Sempre più spesso mi ritrovo a meditare. La meditazione è il cuore della pratica delle Arti Marziali Tradizionali, al di là degli altri aspetti pur importantissimi delle stesse. Ritrovare se stessi, sedere in armonìa con sé e col mondo, essere nel mondo e concentrarsi sul vuoto, questo è uno dei punti più alti della meditazione.
坐 [zuò] è formato da due persone 人 [rén] che siedono a terra 土 [tǔ] In Cantonese è reso come /Choh/ o /Joh/.
禅 (forma semplificata di 禪) [chán] è propriamente la meditazione; deriva da 礻(o 示) [shì], l'altare, e da 单 (la cui forma tradizionale è 單) [dān], utilizzato per la sua fonetica. In Cantonese è /Sim/ o /Sihn/.
Come nel nostro caso i due ideogrammi sono utilizzati assieme per rendere l'espressione di "sedere in meditazione" - 坐禅 -. La parola Chán viene dal Sanskrito, Dhyāna, pronunciata Zen in Giappone. Da qui la famosa posizione Zazen, che poi è il nome più conosciuto.
Nel taoismo esisteva già 坐忘, Zuò Wàng (Choh Mohng in Cantonese), "sedersi nell'oblìo", ma mettere insieme la tradizione taoista e quella, più antica, sanskrita, fu la chiave del Buddhismo Chàn per onorare gli antenati e coniugare tradizione e modernità. È molto importante capire che non si tratta di una tecnica per realizzare un desiderio, uno strumento per ottenere qualcosa o raggiungere un fine. Se così fosse saremmo lontani dalla concezione spirituale della gratuità. Questa è realizzazione spirituale stessa. Se si comprende questo, si capisce perché nella tradizione delle Arti Marziali cinesi prevalere non è il fine da perseguire.
Per me la pratica di Zuò Chán è venuta dopo aver imparato a tenere una postura giusta, eretta, con la conseguente respirazione naturale. Sono partito dalla respirazione che ristagnava all'altezza del plesso solare, per poi riuscire a farla scendere verso il Dan Tian più basso. Ho imparato ad impiegare più di due minuti ad espirare, dopo aver letto che il Buddha colse l'Illuminazione sotto l'albero della Bodhi proprio durante l'espirazione...
Tutte le nostre tecniche devono essere un allenamento della respirazione e Zuò Chán non deve essere da meno, all'inizio. Al più presto, però, va abbandonato questo fine, per raggiungere l'assenza del fine, il sedere nel vuoto per meditare. Nella posizione che vi descrivo si raccolgono tutte le energie, lasciando scorrere via tutti i pensieri, allentando tensioni, dedicandosi a sé.
Bisogna sempre rimanere vigili, pur essendo distaccati, mai chiudere gli occhi, concentrarsi sul vuoto, non visualizzare. La visualizzazione è una cosa totalmente diversa. Zuò Chán è allenamento all'inazione, non azione a sé. Aiuta a conferire una dimensione differente anche alle forme, se praticata con regolarità. Coltivate lo spirito, altrimenti le vostre forme, le vostre tecniche e la vostra vita saranno senza Qi, senza vita.
Per me la pratica di Zuò Chán è venuta dopo aver imparato a tenere una postura giusta, eretta, con la conseguente respirazione naturale. Sono partito dalla respirazione che ristagnava all'altezza del plesso solare, per poi riuscire a farla scendere verso il Dan Tian più basso. Ho imparato ad impiegare più di due minuti ad espirare, dopo aver letto che il Buddha colse l'Illuminazione sotto l'albero della Bodhi proprio durante l'espirazione...
Tutte le nostre tecniche devono essere un allenamento della respirazione e Zuò Chán non deve essere da meno, all'inizio. Al più presto, però, va abbandonato questo fine, per raggiungere l'assenza del fine, il sedere nel vuoto per meditare. Nella posizione che vi descrivo si raccolgono tutte le energie, lasciando scorrere via tutti i pensieri, allentando tensioni, dedicandosi a sé.
Bisogna sempre rimanere vigili, pur essendo distaccati, mai chiudere gli occhi, concentrarsi sul vuoto, non visualizzare. La visualizzazione è una cosa totalmente diversa. Zuò Chán è allenamento all'inazione, non azione a sé. Aiuta a conferire una dimensione differente anche alle forme, se praticata con regolarità. Coltivate lo spirito, altrimenti le vostre forme, le vostre tecniche e la vostra vita saranno senza Qi, senza vita.
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