martedì 25 agosto 2009

Il Tao come stile di vita IV

Ringrazio tutti gli amici che hanno contribuito alla ricerca delle informazioni che sto cercando di trasmettere nella serie di post dedicati al Taoismo ed alle connessioni delle stesso con le Arti Marziali e con il corpo umano. Senza determinati aiuti non avrei potuto scrivere post come quello che segue. Bene o male tutti sappiamo che l’azione del corpo viene decisa e pilotata dal cervello. Per fare un esempio, se decidiamo di chiudere la mano a pugno, il cervello invierà, attraverso il nervo spinale, degli impulsi particolari, che fanno espresso riferimento a quella data azione. Essi giungeranno ai muscoli interessati, percorrendo la via più breve possibile.

Il nervo spinale, che si dirama dal midollo spinale, è collegato al muscolo mediante un meccanismo fisiologico, conosciuto come sinapsi. Gli stimoli chimici e fisici possono così essere trasmessi da una fibra nervosa ad una muscolare. Scendendo ancora in profondità, ogni cellula nervosa elabora particolari sostanze, liberate in seguito all’instaurarsi di un impulso nervoso. Tali sostanze, conosciute come mediatori chimici, agiscono sulla cellula immediatamente successiva, consentendo così in connessione sinaptica il passaggio dell’impulso da una fibra all’altra.

Del sistema nervoso ricordiamo i due mediatori più importanti: la noradrenalina, l’acetilcolina ed altri, quali la serotonina, l’acido ammino butirrico, l’acido glutamminico, la dopamina, l’adrenalina, etc. In sintesi, la sinapsi è un collegamento tra fibre nervose e, una volta colmo del mediatore chimico dell’acetilcolina, trasmette l’impulso di cellula in cellula, come ne fosse il ponte di congiunzione. Se ripetiamo molte volte di seguito un dato movimento, accade che quella cavità sinaptica, priva di cellule nervose, secernerà per lungo tempo acetilcolina, che, per le sue caratteristiche fisio-chimiche, renderà quello specifico movimento di volta in volta più lento.

Per velocizzare una tecnica si richiede quindi una profonda conoscenza dei nostri meccanismi interni, onde sopperire agli ostacoli naturali che si presentano di volta in volta. Se l’allenamento alla velocità viene perciò effettuato lasciando correre del tempo tra una tecnica e quella successiva – purché sia sempre la stessa – l’aceticlcolina avrà occasione di essere distrutta da particolari enzimi addetti a tale funzione e il movimento risulterà più rapido.

La ripetizione controllata di una tecnica particolare farà sì che venga sensibilmente accorciato il percorso che l’impulso nervoso dovrà compiere. L’abilità di ognuno deve quindi consistere nel corretto dosaggio dei tempi di intervallo tra le varie ripetizioni meccaniche dei movimenti prestabiliti e preferiti. Ma nella determinazione di un evento drammatico a volte non basta la velocità di reazione esaminata, se questa non sia prima controllata, dominando gli impulsi dell’istinto recondito e primordiale, sito in ognuno. Evidentemente vengono a galla altri fattori, più o meno conosciuti. In questa sede limitiamoci ad esaminare quello più importante.

Ogni uomo probabilmente ha sperimentato la sensazione di tensione che si manifesta all’insorgere di un grave pericolo, che minaccia la nostra incolumità. Secondo i casi, qualcuno avrà agito attivamente, finendo poi per volgere la situazione negativa a suo totale vantaggio, ma qualcun altro avrà “reagito”, restando ghiacciato dalla paura o stabilendo un nuovo record di velocità. Ecco la spiegazione: nei momenti di forte tensione emotiva, inerente il pericolo di vita od anche un pericolo per un nostro caro, la natura ci viene in soccorso con la sua complessa e perfetta organizzazione. Qui, infatti, entra in scena quella famosa sostanza, conosciuta sotto il nome di adrenalina. È un ormone secreto della sostanza midollare delle ghiandole surrenali e agisce sulla circolazione, sulla respirazione, sul metabolismo, fungendo da cardiostimolante, vasocostrittore (in tal caso, costringendosi i vasi sanguigni, la pressione aumenta e al contempo si accelerano notevolmente le principali funzioni dell’organismo) e broncodilatatore, consentendo così una maggiore ventilazione, in vista di un probabile supersforzo da compiere. La scarica di adrenalina produce anche l’effetto di velocizzare al massimo i movimenti e fornisce ai muscoli circa il doppio della normale forza fisica di un solo uomo. Ora diviene molto chiara l’importanza di saper controllare soprattutto l’adrenalina, indirizzando opportunamente a proprio vantaggio le sue potenzialità.

Anche sulla respirazione bisogna soffermarsi per bene. La respirazione è senz’altro la principale funzione degli organismi viventi e, a maggior ragione, dell’uomo, perché senza di essa la vita sarebbe del tutto impossibile. Inoltre, tale funzione, per l’importanza rivestita nel ruolo vitale, segna il destino di ognuno, in quanto, secondo come viene eseguita, possono scaturire i più disparati stati di salute. Tant’è vero che da una corretta respirazione gli immediati vantaggi consistono in una notevole vitalità dell’organismo, sia a livello fisico, sia a livello mentale: da una parte, infatti, si acquista resistenza alle malattie e vigore, dall’altra viene favorito lo sviluppo delle capacità intellettive, il controllo delle facoltà mentali ed uno stato di pacatezza attiva.

Al contrario, una respirazione errata o non controllata inibisce in modo considerevole le difese naturali del nostro corpo e non regola costantemente ed efficacemente la salute psico-fisica: da ciò deriva una precoce vecchiaia e una maggiore esposizione ai rischi di malattie fisiche e mentali, tra cui, in special modo, quelle relative agli stati emotivi, come, ad esempio, la nevrastenia (eccitabilità ed esaurimento del sistema nervoso), senso di angustia, dispepsia (cattiva digestione), cefalgia (mal di testa), etc.

Il respiro, dunque, è vita. In particolare, è molto importante, soprattutto per le due principali funzioni a cui assolve: da una parte permette di avere più ossigeno a disposizione del sangue e del cervello, dall’altra, in modo diretto, consente una migliore potenzialità fisica, sia il necessario controllo del Ch’i, dell’energia vitale, in base alla quale poter controllare anche la mente.

Spiriti e menti evolute, dotati di buona capacità di osservazione dei vari, affascinanti e mutevoli fenomeni della Natura, scoprirono che gli esseri dalla vita più longeva (la tartaruga, l’elefante, etc.) possedevano un ritmo respiratorio, una frequenza di cicli di inspirazione ed espirazione più lenti della norma. In seguito, quasi per imitazione, l’uomo cercò coscientemente di educarsi a questi nuovi ritmi, più lenti e salutari. S’intuiva che al rallentamento del respiro e alla sua funzione vitale, doveva far seguito una riduzione del normale processo metabolico dell’organismo e dei relativi consumi energetici.

Risulta molto interessante notare che in Oriente tutte le discipline esoteriche, di culture e periodi diversi, svilupparono ognuna proprie tecniche respiratorie, ma il risultato di tutti i vari studi e delle molteplici applicazioni si manifestò nel raggiungimento di conclusioni ed effetti simili, se non uguali. Ad esempio, in India la tecnica respiratoria più avanzata rientra nel vasto campo del Pranayama, mentre in Cina, pur se con alcune varianti, fa parte del cosiddetto Ch’i Kunh (o Chi Kung).

Bisogna allora dire che gli organi preposti al processo respiratorio in senso stretto sono i polmoni ed il cuore uniti tra loro, mediante arterie, che si diramano dai bronchi. I polmoni sono rivestiti dal cosiddetto sacco pleurico (composto da due membrane: quella viscerale, aderente alla parete polmonare, e quella parietale, aderente alla parete interna della gabbia toracica), un involucro elastico che consente loro di aderire al petto e di non generare attriti durante il ciclo respiratorio. L’aria, prima di giungere ad essi, inizia il suo percorso entrando dalle narici ed attraversando, nell’ordine, faringe, laringe, trachea e bronchi.

Continua…

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