Oggi incontriamo Massimo Fiorentini, uno dei miei Insegnanti, fondatore e capo istruttore dell’
International Dragon and Phoenix Association.
Caro SiFu, parlaci un po’ della tua vita. Quando hai cominciato a praticare arti marziali ed a quali discipline hai dedicato maggior impegno?
Nel lontano 1986 ho iniziato quasi contemporaneamente la pratica del Wu Shu e del Wing Chun, quest’ultimo con il metodo del G.M. Cheung Chuk Hing (noto come William Cheung). Qualche anno dopo mi sono dedicato al Wing Chun, metodo Leung Ting, all’interno dell’organizzazione EWTO, dove, con i Maestri Rene Latosa e Bill Newman, ho iniziato e portato avanti per tanti anni la pratica dell’Escrima.
Ricordo inoltre, durante il mio percorso di studio all’Istituto Superiore di Educazione Fisica, di aver partecipato, anche se per brevissimo tempo, ad un corso di Taekwondo con il Maestro e vicecampione mondiale Geremia Di Costanzo.
Mi sono affacciato ad altre arti marziali, quali il Tai Chi Chuan, l’Hung Gar, il Kali Filippino, il Bjj partecipando, occasionalmente, ai seminari di queste discipline.
Dal 2004 pratico anche l’arte del Weng Chun che ho avuto modo di approfondire nelle sue molteplici sfaccettature durante il mio viaggio ad Hong Kong nel mese di marzo di quest’anno.
In questa mia fase di crescita marziale è mio desiderio approfondire l’arte a cui ho dedicato la mia vita, ho pianificato ulteriori viaggi - studio sia ad Hong Kong che in altri luoghi asiatici, come nel Vietnam, dove spero di riuscire ad accrescere il mio bagaglio tecnico.
Chi ti ha fatto conoscere il Wing Chun?
Un giorno decisi di visitare una scuola dove si praticavano arti marziali in quanto ero appassionato dal mito di “Bruce Lee”. Fui entusiasta di sapere che nella mia zona ci fossero corsi di Goung Fu e chiesi ad un mio amico, esperto di Karate cintura nera 1°Dan, di accompagnarmi sperando in un suo utile consiglio.
Rimasi molto colpito dal carisma dell’insegnante e dalla sua bravura che non ci fu bisogno di chiedere al mio amico di esprimere una sua valutazione.
L’insegnante era Mavilio Francesco, con lui ho iniziato il mio percorso in quest’affascinante mondo.
Ricordo con piacere che quel mio amico Karateka, anche se per poco tempo, a distanza di anni è diventato uno dei miei primi allievi.
Chi sono stati i tuoi Maestri in passato? E oggi?
Il mio primo insegnante in assoluto è stato Mavilio Francesco, all’epoca rappresentante italiano del Wing Chun del Maestro Willian Cheung. Successivamente ho militato nella WTOI, filiale italiana della EWTO. La militanza all’interno della EWTO mi diede all’epoca l’opportunità di allenarmi con tanti Maestri molti dei quali oggi hanno fondato, a livello mondiale, la loro organizzazione. Gli insegnanti con cui, dal 1987 al 2001, ho arricchito il mio bagaglio tecnico durante seminari intensivi di Wing Chun sono stati: Si Jo Leung Ting, Si Gung Keith R Kernpecht, Sifu Michael Fries (il mio primo Sifu in WTOI), Sifu Filippo Cuciuffo, Sifu Andreas Gross (Responsabile tecnico della scuola centrale europea “Il castello di Langenzell”), Sifu Tassos, Sifu Roland Liebscher - Bracht (con il quale ho appreso anche tecniche di digito - pressione), Sifu Salih Avci, Sifu Heinrich Pfaff, Sifu Turan Ataseven, Sifu Hans-Jörg Reimers, Sifu Victor Gutierrez.
Sicuramente non avrò menzionato qualcuno e me ne scuso, ma rammentare tutti i cognomi è un’impresa ardua.
Gli insegnanti con i quali ho avuto esperienza diretta con lezioni individuali sono stati: Sifu Giuseppe Schembri, Sifu Frank Ringeisen, Sifu Emin Boztepe.
Gli insegnanti dell’arte dell’Escrima sono stati: G.M. Rene Latosa, Master Bill Newman e Master Steve Tappin.
Dopo aver militato 15 anni nell’ EWTO, è divenuto mio Sifu e Maestro tecnico Sifu Sergio Iadarola con il quale ho rivisto l’intero sistema di Wing Chun senza armi, appreso già nella EWTO e imparato il Luk Dim Boon Kwun (Bastone Lungo) e le Bart Cham Dao. Durante il periodo di appartenenza in IWKA, ho avuto modo di ricevere dei preziosi insegnamenti dal G.M. Allan Fong.
Nell’anno 2004 ho cominciato lo studio dell’arte del Weng Chun con il G.M Andreas Hoffman, che è diventato il mio Sifu di questa disciplina.
Negli ultimi anni ho rivisitato per la terza volta il sistema di Si Jo Leung Ting con una persona che è mio tramite con il Gran Master cinese e insieme a lui mi reco a Hong Kong praticando con i Maestri Sunny So (diretto allievo del maestro Tang), il Maestro Peter Wong (diretto allievo del maestro Tang) e con il Maestro Lo, nipote diretto di Sifu Lo Chiu Woon
Mi auguro che in futuro avrò la possibilità di arricchire la mia conoscenza con altri maestri.
Sei un SiFu? Come si ottiene questo titolo nella tua associazione?
Ho ottenuto la nomina di Sifu nel 1998 militando all’interno della più grande organizzazione di Wing Chun di quel periodo, la EWTO.
A differenza di come hanno sostenuto alcune persone, ottenere quel riconoscimento ha richiesto un duro lavoro che è durato più di dieci anni, ovviamente era necessario possedere una discreta padronanza tecnica dell’arte e raggiungere il secondo grado tecnico. L’intero percorso di formazione prevedeva la conoscenza di nozioni riguardanti la metodologia dell’insegnamento, la preparazione psico - fisica dell’allievo, lo stretching, tecniche di rilassamento e tecniche di digito - pressione. Altro requisito, non meno importante, era quello di avere una piccola infarinatura sulla conoscenza di alcune tecniche di management in quanto, un’altra competenza richiesta per ottenere la nomina di Sifu, era quella di coordinare una città. All’epoca mi fu riconosciuto il coordinamento della regione Molise, esattamente le città di Campobasso e Isernia e, successivamente, mi fu affidato il coordinamento della mia città, Napoli, subentrando a Sifu Mavilio. Ultimo requisito più complesso, era quello di provvedere alla crescita tecnica di almeno due allievi fino al raggiungimento del loro primo grado tecnico.
Rientrava poi nella prassi dell’organizzazione che due Maestri dovessero confermare il buon operato svolto dall’aspirante Sifu.
Dal quel lontano 1998 si sono succeduti moltissimi eventi: nel 2002 mi sono dimesso dall’ EWTO e ho iniziato la militanza nella neo nascente organizzazione IWKA di Sifu Iadarola fino a diventarne uno dei responsabili nazionali. In seguito sono diventato capo istruttore italiano del Weng Chun per conto della famiglia Hoffmann e nel 2006 ho fondato la mia associazione, l’IDPA.
Dopo circa un anno ho deciso di costruire una gerarchia all’interno dell’IDPA, al cui interno determinate persone mi dovevano aiutare a sostenere gli ideali della mia associazione e ho individuato nelle persone di Sisto Fabrizio, Palmentieri Enrico, Girone Paolo e De Giosa Alberto, coloro che possedevano i requisiti necessari al fine di aspirare alla carica di Sifu. Va ricordato che tutti e quattro, come me, hanno militato nella EWTO e nell’IWKA maturando almeno quindici anni di pratica e raggiungendo il secondo grado tecnico (graduatoria in auge sia nell’EWTO che nell’IWKA). Ne menziono uno per tutti, Sisto Fabrizio pratica Wing Chun con me dal 1988.
In quel periodo non ho preso in considerazione di ideare dei criteri di valutazione per gli aspiranti al titolo, anche perché i quattro candidati, avendo sostenuto il percorso già all’interno delle altre organizzazioni, li ho ritenuti meritevoli della nomina.
Oggi l’IDPA necessita di precisi criteri di valutazione che sicuramente dovranno tener presente del periodo di militanza all’interno dell’associazione, dell’aspetto meritocratico (sia di tipo tecnico che organizzativo), ma soprattutto i candidati dovranno dimostrare rispetto e umiltà, virtù necessarie per una persona che a sua volta dovrà guidare degli allievi in un percorso lungo e difficile.
Non appena delineati i requisiti che adotterà l’IDPA verranno aggiornati sia il sito che il blog così da indicare a tutti le linee guida.
I Sifu attualmente presenti nell’IDPA sono: Sisto, Palmentieri e Carfora.
Quante ore ti alleni?
Fatta premessa che alla base di un allenamento marziale come obiettivo principale c’è il benessere fisico e mentale, è determinante esprimere con concretezza il significato della parola allenamento.
Tra le tante definizioni lette riporto quella che più ha suscitato in me delle riflessioni, in modo da poterle condividere con chi leggerà questa intervista.
Con il termine allenamento si intende “Quell’insieme delle tecniche che consentono ad un individuo la realizzazione massima del suo potenziale genetico, attraverso l’apprendimento di una corretta gestualità e la razionale ripetizione di esercitazioni mirate a modificare l’equilibrio organico individuale per ripristinarlo ad un livello superiore”.
Da questa definizione possiamo dedurre che: “L’elaborazione di un buon programma di allenamento non può prescindere da una chiara definizione degli obiettivi che si vogliono raggiungere”.
In questi ultimi anni, dove la mia attenzione si è concentrata prevalentemente sul completamento di un sistema di Wing Chun e sulla ricerca di eventuali collegamenti con altri sistemi appartenenti ad altre famiglie, ho cercato di perseguire due obiettivi: perfezionare il mio bagaglio tecnico e dedicarmi alla formazione dei miei allievi. Considerando sia le lezioni di gruppo che quelle individuali, il mio impegno giornaliero ha raggiunto anche picchi di 10 ore e la media settimanale corrispondeva a circa 6 ore giornaliere.
Quest’anno, se verrò supportato da condizioni personali favorevoli, è mia intenzione pianificare un programma di allenamento che andrà a curare la mia preparazione atletica al fine di potenziare il fisico e affinare le caratteristiche di base quali: forza, velocità, resistenza, agilità, ecc.
Il programma di allenamento prevederà, solo per la preparazione atletica, un paio di ore giornaliere, oltre alle due ore da dedicare al perfezionamento delle forme e della tecnica in generale; sono consapevole che così facendo avrò meno tempo ed energie a disposizione da dedicare ai miei allievi per la loro preparazione tecnica, ai quali però faccio notare che, specialmente durante l’ultimo anno accademico svolto, è stato dato loro un bagaglio tecnico così ricco che sicuramente delineando i loro obiettivi, avranno materiale a sufficienza da allenare e perfezionare.
Hai mai combattuto in un contesto sportivo? Quando, dove e con quali risultati?
Negli anni novanta ricordo di aver partecipato a due competizioni sportive che vedevano riunite varie scuole campane di Goung Fu.
Partecipai alla prima gara esclusivamente nelle vesti di allievo, in quel periodo di Sifu Mavilio, e riuscii a raggiungere l’obiettivo più alto, il primo posto, portando a casa una medaglia e una bellissima spada come trofeo che custodisco ancora con orgoglio.
La seconda competizione, qualche anno dopo, mi vide partecipe sia come combattente, sia come allenatore di alcuni miei allievi che condussi alla gara. Ricordo di aver vinto i due match più significativi contro i potenziali vincitori, per poi essere squalificato per divergenze di opinioni rispetto all’arbitro che in quel momento dirigeva l’incontro tra un mio allievo e un rappresentante di un’altra scuola. Quella competizione, nella categoria dove io partecipavo come combattente, fu vinta da un ragazzo, Luca Longobardi, appartenente alla nostra scuola e allievo diretto di Sifu Mavilio. A distanza di anni è ancora vivo in me il gesto che Luca ebbe nei miei confronti, infatti mi donò la sua medaglia, indicando me come il vincitore morale.
Quante ore a settimana dovrebbe allenarsi un allievo per progredire seriamente?
Come già ho menzionato in un’ altra intervista fatta qualche anno fa, molti fattori entrano in gioco per poter stabilire il tempo che necessita ad un praticante per acquisire discretamente la disciplina. Di fondamentale importanza sono: la predisposizione verso l’arte, la capacità di apprendimento, il tempo che si dedica agli allenamenti, le caratteristiche fisiche; queste sono solo alcune delle componenti che andrebbero considerate.
Al fine di poter quantificare il tempo giornaliero necessario per l’allenamento, è indispensabile considerare l’obiettivo prefissato e il livello del praticante. Comunque il tempo minimo di pratica per un principiante deve oscillare dalle tre alle cinque ore settimanali, poi a seconda dei diversi fattori che entreranno in gioco, il tempo di pratica deve essere rivalutato di volta in volta; ad esempio, se un allievo ha intenzione di partecipare a delle competizioni, dovrà essere disposto ad impegnarsi, per un determinato periodo, ad allenamenti più intensi e duraturi che in taluni casi possono prevedere anche tre o quattro ore giornaliere per quattro giorni settimanali.
Vari possono essere gli obiettivi e in base ad essi, l’allievo dovrà concordare con il suo insegnante, o con il suo preparatore atletico, il tempo ideale di pratica.
Quali sono i concetti di combattimento su cui si concentra la tua scuola?
Princìpi e concetti sono di fondamentale importanza e aiutano il praticante nella sua crescita marziale. Non penso bisogni dare più rilevanza ad un concetto rispetto ad un altro, anche in questo caso entrano in gioco molteplici variabili, visto che stiamo considerando “il combattimento”, se solo volessimo discutere delle strategie che si possono applicare durante un combattimento, non finiremmo di disquisire, quindi penso che sia opportuno che, nelle scuole di arti marziali, si dia la stessa importanza a tutti i concetti, quest’ultimi potrebbero risultare sempre utili durante un combattimento.
All’interno della mia scuola cerco di dare la giusta risonanza ai concetti di mia conoscenza, posso dire che il primo che insegno ai praticanti che si avvicinano allo stile è il concetto che in cinese cita: Bik Bo Tip Da, difficile o quasi impossibile riportarne la traduzione letterale, ma il suo significato si avvicina pressappoco a: Prendi l’angolo favorevole, e schiaccia il tuo avversario colpendolo senza dargli tregua.
Cosa pensi a proposito di altri SiFu e del loro metodo di insegnamento?
Così come l’apprendimento varia da persona a persona e si basa su esperienze vissute e/o attraverso stimoli con i quali si entra in contatto, anche un metodo di insegnamento si dimostrerà diverso da un altro. Un Maestro dovrebbe tener presente la modalità di apprendimento dell’allievo, di conseguenza anche il suo metodo di insegnamento risulterà variare da persona a persona.
Possiamo sapere quali sono le differenze tra il tuo Wing Chun e le altre interpretazioni?
Il Wing Chun, come del resto ogni forma di arte, non si possiede. Io cerco di riportare il più fedelmente possibile il sistema secondo la concezione di pratica di Si Jo Leung Ting, insegnando i concetti e i princìpi che mi sono stati trasmessi. Come la domanda stesso recita, si parla di altre interpretazioni, ogni essere umano è diverso da un altro, e come già ho scritto le diversità dei vari metodi utilizzati per praticare il Wing Chun sono dettate dal fatto che i vari maestri cosi l’hanno appresa, o quanto meno rappresenta la loro personale interpretazione.
Hai fondato una tua organizzazione. Come sono i rapporti con le altre famiglie di Wing Chun?
Una parte della mission dell’associazione che ho fondato recita: “L’IDPA nasce dal desiderio di approfondire conoscenze maturate nella pratica delle arti marziali avvalendosi dello scambio culturale…”
Il termine scambio, nel caso specifico delle associazioni a sfondo culturale, potrebbe essere sostituito anche con l’espressione “relazione sociale”, quest’ultima ha luogo in ogni contesto umano: dai rapporti di amicizia, alla famiglia, ad impegni sociali e/o professionali a qualsiasi forma di aggregazione umana.
Durante tutto il mio percorso marziale ho sempre mostrato una spiccata apertura nei confronti di tutti e non solo di coloro legati al mondo del Wing Chun. Cerco di essere cordiale con il prossimo, ammetto con facilità gli errori quando me ne avvedo o quando qualcuno me li fa notare, ma non transigo sulle ingiustizie, per colpa di quest’ultime sono sempre pronto a dissotterrare l’ascia di guerra.
In conclusione posso affermare che ho buoni rapporti con tutte le associazioni i cui associati mostrano cordialità e sincerità.
Sei stato uno dei Maestri più ambiti in Italia, sia per esser stato il capo istruttore dell’IWKA, sia come pionieri del cosiddetto “Weng Chun”. Eppure pochissimi ti annoverano come loro SiFu. Sei una specie di “SiFu ombra”. Che ne pensi?
Da un punto di vista tecnico, mi auguro di essere ancora un Maestro ambìto sul territorio italiano, anche se non rappresento più l’IWKA o la famiglia del Maestro Hoffman.
Ricerco e pratico tanto in modo da poter ancora per molto tempo essere ai vertici e, ora che rappresento la mia famiglia, ho maggiori obblighi nei confronti dei miei allievi, devo garantire un’alta qualità tecnica all’interno dell’IDPA.
Mi sono sempre impegnato a ricercare e trasmettere con dedizione e serietà tutta la mia conoscenza dell’arte del Wing Chun nei miei 22 anni di pratica e insegnamento, numerosi sono stati i praticanti a cui ho insegnato, il periodo più florido è stato quando ricoprivo i vertici dell’IWKA Italia.
Un’unica precisazione, è normale che solo pochissimi mi annoverano come loro SiFu, nel periodo antecedente alla fondazione della mia associazione, solo i miei allievi diretti fecero con me il cerimoniale del tè. Nel passato i Sifu accettavano gli allievi in quanto si assumevano la responsabilità di prendersi cura dell’istruzione marziale dell’adepto e della sua completa formazione.
La vita mi ha insegnato che la gratitudine è una virtù assai rara, quindi, invece di parlare di coloro che posseggono poca riconoscenza, preferisco porre l’accento nei confronti degli allievi che ricordano di aver intrapreso un percorso tecnico con me, ringraziandoli.
Comunque ritengo molto simpatico l’appellativo di Sifu ombra…
Negli ultimi anni siamo venuti a conoscenza di altre famiglie di Wing Chun, che prima ci erano sconosciute. Alcuni Maestri di queste sostengono che lo stile sia unico, altri non sono d’accordo. Cosa ne pensi al riguardo?
Per quanto concerne lo studio dell’arte del Wing Chun, ho avuto il primo approccio, per due anni circa, con il metodo del Maestro William Cheung, per poi dedicarmi per tutti i successivi anni allo studio del metodo del Maestro Leung Ting fino ad oggi, quindi ritengo di non avere la dovuta esperienza per rispondere a questa domanda.
Sono del parere che una persona prima di poter sostenere il proprio pensiero su queste argomentazioni, dovrebbe possedere una conoscenza ampia o addirittura completa del Wing Chun di almeno tre o quattro famiglie. L’unica persona che mi sovviene di mia conoscenza diretta è Sifu Iadarola, che negli ultimi anni si è trasferito ad Hong Kong proprio per ricercare in maniera precisa e dettagliata l’evoluzione storica di questo stile, un compito difficile e arduo data la scarsa documentazione scritta.
Tengo a precisare che dal 2004 pratico anche l’arte del Weng Chun con varie famiglie a Hong Kong. Chissà un giorno mi sentirò pronto ad esternare un mio pensiero in merito…
Ringrazio Riccardo per avermi dato la possibilità, con questa intervista, di ripercorrere con immenso piacere il mio cammino marziale.