Pubblico con piacere questo articolo dell'amico Fabio Rossetti, scusandomi con lo stesso per il tremendo ritardo, dovuto a diverse ragioni, che non sto qui a spiegare. Ringrazio il buon Fabio per averci dato nuovamente modo di interrogarci in senso ampio e generale sul rilassamento. Auguro buona lettura a tutti!
Il rilassamento è una delle parole più diffuse ed usate in molti ambiti, ma occorre, per fare un buon lavoro, sapere esattamente oppure avere un’idea chiara, anche se non definibile a parole, di cosa è realmente, chiaramente attraverso le tecniche di rilassamento.
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Il rilassamento è una delle parole più diffuse ed usate in molti ambiti, ma occorre, per fare un buon lavoro, sapere esattamente oppure avere un’idea chiara, anche se non definibile a parole, di cosa è realmente, chiaramente attraverso le tecniche di rilassamento.
Ciò si può ottenere
attraverso la pratica costante e cosciente il più possibile, poiché
vivendo con attenzione le esperienze, naturalmente sorge la
comprensione e la consapevolezza di ciò che si sta facendo, e le
parole diventano un qualcosa di vivo e chiaro.
Il rilassamento è uno
stato interiore che si riflette all’esterno, dove c’è equilibrio
dinamico e dal quale si comincia a camminare lungo la strada
dell’armonia. Per giungere allo stato di rilassamento come si
fa? La premessa è che questo stato interno è una naturale
prerogativa dell’essere umano, il quale tende naturalmente a
ripristinare ogni qualvolta vi è un qualcosa che lo turba. Poiché
viviamo in un contesto nel quale né sappiamo cos’è, con:
l’aggiunta di molti fattori esterni che squilibrano questo
equilibrio interno in modo continuo, con l’inesperienza e il non
sapere esattamente cosa fare per riequilibrarlo, con inoltre una
serie di abitudini e condizionamenti che sono radicati in noi e che
svolgono un lavoro di squilibrio, in realtà il rilassamento è una
nostra spontaneità che, pur sapendo cos’è, né conosciamo e né
sappiamo ricrearla volontariamente. Ogni essere umano ha ovviamente
dei modi spontanei e quasi sempre meccanici di riconduzione al
rilassamento, quindi la condizione non è completamente passiva, e
ciò si vede attraverso le infinite e varie modalità soggettive con
le quali ogni persona si rilassa: dalla lettura alle passeggiate,
dallo studiare al ballare, dal guardare le stelle ad altre modalità
ed espedienti. I mezzi sono più o meno efficaci e ciò dipende sia
dal mezzo in sé e sia dalle caratteristiche peculiari di ogni
persona. Tutti sanno esattamente cos’è questo stato equilibrato,
ma quasi tutti per via meccanica ed istintiva. Per conoscere se
stessi e quindi le naturali peculiarità di cui ogni essere umano è
dotato occorre fare un lavoro cosciente attraverso l’attenzione su
di sé.
A questo proposito
l’essere umano ha tramandato una serie di esercizi, di tecniche che
servono proprio a questo: rilassarsi e,mentre lo si fa, essere
presenti a sé stessi. Esercizi e tecniche sono tantissimi ed
eseguite in modo differente, ma la base è la stessa per tutte:
giungere al rilassamento con la pratica e nel frattempo conoscersi,
per rendere nel quotidiano ciò che è spontaneo in modo cosciente.
Gli esercizi e le
tecniche sono schemi di lavoro dai quali poi ci si libera
progressivamente nel momento in cui, con l’esperienza vissuta
coscientemente, questo stato ritorna naturale, come in realtà é.
Essi sono comunque strumenti sempre utilizzabili nonché tramandabili
e sono veramente tesori. La loro semplicità è la loro efficacia, ma
ovviamente laddove l’essere umano comunque crea blocchi continui,
non c’è speranza. L’esercizio va vissuto perché si vuole vivere
e sperimentare, essendo motivati, dove ciò manca in realtà non è
eseguito e quindi l’efficacia insita in lui viene preclusa dalla
stessa persona che sembra eseguirlo: fare e non fare finta di fare.
Se voglio testare una lama affilata non basta prendere la spada e
fare finta di tagliare qualcosa, occorre tagliare qualcosa. Se
taglia, bene, altrimenti occorre perfezionarla. Gli esercizi vanno
eseguiti con costanza e progressivamente, poiché lo strumento , per
essere utilizzato al meglio occorre conoscerlo con l’esperienza
pratica, e quindi occorre essere pazienti e motivati. Ricordo che
ogni esercizio porta con sé tradizioni antiche quanto l’uomo e
aggiornate ai tempi che si vivono, quindi se è utile ed efficace
persiste nel tempo altrimenti viene abbandonato o quanto meno
migliorato fino ad avere un risultato soddisfacente. Occorre
ricordarsi che non sappiamo quanti e quali persone hanno portato nel
tempo questi tesori reali, forse non lo sapremo mai, ma occorre
averne rispetto e considerare che sono il frutto ed il lavoro di ogni
essere che vi ha contribuito rendendogli il merito di quanto fatto e
ricordando che essi hanno imparato così come ora noi stiamo facendo,
soprattutto gli uni dagli altri. Senza fratellanza niente può essere
trasmesso e ciò significa agire insieme collaborando e cooperando
ognuno secondo le capacità che sinceramente mette a servizio di
tutti. L’egoismo ha le gambe più corte delle bugie e non ci serve.
Lo strumento quindi c’è,
occorre imparare ad usarlo e poi utilizzare al massimo quello per cui
è stato creato: raggiunto lo scopo si mette da parte senza gettarlo.
Per tagliare il pane usiamo il coltello. Nella vita ognuno di noi ha
imparato ad usarlo con la pratica e poi ha cominciato a tagliare
fette più precise e non si è più tagliato. Tagliata la fetta, il
coltello si posa senza buttarlo. Se serve a qualcuno viene prestato
per la stessa cosa.
Allo stesso modo facendo
l’esercizio si impara a farlo meglio e questo dipende unicamente da
chi lo fa. Ognuno poi valuterà l’efficacia o meno, ma prima di
farlo serve praticare qualitativamente e poi quantitativamente.
Una tecnica di
rilassamento è fatta per riportare anche il corpo fisico a quello
stato naturale dove ogni parte funziona nel miglior modo possibile:
il corpo ha precise strutture e funzioni che consentono di essere in
salute: rilassarsi significa mantenere questo stato naturale fisico
dove esprimiamo il massimo della vitalità e che consente di
riportare sempre lo stato naturale in caso di turbamento. Per fare
ciò ogni aspetto duale del corpo, inteso come espansione e
contrazione deve mantenersi equilibrato e quando vi sono eccessi di
uno o l’altro, occorre ricondurre il tutto ad equilibrio tra i due.
Ad esempio: i muscoli
per natura hanno una modo di espandersi e contrarsi che serve per
svolgere una serie di compiti che per natura assolvono. Nel dormire
essi si rilassano fino a rilasciarsi completamente e si espandono al
massimo, poiché le attività sono minime e quindi non è loro
richiesto di impiegarsi. Se si cammina si contraggono e si espandono
ritmicamente, se si solleva qualcosa la contrazione persiste poiché
è necessaria per svolgere quella azione. Questa tendenza naturale
che ogni momento facciamo si basa quindi sull’alternarsi della
dualità espansione e contrazione. Gli eccessi persistenti sono
nocivi : l’uno conduce all’atrofia e l’altro all’irrigidimento
completo. I muscoli quindi lavorano in un modo dove vi é una
naturale contrazione ed attività, che se si mantiene, consente di
esprimere il massimo delle loro potenzialità poiché essi sono, tra
le altre cose, “veicolatori” di energia cinetica e stabilizzatori
dell’equilibrio. La forza di un essere umano dipende soprattutto
dalla sua capacità di veicolare energia cinetica e mantenere
costantemente questo equilibrio. Le persone che non si muovono mai
perdono di vitalità poiché il corpo è fatto per muoversi e ha
bisogno di riposo, non il contrario. Ma occorre muoversi senza
irrigidire altrimenti si blocca. Questo principio vale per tutte le
componenti del corpo fisico.
Bene, cosa c’entra il
rilassamento? Noi abbiamo una non conoscenza del corpo ed un eccesso
di attività o di passività, e di norma i muscoli sono rigidi,
soprattutto quelli profondi: viene dalla non educazione coscienziale
del corpo e da fattori psicoemotivi che nessuno di norma insegna ad
equilibrare.
L’esercizio di
rilassamento pone l’essere umano che lo esegue in una posizione
dove non si disloca nello spazio e con gli occhi chiusi. Lo stato
interno cambia, poiché il soggetto esclude la vista, principale
senso di riferimento per l’esterno, e si concentra su di sé. Non
muovendosi diventa “passivo”, cioè respira e basta. Facendo ciò
si espande la ricettività nei confronti della totalità del corpo,
cosa che di norma nessuno fa, e gli altri sensi si espandono. A
questo punto i sensi vanno direzionati dentro di sé: ci si
ascolta, ci si osserva, ci si percepisce. La ricettività si
espande e si lavora per lasciarsi andare, a se stessi.
L’attenzione, l’essere vigili, si concentra sul respiro che si
lascia andare e progressivamente prende il suo ritmo naturale. Più
si è ricettivi più recepiamo i messaggi del corpo ( le sensazioni),
che in realtà manda sempre, e la differenza è che il nostro spettro
di percezione si espande. Impariamo a ricevere segnali che
continuamente ci arrivano ma sui quali non siamo attenti. Fatto con
attenzione diventerà, la ricettività, di nuovo uno stato naturale.
Ogni persona si accorge delle sensazioni calde e fredde, di
pressione, percepisce zone doloranti o che sono piacevolmente
rilassate, comincia a sentire la collocazione delle proprie parti del
corpo, sente il respiro, le vibrazioni del battito del cuore, parti
del corpo che pulsano e altro ancora. Più si è attenti più si è
ricettivi e più si è coscienti del corpo, dentro e fuori. Ciò è
conoscenza del corpo che è coscienza del corpo. Nell’esercizio
l’attenzione verrà spostata dai piedi alla testa o viceversa,
possono essere dati comandi mentali, possono essere fatte
visualizzazioni ed altro ancora. Con il respiro calmo e tranquillo ed
il corpo rilassato, si crea armonia fisica e quello che si vive si
cerca poi di renderlo di nuovo naturale nel quotidiano, poiché è lo
stato naturale dell’essere umano.
L’attenzione tramite la
concentrazione, il respirare fluidamente e col proprio ritmo, il
rilassare il corpo senza contrarlo, effettuano già un lavoro sul
successivo rilassamento emotivo e mentale.
Le successive
visualizzazioni e comandi mentali continuano a creare equilibrio e si
genera armonia, nonché l’energia comincia a scorrere sempre più
libera attivando naturali proprietà guaritrici e rigeneratrici
insite in noi. L’essere si armonizza sul piano mentale, emotivo e
fisico, che sono interdipendenti ed interconnessi, e quindi ogni cosa
su uno influenza e ha effetti comunque sugli altri. Dal centro di noi
si espande uno stato di serenità e di pace, uno stato di calma e
tranquillità interiore, sinonimo di cuore. Quello stato, detto anche
di centratura, è il centro della sfera che siamo ed è, espanso, la
sfera stessa. Quello stato serve per combattere ed è il punto da
dove ci si può spostare e fare ogni cosa. Corrisponde allo Essere
di Cuore, che il Guerriero incarna, poiché è finalmente tornato ad
esserlo dopo la sua ricerca facendo un cammino coscienziale. Di
questo ne parla bene e chiaramente Morihei Ueshiba, fondatore
dell’Aikido, così come altri Maestri che hanno scritto qualcosa in
merito.
L’esercizio lavora
in un modo che comprende tutti piani dell’essere umano, un modo
completo e che è la base per i successivi, sia tecnicamente e
soprattutto coscienzialmente.
Col rilassamento
renderemo stabile la centratura e più sarà così tutti i giorni,
soprattutto nel ricercarla nel quotidiano, più impareremo e
raffineremo il nostro percorso con la forma che si confà al nostro
essere, quella dell’Arte Marziale nella sua forma chiamata Wing
Chun, Weng Chun o come volete chiamarla.
Viviamo con coscienza
quello che facciamo, ognuno sperimenti ciò che si fa, quello è
importante. Il resto sono conseguenze spontanee del cammino verso la
libertà interiore. Il nostro lavoro é di liberarsi; con la pratica
ognuno si metterà nelle condizioni per vivere ciò, se lo desidera
ed è motivato.
Fabio Rossetti
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