Il combattimento è caotico, non consente di pensare. L'unica capacità che ci salva è l'istinto, frutto di diverse qualità da acquisire con la pratica del Wing Chun. L'intuizione e l'azione devono scaturire nello stesso istante, perché non ci è permesso pensare durante lo scontro. Quando agiamo, intenzione e movimento devono essere simultanei e, soprattutto, il primo deve essere posto nel secondo.
Lo spazio alle domande può essere concesso solo durante la fase di studio, quando attiviamo la parte sinistra del cervello, quella delegata al pensiero, alla riflessione. Questo è il motivo per cui quando chiedo ai miei Allievi di rimanere fermi in Ma Bu o in altre posizioni statiche, immobili, non voglio che indugino sui pensieri, sulle riflessioni, lasciandoli, al contrario, fluire liberamente.
Stare immobili significa, in sostanza, non essere mai fermi, paradossalmente. Pensate alla rotazione vorticosa della trottola: pare che sia ferma, eppure gira velocissima su se stessa. Qui sta la naturalezza del nostro movimento, a mani nude come con le armi, qui sta il segreto della nostra meditazione in movimento. Alla fine il Wing Chun, la Medicina Cinese e lo Zen [Chán] - 禪 - hanno un unico sapore, dirigono lo spirito.
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