venerdì 21 agosto 2009

Il Tao come stile di vita II

Continuiamo la nostra “chiacchierata” virtuale sul Taoismo e sui suoi principi guida, dopo la breve introduzione di qualche giorno fa. Il Taoismo, si diceva, è una religione o una filosofia – a seconda delle interpretazioni – la quale affonda le sue radici nello sciamanesimo dei radiosi immortali che vivevano sulle montagne sacre nutrendosi di vento. Ha avuto probabilmente origine nel V secolo avanti Cristo.

Avendo letto parecchie cose confuse sul Tao e sullo Zen, è bene pure chiarire che quando parliamo di Zen facciamo riferimento al Buddismo (o Buddhismo) Zen, la versione giapponese importata dalla Cina, definita Buddismo Chán dai cinesi. Il Buddismo Chán, a sua volta, ha preso origini dal Buddismo indiano e si è mescolato con le pratiche esoteriche taoiste. Potremmo definire lo Zen una filosofia buddista impregnata di esoterismo taoista.

Come dicevamo, alla base del Taoismo ci sono dei presupposti sciamanico-religiosi la cui origine è intuibile già dai commenti all’I Ching, per esempio, nel quale per la prima volta vengono in qualche modo definiti i primi principi taoisti, ossia lo Yin e lo Yang. Nell’I-Ching non vengono chiamati con questi nomi, ma i principi esposti sono gli stessi.

Il Buddismo è apparso molto tempo dopo rispetto al Taoismo. Quando arrivò in Cina il Taoismo aveva già conosciuto il suo massimo splendore come religione ufficiale. Gli imperatori avevano già cercato di far risalire la loro discendenza dallo stesso Lao Tze. Solo con l’avvento del Buddismo il Taoismo riesce in qualche modo a copiare la struttura organizzativa del Buddismo. Solo allora si vede la nascita dei vari ordini monastici, un simil-clero ben definito e un popolo di religiosi.


Bisogna ricordare che, pur utilizzando lo stesso termine Tao (la Via), ognuna delle tre maggiori correnti filosofiche cinesi, intende un utilizzo e un percorso ben diverso. Per i seguaci di Confucio, il Tao è la retta via da seguire, la quale si trova unicamente attraverso la rettitudine morale e la conoscenza. Per i buddisti, il Tao è la Via mostrata dal Buddha per uscire fuori dal ciclo delle nascite e delle morti. Per i taoisti il Tao è la via della natura, dove ogni cosa trova il giusto posto, nel giusto e naturale momento.

Per essere più precisi intorno alla questione relativa al Taoismo come religione o come filosofia, dobbiamo dividere le due correnti: una filosofica ed una settaria. In quella filosofica il Taoismo è stato organizzato a somiglianza della filosofia buddista: ci sono un grande sacerdote, vari monaci minori ed un popolo taoista. Sono riconosciuti anche vari Dei e Santi ad immagine di quelli cristiani, per esempio. L’altra corrente è quella settaria, nella quale vi sono pratiche più o meno ortodosse ed è guidata da singoli Maestri.

Se analizziamo la struttura filosofica del Taoismo, notiamo gli imponenti richiami alla tranquillità, che è superiore all’agitazione perché è la residenza del Tao. Lo stato di purezza e tranquillità dovrebbe basarsi sull’evitare i desideri dei sensi. Da questo punto di vista è interessante la questione relativa al sesso. C’è una bella canzone di Franco Battiato, Tao, che descrive proprio la questione. Un’altra cosa importante da non sottovalutare nella struttura filosofica taoista è la figura del saggio, che non interferisce - o lo fa minimamente - nella vita delle persone e sul corso delle cose.

La tranquillità è uno degli obbiettivi apparentemente più semplici da raggiungere, ma che rappresenta una delle prime grandi conquiste da ottenere. Per quel che riguarda i desideri da abbandonare, vi basti pensare a quante volte non vi allenate perché attirati da altro (un film alla tv, una birra con gli amici, una cena succulenta, la compagna che quella sera il mal di testa, eh eh eh, etc.). Forse sembra banale, ma anche il fatto di saper dire no a se stessi prima che agli altri contribuisce molto a migliorare l’atteggiamento necessario a mantenere lo stato di tranquillità.

Il Taoismo come religione è una via pratica che richiede una trasmissione da un Insegnante. Se sono concetti astratti non portano che a deviazioni mentali. Se lo studio resta un insieme di pensieri nella mente, si rischia di sbagliare strada. In linea di massima, i comportamenti errati vengono a galla da soli quando la pratica e la disciplina sono corrette, ma non c’è una regola precisa. Diciamo che due pilastri con cui bisogna sempre fare i conti sono la tranquillità o la quiete (Jing). Non necessariamente essere tranquilli significa stare fermi così come non significa che ci debba essere assenza di azione. L’altro pilastro è lo stato di purezza (Qing). Possiamo considerarla una qualità delle emozioni, non di qualche emozione a cui possiamo fare riferimento per comodità morale. Si tratta dell’emozione nel suo più puro momento di creazione.

Le emozioni e i desideri disperdono l’energia, ma sono necessari per vivere. Eppure solo rinunciando ai desideri si può raggiungere la tranquillità. Il Tao è un flusso vitale che genera tutto, è l’armonia universale del cosmo che unisce terra, uomo e cielo. L’armonia è la tranquillità.

Se è vero che il Taoismo affonda le sue radici nell’antica cultura cinese, bisogna ricordare che ha visto nel corso dei secoli molteplici sviluppi e declinazioni: nell’arte come nella vita quotidiana e naturalmente nella spiritualità. Sulla via del Tao, della saggezza dell’antica visione filosofica cinese, l’individuo raggiunge uno stato di armonia con il mondo naturale e lo fa integrando nella sua vita quotidiana meditazioni, attività motorie e spirituali specifiche volte a rivitalizzare il soffio vitale.

Tra i valori più importanti che il Tao ci trasmette, io metterei tra i primi il rispetto e la sincerità, la cancellazione dell’io e la pratica della non azione nei confronti delle cose quotidiane. Sono solo tre principi da perseguire sulla via del Tao, i quali, uniti a tecniche specifiche indirizzate al controllo del corpo, del respiro e delle principali funzioni fisiologiche, portano verso il Tao. Il Wu Wei, la non azione, è concetto assai caro al Taoismo, come alle Arti Marziali Tradizionali Cinesi, che da esso hanno attinto. Concetti che troviamo nel Kung Fu, sia negli stili interni che esterni delle arti marziali cinesi.

Se vogliamo scendere nello specifico della connessione tra le arti marziali ed i principi taoisti, bisogna dire che fin dall’antichità risulta affermata in alcuni dotti la convinzione che nell’aria risiedesse il principio vitale dell’universo; questo stesso era conosciuto sotto vari nomi, secondo le varie culture dei diversi Paesi, ma tutte le civiltà che lo presero in considerazione furono concordi nell’attribuirgli la vita di ogni essere animale e vegetale.

Essendo l’aria la sede di questa forma di energia primordiale, dai Cinesi chiamata Ch’i (o Chi, Ki, etc.), è molto importante che l’uomo sappia sfruttarne tutti i possibili vantaggi. Per arrivare a ciò, occorre saper estrarre dall’aria la sostanza vitale, nella maggior quantità possibile. A tal fine la cultura orientale si è sempre occupata della respirazione, quale processo vitale, mediante la concentrazione di ossigeno e, parallelamente, di Ch’i. Pensiamo quindi alla connessione tra la nostra pratica marziale e la respirazione. Senza una buona respirazione non c’è flusso d’energia e, di conseguenza, non c’è armonia.

Continua...

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