile per tutti quelli che non hanno neanche mai sentito parlare di fiore di pruno o footwork dei cinque punti. Gustatevelo.




giovedì 12 maggio 2011

Sul Chi Geuk (黐腳)

Sul Chi Geuk 黐腳 abbiamo già avuto qualche scambio di opinioni, in passato, su questo blog, così come in altri meandri del web. Alcuni lo ritengono un esercizio privo di senso, altri la panacea di tutti i mali. Io ritengo che sia un ottimo allenamento per la stabilità, per la reattività degli arti inferiori, per il loro potenziamento e per il lavoro strategico in fase di calci a corta distanza. 

Voglio mostrare alcuni esempi di ciò che si può trovare in rete, anche se su questo blog ho già inserito vari video di Maestri del calibro internazionale in azione. Può essere utile per avere una vaga idea di cosa stiamo parlando, ma non mi riconosco con alcuno dei video inseriti, lo dico per correttezza, perché non trovo in alcuna esecuzione il senso che per me dovrebbe essere dato all'esercizio.
Una nota filologica: 黐 [lí] [chī], lo abbiamo visto, significa "appiccicoso" o "appiccicato". In Cantonese è spesso scritto e pronunciato /Chi/. 腳(semplificato in 脚) [jiǎo] è strettamente il "piede" ed è solitamente romanizzato /Geuk/ in Cantonese, anche se nel lineage LT è sempre scritto /Gerk/. Mi sembra di averne già parlato, tempo addietro. 

 







Questi sono soltanto alcuni esempi delle decine presenti su YouTube. Se ci fate caso, il lavoro sulla stabilità pare venir meno all'aumentare della velocità d'esecuzione dei vari esercizi. Questo è sicuramente dovuto ad un buco strutturale e biomeccanico, che non permette di sollevare una gamba e mantenere la colonna allineata e verticalizzata. 

A parte la questione strettamente biomeccanica, bisogna anche analizzarne il valore in combattimento. Chi pensa di poter agganciare un low kick tirato a piena potenza, per destrutturare l'avversario, probabilmente non ha mai subìto un attacco serio. Il più delle volte è necessario arrestare l'attacco e difficilmente si sarà in grado di afferrare con il piede la gamba dell'attaccante, perché questa verrà immediatamente ricaricata per il seguente attacco. Il Chi Geuk è, quindi, da buttare? Assolutamente no, per me.

Non ho ancora trovato un lavoro più efficace per l'utilizzo dell'articolazione dell'anca, sotto pressione, in fase di contatto. Mi pare che sia e resti un allenamento importante per dare alle articolazioni della gamba la stessa gamma di reattività del Chi Sau per le braccia e, ovviamente, per la colonna vertebrale. L'importante è non cercare di allenarlo tramite un video su internet, perché diventerebbe pericoloso... 

Ponete sempre la massima attenzione a questa distanza, perché qualsiasi errore, in fase di accelerazione e nei momenti di "libero", potrebbe portare alla rottura o alla lesione di tendini, ossa, articolazioni, etc. Sconsiglio ai miei ragazzi di praticare da soli questo genere di allenamenti, a meno che non ci sia la presenza di qualche praticante esperto, perché troppe volte ho visto scene di scampato pericolo, in cui poteva benissimo scapparci il ferito grave. Massima attenzione, come sempre, e massima sicurezza.

mercoledì 11 maggio 2011

[Video] Dimostrazione a Fatshan, in Cina

Sergio Iadarola ci regala un altro bel videoclip con una interessante dimostrazione di Wing Chun eseguita da varie Famiglie, a Fatshan, in Cina. Lo ringraziamo, come sempre, per averci dato modo di vedere su cosa si basano le dimostrazioni anche lì e qual è  il cuore di questo sistema di combattimento. Cercate di cogliere le similitudini e le differenze tra le varie Famiglie, perché ci sono e, spesso, sono marcate. Osservate con attenzione le movenze del Pien Sun (o Gu Lo) Wing Chun e confrontatele con il sistema che praticate.

martedì 10 maggio 2011

Perché allenarsi con me? (Prima Parte)

Perché la mia Scuola potrebbe essere il posto giusto per imparare il Wing Chun Kuen e per raggiungere gli obiettivi che di volta in volta concorderemo? Sicuramente perché prendo sempre sul serio il percorso formativo di ogni Allievo, costruendo con ognuno un rapporto umano che va ben al di là della lezioncina in palestra. Il percorso di crescita marziale è costantemente monitorato, perché dedico ad ogni Studente una scheda per tenere bene a mente gli obiettivi da raggiungere e quelli conseguiti.

Ottenere delle capacità in campo marziale è una conquista, ma se il vostro scopo è quello di avere una cintura nera, una maglia nera o un attestato inutile, sarà necessario cercare altrove, perché la mia Scuola non ha gradi da vendere. Avere una cintura nera non è di alcun aiuto in una situazione di pericolo, così come è inutile ai fini della comprensione di un sistema di combattimento. Le abilità devono essere sviluppate attraverso il duro lavoro, la dedizione, l'impegno e la giusta mentalità. La vera conoscenza di un artista marziale non si vede dai colori che indossa.

Il nostro stile può essere visto come una specie di "scienza marziale", che fonda i suoi principi motori sulla corretta gestione dello scheletro umano, della meccanica del corpo e dell'energia che siamo capaci di sviluppare al momento giusto e nel posto giusto. La realtà ci insegna che la legittima difesa consiste nel trovare il modo per fermare l'attacco di un avversario utilizzando il mezzo più diretto ed economico possibile con la minor quantità di tempo, spazio ed energia, mettendosi in salvo. Ma come?

Ci sono alcuni concetti fondamentali nel Wing Chun Kuen che ci permettono di capire l'essenza della lotta - dopo secoli di esperimenti nel Tempio di Siu Lam del Sud.-, che permettono ai praticanti di esprimersi senza fare affidamento sulla sola massa muscolare, senza un eccessivo utilizzo della forza o della velocità, tentando di imparare centinaia di tecniche. Il meno è più.

Sicuramente chi si allena insieme a me non ha una percezione falsata della realtà, perché tutto viene provato e sperimentato, per non avere poi brutti risvegli in una situazione ben meno sicura della palestra. Chiaramente nessuno può garantire che tutto quello che si allena funzioni in un contesto reale, ma è certo che facciamo di tutto per riprodurre il caos della lotta anche in palestra.

Il percorso di studi che ho progettato nasce dall'esigenza di mantenere gli Studenti motivati​​, stimolati e, soprattuto, in grado di capire il concetto fondamentale: le tecniche non esistono senza una corretta gestione corporea. Il programma di formazione che seguo obbliga tutti a sudare, comprendere le proprie possibile (per superarle) e, sicuramente, divertirsi... Niente è lasciato segreto, né dal punto di vista tecnico/formale, né dal punto di vista del metodo di allenamento, perché l'amore per quest'Arte Marziale non potrebbe permettermi di nascondere qualcosa a qualcuno.

Ho notato che chi segue assiduamente il corso vede aumentate l'autostima e la sicurezza in se stesso, dando sempre maggior valore alla propria persona ed ai piccoli gesti. Il (功夫) Gōng Fu è uno stile di vita e, proprio per questo, cercheremo di realizzare il vostro obiettivo insieme, tenendo sempre bene a mente che l'esperienza  cambia la vita rendendoci una persona migliore nell'esistenza quotidiana.

domenica 8 maggio 2011

[Video] Il Luk Dim Boon Kwan del WingTchunDo

Abbiamo l'occasione per vedere il Maestro Paul Corti, fondatore del WingTchunDo, in azione con il palo lungo del WingTsun. Come vedrete, ci mostra gli esercizi tipici del sistema WingTsun Leung Ting. Ringraziamo il buon Paul per aver condiviso in rete la sua conoscenza.

sabato 7 maggio 2011

[Video] Il metodo di allenamento del WT

Grazie a Paul Corti possiamo vedere ancora una volta il metodo di allenamento del Wing Tsun del sistema Leung Ting nella palestra del suo fondatore. Grazie ancora, Paul! Adesso possiamo farci un'idea di quale sia il metodo in cui vengono allenate alcune cose e, soprattutto, quali siano i paletti precisi che vengono posti negli allenamenti (distanza, metodo, etc.).

venerdì 6 maggio 2011

[Video] SiJo Leung Ting in un film!!!

Grazie ad un amico toscano sono riuscito a vedere questo breve estratto di un film in cui è presente SiJo Leung Ting, con una bruttissima parrucca... Il film si chiama Master, è del 2001 ed è stato scritto da Anand Suneil. Si tratta di una produzione targata Bolliwood, come vedrete dalle immagini, in cui si narra la storia di un giovane ragazzo amante delle Arti Marziali.

Pratap Singh è un Maharajah di una piccola provincia in India. Lui è vedovo e ha un figlio solo, Ravi, l'erede al trono. Egli decide di inviare Ravi ad Hong Kong per migliorare le sue capacità e la sua cultura. Il ragazzo (Ravi) di stirpe reale è inviso ad un nemico del padre (Kailash Choudhary - KC), che eliminerà di lì a poco quest'ultimo, usurpane le proprietà. 

Ravi viene accusato da KC di possedere droghe nel suo bagaglio. Ravi  viene subito arrestato. Trascorre i successivi 12 anni della sua vita in un carcere di Hong Kong, dove viene gettato in una cella con un  Maestro di Wing Tsun Kung Fu (Leung Ting). Ravi fa amicizia con lui e impara la sua Arte solo per tornare nella sua città natale in India come Master di questa arte marziale ed avere la sua vendetta contro KC e la sua cricca di scagnozzi. 


giovedì 5 maggio 2011

[Video] Randy Williams e le testate nel Wing Chun

Ho provato una certa soddisfazione nel vedere il Maestro Randy Williams nel filmato che vi invito a guardare con attenzione, perché finalmente si trova un SiFu (o Seef, come si chiama lui stesso) che mostra l'utilizzo delle testate dalla medio-corta distanza! Evviva, evviva, evviva, mi sento meno solo... 

Il filmato ritrae il Maestro Williams, fondatore del metodo CRCA, durante l'ultimo seminario tenuto in Italia, a Bari, nella Scuola del Maestro Paolo Girone. Il titolo del filmato è Gwoh Sau, che, come i più attenti lettori sanno, è il "combattimento libero partendo dal Chi Sau" (o "Chee Sau", come scrivono alla CRCA).

La cosa più bella che si vede, comunque, è un Maestro che si fa colpire, che invita lo studente a muoversi, a non rimanere lì impalato a prenderle. Davvero un bel modo di insegnare, al di là delle tecniche e delle differenze stilistiche. Un saluto a tutta la famiglia CRCA!


mercoledì 4 maggio 2011

Lezione e dimostrazione delle biomeccaniche WEAC aperta a tutti

Invito chi avesse la possibilità di partecipare ad andare a conoscere il Maestro Riccardo Vacirca, fondatore della WEAC, perché non ne rimarrebbe certamente deluso. La lezione verterà sulla parte più interessante della maestrìa di SiFu Riccardo, quindi non perdetevi l'occasione. Un saluto a SiFu ed a tutti i praticanti della WEAC!
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Mercoledì 11 Maggio, all'università di Tor Vergata (Roma), dalle ore 11:00 alle 13:00 nel Campus facoltà di Medicina e Chirurgia, tratterò la bontà e il rendimento raggiunto, ad oggi, dalle Biomeccaniche WEAC, in grado di sconfiggere praticamente qualsiasi altra applicazione di forza usata nelle altre AM.

Particolare Biomeccanica che ritengo utile per una reale efficacia del Wing Chun e, soprattutto, fondamentale per tutte quelle persone che non possiedono una fisicità e atleticità rilevante.

Metodo unico nella sua pragmaticità ed efficacia nell'individuare le carenze e permettere un recupero motorio.  E, attenzione, non mi riferisco alle tecniche o ai programmi avanzati. Ma un metodo per addestrare il corpo, percepirlo e controllarlo affinché si possano liberare tutti i blocchi posturali, e permettere lo sviluppo massimale di intere catene cinetiche, per interpretare e rendere più efficienti le forme, le tecniche e le sequenze apprese.

Aumentando rendimento e potenzialità, permettendo ad ognuno di aumentare la propria espressione di forza (energia prodotta), dando ad ogni movimento e tecnica un’efficacia, altrimenti difficilmente raggiungibile, se non da quei pochi, in possesso di una fisicità e un rendimento atletico sopra la media, per i quali potrebbe anche non essere necessario uno studio troppo approfondito e curato dell’arte marziale per dimostrare la loro efficacia.

È ormai chiaro a tutti e quindi auspicabile, che molte metodologie d’allenamento-apprendimento giunte a noi insieme allo stile praticato, ritenute quindi tradizionali, e mantenute perciò con rigore dogmatico, possano essere rivisitate e rilette sulla base dei progressi e conoscenze raggiunte dalla biologia, dalla fisiologia e dalle scienze umane, e far chiarezza fra le tante teorizzazioni e gli eclettismi che caratterizzano le metodologie di alcune scuole di arti marziali.

Sono convinto che l’esperienza acquisita e la solida preparazione, possa aiutare a districarsi dall’intricata matassa degli pseudo-problemi dell’allenamento (apprendimento), e dalle controversie fra scuole di pensiero presenti nel campo delle arti marziali.


Riccardo Vacirca

Sull'allenamento in sala...

La mia esperienza nel campo dell'insegnamento è breve e si fonda sull'esperienza personale, non avendo mai avuto alcun tipo di istruzione sul metodo da utilizzare. Proprio per questo ringrazio sempre tutti i miei ragazzi, che quotidianamente mi danno spunti per migliorare e rendere il percorso di crescita marziale più preciso, puntuale e didattico. Riflettevo proprio stamani sulla velocità e sulla potenza da utilizzare durante gli scambi in palestra e mi è venuta voglia di condividere il pensiero con tutti voi. 

Per esempio, quando si allenano gli esercizi tecnici o i drill (ripetizioni dello stesso movimento, come possono essere le combinazioni o tutte le tecniche del Chi Sau) è bene cambiare spesso partener, per avere maggiore percezione dei propri errori. Il consiglio che do sempre è quello di dimenticare l'aspetto strettamente marziale, non considerando il compagno di allenamento come un avversario contro il quale è necessario vincere. In questo modo l'allenamento diventa proficuo e non si rischia di dare vita alla solita furibonda quanto inutile zuffa.

Gli esercizi tecnici servono per superare i propri limiti fisici, migliorando le prestazioni sia in termini di velocità che di potenza. Bisogna godersi i movimenti e le sensazioni che derivano dall'esatta esecuzione. Se riuscite nell'intento avete modo di dar vita al movimento a spirale tipico dello stile, di allenare il footwork in modo che sia utilizzabile in combattimento e, soprattutto, di iniziare a percepire il Qi che scorre dentro di voi. 

Quando si eseguono allenamenti con un ponte già costruito (Kiu Sau), è necessario rallentare e praticare in modo intelligente, perché colpire un compagno di allenamento quando si sta subendo una ghigliottina, per esempio, sarebbe da sciocchi e non gioverebbe alla crescita di alcuno dei due. Effettivamente dovremmo sentire i nostri arti come l'acqua che scorre nel letto del fiume, dove quest'ultimo dovrebbe essere il ponte costruito tra me e il compagno di lavoro. In questo modo avremmo modo di allenarci con profitto. 

Spesso, al contrario, il fiume si blocca, ci si chiede "che devo fare da qui?" o si ingenerano quelle pallosissime discussioni in cui qualcuno dice "ma se io faccio così e tu cosà", che fanno più danni di una qualsiasi sessione di sparring. Se il fiume scorre significa che avete capito la parte fondamentale di qualsivoglia sistema di combattimento, l'utilizzo del corpo per ascoltare ciò che ci circonda. Se percepite il cambiamento dell'avversario ne potrete intuire le mosse, prevenendole, altrimenti sarete sempre costretti a rincorrere...

Spero che tutti i miei ragazzi abbiano ben compreso questo invito, perché la crescita non passa attraverso l'allenamento alla massima potenza e velocità (quello possiamo farlo una volta ogni due settimane), ma per la cruna dell'ago costituita dalla ripetizione di esercizi tecnici fatti in modo certosino...

martedì 3 maggio 2011

L'operatività

Accolgo l'invito alla pubblicazione dell'articolo che segue del buon Fabio Rossetti, che ringrazio per essere uno dei pochi a partecipare alla redazione di questo blog. Buona lettura a tutti!

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Vi è un aspetto della pratica che è chiamato operatività: essa consiste nella reale applicazione in combattimento di quello che si è imparato, praticando e studiando. La difficoltà è inerente all’adattamento in un piano senza schemi, ove non si è più all’interno di un esercizio propedeutico e funzionale, che, per quanto reale, rientra in uno schema ancora ben definito e preciso.

Negli esercizi sull’operatività si prende coscienza delle applicazioni, in un contesto senza schemi prefissati ove tutto quello che si è appreso viene messo alla prova. Nella realtà occorre aver ben assorbito e fatto proprio il principio dell’adattamento, al fine di essere realmente efficaci, esprimendo i principi tramite le tecniche (movimenti naturali unitivi di energia e geometria tattica).

Inoltre, si comprendono gli aspetti di reattività, e quindi può sembrare abbastanza impegnativo, aprendo dubbi e svelando ciò che va migliorato; ricordando che anche lì vi è il principio olistico, cioè tutto l’essere è impegnato nei sui aspetti fisici, emozionali, mentali ed intuitivi.

Negli esercizi operativi è messa alla prova la sintesi delle conoscenze pratiche acquisite, visto che nulla è predefinito, quindi si entra nell’ambito pieno della mutevolezza e della continua trasformazione. Nell’operatività si partirà con gli aspetti del combattimento al minimo, per poi aumentare l’intensità procedendo di pari passo con la padronanza della sintesi in applicazione dei principi. 

Chiaramente coloro che si addestrano entrano in uno stato interno di realtà, dimenticando chi hanno di fronte, il suo livello, le sue conoscenze, cosa sa fare e non fare: in sintesi, occorre entrare in uno stato per il quale l’altro è uno sconosciuto, poiché il migliore risultato è quello per il quale si pratica il principio del Wu Wei. Questo aspetto è quello più impegnativo da realizzare.

I parametri del combattimento reale sono espressi nei principi e negli esercizi, ma nella realtà, pur mantenendo la sostanza identica, la qualità e la quantità cambiano e sono infinitamente variabili. Le abilità e le capacità tecniche non sono tutto; esse hanno un’importanza ed una funzione chiaramente fondamentale, ma sono sempre una parte del tutto. 

In un combattimento ove le capacità sono nettamente differenti, il margine di sopravvivenza di chi è ad un livello meno espanso è sottile; ma laddove le capacità sono simili di livello, i fattori importanti e determinanti sono altri e rivestono una parte fondamentale. Ma questa non è una regola assoluta, come lo riprova una persona che non ha paura di morire, che significa molto di più di quanto l’espressione letterale dica, poiché le parole sono descrittive, ma non sono la realtà e poiché nel combattimento tutto cambia.

Ciò vuol dire che vi è una serie di aspetti da sviluppare, i quali vanno coscienzialmente compresi e intuiti, con il metodo fornito basato su principi e movimenti (forme di Chi Kung - rilassamento, respirazione, vuoto mentale, meditazione - adattate per il combattimento e le tecniche di cui sono composte). 

Nell’operatività lo stato guerriero e le capacità sue proprie sono realmente praticabili. Nella realtà pura del combattimento nulla è definito, ma soggetto a mutazione e a cambiamenti fluidi, continui e senza previsione. È come entrare in un pieno-vuoto, quindi vivere l’arte marziale unendo gli opposti, fornisce la base essenziale per percorrere la Via.

lunedì 2 maggio 2011

[Video] Leung Ting spiega il concetto di Bong Sau

Penso che dopo i vari post che scrissi, non ci sia bisogno di parlarne di nuovo. Vi invito solo ad ascoltare SiJo Leung Ting sul suo concetto di Bong Sau (passivo). Grazie a Paul Corti per aver messo anche questo video online.


domenica 1 maggio 2011

[Video] Sergio Iadarola spiega alcune parti del Luk Dim Boon Kwan

Sergio Iadarola ha da poco pubblicato un video abbastanza interessante per chi fosse a digiuno dell'utilizzo del palo lungo nel sistema Leung Ting. Si tratta di una delle lezioni private di Nicola Colonnata (uno degli ultimi insegnanti italiani entrati nell'IWKA), in compagnia di Mauro Gibin di Loano. Ringraziamo tutti questi ragazzi per averci dato il piacere di vederli all'opera.

Penso che sia interessante notare come il Luk Dim Boon Kwan spiegato da Sergio sia un pochino diverso, direi più preciso, rispetto ad alcuni anni fa. Io ci vedo anche altro rispetto al sistema Leung Ting. Sicuramente è leungtinghiana l'impugnatura abbastanza larga del palo. Il footwork è abbastanza ridotto e le posizioni abbastanza cristallizzate in pochi movimenti (spear, cover, etc.) stranamente tramandate in inglese e non in cinese...