mercoledì 30 marzo 2011

[Video] Leung Ting in azione

Invito tutti i lettori del blog a guardare gli ultimi due video caricati su YouTube dall'amico Paul - Fighterman -, che è stato allievo diretto e privato di SiJo Leung Ting. Ringrazio Paul a nome di tutta la comunità marziale, perché ci permette di osservare il fondatore del WingTsun in azione e, soprattutto, durante una lezione di gruppo ed una lezione privata, dando modo a tutti di farsi un'idea delle sue capacità.

Qui potete vedere SiJo durante una comune lezione di gruppo, alla quale Fighterman ha preso parte, ricevendo il permesso di filmarla.



Qui Fighterman impara da SiJo Leung Ting le basi dei programmi di Lat Sau insegnati ad Hong Kong.

domenica 27 marzo 2011

[Allenamenti] 28 marzo al Parco!

Lunedì 28 marzo, dalle 16 in poi, ci vediamo al Parco degli Acquedotti di Roma (metro Subaugusta) per stare un po' insieme ed allenarci in maniera informale, sotto il bel sole primaverile. Che cosa faremo? Non lo so, vedremo lì per lì, l'importante sarà stare un po' assieme all'aria aperta, ché fa sempre bene! L'invito è esteso a tutti gli amici che vorranno passare del tempo insieme a me ed a tutti i miei ragazzi. 
Ovviamente l'allenamento è gratuito - lo scrivo per tutti quelli che provengono da esperienze organizzate -. 
Vi aspetto domani!

venerdì 25 marzo 2011

La mia Scuola non è il "Cobra Kai" di "Karate Kid"

Sul famoso più famoso luogo d'incontro virtuale dei praticanti italiani di Arti Marziali, il Forum Arti Marziali, mi è capitato di leggere un'affermazione di un Insegnante di Wing Chun di questo tenore: "un artista marziale deve essere capace di ammazzare qualsiasi persona con un pugno solo. [...] Lo Sport ti rende incapace di fare queste cose, nello Sport non puoi ammazzare nessuno e quindi non lo imparerai mai. Wing Chun non è uno sport". Chiara l'affermazione, no? Ora, in qualità di praticante di Wing Chun, mi sono prontamente dissociato ("In qualità di praticante di Wing Chun mi dissocio totalmente dalla visione di quest'Arte Marziale come tesa all'eliminazione fisica di un altro essere umano"). Ne è nato, come immaginerete, un dibattimo molto interessante sulla nostra visione dell'Arte e su quali siano i motivi per cui la pratichiamo.

Nonostante sia stato detto da molti che la palestra non dovesse essere il Cobra Kai, a me è parso di essere in perfetto clima da Karate Kid - Per vincere domani (titolo originale: The Karate Kid), un film del 1984 diretto da John G. Avildsen, con Ralph Macchio (nel ruolo del protagonista, Daniel Lo Russo) ed il mai abbastanza compianto Noryuki "Pat" Morita, il Maestro Miyagi. Perché dico questo? Semplicemente perché la maggior parte dei Maestri italiani ha ritenuto opportuno ribadire che la Arti Marziali sono nate proprio per sopraffare gli avversari... Benissimo, ma se dovessimo praticare tutti con questa idea di fondo, cosa ne uscirebbe fuori?

Per quanto mi riguarda, il Wing Chun, come qualsivoglia Arte Marziale o Sport da Combattimento, non serve solo per imparare a difendersi per strada o sul ring, perché, per quanto ci si possa avvicinare alla realtà, essa non sarà mai riproducibile nella sua totalità, in quanto il caos dello scontro e l'imprevedibilità degli eventi non potranno mai essere messi negli allenamenti. Qualsiasi cosa si pratichi deve servire per star bene con se stessi e con gli altri, in qualunque situazione, abituando il corpo ad un utilizzo più intelligente ed efficace della forza, coltivando la mente, imparando a  migliorare la respirazione e molto altro.

Praticare significa ricercare uno strumento per migliorare se stessi, il proprio corpo come la propria mente, essere in grado di difendere se stessi ed i propri cari. Per me non va praticato il Wing Chun - come nessuna delle altre Arti - per uccidere. Se fosse quello l'obiettivo, consiglierei a tutti i Rambo di dotarsi di ben altri strumenti e di arruolarsi in qualche corpo speciale... Se lo studio di un'Arte Marziale si riducesse al solo "saper picchiare", allora dovremmo tutti andare ad allenarci per strada, per fare esperienza... Oppure sarebbe bene dotarsi del porto d'armi....

Studiare un'Arta Marziale per me significa percorrere una strada fatta di sudore e, alcune volte, lividi e sangue per migliorare il proprio modo di muoversi durante la vita di tutti i giorni, avendo maggiore sicurezza in se stessi, per via del continuo duro allenamento che si fa in palestra. Per me non si può dividere lo stile interno da quello esterno, perché voglio lavorare su entrambe i lati della persona. Tutta la mia comunità marziale mi conferma che con la pratica costante del Wing Chun sono diminuite le possibilità di incorrere in risse per strada, è diminuita la voglia di far male agli altri e c'è più gioia nel confronto duro, ma sicuro, in palestra. La violenza va rifiutata, per questo pratichiamo in sicurezza in palestra. Ribadisco, per i Rambo c'è la strada.


Come ha scritto e detto più volte il mio Amico, Fratello e Allievo Pasquale Mazzotta, "le arti marziali per retaggio antico tendono anche alla capacità di eliminare l'avversario, a maggior ragione quando si introducono armi.non si prende un'arma se non con un intento ben preciso. A differenza della tigre, l'uomo non dispone in sé di un vero e proprio corpo da predatore, con denti e unghie affilate. Può, perà, usare una spada e una lancia. Prendere una spada e una lancia in mano significa che o l'uno o l'altro, altrettanto armato, dovrà morire.


La mano nuda significa che non abbiamo un'arma e in quel momento non siamo predatori o militari. I nostri pugni possono anche essere molto potenti, ma possono essere usati anche per difesa. Siccome non ha senso oramai parlare di tecniche segrete e potenzialmente letali, giustamente, se interpreto bene il pensiero di Riccardo, e concordo, si prova in modo realistico, simile, per certi versi, a quello sportivo, l'efficacia in sicurezza di una certa gamma di colpi. Come uno sportivo. Ma in queste condizioni, non si parla di uccidere un essere umano e non ci si allena per questo. Piuttosto attraverso un allenamento in sicurezza si cresce tutti insieme (citazione) e, di conseguenza, si migliora anche nell'autodifesa, senza praticare ogni giorno con l'idea di essere dei potenziali assassini, ma divertendosi, piuttosto".

Ha perfettamente reso l'idea. Se dovessi praticare un'Aarte Marziale per ricercare il modo di uccidere una persona, perderei del tempo, perché potrei allenarmi meglio al poligono di tiro, come scelgono di fare anche alcuni maestri italiani di WingTsun, impensieriti dalla civiltà violenta che ci circonda. Sarebbe entusiasmante vedere gli allenamenti di tutti quelli che si addestrano ad uccidere le persone, magari con i coltelli o con altre armi alla mano. Chissà che tipo di protezioni potrebbero essere usate per l'incolumità dei partner di allenamento...

Io ho notato che nei miei allenamenti più intensi, alcune volte si rende necessario il casco protettivo con la grata per allenare le gomitate a potenza piena. Per i pugni, invece, quello senza grata, anche da pugile, con guanti da diverse once a seconda del peso del praticante e dalle capacità di chi si allena. Sarebbe molto interessante veder allenare le tecniche di attacchi alla gola che troviamo nella sequenza della forma "classica" all'uomo di legno, per esempio, oppure i calci al ginocchio, le varie "dita neglio occhi", etc. su "bersagli" umani. Chissà, forse si ridurrebbe in un sol colpo - è il caso di dirlo - il numero dei praticanti, magicamente...

Praticare Wing Chun in questa Scuola significa intraprendere un cammino insieme a me, non sotto di me, per raggiungere la comprensione dei Tre Tesori di Siu Lam, 禪 [chán] (Sim in cantonese), 武 [wǔ]  (Mouh in cantonese) e 醫 [yī] (Yi in cantonese): la meditazione, l'Arte Marziale e la medicina, intesa come quella tradizionale cinese. Sono indissolubilmente unite, come recita il motto Saam Bou Sih Yat (三寶是一) [sān bǎo shì yī], "i Tre Tesori sono uno", tanto per rendere l'idea. Tutto questo non significa che noi siamo arrivati alla comprensione, ma che ci siamo incamminati in questa Via e saremo grati a tutti quelli che vorranno camminare assieme a noi.

Penso che siano molte, ormai, le cose che mi dividono dalla gran parte dei praticanti di Wing Chun, ma in questo contesto penso che mi divida principalmente una considerazione. Io mi alleno quotidianamente per raggiungere alcuni obiettivi che mi sono imposto, migliorando la mia tecnica, così come le mie capacità generali. Alleno quotidianamente alcuni amici per permettere loro di arrivare ai medesimi obiettivi e per far sì che il gap tecnico sia sempre minore, in modo da avere altri amici per divertirsi assieme, scambiando serenamente...

Ora, in tutti gli allenamenti che faccio e guido il minimo comun denominatore è migliorare le capacità combattive, imparando il Wing Chun Kuen, ma una cosa chiarisco sempre a chi si allena insieme a me: io non colpisco alla gola se non al 2-3% di potenza, così come non colpisco gli occhi, i genitali, i punti di pressione, etc. Porto l'allenamento fino al massimo, ma rimanendo in un contesto di sicurezza.

Se dovessi insegnare ad uccidere, così come allenare me stesso per farlo, mi arruolerei in qualche corpo speciale. Io sono contro la violenza ed ho ucciso gran parte dell'ego anni addietro. Proprio per questo la mia pratica marziale è dura quanto lontana da qualsivoglia spinta verso la violenza contro gli altri. Chiaramente insegno quello che so sul controllo degli aggressori, ma, ribadisco, non metto in mano ad alcuno dei miei ragazzi un sistema di combattimento predisposto all'omicidio, semmai un sistema di combattimento che prevede il massimo del controllo del proprio corpo in qualsiasi contesto. Chiudo qui, è tutto.

giovedì 17 marzo 2011

Il Coraggio e la Determinazione

Ospito con piacere l'articolo che segue, di Fabio Rossetti, un amico, praticante ed insegnante di diverse discipline, tra cui il WingTsun, con cui ho iniziato uno scambio di esperienze e di informazioni sulle Arti Orientali. Fabio è uno dei pochi ad aver raccolto l'invito lanciato da questo blog alla collaborazione, alla formazione orizzontale, allo scambio, ma spero che non sia l'unico. Se c'è la volontà di crescere assieme, si può fare. Ringrazio Fabio per aver raccolto l'appello ed invito tutti voi a leggerlo e commentarlo, se ne avrete voglia.

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Il coraggio e la determinazione sono due componenti essenziali per creare uno stato di armonia dinamica e vitale nella vita. Nell’Arte Marziale esse sono qualità e caratteristiche di cui occorre prendere coscienza dentro di sé e poi renderle vive fino al loro essere nel quotidiano, così come recita il detto: “ogni gesto sia un gesto marziale”. 

Ognuno di noi si trova di fronte a sé e soprattutto dentro di sé mille occasioni per far germogliare e far crescere le due qualità e lì è necessaria la motivazione, scaturente da qualsiasi origine interna e esterna. Le due sono il frutto anche del lavoro sulla paura che si trova in noi, radice di molti malesseri, radice di molti blocchi, costruttrice di barriere ed impedimenti, percepita come componente irrazionale che sfocia nel panico,  il quale è sostrato di ansia, preoccupazione, del pensare in modo dispersivo e che crea una serie di circoli viziosi dai quali sembra impossibile uscirne e ancora meglio trasformare. 

Allora occorre fermarsi dentro di sé, osservarla e vederla in una diversa ottica: come ogni nemico sul campo di battaglia essa è maestra e donatrice dell’opportunità di praticare e saggiare le nostre qualità e caratteristiche, opponendosi a tutta forza e cercando di fermarci, cercando allo stesso tempo di farci comprendere quello che in realtà la può vanificare e ancora meglio trasformare, per il quale basta semplicemente lavorare sull’opposto: se blocca, sblocco; se ferma, muovo; se ostacola, supero; se fissa, trasformo. Soprattutto occorre prendere coscienza del fatto che “ce la posso fare realmente, poiché in me c’è già tutto quello che mi serve e se non lo trovo lo cerco e lo ricerco: allora arriva…perché l’ho chiamato”.

Una visione del genere ci pone già su di un piano attivo e non passivo, nel senso di subire passivamente tutto, ma di cercare la via d’uscita nel dinamismo, mentre contemporaneamente cerco di togliermi dal suo influsso percepito come nefasto e nocivo. Mi rendo un bersaglio difficile mentre mi muovo e lì trovo la strada per rendere la mia azione efficace. 

Unita alla visione positiva ci deve essere un fortissimo desiderio di cambiare, una volontà forte e ardente di rendersi parte attiva della propria vita, di voler essere responsabili di sé e creatori del proprio stato di armonia che tutto consente e tutto contempla dinamicamente. 

Il tutto si completa ed ha origine nella motivazione, nella nota d’inizio del proprio spartito musicale, nella scintilla che accende il fuoco, nell’acqua che dà vita alla terra, nel seme che diventerà pianta, nel bagliore stellare che in noi che ci fa agire.

Così attenti osservatori e percettori di noi stessi, prendendo coscienza di noi stessi, seguiamo la nostra voce interiore, che si esprime nella motivazione e nel vedere positivamente la paura (e non solo), dalla quale si innesca il desiderio, la volontà, che sono energia inesauribile dentro di noi. L’azione è solo da concretizzare. Il tutto è anche un gesto d’amore verso noi stessi e, come ogni gesto d’amore, esso si riversa nel cosmo. E’ vero, occorre volersi bene, così come occorre accettarsi nella presa di coscienza di noi stessi, così come occorre rinunciare alle catene che ci creiamo e che sono state da altri create. 

Quando siamo motivati, se ci fermiamo ogni tanto, così come ci fermiamo ad osservare un viso di una persona amata, un cielo stellato, un albero, ad ascoltare una musica che ci piace, a percepire il silenzio e a gustarselo, allora andiamo a ricordarci di noi, senza fare nulla se non ascoltarci, percepirci ed osservarci: lì siamo nell’ideazione, nella presa visione della nostra immagine. Il desiderio e ancor meglio la volontà si innesca, parte quindi l’energia e noi semplicemente creiamo.

Il coraggio nasce dalla consapevolezza delle nostre paure e già vederle è coraggio. La determinazione è rendere l’azione precisa, chiara, ed esprime la temperanza.

Il fabbro che costruisce la spada ha paura che essa si spezzi, ha paura di bruciarsi nelle scintille del fuoco che arde, ha paura di non essere in grado di essere un fabbro, ha paura di avere paura. Se è motivato si mette in gioco, consapevole delle paure diventa coraggioso e prende gli strumenti, concentrandosi sull’opera da compiere, con tutto se stesso, e agisce precisamente e chiaramente. Comprende che entrando in confidenza con la paura , in quel territorio si può muovere, ce la può fare, e allora il fuoco non lo spaventa, non pensa al risultato della spada che si spezza o meno, non pensa ad essere un fabbro o a non esserlo: lui fa la spada, con tutto se stesso, con passione, con entusiasmo, motivato, con amore e volontà: le paure, nostre energie, si trasformano da nemiche a nostre alleate, poiché dissolvendosi si trasformano in un’energia più sottile e che non ci blocca, ma ci dà una spinta propulsiva ed esplosiva enorme. 

La paura non va rifuggita, ma accettata come una sfumatura di energia nel mondo che viviamo: è uno strumento che ci può distruggere ma ci può far creare. Dipende da noi, semplicemente da noi. 

Il coraggio…raggio del cuore, agio del cuore… Il cuore è il nostro centro così come gli inglesi chiamano “core” il nucleo: è uno stato dell’essere dove un fuoco arde sereno, vigoroso e potente. La determinazione...stato dell’essere lì per agire in modo preciso, concentrato, attento, andare dritti al bersaglio… Nel combattimento dal coraggio nasce l’energia che si concentra nel gesto determinato: una è l’energia, l’altro è il modo di utilizzarla…in noi stessi, per noi, con amore e volontà.

Ciò si può realizzare sempre e per tutto: dalla paura che nasce in una relazione, a quella che non ci fa muovere se sentiamo un rumore strano, a quella che ci blocca per la disabitudine di viverci le cose belle, facendoci ricadere nelle nostre melme quotidiane, a quella che intacca e distrugge la nostra autostima e offusca la nostra vista riguardo alle nostre possibilità, a quella che ci rende ciechi prepotenti nei confronti degli altri, che ci rende distruttori e annientatori della bellezza della vita, che ci appesantisce, che ci ottunde, che ci abbrutisce, che ci fa scordare completamente la comprensione e la consapevolezza del cuore, che ci rende prede impotenti di fronte a chiunque……. Ma se tutto ciò lo vediamo come una voce maestra che ci insegna, seppur mettendoci duramente alla prova, dandoci già la strada che però dobbiamo noi percorrere, allora il gioco è in atto e già fatto…….. sapete la motivazione dov’è? Già c’era nel momento in cui abbiamo cambiato punto di vista…

Ripensiamo senza pensare a tutte quelle cose che ci hanno reso la vita difficile, che ci hanno negato felicità, bellezza e sorrisi, che ci hanno fatto cadere e sbattere violentemente, che ci hanno procurato dolore….. sono passate: ora e dentro di noi abbiamo la concreta e reale possibilità di impegnarci con entusiasmo per creare la nostra vita come vogliamo, e qualora abbiamo dei dubbi, qualora non ne troviamo il senso, qualora non ne siamo convinti, beh… la libertà di seguire se stessi è innata e nessuno può decidere per gli altri, però può essere un impulso questo passo seguente...

Fabio Rossetti

Non è il critico che conta,
non è l’essere umano
che indica perché il forte cade,
o dove il realizzatore poteva fare meglio.
Il merito appartiene a chi è nell’arena e non sugli spalti a guardare,
il cui viso è segnato dalla polvere e dal sudore,
che lotta coraggiosamente,
che sbaglia e può cadere ancora.
Perché non c’è conquista
senza errore o debolezza;
ma chi veramente lotta per realizzare,
chi conosce il grande entusiasmo
e la grande fede,
chi si adopera con amore per una giusta causa,
conosce alla fine il trionfo della meta
e se nel peggiore dei casi fallisce,
cade almeno gloriosamente,
cosicché il suo posto
non sarà mai vicino alle anime pavide e paurose,
che non conoscono né la vittoria né la sconfitta.

Mahatma Gandhi

lunedì 14 marzo 2011

Un nuovo blog da non perdere in rete!

Dopo tanto tempo passato a scrivere sul Forum Arti Marziali e su molti altri spazi virtuali italiani ed esteri, il mio caro Amico, Fratello ed Allievo Pasquale Mazzotta ha finalmente deciso di condividere con il mondo intero i suoi pensieri e le sue riflessioni sulle Arti Marziali, attreverso un nuovo blog in lingua inglese, Il blog di Pasquale Mazzotta. Ovviamente ancora non c'è molto, ma vi invito a leggerlo, perché merita e, sicuramente, meriterà sempre di più. 

Stiamo parlando di un vero appassionato di Arti Marziali, di una persona che viaggia per migliaia di chilometri per allenarsi e per apprendere il Wing Chun, ma non solo. Sarà un piacere leggere gli articoli del nostro buon Pasquale e dico "nostro" in quanto è parte integrante della mia Famiglia di Wing Chun, come lui sa bene, nonostante ora sia andato a vivere a Praga.

Mi auguro che tutti seguiate il mio consiglio, andando a leggere tutti i nuovi spunti di riflessione che il caro Pasquale vorrà condividere con il mondo intero. A te, Pasquale, un augurio sincero di ogni bene in tutti i campi della tua vita. Spero che questo blog possa portarti ad incontrare altri Fratelli con cui condividere conoscenza, amicizia e umanità.

domenica 13 marzo 2011

[Allenamenti] 17 marzo

Avviso tutti i miei ragazzi che il 17 marzo non potremo svolgere i consueti allenamenti per via della chiusura delle palestre che ci ospitano, in occasione della festa nazionale indetta per il 150° anniversario dell'unità d'Italia. Recupereremo al più presto le ore perse, tranquilli!

mercoledì 9 marzo 2011

La respirazione 2

Continuiamo il discorso di ieri. Durante l'espirazione, l'aria viene espulsa dal corpo mediante la centrazione dei muscoli del ventre e del petto, che contraiamo verso l'interno ma senza inclinare il corpo in avanti.

Nell'inspirazione, al contrario, inaliamo aria fresca precisamente grazie alla distensione della contrazione dell'addome e, di seguito, della zona costale e quella toracica.

La respirazione completa (inspirazione) consta, quindi, di tre fasi che possono essere regolate volontariamente in modo indipendente, anche se - tanto nell'inspirazione quanto nell'espirazione - si deve sempre cominciare dalla regione bassa dell'addome, allo stesso modo di quando si svuota una pompetta di gomma, premiamo la base, che poi lasciamo libera affinchè si riempia dal basso verso l'alto.

Vediamo fase per fase. Nella prima, eseguiamo la respirazione addominale o diaframmatica. L'espirazione si effettua attraverso il movimento del ventre dal basso verso l'alto, mentre l'inspirazione si realizza facendo discendere il diaframma; la parete addominale si muove quindi verso l'esterno, riempiendo d'aria anche la parte inferiore dei polmoni. Il torace deve rimanere immobile. Solo l'addome si muove, realizzando movimenti ondulatori. Questo modo di respirare, permette un rapido controllo del ritmo cardiaco e la normalizzazione dello stesso attraverso un notevole sforzo in un lasso di tempo molto scarso. Questo tipo di lavoro è molto utilizzato nella nostra pratica del Wing Chun.

Nella seconda fase abbiamo una respirazione media. Si respira per contrazione delle cestole e si aspira lentamente allargando il torace verso ambedue lati. Così, riusciamo a riempire d'aria la parte centrale dei polmoni, mantenendo immobili l'addome e le spalle.

Nella terza fase si ha la respirazione superiore. L'espulsione dell'aria si effettua abbassando lentamente le spalle, mentre l'inspirazione si realizza alzando le clavlcole e le spalle con la massima lentezza, mantenendo immobile la parte centrale del petto e dell'addome.

Logicamente, queste fasi o tipi di respirazione possono essere eseguite in modo isolato o con un solo movimento (totale), in accordo con la necessità o la finalità che desideriamo dare alle stesse.

Nella pratica del nostro Wing Chun Kuen si utilizzano tutte le varianti precedentemente descritte secondo il tipo di tecnica, la forma, il momento del combattimento, il recupero, la concentrazione o il rilassamento. Anche se non esiste una norma rigida, di solito si utilizza la respirazione media nella pratica di tecniche, l'addominale in esercizi di concentrazione e recupero, la totale in esercizi di rilassamento, recupero e distensione.

Ciò che bisogna tenere sempre presente è non solo il fatto che respiriamo per un terzo della nostra capacità funzionale minima, ma che la nostra schiena ed il nostro corpo devono rimanere eretti e rilassati per facilitare il flusso dell'aria tanto nell'inspirazione quanto durante l'espirazione. Questo bisogno si riflette perfettamente nelle posizioni tradizionali di tutti gli stili di Arti Marziali Cinesi (中国武), nelle quali si può apprezzare non solo la naturale posizione eretta della schiena, ma anche come la zona pelvica avanzi leggermente con la doppia finalità di facilitare l'entrata e l'uscita dell'aria dall'addome, così come per mobilitare il Ch'i, il prāṇa o l'energia vitale.

Ho fatto riferimento precedentemente al ruolo dell'ossigeno nella conservazione e nello sviluppo dei tessuti, del metabolismo cellulare. In questo senso, conviene aver presente che la carenza di ossigeno ad intervalli di tempo estremamente corti - inferiori a cinque minuti - può causare la nevrosi e la distruzione di cellule che, come nel caso del tessuto cerebrale, provocano mali irreversibili nella fisiologia, nella condotta e nella personalità dell'individuo, persine la demenza ed addirittura la morte. È necessario eliminare il rischio derivante dai colpi alla testa e i possibili KO che avvengono nelle competizioni o negli allenamenti le cui conseguenze, alla lunga, non ossigenando il cervello anche per pochi secondi, possono risultare drammatiche per il praticante.

La bioenergetica si basa, come la maggior parte delle discipline orientali, sul controllo e sullo sviluppo della respirazione con il fine di risolvere le disfunzioni e le alterazioni corporali ed emozionali. Naturalmente, tanto il mezzo quanto gli obiettivi mi sembrano assolutamente corretti. Nonostante ciò, mi assale un dubbio d'impostazione concettuale.

Per la bioenergetica l'uomo, passando alla posizione eretta, curvò la colonna vertebrale e modificò le strutture muscolari dell'addome, rendendo difficile la respirazione a causa del soffocamento. In questo modo, per via dell'impoverimento della respirazione e dell'apporto d'ossigeno, derivarono la maggior parte dei mali che lo affliggono, tanto metabolici quanto strutturali ed emozionali. La mancanza d'ossigeno è quindi la causa principale delle anomalìe.

Secondo la teoria dell'evoluzione, l'uomo, passando alla posizione eretta, sviluppò progressivamente la sua capacità cranica ed il tessuto cerebrale divenendo più intelligente. La contraddizione si trova nel fatto che se la teoria della bioenergetica è corretta, nella posizione eretta vi è minore apporto d'ossigeno e dato che questo è imprescindibile nella conservazione e nello sviluppo dei tessuti ed in particolar modo di quelli cerebrali, il cervello degli ominidi sarebbe dovuto degenerare, divenendo più piccolo con il passare del tempo invece che maggiore, secondo quanto afferma la teoria dell'evoluzione.

D'altra parte, conviene pensare anche al fatto che gli animali a quattro zampe corrono meglio in salita che in discesa, dato che per la forza di gravità la pressione dell'addome e delle parti intestinali sul diaframma genera affaticamento con principi di asfissìa. Con questo voglio dire che, fino a quando non conosceremo più profondamente il codice genetico e come si originano e si modificano le informazioni che esso racchiude, è abbastanza insensato sostenere la superiorità di una posizione o dell'altra.

La prova, a livello funzionale, si trova nel migliore impiego del meccanismo della respirazione, indipendentemente dalla teoria che elaboriamo su questa innegabile realtà. Nel campo dei fatti concreti, le Arti Marziali e allo stesso modo lo Yoga ed altre discipline, svolgono alla perfezione questo ruolo.

Infine, la respirazione ci fornisce informazioni sull'ambiente e sugli altri attraverso gli odori, che percepiamo nell'atto di inspirare l'aria dalle narici. Nell'aria si trovano sostanze volatili che incidono sul nostro comportamento e sulla nostra condotta in maniera diretta. Così, esistono odori rilassanti e suggestivi, come quelli delle rose e di tutti i tipi di piante aromatiche; odori stimolanti, come quelli delle numerose essenze naturali (rosmarino, timo, etc.); odori afrodisiaci, in linea di principio quelli provenienti dalle secrezioni degli organi genitali, il sandalo, l'incenso, etc., ed odori aggressivi, originati dalle ghiandole sudoripare in situazioni di stress, angoscia e paura, per citarne solo alcuni esempi.

Naturalmente, tutta questa gamma di odori incide sul nostro comportamento e sulla nostra condotta cosciente, così come sul nostro incosciente, dato che numerose sensazioni intense, piacevoli o spiacevoli, si associano ad un odore. Naturalmente, ogni volta che respiriamo dal naso.

martedì 8 marzo 2011

La respirazione 1

Nell'epoca degli psicofarmaci e dello "stress", noto con sempre maggior incidenza una certa dimenticanza ed un vero e proprio abbandono della nostra realtà corporale. In certi casi estremi vedo che alcune persone non conoscono una cosa tanto elementare e vitale come il meccanismo della respirazione!

Dal momento in cui il bambino nasce e con una sculacciata si apre al mondo e comincia a respirare, inizia  l'apprendistato che la cultura nella quale è immerso imprime su di lui. La vita caotica in cui sono immersi i nostri figli incide in maniera tanto negativa sulla loro esistenza che, poco a poco, giorno dopo giorno, va facendosi più chiusa, più ermetica ed isolata, fino a respirare in modo sempre peggiore auto-intossicandosi a tutti i livelli, per via delle tensioni sociali, familiari e lavorative della vita quotidiana.

Nel neonato è fantastico contemplare come il torace e l'addome si dilatino, aprendosi all'estero nell'ispirazione e contraendosi nell'espirazione: egli si trova in comunicazione con l'ambiente esterno. Nell'adulto è ancora più incredibile la rigidità, l'inibizione e la chiusura: il suo isolamento dall'ambiente rompe in maniera marcata l'equilibrio individuo-mondo esteriore. La maggior parte degli esseri umani respira normalmente per un terzo della sua capacità minima, avendo un'ossigenazione incompleta, il metabolismo deficiente e, sotto tutti i punti di vista, la depurazione dell'organismo insufficiente. 

La questione va più in là del fisiologico e del biochimico dato che, se basta una semplice respirazione cosciente e rilassata per eliminare tossine, tensioni ed aggressioni - che sovraccaricano l'organismo di energia negativa e gli impediscono di rifornirsi di energia positiva -, il fatto che l'essere umano non ricorra a qualcosa di tanto istintivo, semplice e naturale, racchiude un'innegabile tendenza distruttiva a livello più o meno incosciente, confermata dal consumo di tabacco, alcool, droghe di tutti i tipi, etc. La respirazione è vitale per l'essere umano non solo a livello fisiologico, ma a livello intellettivo ed emozionale. È la via di comunicazione, di apertura tra l'individuo e l'ambiente. 

Se analizziamo più profondamente il contenuto e il meccanismo della respirazione, troviamo diversi aspetti della stessa che possiamo riassumere in modo semplice. La respirazione fornisce all'organismo: ossigeno,  energia, movimento muscolare, cominciando dal basso addome fino alle clavlcole, informazioni relative all'ambiente attraverso gli odori.

Per quanto riguarda l'ossigeno, il ruolo è sicuramente collegato al metabolismo. Permettendo e potenziando il metabolismo, è uno dei responsabili della liberazione dell'energia contenuta negli alimenti, così come del controllo del peso. Simultaneamente, agisce come purificatore sostituendo l'anidride carbonica e facilitando l'eliminazione di tossine dal corpo.

Bisogna inoltre sottolineare la sua positiva incidenza nello sviluppo dei tessuti e dei muscoli, così come la sua funzione di "potenziatore" del lavoro fisico. Ricordiamo che per un maggior sforzo muscolare si richiede un maggiore consumo energetico, il che è possibile accelerando il metabolismo, cioè, apportando un maggior volume d'ossigeno per unità di tempo per mezzo di un incremento della capacità o del ritmo respiratorio.

Naturalmente, il lavoro muscolare, l'incremento di energia, suppone anche un maggiore consumo del materiale energetico che viene fornito attraverso gli alimenti, con il quale si può diminuire il peso corporeo, tenendo conto inoltre dell'acqua che si elimina attraverso il sudore, come conseguenza dell'incremento di temperatura che l'attività fisica, il movimento, originano sul corpo.

Il cosiddetto prāṇa, termine sanscrito per "vita" o "respiro", rigenera l'energia vitale perduta o consumata dallo stress e dalle emozioni o sentimenti nocivi (odio, invidia, etc.), incrementando l'armonia dell'equilibrio corpo-mente-ambiente quando l'individuo sa come goderne attraverso il controllo cosciente della respirazione.
Il movimento muscolare dell'addome e del torace fornisce numerose sensazioni piacevoli, oltre a diminuire il nervosismo, l'irritabilità, lo stress. Ci fornisce una gradevole sensazione di pace interiore, permettendo il controllo del ritmo cardiaco, così come la regolazione della tensione arteriosa e di altre costanti vitali.
Come conseguenza di una respirazione adeguata, si fortificano i muscoli intercostali ed addominali e questo, a sua volta, si traduce in un raddrizzamento della schiena e della colonna vertebrale, correggendo così numerosi problemi funzionali.
La respirazione corretta consta di un meccanismo più complesso di quello che a prima vista può sembrare, quale conseguenza della mancanza di pratica nel corso della vita di un essere umano.
In primo luogo, è necessario che il corpo ed il petto siano distesi, ma senza essere contratti, in uno stato di completo rilassamento, per permettere che l'aria fluisca liberamente tanto in un senso come nell'altro, senza soffocamenti di nessun tipo.
La respirazione deve essere silenziosa e profonda ma senza sforzi muscolari: si deve respirare normalmente attraverso il naso, il quale non solo ha il compito di filtrare l'aria che si inspira, ma anche quello di scaldarla affinché arrivi ai polmoni ad una temperatura adeguata per evitare così possibili alterazioni, la maggior parte delle quali causano conseguenze gravi alla salute.
Per crisi corporali con scopi terapeutici, la bioenergetica consiglia la respirazione orale, che è corretta in quanto si riferisce a stati emozionali intensi, come quando si fa l'amore o si praticano alcuni tipi di forme, dato che così si vede favorita e stimolata la comunicazione di emozioni, ma non nelle restanti circostanze. Basta immaginare un corridore in inverno che respira a bocca aperta, per avere la certezza dell'inadeguatezza del sistema e delle sue conseguenze negative.
Altro aspetto importante all'interno del meccanismo della respirazione è il ritmo respiratorio, che comprende quattro tempi perfettamente differenziati: (1) svuotare i polmoni al massimo per eliminare tutta l'anidride carbonica; (2) tenere i polmoni vuoti normalmente, fino al momento in cui si avverte il bisogno dell'aria che inspiriamo; (3) riempire i polmoni d'aria nuova, ricca d'ossigeno e  prāṇa; (4) tenere i polmoni pieni.

Generalmente, il tempo di mantenimento dei polmoni vuoti o pieni deve essere lo stesso e specifico per ogni individuo secondo le sue peculiarità. Continua...