Pubblico con il consueto piacere questo intervento di Fabio Rossetti, che ci dà sempre spunti di riflessione e proposte per vedere il nostro sistema da un altro punto di vista. Grazie, caro, e buona lettura a tutti voi!
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Un elemento fondamentale nella pratica è quello di dislocarsi nello spazio, sia non camminando che camminando. Per fare ciò al meglio occorre realizzare dentro la mobilità, che fondendosi insieme con la stabilità crea realmente quel radicamento dinamico, consistente nell’essere centrati e coscienti in modo tale che, mentre ci si muove, in ogni senso, l’energia fluisce di continuo mentre ci adattiamo, essendo in grado quindi di esprimerla come vogliamo. Siamo contemporaneamente stabili ed in grado di muoverci, a prescindere dalle posizioni prese nello spazio tempo. Ricordo ulteriormente che muoversi non è disperdersi ed essere stabili non significa essere rigidi.
Mentre camminiamo i movimenti lavorano insieme e noi non perdiamo l’equilibrio. Di norma le persone disperdono molta energia, camminano scorrettamente, irrigidiscono il corpo e non si accorgono degli squilibri. Ciò sfugge a moltissimi ma non a occhi attenti. Questo è palese quando ad esempio ci addestriamo, oppure vedere chi corre in ambienti non lineari, oppure quando facciamo movimenti nuovi rispetto alle abitudini. Basta uscire fuori dallo schema reimpostato anche solo aumentando l’energia dei movimenti, e tutto diventa più chiaro perché si esaspera.
Si parte quindi nel lavoro basilare, cioè camminare, il nostro aspetto di movimento naturale. Rilassarsi, essere coscienti del corpo, stare in piedi e camminare.
Il lavoro sul rilassamento, i motti del chi kung, la respirazione: tutto, essendone coscienti, ci apre le porte per la pratica del camminare: ricordo che si combatte adattandosi, il che significa colpire mentre ci dislochiamo continuamente nello spazio per essere bersagli difficili mantenendo il puntamento verso l’asse centrale dell’avversario.
La nostra base si amplia e il camminare è un’applicazione di tutto quello fatto in precedenza; a sua volta sarà la base per gli strumenti successivi, cioè le tecniche, dove il tutto sarà arricchito di geometria e principi tattici di applicazione geometrica, comportamentale etc…
Nel camminare percepiremo l’energia ed il suo scorrere in un modo diverso e vario: energia elastica lineare, energia circolare, spirale. Percepiremo altri messaggi corporei, che il corpo invia quando si disloca, poiché le sue attività aumentano di intensità.
Notiamo come si prende coscienza dell’energia, del come espanderla e concentrarla, del come si genera internamente e arriva anche dall’esterno, di come vi è simultaneità nello scambio interno esterno senza ostacoli, di come tutto si armonizza : tutto tende all’equilibrio e il corpo è lo strumento di azione che noi abbiamo sul piano fisico, il quale è fatto per tendere e mantenere l’equilibrio. Nel combattimento ci si adatta e si impara ad adattarsi, per non perderlo o comunque porsi nelle condizioni di recuperare immediatamente, qualora se ne abbia la possibilità.
E’ necessario uscire fuori dagli schemi precedenti facendo un percorso di ricerca, ove il vivere quello che si fa tende a svelare ciò che in noi è naturale e nell’Arte Marziale è spiegato con dei codici,quali le forme, gli esercizi tradizionali ed i principi, per fare un esempio.
Così facendo si creano degli schemi nuovi in modo tale che essi siano perfettamente funzionali ed efficienti: cancellare a livello istintivo il precedente sostituendolo con il nuovo, prendendo come esempio l’armonia del simbolo del Tao, accettato e riconosciuto nella Tradizione Cinese e le sue Arti. Questo perché per combattere si reagisce e comunque uno combatte come è. Il nostro corpo lo stiamo semplicemente rieducando con coscienza.
Notiamo nel camminare le seguenti cose: camminando rilassati, attenti, respiriamo normalmente; portiamo attenzione a come muoviamo energia ed interagiamo con quella esterna al nostro corpo; seguiamo uno schema naturale che lavora su opposti: gamba sinistra-braccio destro e viceversa. Il busto si torce in un verso ed il bacino nel verso opposto. Si creano naturalmente dei movimenti di contro rotazione, in breve energia spirale, dati dai movimenti circolari e lineari interni che si riflettono all’esterno attraverso quello che facciamo sempre. Direzioniamo comunque il corpo per andare in una direzione, l’uso inconscio dell’intenzione, il quale, attraverso dei movimenti istintuali meccanici, si adatta continuamente anche senza che ce ne accorgiamo: rimanere in piedi stando equilibrati, allungare o accorciare il passo, andare più lenti o veloci, bilanciarsi se trasportiamo pesi o se qualche parte del corpo è dolente, e così via. Attraverso l’attenzione cosciente si scopre il corpo ed il suo modo di muoversi, come l’energia si trasmette, si propaga, si direziona, come camminiamo, i modi di camminare se siamo tranquilli, impauriti, sotto adrenalina, e altro che si può vivere con un’attenta e cosciente sperimentazione: coscienza del e nel camminare, utilizzando i propri sensi e l’attenzione, essendo attivi nella ricettività e ricettivi nell’attività.
Da ciò scaturisce che le tecniche sono i nostri movimenti naturali, adattati tatticamente perchè servono ad uno scopo, unendo geometria ed energia in un armonico ed efficiente modo per attuarlo e renderlo pratico. Più un movimento è naturale, più è semplice ed efficace. In realtà la ricerca marziale, descritta nelle varie tradizioni provenienti da ogni angolo del pianeta, si basa sulle stesse identiche cose. Tracciare la storia delle arti marziali è viaggiare in un universo fluido e ricco di contraddizioni, leggende, miti, realtà storiche ed inventate. Se ci si mantiene in superficie arrivano milioni di informazioni e non si raggiunge nulla; l’unico modo è quello di andare a fondo cercando l’unità che le collega. Questa unità è evidente e chiara ma non viene vista.
Un esempio è il camminare, il rilassamento, lo scorrere dell’energia, le forme e altro ancora.
Buona passeggiata…
1 commento:
Mi piace assai.
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