martedì 18 agosto 2009

Il Kung Fu fa bene ai giovani? I

Molti amici mi hanno chiesto di iniziare un corso per i bambini ed i ragazzi, perché pensano che il Kung Fu possa far bene soprattutto a loro. Effettivamente è da un po’ che ci penso, perché insegnare ai bambini significa avere sulle proprie spalle una grossa responsabilità, sia per ciò che imparano, sia per il modo in cui apprendono.

Il Wing Chun è a mio avviso molto indicato per i bambini di entrambe i sessi, sin dai 6 anni. Diciamo che una fascia potrebbe essere quella dai 6 ai 12 anni, in cui i giovanissimi apprendono le basi del sistema, ma, soprattutto, imparano a divertirsi nel rispetto di regole ferree e di una disciplina che, oggi, trovano sempre meno presente all’esterno della Scuola di Arti Marziali.

Una seconda fascia potrebbe essere quella dei ragazzi dai 13 ai 17 anni, in cui i giovani iniziano a praticare l’Arte Marziale nella sua totalità, ma con ritmi ridotti e con modalità meno realistiche. La fascia successiva, ovviamente, comprende tutto il resto delle persone, senza limiti d’età, perché il Kung Fu può essere praticato fino all’istante prima di lasciare il corpo attuale…

La preparazione fisica, mentale e spirituale accompagna per sempre l’Allievo, il quale non deve far altro che seguire l’Insegnante, allenandosi costantemente e con serietà, pur studiando in un’atmosfera rilassata e familiare all’interno del Kwoon (la Scuola di Arti Marziali).

Le età qui sopra riportate sono solo indicative, cari amici, perché fanno riferimento all’età mediamente consigliata per cominciare la pratica (principianti), genericamente considerata. Caso per caso può essere valutato. Ho visto ragazzette di 14 anni in corsi da adulti per le loro capacità spiccate nell’Arte Marziale, quindi non porrei limiti rigidi. Ad ogni modo molto dipende dalla condizione psicofisica dell’aspirante Allievo. In caso di dubbio è l’Istruttore che saprà sicuramente consigliare.

In termini più generali possiamo dire che la consapevolezza dei danni associati ad una ridotta attività fisica ha portato ad una crescente diffusione della pratica sportiva, sia in età evolutiva che in età adulta. Questa tendenza ha dato ottimi risultati in termini di miglioramento dello stato di salute e di prevenzione delle patologie cronico-degenerative dell’età adulta (per esempio l’obesità, il diabete, l’ipertensione arteriosa e le malattie cardiovascolari).

Bisognerebbe chiedersi quali siano gli sport più indicati per i bambini. Io penso che lo sport, praticato fin dai primi anni di vita, sia in grado di indurre sostanziali benefici, promuovere un buono stato di salute e stimolare un adeguato sviluppo delle capacità motorie, in qualsiasi forma venga praticato. Il movimento fa comunque bene, anche se penso che ci siano delle discipline più adatte rispetto ad altre.

Una corretta formazione relativa al movimento in età giovanile può evolversi successivamente nella pratica agonistica, se lo si desidera, oppure come sport del tempo libero. È importante scegliere una disciplina che sia adatta all’età, alle capacità fisiche del bambino e che rispetti i suoi gusti. Se è vero che verso i 3 anni è consigliabile il nuoto, con un programma di acquaticità che si sviluppa nel rispetto delle esigenze evolutive del bambino, dai 3 ai 6 anni sono indicati lo stesso nuoto, il calcio (siamo in Italia) e tutte quelle attività chiamate “ludico-motorie”, in grado cioè di avviare il bambino all’attività sportiva attraverso un approccio vissuto sotto forma di gioco e di svago.

Dai 6 anni in su sono consigliate le discipline che favoriscono un migliore controllo dei movimenti e una maggiore disponibilità all’accettazione di regole: le arti marziali, la ginnastica ritmica e artistica, la danza. Dal momento in cui il bambino è in grado di accettare le regole e le dinamiche del gruppo, il gioco che si fa durante il movimento fisico assume il carattere tipicamente pre-sportivo. A questa età sono adatti anche il minibasket (la pallacanestro) o il minivolley (la pallavolo). A partire dai 14 anni è possibile effettuare anche allenamenti mirati allo sviluppo della forza, con una preferenza per gli sport di squadra: pallanuoto, calcio, pallavolo, pallacanestro, etc. Prima dei 12 anni si sconsiglia la pratica sportiva a livello agonistico, perché prima di questa età non sussistono ancora i presupposti psicofisici idonei per affrontare intensi carichi di lavoro sia a livello fisiologico che psicologico.

Il Kung Fu, nello specifico, se viene studiato con un metodo adeguato, dona all’Allievo sia la capacità di difendersi, sia le modalità per rimanere in piena salute. Un normale programma di studio per i giovani prevede un progressivo sviluppo armonico finalizzato all’equilibrio delle tre sfere corpo, mente e spirito. Nel nostro Kung Fu non vi è ombra di violenza o di supremazia tra gli Allievi. Viene data la possibilità ad ogni studente di utilizzare al meglio le proprie capacità naturali e di crescere in un ambiente sereno.

Il Kung Fu è un’Arte Marziale e come tale ha delle regole che vanno rispettate. Solo con questo metodo l’Allievo impara a disciplinarsi ed a realizzarsi. Queste regole finalizzano lo sviluppo della stima tra i compagni, dell’amicizia, dell’onestà, del rispetto, dell’umiltà, dell’armonia e della sincerità, in un mondo teso sempre più a non considerare questi come autentici valori.

Per queste ragioni ho pensato di aprire un corso ai giovani ed ai giovanissimi dal mese di settembre. Il corso servirà a sviluppare la consapevolezza delle loro potenzialità, permettendo loro di conoscere le capacità motorie, alla ricerca dell’equilibrio psicofisico e della coordinazione corporea durante i movimenti. Particolare attenzione sarà dedicata allo sviluppo della struttura corporea, nelle sue componenti osteo-articolari, nonché alle sue capacità muscolari.

Un corso di Kung Fu per ragazzi aiuta gli Allievi ad aumentare le loro capacità di concentrazione, stimolando la creatività. Vengono certamente apprese delle tecniche marziali per lo sviluppo delle capacità difensive, ma in un contesto gioioso e rilassato, non incentrato sulla lotta.

Gran parte dei lavori svolti nella Scuola di Arti Marziali deve essere dedicata alla ricerca della disciplina attraverso l’Autocontrollo dell’Allievo, che dovrà frequentare il corso come pratica sportiva, come attività culturale e come gioco.

Durante il corso i genitori non dovrebbero assistere alle lezioni per evitare di distrarre i bambini. Penso che nelle prime due o tre lezioni sia giusta la loro presenza, ma più è duratura, meno l’Allievo si responsabilizza. Quando i giovani entrano nella sala d’allenamento è bene che lo facciano in silenzio, in fila e dopo aver salutato la sala stessa. Da quel momento in poi sono praticanti di Kung Fu e tutto il resto va lasciato all’esterno. Proprio per questo la presenza di un parente potrebbe legare sempre i giovani all’esterno, non dando mai loro la possibilità di cavarsela da soli.

Penso che la frequenza al corso vada vista come obbligatoria, giustificando ogni assenza, in modo da far capire al giovane che il corso non è un gioco o un’attività ludica gratuita. In fin dei conti, per frequentarlo il genitore paga una retta mensile e mi pare giusto che l’Allievo si responsabilizzi sin da giovanissimo sul valore dei soldi spesi per fare qualcosa.

Per un giovane praticante di Kung Fu l’Istruttore – che deve essere un Insegnante qualificato - ha il compito di proporre e portare avanti un programma tecnico di insegnamento per la durata di almeno 3 mesi, in modo da rendere i genitori edotti su cosa andrà a studiare il giovane. Ogni lezione deve contenere dei programmi utili ed interessanti, facili da assimilare, oltre ad una buona dose di tempo dedicato al gioco propedeutico all’Arte Marziale.

Continua...

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