La mia esperienza nel campo dell'insegnamento è breve e si fonda sull'esperienza personale, non avendo mai avuto alcun tipo di istruzione sul metodo da utilizzare. Proprio per questo ringrazio sempre tutti i miei ragazzi, che quotidianamente mi danno spunti per migliorare e rendere il percorso di crescita marziale più preciso, puntuale e didattico. Riflettevo proprio stamani sulla velocità e sulla potenza da utilizzare durante gli scambi in palestra e mi è venuta voglia di condividere il pensiero con tutti voi.
Per esempio, quando si allenano gli esercizi tecnici o i drill (ripetizioni dello stesso movimento, come possono essere le combinazioni o tutte le tecniche del Chi Sau) è bene cambiare spesso partener, per avere maggiore percezione dei propri errori. Il consiglio che do sempre è quello di dimenticare l'aspetto strettamente marziale, non considerando il compagno di allenamento come un avversario contro il quale è necessario vincere. In questo modo l'allenamento diventa proficuo e non si rischia di dare vita alla solita furibonda quanto inutile zuffa.
Gli esercizi tecnici servono per superare i propri limiti fisici, migliorando le prestazioni sia in termini di velocità che di potenza. Bisogna godersi i movimenti e le sensazioni che derivano dall'esatta esecuzione. Se riuscite nell'intento avete modo di dar vita al movimento a spirale tipico dello stile, di allenare il footwork in modo che sia utilizzabile in combattimento e, soprattutto, di iniziare a percepire il Qi che scorre dentro di voi.
Quando si eseguono allenamenti con un ponte già costruito (Kiu Sau), è necessario rallentare e praticare in modo intelligente, perché colpire un compagno di allenamento quando si sta subendo una ghigliottina, per esempio, sarebbe da sciocchi e non gioverebbe alla crescita di alcuno dei due. Effettivamente dovremmo sentire i nostri arti come l'acqua che scorre nel letto del fiume, dove quest'ultimo dovrebbe essere il ponte costruito tra me e il compagno di lavoro. In questo modo avremmo modo di allenarci con profitto.
Spesso, al contrario, il fiume si blocca, ci si chiede "che devo fare da qui?" o si ingenerano quelle pallosissime discussioni in cui qualcuno dice "ma se io faccio così e tu cosà", che fanno più danni di una qualsiasi sessione di sparring. Se il fiume scorre significa che avete capito la parte fondamentale di qualsivoglia sistema di combattimento, l'utilizzo del corpo per ascoltare ciò che ci circonda. Se percepite il cambiamento dell'avversario ne potrete intuire le mosse, prevenendole, altrimenti sarete sempre costretti a rincorrere...
Spero che tutti i miei ragazzi abbiano ben compreso questo invito, perché la crescita non passa attraverso l'allenamento alla massima potenza e velocità (quello possiamo farlo una volta ogni due settimane), ma per la cruna dell'ago costituita dalla ripetizione di esercizi tecnici fatti in modo certosino...
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