venerdì 22 ottobre 2010

Il 'reference'

Ospito con grande piacere l'articolo che segue, scritto da Vito Armenise, rigurado il concetto di 'reference', cui abbiamo fatto cenno nei giorni scorsi. Buona lettura e grazie a Vito per aver accolto l'invito a scrivere su questo blog! Chi vuole leggere l'articolo in pdf, corredato dalle immagini scelte dall'autore, me lo richieda via mail.

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La teoria del Reference (置 – Wai Ji), in termini semplici, si riferisce al modo in cui il praticante del Wing Chun posiziona ed indirizza i propri movimenti verso un punto preciso nello spazio.

Per comprenderla bisogna prima di tutto parlare di Yin, Yang e del simbolo che li rappresenta.

Il simbolo di Yin/Yang, mostra che in natura ci sono 2 forze opposte e complementari che agiscono, in continue mutazioni, all’unisono.

Di tutti i principi legati a questo simbolo, in questo momento per la teoria del reference ci interessano solo queste:
  1. Non esiste Yang senza Yin e viceversa. Non è possibile creare solo una delle 2 forze;
  2. Le 2 forze, pur essendo sempre presenti insieme contemporaneamente, hanno natura opposta: Yang è attiva, Yin è passiva;
  3. Yin e Yang sono presenti nel movimento.
Possiamo trasportare i principi sulla natura delle forze Yin e Yang nel Wing Chun, dicendo che alcune tecniche si possono definire “attive” e altre “passive”.

Le tecniche “attive” - Yang, sono che hanno come effetto il colpire o lo spingere l’avversario.

Le tecniche “passive” - Yin sono quelle che tendono ad assorbire e/o prendere “in prestito” l’energia dell’avversario.

Per generare tecniche che abbiano una natura Yin o Yang, riprendendo il principio sopra esposto, serve un movimento.

Il movimento che viene preso in considerazione, ispirato dal simbolo stesso è la rotazione.

La rotazione è il movimento che riesce ad aggiungere forza centrifuga, o centripeta, alle nostre tecniche. La forza centrifuga servirà alle nostre tecniche Yang, la forza centripeta alle tecniche Yin.

Un effetto della rotazione è quello che viene chiamato “arco di potenza” che servirà a farci comprendere dove mettere a fuoco i nostri bersagli.

Per comprendere l’arco di potenza, si può immaginare un giocatore di golf che per prima cosa posiziona la pallina esattamente tra le sue gambe, dopo di che esegue uno swing per colpirla con il massimo della forza. 

Lo swing è a tutti gli effetti un arco che serve generare potenza, con il suo massimo esattamente al centro dell’arco, passato il quale la velocità tenderà a diminuire fino a fermarsi all’altro estremo dell’arco. Ecco perché la pallina viene posta tra le gambe.

Se invece di essere verticale, immaginiamo questo arco di potenza orizzontale, allora lo possiamo applicare alle tecniche di Wing Chun collegate alla rotazione.

L’arco di potenza nel nostro caso parte da un lato e accelera fino alla linea centrale, dove raggiunge il suo massimo.

Il Wing Chun mostra tutto questo nella forma 尋橋 - Chum Kiu.

La Chum Kiu per la prima volta introduce la rotazione con il concetto di Yin/Yang e di conseguenza, l’arco di potenza.

La parte Yang del Reference lo si ritrova in 2 tecniche: la rotazione con il pugno, all’inizio della forma e il Bong Sau con rotazione (Choh Ma). 

I primi 2 elementi del Reference visualizzano e applicano la parte Yang dell’arco di potenza.

Entrambi si fermano sulla linea centrale per indicare che lì c’è il massimo della potenza esprimibile. Se ci si ferma prima, non si è raggiunto il massimo, se ci si ferma dopo si è già in fase di decelerazione.

Come la pallina è al centro dell’arco di potenza del golfista, l’avversario è al centro dell’arco di potenza del praticante del Wing Chun.
 
Un altro motivo per cui l’avversario deve sempre essere sulla linea centrale!

Il terzo elemento del Reference (il Lan) spiega la parte Yin dell’arco di potenza.

Il Lan della forma infatti segue una rotazione contraria a quella del Bong, sfruttando la seconda metà dell’arco di potenza.

Per rendere efficace la tecnica, non bisogna più pensare però ad una seconda metà dell’arco, ma ad un arco che parte dalla linea centrale e termina alla fine della rotazione. Ecco perché il Lan della forma parte dal Bong che è in linea centrale. In questo modo l’arco Yin non è più in decelerazione ( perché oltre la linea centrale), ma anch’esso in accelerazione.

La forma mostra anche che le tecniche Yin, non devono essere puntate sulla linea centrale, ma devono seguire il corpo e puntare sulla linea centrale propria.

Fin qui le basi per capire i vari elementi in gioco. Se però prendessimo le tecniche Yin e Yang separatamente, come fa la forma in quelle sequenze, andremmo contro uno dei principi del simbolo di Yin/Yang che abbiamo visto prima: Yin e Yang si formano contemporaneamente.

La forma ci ha presentato gli elementi in gioco, ma associandoli alla teoria taoista ci sta dando anche quest’ultima informazione: con una rotazione si crea l’opportunità di eseguire contemporaneamente una tecnica Yin ed una tecnica Yang, come mostrato dalle figure seguenti.

L’utilizzo contemporaneo delle braccia è una caratteristica del Wing Chun che offre diversi vantaggi:
  • Attaccare e difendersi simultaneamente. Siccome una singola rotazione può essere usata per potenziare 2 differenti movimenti (una Yin e una Yang), il praticante di Wing Chun può lanciare il suo contrattacco immediatamente, nel momento stesso in cui esegue la difesa, usando la struttura per “velocizzare” il suo contrattacco.
  • Uso dell’angolo tagliente. Ogni tecnica che sfrutta in modo corretto il reference, intercetterà l’attacco avversario con un angolo vantaggioso di 45°, che produce un trapping;
  • Apre la linea. Quando le tecniche Yin e Yang sono usate contemporaneamente, la tecnica Yin “pulisce” la linea centrale per permettere alla tecnica Yang di avanzare e colpire;
  • Corretto focus delle tecniche. Siccome tutte le tecniche Yang sono puntate sulla linea centrale, queste colpiranno l’avversario nel modo più diretto possibile ottenendo come effetto anche la destabilizzazione del suo equilibrio;
  • Facing migliorato. Le tecniche Yin seguono sempre il corpo del praticante che le esegue (linea centrale propria), a 45° dalla linea centrale. Questo movimento permette di portare l’avversario fuori posizione esponendo il suo lato cieco.
Vito Armenise

1 commento:

jerome ha detto...

no dico, su questo post che è pieno di informazioni e indicazioni e che potrebbe essere fonte di disquisizione, neanche un commento, quello invece sulla notizia che Riccardo lasciava l'IDPA, quindi una semplice notizia, 1000 commenti... BOHH valli a capire sti marzialisti...