domenica 29 gennaio 2012

腳似車輪, 手似箭 - Geuk Chi Che Leuhn, Sau Chi Jin

C'è un motto del Wing Chun Kyun che recita: "Geuk Chi Che Leuhn, Sau Chi Jin". Si tratta della romanizzazione degli ideogrammi 腳似車輪, 手似箭. Molto spesso viene citato, se non altro tra i Kyun Kyut - 拳訣 - (spesso romanizzati come Kuen Kuit), le formule rituali utilizzate dai Grandi Maestri per ricordare e memorizzare le componenti più importanti del nostro sistema. Eppure il riferimento alle ruote ed alla freccia non mi pare che sia stato capito. Vediamo di far luce.

腳, nella forma semplificata 脚 [jiǎo], lo conosciamo bene, indica il 'piede'. In Cantonese lo rendiamo Geuk;
似[sì] è utilizzato per le comparazioni e, solitamente, significa "simile". Deriva da 亻 (o 人) [rén], la 'persona', e dall'uso fonetico di 以 [yǐ]. In Cantonese lo scriviamo Chi;
車 (con la forma semplificata 车) [chē] indica un 'veicolo', un 'veicolo con le ruote' e propriamente una 'automobile'. L'ideogramma rappresenta l'immagine di un carro o un cocchio. In Cantonese è Che;
輪 (con la sua forma semplificata 轮) [lún] viene utilizzato per indicare la 'ruota'. In Cantonese è Leuhn;
手 ormai non ha bisogno di spiegazioni, è la 'mano';
似 lo abbiamo visto prima;
箭 [jiàn] è il bellissimo ideogramma che indica la 'freccia'. Viene da 竹 [zhú], il 'bamboo', e 前 [qián] usato per il suo valore fonetico. 

"Piedi simili alle ruote di un'automobile, mani simili alle frecce" potrebbe essere una traduzione del motto che ho citato prima. Lo troverete scritto in mille siti internet, ma, che io sappia, nessuno ha mai utilizzato mezza riga per parlare del senso e del significato profondo di questo argomento, che dovrebbe essere tra i più amati dai praticanti di Wing Chun.

Avere i piedi come le ruote di un'automobile è stato inteso da molti in senso stretto, immaginando la rotazione degli stessi piedi proprio uguale identica alla capacità di sterzata del semiasse anteriore dei veicoli... Ecco perché in molti ruotano entrambe i piedi sul posto - magari sui talloni o sulle punte -, come se si dovesse sempre mantenere il parallelismo tra gli stessi.

Io non mi trovo assolutamente d'accordo con questa interpretazione del motto, perché ritengo molto più appropriata la comparazione con le caratteristiche delle ruote dell'auto. Cosa fanno? Tengono bene la strada, permettono l'accelerazione e la frenata, grazie all'aderenza al suolo, e, soprattutto, danno un'estrema mobilità ad un corpo, il quale, altrimenti, non avrebbe modo di muoversi attaccato al suolo, proprio grazie alla loro forma. Ricordate la pubblicità "la potenza è nulla senza controllo"? Benissimo, a quella faccio riferimento!

Avere i piedi come le ruote dell'auto è una metafora (come sempre) per indicare la caratteristica dei movimenti delle gambe, sempre ben salde per terra, anche se veloci e repentine, pronte a fermarsi in ogni momento, agili e scattanti, fluide e morbide, ma sempre corroborate dalla forza di gravità, che dà il giusto attrito per evitare di perdere struttura durante gli spostamenti: questo è il senso che io do al motto.

Avere le mani come le frecce, invece, potrebbe essere molto più chiaro, ma spesso viene ridotto al fatto che i colpi devono perforare. Certo che devono perforare, ma...come?! Questo non vien mai detto. Se analizziamo il movimento della freccia tutto appare più chiaro. Allo stesso modo in cui la freccia entra in un corpo con una forza a spirale, i nostri attacchi dovrebbero essere supportati dalla medesima capacità. Però, se la forza che utilizziamo è totalmente muscolare, come possiamo pretendere di dare questa capacità ai colpi?

Andando a vedere la natura stessa della freccia - immaginiamo d'essere cinesi di qualche centinaio d'anni fa -, notiamo una struttura di bamboo ed una punta di materiale pesante. Ai miei Allievi sarà sicuramente venuta in mente l'assonanza con i colpi che tiriamo, ma a chi non ci conosce non sarà così chiaro, ma io lo dico. I colpi del Wing Chun dovrebbero essere della stessa natura: braccia flessibili come il bamboo e dure come l'acciaio della punta... Come? Beh, per questo occorre solo venire in sala e praticare...

1 commento:

Anonimo ha detto...

Mi ritrovo molto in questo articolo...e aggiungo che questi due concetti sono molto difficili da interiorizzare e ci vuole molta costanza e molta pratica per poterlo fare

Alessandro