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venerdì 21 gennaio 2011

La finalità della pratica del Wing Chun Kuen

Parto dalla fine, tanto per chiarire subito la mia posizione. La finalità ultima della pratica del Wing Chun Kuen è quella di ottenere un perfetto equilibrio fra il corpo e la mente attraverso la pratica (sul Tatami o altrove) di un'ampia gamma di tecniche fisiche e di movimenti a corpo libero. 

Uno può arrivare stanco e preoccupato all'allenamento, ma ne esce sempre stimolato, sia fisicamente che psicologicamente, soprattutto per il lavoro svolto per scaricare la propria aggressività. Raggiungere tale scopo implica tutta una serie caleidoscopica di obbiettivi intermedi, con una trascendenza umana e sociale che è alquanto bella e sconosciuta. 

Anzitutto dobbiamo prendere coscienza del nostro corpo, per poterlo accettare, con la rottura di tutti gli impedimenti ossessivi sia a livello individuale che di gruppo, che possono impedire il nostro sviluppo. La presa di coscienza comincia quando si sentono i primi indolenzimenti muscolari, allo stesso modo di quando si percepisce l'irrigidimento muscolare o il rilassamento.

Stare a sentire il corpo e il modo in cui lavorano i muscoli, in accordo con il principio della massima stabilità e del risparmio energetico è un altro punto molto importante per la nostra pratica. Nello stesso momento è fondamentale rieducare la capacità corporea al gioco, con i vari esercizi di Chi Sau e Lat Sau, per esempio. 

Se ci pensate bene, durante gli allenamenti rivitalizziamo la sfera sensitiva e sensoriale attraverso il lavoro della colonna vertebrale, del basso addome e della zona pelvica, per avere una percezione sempre migliore del movimento di questa macchina perfetta ed imperfetta allo stesso tempo chiamata corpo umano.

Il controllo del corpo è un obbiettivo assai difficile da raggiungere. In tutti gli anni di pratica ho conosciuto solo due o tre persone in grado di muoversi con estremo controllo di ogni singola parte del corpo. La conoscenzadel proprio asse corporeo, del volume (dimensione corporea) e del movimento con il massimo risparmio energetico permette un utilizzo corretto del corpo nello spazio; parlo sia del corpo individuale che di quello del gruppo, il che significa che il rapporto con gli altri nonché i movimenti si addolciscono e si fanno meno convulsi.

Attraverso la pratica dobbiamo riuscire ad acquisire la capacità per passare dal rilassamento totale all'esplosione del Ch'i per ritornare subito al rilassamento, come fanno gli animali in natura. Con un serio allenamento è possibile migliorare i bioritmi e l'utilizzo della propria energia vitale, sia per la conoscenza interna del corpo che per l'ottimizzazione del respiro, riuscendo a fare in modo che le costanti vitali - ritmo respiratorio, flusso sanguigno, etc. - raggiungano un valore più equilibrato.

Sin dall'inizio, attraverso la pratica delle forme, il praticante viene stimolato a sviluppare la volontà, la costanza, il desiderio di superarsi, l'umiltà nell'accettare le proprie limitazioni e la capacità per sopportare il dolore fisico (con le pratiche connesse al condizionamento - 打三星 (Da Saam Sing), etc. -. Con lo stesso lavoro e con quello in coppia, si sviluppa un'armonica coordinazione muscolare, in sequenza progressiva, per dare potenza all'istante del possibile impatto, il che obbliga il praticante a controllare il suo sistema nervoso, impiegando soltanto quei muscoli che richiede la tecnica e mantenendo rilassati gli altri per evitare di disperdere la forza. Questa coordinazione ha il vantaggio immediato di dare all'allievo una vera sensazione di piacere fisico, il sentirsi completamente padrone del proprio corpo.

Eppure i benefici non finiscono qui. Il Wing Chun Kuen facilita la iberazione ed il controllo dell'aggressività nella pratica normale nel combattimento senza KO, grazie a un rigoroso autocontrollo psicosomatico.  Ricordiamo che l'adrenalina si libera con il grido e l'esplosione violenta della tecnica, ma per questo bastano un paio di minuti. Mantenere quella tecnica più a lungo ha un effetto negativo che annulla la liberazione ottenuta.

Mi spiego meglio: l'allievo arriva alla lezione con la dose di adrenalina accumulata durante la sua attività giornaliera (lavorativa, familiare, sociale, affettiva). Quella quantità si libera facilmente nel tempo suddetto, ma se persistiamo nello stimolare la sua aggressività, arriva un momento in cui la stanchezza e l'imposizione cominciano di nuovo ad agire su di lui, attivando ancora la secrezione di adrenalina. Ci sono casi di comparsa di vero e proprio odio per l'istruttore che pungola in modo ingiustificato l'allievo, che lo considera una figura onnipotente, al contempo amata e temuta. Un esempio chiaro, come nelle terapie, di rapporto
asimmetrico.
La liberazione di energie negative, come gli eccessi di calorie, le angosce e le paure fisiche e psichiche attraverso il movimento corporeo aiutano ad ottenere un perfetto equilibrio e controllo del respiro e, di conseguenza, della concentrazione e del rilassamento, nonché un adeguato sfruttamento dell'energia che immettiamo nel corpo durante l'inspirazione.

Pian piano si genera una gradevole sensazione di sicurezza che facilita in grande misura il vivere sociale. Quando dedichiamo tempo a sufficienza alla pratica, viene fuori un'eccellente flessibilità, elasticità, forza muscolare e ringiovanimento del corpo, nonché una grande resistenza muscolare per tutti i tipi di sport o lavori fisici.
In merito alla comunità con la quale si vive e si entra in simbiosi, troverete una calda sensazione di solidarietà dovuta alla pratica collettiva, al frequentarsi stabile e duraturo. In questa famiglia ci si potrà sentire davvero a casa, però, solo se saranno chiariti sin dall'inizio i punti fondamentali per la convivenza, altrimenti si rischierà sempre di cadere in un clima da sètta o in una collettività impersonale o, peggio, spersonalizzata, dove ci si sentirà solo numero tra numeri.

giovedì 26 novembre 2009

Wu De o Mo Dak, l'importante è applicarlo!

Nel mondo delle Arti Marziali di origine cinese si è sempre parlato del cosiddetto Wu De (in mandarino) – 武德 -, l’etica marziale, letteralmente traducibile come ‘i cinque poteri’ o ‘le cinque virtù’. Gli ideogrammi che lo compongono fanno riferimento all’insieme di regole etiche a cui deve sottostare il praticante di Gong Fu.


Che cos’è quest’etica marziale, nella sostanza? Il Mo Dak (in cantonese) è l’interiorità della persona, nonché il suo comportamento esteriore. Si tratta di una espressione della nostra umanità opposta all’essere egoista. Si tratta del proteggere e del perseguire un codice d’onore. Seguire il Wu De significa essere una brava persona che aiuta sinceramente gli altri, che si dona.Mo Dak significa anche avere la capacità di apprezzare l’Arte e lo sforzo del Docente.
Invece di guardare l’Arte come qualcosa che si può comprare e vendere, l’etica ci permette di guardare l’Insegnante come una persona che fornisce un servizio alla comunità, facendo apprezzare l’Arte in generale e quelli che non la conoscono. Il Mo Dak entra in gioco quando un SiFu accetta nuovi studenti. L’Insegnante accetta solo coloro che sono realmente interessati ad apprendere l’Arte. Solo i potenziali studenti che mostrano un interesse vera e un’infinita umiltà vengono accettati come i nuovi studenti.
La capacità di apprezzare veramente tutto ciò che è intorno a noi è consapevolezza del Wu De. Nel Gong Fu si pratica per ottenere livelli più elevati di consapevolezza e per apprezzare le cose nel loro complesso. Essere nel momento e lavorare per rendere questa consapevolezza un’abitudine è seguire l’etica marziale. Così, quando si pratica un’Arte Marziale non lo si fa solo per ottenere livelli superiori di consapevolezza. Si deve tendere a sviluppare di più la capacità di controllare l’aggressore. 

Si deve sviluppare un apprezzamento particolare per tutto ciò che sta accadendo in ogni momento. Bisogna trascendere la cultura e la legittima difesa, bisogna arrivare a vivere il qui e l’ora per sviluppare maggiori livelli di consapevolezza in ogni momento dell’esistenza. L’etica marziale è stata molto spesso trascurata nelle palestre italiane di Arti Marziali, sebbene si tratti della prima cosa che un praticante dovrebbe comprendere e sforzarsi di applicare nella sua vita di tutti i giorni.

Il Wu De è stato spesso utilizzato solo per acquisire credibilità nei confronti dei propri Allievi, tendendo a parlar male di altre realtà marziali, per far capire che la propria è la migliore. Così, quando altri usano lo stesso metro di giudizio, il Wu De viene sfruttato e messo in mezzo per difendersi dagli attacchi esterni. Eppure il Mo Dak è così importante che non può essere relegato ad una semplice azione di comodo. Va coltivato ogni giorno.

La mia Scuola ha focalizzato la sua attenzione su questo concetto ed è per questo che siamo uniti sotto la sua bandiera nel rispetto reciproco per diffondere la cultura delle Arti Marziali. La Scuola è ispirata proprio a questo principio di scambio e di rispetto verso le altre realtà.

Ma da dove deriva il Wu De? Quasi tutti lo fanno risalire al testo Tradizione di Zuo, Cronaca di Zuo o Commentario di Zuo – 左传, Zuo Chuan in mandarino, Jo Chyun in cantonese -, a seconda delle traduzioni. Si tratta della più antica cronaca cinese in forma narrativa e copre il periodo compreso tra il 722 ed il 468 a.C.. La Cronaca fu attribuita a Zuo Qiuming. Si tratta di un commento agli Annali delle primavere e degli autunni, ma alcuni ricercatori ritengono che sia un testo indipendente della stessa epoca degli Annali. La maggior parte degli storici lo fa risalire al periodo dei regni combattenti.

Il Commentario dedica un intero capitolo, lo Xuan Gong Shier Nian (宣公十二年), all’elencazione delle sette virtù che ha la marzialità (Wu You Qi De - 武有七德): Jin Bao (禁暴): trattenersi dalla violenza; Ji Bing (戢兵): cessare le ostilità; Bao Da (保大): proteggere la grandezza; Ding Gong (定功): successo stabile e tranquillo; An Min (安民): salvare il popolo; He Zhong (和众): numerose amicizie; Feng Cai (丰财): ricchezza abbondante.

Fino ai giorni nostri, lo studio dell’arte del combattimento è stato oggetto di osservanza delle cinque virtù fondamentali Wu Chang (五常) indicate dal Confucianesimo: Ren (仁), la benevolenza, l’umanità e la bontà; Yi (义), la giustizia, la rettitudine e l’equità; Li (礼), l’ordine, le regole di condotta e l’ideale; Zhi (智), la saggezza, l’intelligenza e l’ingegno; Xin (信), la verità, il tener fede alla parola data, la sincerità e la coerenza. Queste virtù regolano sia i rapporti all’interno del Kwoon (la Scuola) sia il comportamento del praticante in seno alla società e costituiscono una caratteristica per poter proseguire il proprio cammino nelle Arti Marziali Tradizionali.

In sostanza, quindi, le virtù del Wu De sono insite nella cultura cinese di derivazione confuciana, ma affondano le proprie radici proprio nell’essenza stessa del Sol Levante. Le varie Scuole di Gong Fu nella storia cinese hanno elaborato il loro dettagliato codice di etica marziale. La Scuola di Shaolin (o Siu Lam), per esempio, ha stabilito i dieci comandamenti (少林十戒约 – Shaolin shijie yue) per i suoi seguaci. I doveri sono di due tipi: legati alla mente (填情德, Tianqingde) o alle azioni (填情勋, Tianqinxun). I primi sono il rispetto (竦,Song), l’umiltà (谦卑, Qianbei), la rettitudine (义, Yi), la fiducia (孚, Fu) e la lealtà (忠, Zhong). I doveri delle azioni riguardano la volontà (要, Yao), la resistenza (耐力, Naili), la perseveranza (恒性, Hengxing), la pazienza (耐心, Naixin) e il coraggio (勇, Yong).

Se queste sono le virtù che dobbiamo seguire come praticanti di Arti Marziali è chiaro che nelle nostre Scuole richiediamo il rispetto della vita umana, per esempio. Il praticante di Arti Marziali deve rispettare la vita umana, perché il Wu Shu trae origine proprio dall’esigenza di proteggere la vita stessa.

Poniamo particolare attenzione ai principi etici: i principi etici forniscono le basi per il mantenimento di relazioni stabili tra gli uomini e, quindi, tra l’uomo ed il contesto sociale. Chi vuole apprendere il Wu Shu deve rispettare questi principi. Bisogna conservare anche una notevole attenzione alla condotta morale: mentre si apprendono le abilità marziali, si devono anche coltivare le qualità morali; il senso di giustizia, la diligenza, la persistenza, l’onestà e l’impegno a lavorare duramente.

Il rispetto per l’Insegnante e la cura reciproca è la regola base di ogni Kwoon: bisogna impegnarsi duramente in tutto ciò che il Maestro insegna; sia il Maestro che l’Allievo devono prendersi cura reciprocamente e fare tesoro della relazione che si instaura tra di loro. Ci vuole una buona dose di modestia, ma anche di ardore: colui che studia le Arti Marziali dovrà cercare di migliorare la propria abilità e rifiutare di diventare arrogante e fare mostra della propria bravura per sminuire gli altri.

Si deve imparare gli uni dagli altri per migliorare ed essere uniti e collaborare insieme. Sembra superfluo dirlo, ma è necessario lasciare fuori dal Kwoon i rancori personali e l’invidia: nell’apprendimento del Wu Shu si punta all’auto-difesa ed a migliorare le proprie condizioni fisiche. Non si dovrebbe mai contendere con qualcuno seguendo i propri rancori o per intimidire il più debole. Non si devono utilizzare le capacità marziali per essere prepotenti o per reagire alle provocazioni. La persistenza e la perseveranza sono le ultime due qualità richieste nelle nostre Scuole: la pratica delle Arti Marziali è un duro compito che richiede tempo e sforzi notevoli.

Costanza e persistenza sono necessarie. Bisogna studiare e provare a comprendere pienamente i significati intrinsechi ed essenziali di ogni sequenza. La vera essenza e del Wu Shu può essere appresa solo attraverso la resistenza e l’elasticità anche dei movimenti corporei.

La mia voglia di insegnare è nata dalla volontà di permettere la divulgazione degli insegnamenti etici, culturali e pratici del Gong Fu, in tutte le sue forme, affinché ognuno di noi possa conoscere meglio se stesso e gli altri, diventando più forte interiormente ed esteriormente, migliorando la propria salute ed entrando in contatto diretto con il mondo delle discipline orientali. Dobbiamo imparare a vincere i nostri limiti, migliorando le potenzialità fisiche e mentali.

Un praticante può essere pieno di talento e lavorare impegnandosi duramente (Gong Fu – 功夫 -, appunto), ma se non dimostra di essere moralmente degno, non riceverà un’istruzione completa dal suo Maestro. Generalmente un Maestro esamina per anni la morale di un possibile Allievo prima di insegnargli ogni conoscenza in suo possesso. L’approccio all’Arte Marziale è quindi incentrato sul codice di condotta marziale, chiamato proprio Wu De: umiltà, rispetto, rettitudine, fiducia, lealtà; volontà, resistenza, perseveranza, pazienza, coraggio. Nelle nostre Scuole cerchiamo di insegnare Gong Fu mostrando i principi, gli allenamenti, i metodi e le tecniche nel modo più chiaro possibile, sempre all’insegna del codice marziale.

未曾学艺先学礼,未曾习拳先习德
Chi vuole studiare l’arte deve innanzitutto rispettare l’etichetta (i riti), colui che vuole apprendere le tecniche marziali deve prima di tutto acquisire la virtù

心正则拳正,心歪则拳偏
Se il cuore è retto il pugilato sarà corretto, se il cuore è deviato, il pugilato sarà parziale


练武先练德,教人先教心
Per allenare la marzialità prima si deve allenare la morale, per insegnare all’uomo prima si deve insegnare al cuore

giovedì 19 novembre 2009

Cenni sulle origini marziali

Vi invito a leggere l'articolo che segue, scritto dalla cara Nunzia, che saluto con affetto.
 
Esiste un gran numero di leggende sull’origine delle arti marziali cinesi. Quello che si sa di sicuro è che le prime rappresentazioni artistiche di uomini (probabilmente soldati) in posa marziale risalgono al periodo preistorico (oltre 4000 anni fa). Le arti marziali cinesi rimasero essenzialmente composte da una serie di danze di guerra e da esercizi fisici di preparazione militare fino al periodo denominato “primavere ed autunni” (770 – 476 a.C.) dove nacquero e si svilupparono le grandi correnti filosofiche cinesi come il Taoismo ed il Confucianesimo. In questo periodo le tecniche marziali iniziarono a fondersi con la filosofia e la religione fino a diventare un argomento di studio persino nei monasteri. In genere, quando si parla di Kung-Fu si può più semplicemente prendere come punto di riferimento lo stile Shaolin originario, cioè quello fondato da Bodhidharma nel 500 d.C. circa nell’omonimo monastero.
Le varie persecuzioni religiose che avvennero sotto le dinastie imperiali segnarono il declino di molti templi (fra cui il famoso tempio di Shaolin) e la nascita di “scuole” di arti marziali molto simili a sette segrete ed esoteriche. Questo portò ad un frammentarsi delle tecniche e delle conoscenze dando vita a migliaia di stili molto differenti fra loro, senza contare gli innumerevoli stili detti “del contadino” praticati dagli abitanti delle campagne e che si tramandavano di generazione in generazione.
La principale suddivisione tra gli stili è tra interni ed esterni. Esiste anche un’altra importante categorizzazione, nata dalle esigenze di adattamento alle condizioni geografiche in cui le arti marziali venivano praticate, quella tra stili del nord e stili del sud. Nel nord della Cina venivano praticati stili con posizioni ampie, con un gran numero di tecniche di gamba e di salti acrobatici. Nel sud invece gli stili si sono caratterizzati per un minore utilizzo delle gambe e per posizioni più corte, questo probabilmente a causa del fatto che in queste regioni vi erano molte risaie, in cui era difficile poter utilizzare gli arti inferiori per combattere.

lunedì 14 settembre 2009

Lezioni individuali e private

Dopo varie riflessioni in proposito, da qualche settimana ho iniziato ad accettare alcuni studenti che mi hanno chiesto di potersi allenare in privato con me. Cosa significa studiare privatamente il Wing Chun Kuen? Cerco di chiarire alcuni punti che penso possano essere interessanti per tutti.

In linea generale, sono sempre stato convinto che le lezioni private, specialmente nel mondo malsano e degradato del Wing Chun italiano, fossero solo un modo molto semplice per percepire un bel po' di euro, in modo semplice e senza troppa fatica. Effettivamente nella mia esperienza - ormai decennale - nel campo, ho capito che molti hanno utilizzato questa pratica proprio per arrotondare gli stipendi.

Da un anno un po' di ragazzi mi stavano pressando, affinché aprissi le porte allo studio "privato", così, dai primi di settembre, ho deciso che è arrivato il momento di dedicare più tempo ad alcuni di loro, affinché accelerino il corso di studi e si chiariscano alcune idee precedentemente confuse da altri. Chiariamo anzitutto cosa significa il "Privato".

Partiamo dal presupposto che la pratica del Gong Fu (dai, per una volta fatemelo scrivere nella maniera esatta...) è sempre stata tramandata a piccoli gruppi o a singole persone. I corsi in palestra, così come li abbiamo conosciuti negli ultimi 30 anni, sono nati solo nella seconda metà del Novecento. Ciò significa che in precedenza lo studio era sempre appannaggio di pochi piccoli gruppi o, per lo più, di singoli discepoli dei Grandi Maestri.

Con il GM Yip Man si iniziano ad aprire le porte verso l'esterno, con i primi gruppi più folti di studenti, un'organizzazione sportiva, etc. Possiamo dire che si commercializza il Wing Chun? Probabilmente sì, ma da un certo punto di vista è stato un bene, altrimenti oggi non saremmo stati qui a studiare questa bellissima Arte Marziale.

Lo studente privato o "a porte chiuse", come si usa dire, diventa il discepolo prediletto dal Maestro, che riversa in lui tutta la sua saggezza. Per il GM Yip Man il discorso è un po' diverso, perché riversò la sua saggezza in vari studenti privati, che impararono ognuno qualcosa di particolare, come se il GM abbia voluto trasmettere un pezzetto di conoscenza ad ognuno...

Per anni le lezioni private sono state un po' il mito del Wing Chun, perché, oltre a costare un occhio della testa, sono sempre state "concesse" a pochissimi allievi-insegnanti. Oggi il mercato del Wing Chun - di questo si tratta - è aperto, quindi si possono trovare prezzi assolutamente fluttuanti, che vanno dai 20 ai 100 euro l'ora - per quanto m'è dato di sapere -, per singola lezione di un'ora.

Chiaramente il costo è alto, perché allo studente privato si dovrebbe dare la conoscenza più specifica del sistema, nonché i particolari dello stesso, che permettono al discepolo di fare quel balzo in avanti che lo porterà a diventare Insegnante. Io ho preso lezioni private da diversi Insegnanti, di ogni ordine e grado, riuscendo quasi sempre a trarre beneficio, ma ho visto anche tanti studenti privati, come me, degli stessi Insegnanti, che non hanno fatto questo balzo. Il motivo è presto detto...

La lezione individuale è molto intensa, perché si affinano i movimenti, si apprendono bene i principi e si correggono le forme, così come le two man set (chiamate "sezioni" nel sistema di SiJo Leung Ting). Questo comporta una notevole dose di concentrazione da parte dell'Allievo, ma, soprattutto, una dose massiccia di buona volontà da parte dell'Insegnante. Qualora manchi una sola delle due, la lezione risulta essere completamente inutile. Mi è successo qualche volta e vi assicuro che spendere tanti soldi senza apprendere qualcosa di nuovo, oltre ad essere avvilenti, ti rovina tutta la giornata...

Detto questo, l'altra componente fondamentale che molti hanno ignorato si chiama sudore, allenamento o pratica. In sostanza, l'illusione che molti Insegnanti hanno dato agli Allievi è stata quella di poter apprendere il sistema tramite queste "maledette" ore private, senza bisogno di ripetere e ripetere ancora il programma studiato. Ecco che nascono i grandi equivoci pubblici, per cui i praticanti di Wing Chun non sarebbero soliti allenarsi duramente, sudare o lottare. La maggior parte della colpa, secondo me, va data agli Istruttori della vecchia federazione egemone in Italia, che illusero decine di praticanti con questo mito dell'arte marziale perfetta, con colpi mortali e segretissimi, che avrebbe fatto diventare forte chiunque con le sole lezioni private. Disonesti!

Nel momento in cui l'Allievo decide di prendere delle lezioni individuali deve farlo per un solo motivo: affinare la pratica, aumentare le ore di studio e correggere errori pregressi. Non pensate di ricevere lezioni private per diventare Istruttori, per fare i buttafuori o per combattere nei circuiti MMA. Questo tipo di esigenze richiedono un altro tipo di lavoro, al quale si può pure affiancare l'ora privata, ma che ha bisogno di ore ed ore di allenamento, di magliette sudate, di lividi, affaticamento muscolare e tanti litri d'acqua...

Nel momento in cui l'Insegnante decide di dare lezioni private io penso che debba farlo nella consapevolezza di essere sul punto di consegnare all'Allievo le nozioni più avanzate, più precise e più dettagliate che conosce. Questo significa che non si può inventare un movimento e costruirci sopra una sezione inesistente. Non può perdere tempo a parlare del passato o di cose private. Quell'ora è preziosa, perché l'Allievo potrebbe trarne giovamento per tutto il resto della sua vita marziale. L'importante è essere coscienti che l'ora individuale è diversa dall'allenamento in palestra, è dedicata solo all'Allievo (disprezzo gli Insegnanti che le usano per allenarsi con gli Allievi avanzati!) ed è un momento di profonda concentrazione fisica e mentale.

Se l'Allievo riesce a cogliere appieno l'insegnamento del suo Maestro e poi lo fa suo attraverso ore di allenamento intensivo, da solo o in coppia, allora l'ora privata, la lezione individuale, diventa una gemma preziosa, un'oasi nel deserto, una benedizione dall'alto! Per esserlo, però, oltre all'allenamento continuo e costante dell'Allievo, ha bisogno di un'altra cosa importantissima: una didattica, un percorso specifico, un programma.

L'assenza di un programma preciso, di una didattica studiata per il singolo Allievo, di un percorso ben pianificato richia di essere controproducente per l'Allievo. Ve lo dico perché mi è capitato parecchie volte di dover chiedere a diversi Insegnanti di seguire un filo logico, perché spesso tendono ad andare per la tangente, facendoti perdere del tempo prezioso e...pagato!

Ciò significa che ogni lezione deve essere il seguito di quella precedente. Io sono solito controllare il lavoro svolto precedentemente, prima di procedere. Magari preferisco fare lezioni di 75 minuti, controllando il lavoro svolto, piuttosto che procedere sempre avanti, col rischio di lasciare qualcosa indietro. Penso che sia fondamentale un percorso didattico specifico per ogni persona, perché ognuno deve lavorare sulle proprie lacune; non essendo tutti uguali nel recepire le informazioni, dobbiamo saper adattare i programmi ai singoli Allievi.

Per quanto riguarda i costi delle lezioni, a me sembra che il mercato italiano sia un po' impazzito. Ho sentito parlare di 100 euro l'ora, ma anche di più. Con tutto il rispetto che porto per qualsiasi Maestro, penso che certe cifre siano davvero esorbitanti, troppo esose e, per certi versi, assurde. Un'ora di lavoro è uguale a tutti i livelli. Probabilmente cambia la qualità della materia insegnata, ma posso capire una variazione di 50 o 80 euro, non di più. Non parliamo delle lezioni individuali sui programmi avanzati o sulle armi... Cari Maestri, diamoci tutti una regolata, perché la corda, prima o poi, si spezzerà...

Dal canto mio, ho deciso di accettare degli Allievi privati con una conditio sine qua non: si devono allenare anche in palestra o, quantomeno, con gli altri Allievi, almeno due volte alla settimana sul programma che stanno studiando. Penso che questo sia un gesto di onestà intellettuale, poiché l'assenza di allenamento rischia di portare l'Allievo sul binario morto di cui parlavo prima, nel quale trova solo l'illusione di star percorrendo una strada...che lo porterà contro il muro della realtà.

Spero che questo breve post sia utile a tutti quelli che vogliono intraprendere il cammino delle lezioni private, non importa se con me o con altri, la sostanza non cambia. Non fatevi derubare, cercate di pianificare un percorso e di intraprendere una strada certa, in modo da poter sempre controllare a che punto siete arrivati e cosa vi aspetta davanti.